Avviso già che vi saranno almeno un paio di scene dure e i pensieri del personaggio principale potrebbero risultare in alcune situazioni troppo pesanti o, cattivi, se si può dire. Quindi avverto che la lettura, se siete troppo sensibili o puri, non è adatta a voi.
I personaggi di One Piece non sono miei ma di Oda, io li uso solo per puro diletto e puro piacere personale.
La Sabbia della Clessidra
- Prologo -
L’ho reputata un’idea stupida all’inizio. E dello stupido mi ero dato all’infinito, quando avevo pronunciato quelle poche parole dando così conferma a quello che ora è il mio capitano nonché il mio migliore amico.
Ero diventato -non ciò che odio, non ho mai detto di odiare pirati o marine che siano, ma mi sono ritrovato così allo sbaraglio su di una piccola imbarcazione dispersa nel nulla. Io, le mie spade e quel buffo ragazzino nemmeno maggiorenne ma col sorriso perenne stampato sul volto.
Mi dava sui nervi.
Mi chiedevo costantemente cosa avesse da sorridere e lo odiavo. Forse lui aveva sempre avuto una vita di zucchero e ora il voler diventare un pirata -il re per di più, lo accostavo alla figura del capriccio. E mai avrei creduto di poter incontrare una persona degna d’esser chiamata in quel modo. Io per primo non sarei mai potuto esser chiamato così.
Però…però quel ragazzino, un po’ tontolone, mi aveva affascinato. Non sapevo cosa si nascondesse realmente dietro a quella facciata, a quel sorriso, ma l’avrei scoperto più avanti e allora mi sarei rimangiato ogni singola parola intrisa di veleno che avevo sputato e roso il fegato dai sensi di colpa.
E ogni giorno che passava, ogni isola che incontravamo, ogni avventura che affrontavamo e grazie ai vari componenti della ciurma che Rufy reclutava, e a cui io avevo assistito come spettatore -visto che ero stato il primo di questi compagni, mi rendevo conto che forse quella volta non ero stato poi così stupido. E non mi pesava più cosa comportasse realmente essere un pirata. No, non mi importava perché avevo una promessa, uno scopo, da rincorrere e realizzare, e una famiglia -stramba vero, ma pur sempre una famiglia, da cui avevo a credere non mi sarei più staccato.
Avevo cominciato a credere che avremmo navigato per sempre assieme e che non mi sarei mai più ritrovato da solo.
Ma ora che un passo era stato compiuto, la mia sicurezza cominciava a vacillare e la solitudine ora non mi sembrava poi così brutta.
Ricominciai a chiudermi a riccio, in me stesso, e sempre più spesso desiderai tornare in quell’abbraccio solitario che per troppi anni mi aveva accompagnato.
E mi chiedevo quanto tempo ancora sarebbe passato prima che tutto crollasse.
Perché tutto crolla, tutto svanisce.
Perché i sogni prima o poi si realizzano.
E guardavo la sabbia dorata scendere dalla clessidra che decreterà la fine.