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Autore: rosaleona    19/01/2013    4 recensioni
- Ma tu non dormi mai? E' pieno giorno, a quest'ora i vampiri dovrebbero riposare nelle bare! -
- Master, ho dormito per vent'anni. Come posso avere sonno, dopo essermi riposato per così tanto tempo? Sono pieno di energia e sento il bisogno di sfogarla. Giocare con Richard e i suoi uomini non mi è bastato, ho bisogno di molta più azione. Finchè non avrò scaricato tutta l'adrenalina accumulata in due decenni di letargo, non mi sentirò stanco, nè desidererò dormire. -
Negli anni successivi, ogni volta che Integra ripensava a quella conversazione, un sorriso le increspava il volto.
"Mi aveva avvertita. A modo suo, mi aveva spiegato cos'avrei dovuto attendermi di lì a pochi giorni" diceva a se stessa Sir Hellsing.
Ma la ragazzina di dodici anni che sedeva di fronte ad Alucard non poteva capire fino in fondo le parole di un individuo che conosceva appena. Non poteva sapere che il vampiro stava solo mordendo il freno, nell'attesa che la nuova Sir Hellsing si riprendesse dalla morte del padre e dal tentativo di omicidio per mano dello zio. E una volta che Integra fosse stata in grado di tenergli testa, Alucard si sarebbe divertito a metterla alla prova
Genere: Comico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alucard, Integra Farburke Wingates Hellsing, Walter C. Dorneaz
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La porta dell'ufficio di Sir Arthur si spalancò di colpo. L'anziano uomo sollevò uno sguardo corrucciato e vide sua figlia Integra attraversare di corsa la grande stanza, con un sorriso entusiasta sul volto. Era appena tornata da scuola, aveva ancora indosso la divisa dell'istituto, segno che era riuscita a sgusciare via dalle mani della signora O'Hara, la governante, prima che la donna avesse avuto il tempo di cambiarla. Come richiamata dalle sue considerazioni, sulla soglia dell'ufficio apparve la governante, con a fianco l'autista. I due dipendenti avevano l'aria mortificata e il viso congestionato, segno che si erano cimentati nell'improba impresa di inseguire la bambina.
- Ci scusi, Sir - biascicò l'autista - Appena ho posteggiato l'auto, vostra figlia è schizzata fuori senza che nè io nè la signora O'Hara riuscissimo a fermarla. -
- Va bene, non fa nulla - rispose l'anziano, congedando i sottoposti con un sorriso. Sapeva quanto fosse arduo stare dietro ad Integra. Sembrava che nelle vene della bambina non scorresse sangue ma argento vivo.
- Lo sai papà che fuori dalla scuola hanno appeso un cartellone grande grande che dice che è arrivato il circo? - cinguettava intanto la piccola, scalando le ginocchia del genitore - Ci sono disegnati i leoni e le tigri, un mangiatore di fuoco, un fachiro che inghiotte le spade e un contorsionista tutto ripiegato su se stesso. Mi ci porti papà, eh? Mi ci porti? -
L'idea di annoiarsi guardando dei numeri che nella realtà sono sempre molto meno entusiasmanti che nella fantasia, non allettava Sir Hellsing. Ma Integra aveva solo sei anni, non era mai andata al circo ed Arthur era consapevole che a causa della sua età avanzata e della salute cagionevole, stava impedendo alla bimba di vivere fin troppe esperienze. Quante volte si era astenuto dal portarla in qualche luogo di ritrovo infantile, sapendo di non avere nè la forza nè il fiato di inseguirla quando lei gli scappava di mano (e la manina di Integra sgusciava fin troppe volte dalla sua)? Doveva negarle anche questo?  
- Va bene, peste. Domani sera andremo al circo. -

Quella fu la prima e ultima volta in vita sua che Integra andò al circo. Nella sua mente, l'amarezza di quella serata si legò in modo indissolubile a quel luogo, tanto che negli anni avvenire la ragazzina sviluppò un'antipatia feroce per tutto ciò che aveva a che fare con spettacoli analoghi, rifiutandosi categoricamente di vederli. Troppi brutti ricordi le risvegliavano nella mente la visione di pagliacci e domatori.
La bambina Integra non aveva mai avuto grandi dosi di pazienza: pazientassero gli altri, lei preferiva impiegare il suo tempo a saltare, arrampicarsi, giocare ai pirati e agli indiani. Quella sera però, complice il ritrovarsi in un ambiente nuovo, le mancò il coraggio di comportarsi come faceva solitamente quando doveva attendere in fila, cioè mollare il padre ad aspettare il loro turno mentre lei si scatenava correndo in ogni direzione.
Quella sera, Integra morse il freno, rimanendo pazientemente al fianco del padre nella lunga fila che si snodava davanti alla biglietteria e all'ingresso del tendone colorato. Fu per questa ragione che in quell'occasione, per la prima volta in vita sua, Integra si rese conto fino in fondo della bizzarrìa della propria condizione.
Che la sua famiglia fosse diversa dalle altre, l'aveva sempre saputo. Non aveva la mamma e i capelli di suo padre erano bianchi. Fino ad allora però la futura Sir Hellsing aveva analizzato solo superficialmente la propria situazione.
Ma adesso, mentre aspettava in fila col padre, Integra vedeva arrivare frotte di bambini, tutti debitamente accompagnati da due genitori, più o meno giovani ma sempre in possesso dell'energia necessaria per inseguire i figli quando si allontanavano.
Di ciò che vide dentro il tendone, la discendente di Van Hellsing non serbò alcun ricordo. I suoi occhi guardavano lo spettacolo ma la sua mente era impegnata a trarre considerazioni sulle famigliole osservate fuori. Confrontava il suo stanco genitore con quelli degli altri ragazzini, ripensava all'infinità di volte in cui Arthur era stato scambiato per suo nonno.
Fu allora che Integra si rese conto che suo padre era un fragile anziano, destinato a morire presto.
E una volta deceduto, cosa ne sarebbe stato di lei? Chi l'avrebbe consolata dopo una caduta, prendendola in braccio? Chi le avrebbe raccontato le storie sui vampiri in cui alla fine trionfavano sempre gli umani?
Con chi sarebbe vissuta?
I parenti di sua madre, morta da tanto di quel tempo che Integra non ne serbava alcun ricordo, erano sparsi per il commonwealth e la bimba non li aveva mai conosciuti. In Inghilterra viveva solo lo zio Richard, individuo di cui non riusciva a fidarsi fino in fondo.
Esclusi i familiari, chi restava?
Suo padre non aveva amici, solo colleghi di lavoro, i membri della Tavola Rotonda, tutti vecchi quanto lui.
Poi c'era Walter, braccio destro di Arthur. Integra non riusciva a considerare lo shinigami semplicemente come un maggiordomo. Lo conosceva dalla nascita, per lei era come un secondo padre e adesso si rendeva conto con spavento che, benchè mister Dornez non fosse anziano quanto il padrone, neppure lo si poteva considerare giovane.
No, tutte le persone su cui Integra poteva contare erano in là con gli anni. Era una bambina in un mondo di vecchi.
Era stato da quella notte che il suo incubo aveva cominciato ad assillarla. La futura Sir Hellsing si trovava a vagare per la grande magione degli avi, immersa in un silenzio talmente profondo che il rumore dei suoi passi e del suo respiro sembrava riecheggiare fra le mura spente. Camminava per stanze, corridoi e scale senza incontrare anima viva. Sapeva che tutti gli anziani che costituivano il suo mondo erano morti e lei era rimasta sola fra quei saloni.
La bambina allora si risvegliava, stupita di trovare il cuscino umido. Si stropicciava gli occhi brucianti e così facendo si rendeva conto che l'aveva bagnato con le sue lacrime. Lei che non piangeva mai, lei che aveva un carattere talmente determinato da mettere in difficoltà persino gli insegnanti, non poteva trattenersi dal frignare davanti alla sua più grande paura.
Infine arrivò il giorno in cui il suo incubo si avverò.
Nel giro di poco tempo papà era peggiorato e morto e neanche quarantott'ore dopo il funerale, si era ritrovata a correre per stanze, scale e corridoi singolarmente vuoti, braccata dallo zio e dai suoi scagnozzi. Dopo quella giornata sconvolgente, una nuova paura si era fatta strada nel cuore della ragazzina.
Più forte del terrore di rimanere sola, adesso le bruciava dentro l'angoscia del tradimento.
Non si era mai fidata di Richard ma nemmeno era mai arrivata a pensare che sarebbe stato capace di tentare di ucciderla con tanta crudeltà. Ora si chiedeva se sarebbe riuscita a fidarsi nuovamente del prossimo. Se persino suo zio era arrivato a spararle, cos'altro poteva attendersi da chi non le veniva parente?
Poteva fidarsi dei membri della Tavola Rotonda? O di Walter? Ma a quest'ultimo pensiero, la sua mente si ribellava: no, di Walter poteva fidarsi!
Walter l'aveva tenuta in braccio quand'era neonata, aveva giocato con lei quand'era bambina e sempre, quando stava male, lui era lì ad accudirla e sorreggerla.
No, se quel giorno lo zio l'aveva inseguita attraverso una magione insolitamente vuota, era stato solo frutto del caso.
Sì, di Walter poteva fidarsi, la sua salute mentale lo esigeva. All'interno dell'oceano in burrasca che erano stati quegli ultimi giorni, in cui il mondo di Integra era stato spazzato via nella sua interezza, Walter era l'unico, solido scoglio a cui la ragazzina potesse appigliasi per non naufragare. E lei si aggrappava al suo secondo padre con tutte le sue forze, incurante del fatto che adesso gli scogli su cui poteva contare erano due.

Sì perchè del suo secondo scoglio, cioè il vampiro che aveva liberato dai sotterranei, Integra non riusciva a fidarsi.
Sapeva di dovergli essere grata perchè le aveva salvato la vita, ma quanta gratitudine si può provare verso un mostro rivoltante?
Non poteva scordare la mattanza che aveva compiuto nelle segrete della villa. I corpi degli scagnozzi di Richard che si strappavano come fogli di carta, il braccio dello zio che volava per terra...e lei che impugnava la rivoltella e lo finiva.
A quel ricordo, Integra stringeva gli occhi e si raggomitolava su se stessa, chiedendosi se dopo tutto non fosse mostruosa quanto Alucard.
Pensava allora con odio a come la facessero facile, nei film. Lì i protagonisti si uccidevano a vicenda senza provare alcun rimorso ma nella realtà era tutto molto più complicato. Aveva un bel da ripetersi, Integra:
- E' stata legittima difesa! -
Il senso di colpa per aver sparato ad un uomo non se ne andava comunque.
- Passerà, Sir, non temete. - la rassicurava Walter, facendole però anche intendere che a situazioni simili avrebbe dovuto farci il callo perchè si sarebbero ripresentate, adesso che era a capo dell'Ordine dei Cavalieri Protestanti.
Integra, sconfortata, chinava il capo: sarebbe mai riuscita ad abituarsi a questa nuova esistenza?
- E a quel vampiro, riuscirò mai a fare il callo? -
- Sì, Sir. - rispose il maggiordomo con un sorriso indulgente - E anche molto prima di quel che crediate. -

Integra nutriva più di un dubbio sull'ultima affermazione di Walter.
Erano trascorsi tre giorni da quando aveva risvegliato Alucard. Tre giorni in cui si era chiesta più di una volta se non stesse fluttuando all'interno di un sogno.
Tre giorni in cui non aveva fatto altro che ritrovarsi il vampiro fra i piedi.
Sembrava che il nosferatu fosse la sua ombra. Non la seguiva anche in bagno solo perchè intuiva che la ragazzina se la sarebbe presa ma per il resto, a parte brevi pause, le stava appiccicato alle costole ventiquattr'ore su ventiquattro.
- Perchè mi stai alle calcagna? Perchè non mi lasci in pace? - gli aveva urlato Integra quella mattina.
Poco prima si era seduta su un gradino dello scalone d'ingresso, con la mente insolitamente sgombra da pensieri, godendosi quell'insperato momento di pace interiore. Aveva chiuso gli occhi, lasciandosi cullare dal ritmo del suo stesso respiro.
Quanto era durata quella pausa di serenità? Poco, troppo poco. Quasi subito aveva udito accavallarsi al suono del suo respiro un rumore insistente, elettrico. Cosa stava combinando adesso quel maledetto succhiasangue? Sì, perchè non poteva che esser lui a disturbarla così.
Quando Integra si era seduta, il vampiro non c'era, ne era sicura. Non aveva avvertito la sua inquietante presenza, simile ad un gelido alone, intorno a sè. Davvero quella pausa benefica era già terminata?  
La ragazzina socchiuse le palpebre.
Eccolo lì, accoccolato sui talloni, ai piedi della scala. Fra le dita che s'indovinavano ossute anche sotto i guanti, teneva un telefono cellulare, indubbiamente sgraffignato da chissà quale tasca o borsa. Girava e rigirava l'oggetto fra le mani, pigiando tasti a caso, nel tentativo di capire come funzionasse, con un'espressione assorta dipinta sul viso.   
" Somiglia ad una scimmia malevola e dispettosa " si disse Integra. Ripensò con stupore a ciò che le aveva spiegato Walter e si chiese com'era possibile che quell'individuo tanto animalesco fosse stato una delle colonne portanti dell'Hellsing. Improvvisamente, l'idea che un simile mostro fosse l'arma segreta dell'Ordine dei Cavalieri Protestanti le sembrò un'umiliazione talmente grande che si sentì sopraffare dal furore e lasciò la sua rabbia libera di sgorgare.
- Perchè non mi lasci in pace? Perchè mi segui come un cane? -
- Ragazzina, tu per me sei una novità assoluta. - aveva replicato il vampiro senza scomporsi, continuando a giocare col telefono - Innanzi tutto, è la prima volta che mi ritrovo ad avere un master così giovane. Secondariamente, è la prima volta che mi ritrovo ad obbedire ad una persona mai vista prima. Tutti i miei masters hanno scelto i loro eredi mentre erano ancora in vita e ho avuto anni di tempo a disposizione per imparare a conoscerli. Tu invece sei sbucata fuori all'improvviso. Mi sono addormentato con master Arthur che era ancora vivo e vegeto e mi risveglio con sua figlia. Avrò pur il diritto di conoscerti! -
- Per conoscermi non è necessario starmi addosso giorno e notte! -
- E chi lo dice? Sei un soggetto interessante, Integra. Inoltre considera che non ho granchè d'altro da fare. Una volta eliminate quelle nullità di Richard e i suoi uomini, non si sono presentati altri nemici da affrontare. Quindi tanto vale starti alle calcagna. -
Integra, non sapendo come replicare, covò la sua rabbia in silenzio, guardando il nuovo servo con occhi torvi.
- Ah! - esclamò quello con soddisfazione, sempre osservando l'oggetto che teneva fra le mani.
" Deve aver compreso come funziona " pensò Integra, certa che da lì ai prossimi venti minuti quel cellulare non avrebbe avuto più segreti per Alucard. La consapevolezza di avere a che fare con un essere intelligente e non con uno scimunito che poteva canzonare allegramente, amplificò la rabbia di Sir Hellsing.
Il vampiro, indifferente al furore della padroncina, terminò il discorso:
- Sì, meglio che ti stia alle calcagna almeno se saltasse fuori qualcun'altro deciso ad ucciderti, sarei pronto ad accoglierlo. -  

Integra si svegliò di soprassalto. Non si trattava di una novità. Da quando la salute del padre era cominciata a peggiorare, facendo presagire il peggio, non era più riuscita a dormire una notte filata. Ormai andava avanti così da quasi un mese.
E come accadeva da tre notti a quella parte, nel buio della stanza vide brillare gli occhi rossi di Alucard.
Era seduto vicino al letto e sfogliava con aria disgustata il libro di fiabe che Arthur aveva regalato alla figlia quand'era bambina. Resosi conto che Integra si era svegliata, le chiese:
- Master, davvero tuo padre ti leggeva queste sciocchezze quand'eri piccola? -
- Sì. - rispose l'esausta ragazzina.
Il vampiro scrutò la padroncina come se volesse scavarle nell'animo e al termine della lunga osservazione commentò:
- Meno male che queste idiozie non ti hanno guastato il cervello! -
- Perchè le chiami idiozie? - chiese Integra. Non che in realtà le interessasse l'opinione del vampiro in merito ma sapeva per esperienza che non solo non sarebbe più riuscita a riaddormentarsi, ma presto sarebbe stata riassalita da una marea di ricordi spiacevoli, su suo padre e sullo zio. Tanto valeva allora mettersi a chiaccherare con Alucard, sperando di riuscire a scacciare quei pensieri.
- Le definisco idiozie perchè non sono realistiche! - rispose il vampiro con enfasi - Prendiamo "Biancaneve" o "La bella addormentata nel bosco". I principi s'imbattono nelle ragazze più gnocche del reame in stato di coma e cosa fanno? Le baciano! Le baciano, capito? No, dico, come si fa a lasciarsi scappare così un'occasione simile? Se fossi stato al posto dei principi, altro che bacio avrei dato a quelle due! -
A scuola, i compagni di Integra sembravano incapaci di formulare una frase priva di doppisensi e tutto ciò aveva allenato le orecchie di Sir Hellsing a cogliere la malizia presente in un dialogo. Nonostante ciò, Alucard aveva parlato in tono tanto serio e Integra era ancora tanto giovane che la ragazzina non comprese una sola parola di ciò che andava cianciando il servo. Rimase così ad osservarlo in silenzio, alla debole luce lunare che filtrava dalle finestre.
Vent'anni di letargo avevano scavato la faccia del vampiro e smunto il suo corpo che sembrava nuotare in quella tuta di cinghie di pelle decisamente troppo larga per lui. I lunghi capelli bianchi e l'espressione da psicopatico  completavano il suo aspetto tutt'altro che accattivante.
"Quant'è brutto!" non potè fare a meno di ripetersi Integra. Era una considerazione che aveva fatto molte volte da quando aveva liberato il vampiro, ed era uno dei motivi che le rendevano così asfissiante la sua compagnia.
Già sapere di essere costantemente sorvegliata da un vampiro non è un pensiero confortante, anche se Walter l'aveva rassicurata sul fatto che se Alucard l'aveva scelta come master, poteva star certa che non l'avrebbe mai morsa.
Sapere di essere sorvegliata da un vampiro a cui aveva visto dilaniare degli uomini con la stessa facilità con cui avrebbe strappato dei fogli di carta, non poteva che rendere la situazione ancora più tesa.
Il brutto muso di Alucard, unito al suo sguardo spiritato e a quella tuta di cinghie di cuoio che ricordava le camicie di forza usate un tempo nei manicomi, completavano un quadro già di per sè sconfortante.  
Master e monster rimasero a lungo in silenzio, raggomitolata fra le coperte e con gli occhi sbarrati la prima e seduto a sfogliare il libro il secondo. Il frusciare delle pagine era l'unico suono che si udiva nel buio. Infine, in tono indifferente e senza staccare gli occhi dal libro, Alucard chiese:
- Non dormi, master? -
- Non ci riesco. -
- Sai giocare a carte? -
- No. Non ho mai imparato. Non mi sono mai piaciuti i giochi da tavolo. -
- Sì, Walter mi ha raccontato che i puzzle non facevano per te. Preferivi giocare alla donna preistorica, giravi per casa con una bambola sulla spalla, fingendo che fosse la tua clava e la tiravi sulla testa degli sventurati che incrociavi lungo il tuo cammino. Be', master, suppongo che avrai smesso di giocare alla donna primitiva da un bel pezzo. Mi sembri un po' troppo grande per questo genere di passatempi. Penso che alla tua età sarai in grado di apprezzare anche i giochi da tavolo quindi alzati da quel letto, ti insegno a giocare a poker. -
- A quest'ora?! Sono le due di notte! -
- E allora? Hai detto che non riesci a dormire, giusto? Invece di sprecare inutilmente questo tempo perchè non impiegarlo costruttivamente? Fidati, è divertente il poker. -
- Mai sentito dire che i vampiri giocano a carte. -
La risata di Alucard riecheggiò nel buio:
- Master, non hai un'idea di quante cose sappia fare. Inoltre mettitelo bene in testa: non sono come gli altri vampiri. -

Integra dovette dare ragione ad Alucard: giocare a poker la divertiva enormemente. Risvegliava in lei l'istinto all'azzardo che aveva sempre covato e che da bambina aveva sfogato lanciandosi in bravate rischiose. Inoltre, adesso che insieme ad Alucard aveva qualcosa da fare, la presenza del vampiro le riusciva meno indigesta.
Nei giorni successivi le sembrò di cominciare ad intravedere un barlume di luce in quel pozzo nero di disperazione in cui era precipitata da quando suo padre si era aggravato.
Riprese a studiare, mettendosi al passo con le lezioni perchè desiderava ricominciare la scuola non appena si fosse sentita meglio. Quando però si accorgeva che la sua mente abbandonava i libri per vagare con troppa insistenza su ciò che era accaduto nelle segrete della villa, Integra chiudeva i quaderni e apriva il cassetto della scrivania in cui custodiva il mazzo di carte.
Non occorreva altro per chiamare Alucard, sempre presente nella stanza, che fosse visibile o invisibile, annidato all'interno della parete o seduto su una delle poltrone. Padrona e servo si sedevano insieme al tavolo e continuavano a giocare finchè la ragazzina non annunciava:
- Adesso basta. Sto meglio, riprendo a studiare. -
E anche quando a metà della notte apriva gli occhi, incapace di riaddormentarsi, non le sembrava più così strano impiegare quelle lunghe ore insonni in una partita.
Alucard, dal canto suo, accettava sempre di buon grado di giocare. La nuova Sir Hellsing però aveva la sensazione che quelle partite, per il vampiro, non fossero mai fini a sè stesse. Sembrava che il succhiasangue le utilizzasse quasi come un metodo scientifico, con cui studiare il comportamento della nuova master.
Troppe volte Integra si era sentita "misurare" nelle sue qualità: quanta dose di sangue freddo e di capacità di rischiare  possedesse; quanto riuscisse a mantenere un viso impassibile a dispetto di tutto ciò che le si agitava dentro; quanto fosse capace di prevedere le mosse dell'avversario.
Un paio di notti dopo quella in cui Alucard aveva espresso il suo giudizio sulla cavalleria del principe di Biancaneve, il vampiro disse alla piccola master:
- Sei un fiume di lava sotto una crosta di ghiaccio. -
Siccome il nosferatu pronunciò la frase in tono soddisfatto, Integra decise di prenderla come un complimento e proseguì imperturbabile a mischiare le carte.
Anche Sir Hellsing però, pur se in misura minore rispetto al servo, approfittava del gioco per studiare l'ingombrante elemento che le sedeva di fronte.
- Walter dice che tu sei il Conte Dracula. -
- Ha ragione. -
- Arrabbiati pure quanto vuoi, ma io lo devo dire: credevo che il Conte fosse un individuo molto più affascinante. -
Il vampiro sorrise divertito:
- Non mi arrabbio ma tu prova ad usare il cervello. Sono rimasto in letargo per vent'anni. Non ho mai mangiato in questo periodo. Pensi che chi si risveglia dopo vent'anni di digiuno possa avere un bell'aspetto? Comunque, master, non temere, questo mio brutto muso è solo passeggero. Quando avrò mangiato a sufficienza, riprenderò il mio aspetto abituale che non sarà affascinante ma è comunque meno inquietante di quello attuale. -
E ancora:
- Non capisco perchè ubbidisci a noi Hellsing. -
Stavolta un velo di malinconia passò sul volto del succhiasangue:
- Quando Harker e Morris tagliarono la testa e infilzarono il cuore del Conte, io mi dissolsi in un mucchietto di cenere. Master Abraham raccolse la mia povera polvere in una scatola e se la portò a casa. Quando decise di resuscitarmi, prima di versare sulle mie ceneri il suo sangue - perchè è questo il modo per ricreare un vampiro ormai ridotto in polvere - mise dentro di esse quattro sigilli di Cromwell, in modo che rimanessero all'interno della mia carne. Sono questi sigilli che mi obbligano ad obbedire a determinate leggi, anche se non lo desidero. -
- Quindi è grazie a quei sigilli se nelle segrete non hai staccato anche a me la testa con un morso? -
- No, master. Per me gli umani sono prede o giocattoli ma anche prima che mi mettessero dentro i sigilli, riuscivo a riconoscere una persona valorosa quando la incontravo. E ho sempre saputo tenere le zanne fuori dal collo degli individui che suscitavano la mia ammirazione. Quando lo schizzo del tuo sangue mi risvegliò, ascoltai le vostre parole. Riconobbi subito Richard e ammetto che benchè fosse un Hellsing, non l'ho mai sopportato. E non mi stupii di sentir dire a quel vigliacco dire che voleva ucciderti lentamente, in modo da farti soffrire il più a lungo possibile. La maggior parte degli esseri umani, di fronte ad una frase simile, pronunciata da un uomo con una pistola spianata davanti al loro naso, avrebbe reagito implorando pietà, o rimanendo ammutolita dal terrore. Tu invece non hai fatto nè l'uno, nè l'altro, sei riuscita a replicare a quel miserabile con dignità. Eri più infuriata che impaurita, lo percepivo e per questo ti ho ammirata subito. Quando poi ho leccato il tuo sangue e ho capito di chi eri figlia, la mia stima non ha avuto più confini. No, master, anche senza sigilli non ti avrei uccisa comunque. Ciò che il Patto di Cromwell mi obbliga a fare, è dimostrarti il mio rispetto con l'ubbidienza. -
Un pomeriggio, colta da un improvviso pensiero, Integra sgranò su Alucard due occhi stupiti:
- Ma tu non dormi mai? E' pieno giorno, a quest'ora i vampiri dovrebbero riposare nelle bare! -
- Master, ho dormito per vent'anni. - rispose ridendo il vampiro - Come posso avere sonno, dopo essermi riposato per così tanto tempo? Sono pieno di energia e sento il bisogno di sfogarla. Giocare con Richard e i suoi tirapiedi non mi è bastato, ho bisogno di molta più azione. Finchè non avrò scaricato tutta l'energia accumulata in due decenni di letargo, non mi sentirò stanco, nè desidererò dormire. -
Negli anni successivi, ogni volta che Integra ripensava a quella conversazione, un sorriso le increspava il volto.
" Mi aveva avvertita. A modo suo, mi aveva spiegato cos'avrei dovuto attendermi di lì a pochi giorni " diceva a se stessa Sir Hellsing.
Ma la ragazzina di dodici anni che sedeva di fronte ad Alucard non poteva capire fino in fondo le parole di un individuo che conosceva appena e che, mattanza nelle segrete a parte, fino ad allora si era rivelato di indole placida.
Nemmeno Walter poteva presagire cosa sarebbe accaduto perchè, pur conoscendo Alucard, quella era la prima volta in cui lo vedeva in azione dopo un letargo. Notando la singolare calma del vampiro, il maggiordomo aveva pensato che forse il lungo sonno impostogli da Arthur lo avesse convinto a comportarsi più morigeratamente.
Non lo sfiorò l'idea che forse Alucard stesse solo mordendo il freno, troppo impegnato in quel momento a scoprire la nuova master per potersi dedicare ad altro. E se non lo comprendeva Walter, a maggior ragione non poteva capirlo Integra, che delle parole del servo colse solo la superficie, tornando a chiedere:
- Ma i vampiri non s'inceneriscono se vengono colpiti dalla luce del sole? -
Stavolta la risata del succhiasangue fu fragorosa:
- A parte il fatto che, come ti ho già detto, non sono come gli altri vampiri, quindi non devi stupirti di ciò che faccio, la storiella che andiamo in fumo se veniamo colpiti dal sole è una boiata pazzesca. Mai conosciuto nessun vampiro capace di incenerirsi sotto il sole, neanche fra i novellini di mezza tacca. E' vero, la luce ci dà fastidio, ci acceca, ci scotta la pelle, ma da lì ad andare a fuoco come uno spiedino dimenticato sulla griglia, ce ne corre! Ricorda, master: non tutto ciò che si racconta sui vampiri è vero. -
- Ad esempio? Quali altre leggende sono false? -
- Ad esempio, non è vero che noi vampiri non ci riflettiamo negli specchi. Siete voi umani che non riuscite a vedere il nostro riflesso. Noi ci vediamo benissimo! Tutte le volte che mi sorprendi impalato davanti ad uno specchio, cosa credi che faccia? -
- Io...pensavo che non riuscendo a vederti...meditassi sulla tua non-esistenza, traendo chissà quali considerazioni filosofiche su tutto ciò. -
Il vampiro sghignazzò clamorosamente:
- Ma no, master! Tutto ciò che faccio davanti ad uno specchio è ammirare la mia sconvolgente bellezza! -

Discussione dopo discussione, il vampiro suscitava in Integra sempre meno repulsione. Non riusciva ancora a fidarsi completamente di lui, e si chiedeva se mai ci sarebbe riuscita, ma già il fatto di non sentirsi più a disagio avvertendo la sua costante presenza, era un traguardo notevole.
Certe sere in cui si sentiva particolarmente stanca, sapere che quel brutto muso di Alucard era nei paraggi le riusciva addirittura di conforto. Trovava consolante sapere di non essere sola con i propri incubi.   
Le ore trascorse insonne cominciarono a diminuire una sera dopo l'altra finchè, la notte precedente il suo ritorno a scuola, Integra dormì ininterrottamente, destandosi solo al trillo della sveglia.
"Non mi sono mai svegliata. E non ho neanche fatto incubi!" pensò Integra, euforica. E si avviò a scuola col sorriso sulle labbra.

Era tornata dopo due settimane di assenza e compagni e professori si diedero da fare per accoglierla calorosamente. Nessuno accennò ai due lutti che si erano verificati in casa Hellsing, tutti finsero che la vita scorresse come al solito e ad Integra quella recita metteva addosso una gran voglia di ridere.
Normalmente gli insegnanti affrontavano Integra con lo stomaco annodato dall'ansia perchè avevano imparato a loro spese quanto le risposte della dodicenne sapessero essere taglienti. I compagni e le compagne, dal canto loro, erano sempre pronti a farsi trascinare dalla determinata biondina, che consideravano a tutti gli effetti il capo della loro classe.
E adesso Integra si vedeva trattare da coetanei e adulti come un fiorellino delicato da accudire, proteggere e abbracciare.
Oh sì, quella recita la divertiva molto ma si astenne dal disprezzarla con qualcuno dei suoi commenti urticanti. In fondo, non le dispiacevano quelle attenzioni perchè capiva di non essere ancora del tutto in forma. Una volta che fosse tornata nel pieno possesso delle sue capacità di sobillatrice, avrebbe messo fine lei stessa a quella sceneggiata. Fino ad allora, si sarebbe fatta coccolare di buon grado.

Appena rientrata in casa, Integra sgranò gli occhi per la sorpresa. Nell'atrio trovò Walter e l'intero personale domestico di casa Hellsing (una decina di persone in tutto) in piedi e avevano tutta l'aria di attendere lei.
La sua prima reazione fu domandarsi "Cosa ho fatto?" ma accorgendosi che i volti delle persone erano sereni, capì che non si erano radunati per sgridarla. Improvvisamente comprese: quando suo padre rincasava, la prima scena che gli si presentava davanti agli occhi era il gruppo dei dipendenti riunito nel vestibolo per salutare il suo ritorno.
"Adesso che Sir Hellsing sono io, assolvono il rito con me".
Integra arrossì fino alla radice dei capelli. Altre persone sarebbero state più che soddisfatte di veder accogliere il proprio ritorno a casa da una schiera di persone con stampato sul volto un sorriso di circostanza, mentre uno sguardo fintamente devoto brillava nei loro occhi. Ma il nuovo Sir Hellsing, per temperamento, giudicava imbarazzante una simile sceneggiata.
"Appena rimango a quattr'occhi con Walter, devo dirgli che la smetta con questa buffonata."
La giovane erede di Van Hellsing però non si faceva illusioni; sapeva che non sarebbe stato facile convincere Walter a piantarla con quel rituale. Il maggiordomo sembrava più attaccato dei suoi stessi padroni a tante pratiche desuete e c'era da scommetterci che si sarebbe opposto con tutte le sue forze all'idea di abbandonare il tradizione saluto al capofamiglia.
Mentre così ragionava, Integra salutò e ringraziò le persone riunite nell'atrio. Aveva appena finito di parlare quando qualcosa di bianco entrò nel suo campo visivo. Era una puntina, un ciuffetto candido che sembrava pendere dall'alto. Istintivamente, alzò lo sguardo, seguendo a ritroso quel candore. Il ciuffetto non era altro che l'estremità di una lunga chioma canuta, attaccata a sua volta alla testa di Alucard. Quando gli occhi di Integra incrociarono quelli sfottenti del servo, non seppe se sentirsi più infuriata o avvilita.
Walter aveva giustificato la presenza di Alucard ai dipendenti presentandolo come la guardia del corpo del nuovo Sir Hellsing. Con un sorriso sulle labbra, li aveva rassicurati dicendo:
 - E' brutto ma non morde. -
Il personale aveva riso della battuta, ignaro che quel losco figuro fosse realmente un vampiro. Per loro, che a differenza delle truppe militari dell'Organizzazione erano completamente all'oscuro di quale fosse la vera attività dell'Ordine dei Cavalieri Protestanti, quel ceffo dai capelli bianchi non poteva che essere umano.
E adesso eccolo lì l'"umano", la "guardia del corpo", seduto a gambe incrociate sul soffitto dell'atrio, con un ghigno sarcastico stampato sul volto!
Tutte le persone riunite nell'atrio avevano seguito lo sguardo di Integra e ad eccezione di Walter, che si era sentito invadere da una furia omicida, alla vista di Alucard seduto a testa in giù i presenti erano sbiancati in volto.
"Devo risolvere questa situazione!" pensò Integra, risvegliandosi dal suo impasse. Puntando l'indice contro il vampiro, ordinò:
- Scendi subito da lì! -
Alucard non se lo fece ripetere. Distese le sue lunghe membra e a quattro zampe percorse il soffitto con andatura indolente.
"Accidenti a lui! Speravo scendesse con un salto! Speriamo per lo meno che quando giungerà di fronte alla parete, non decida di passarci attraverso. Ancora nessuno lo ha visto attraversare i muri" si disse Integra.
Quando il vampiro giunse davanti alla parete, non la attraversò, come temeva Integra ma decise di scendere anche quella a quattro zampe. Arrivato sul pavimento, coprì anche quei pochi passi che lo separavano dalla master camminando come un cane, sedendosi infine ai piedi della ragazzina.
Se gli sguardi potessero incenerire, l'occhiata che Integra rivolse ad Alucard sarebbe stata più che sufficiente per trasformarlo in un mucchietto di polvere. Il vampiro non si lasciò intimidire e rispose a tanta ira con un sorriso soddisfatto. Evidentemente era molto contento di come aveva recitato la parte del cane fedele che accoglie al suo rientro la padrona.
Un tonfo alle loro spalle fece voltare Integra. La signora O'hara era svenuta.

- Sei un incosciente! Walter aveva detto ai domestici che eri la mia guardia del corpo e loro se l'erano bevuta! Ma adesso, dopo che ti hanno visto passaggiare sul soffitto e sulla parete, capiranno che non sei umano e questo è un guaio. Per evitare isterie collettive, è meglio che la maggior parte delle persone creda che vampiri e mostri non esistano. Chissà cosa succederà, adesso che hanno scoperto la verità! -
Integra arringava da dietro la porta chiusa del bagno, dove si stava mettendo il pigiama. Da quando si era accorta che quello era l'unico luogo in cui il vampiro non la seguiva, aveva preso l'abitudine di chiudersi lì dentro per svolgere qualsiasi attività che desiderasse mantenere per sè.
- Calmati, master. Gli umani vedono solo ciò che vogliono vedere. - rispose con noncuranza la voce di Alucard da dietro la porta - Dopo che Walter s'è sfogato facendomi quella paternale, mi sono reso invisibile e ho fatto una capatina in cucina. Tutti i servi erano radunati lì e stavano discutendo su quello che era successo. La conclusione a cui sono arrivati è questa: io devo essere certamente un avanzo di galera, probabilmente prima di diventare una guardia del corpo ero prestigiatore in un circo, come secondo lavoro svaligiavo le case delle città in cui mi esibivo e ho usato qualcuno dei trucchi con cui mi intrufolavo nelle ville per passeggiare sul soffitto. Come vedi, ai loro occhi continuo a passare per umano. Brutto, repellente, strano ma pur sempre umano. -
Integra aprì la porta del bagno. Il vampiro era placidamente sdraiato su una parete della camera, con le gambe accavallate e le mani incrociate dietro la nuca.
- Ma perchè l'hai fatto? Fin'ora ti sei comportato cautamente, non hai mai esibito i tuoi poteri davanti a loro. Cosa speravi di ottenere con questa bravata? -
- Assolutamente nulla. All'inizio mi ero reso invisibile, proprio per non farmi notare. Ero solo curioso di assistere alla scena. Quando poi sei entrata, ti ho vista arrossire fino alle orecchie e ho capito che ti sentivi in imbarazzo. Tuo padre non s'è mai verognato di essere accolto con tutti gli onori. Anch'io, quand'ero ancora libero e avevo schiere di servi, gongolavo nel tornare alla base e trovare tutti sull'attenti al mio passaggio. Sono un tipo vanitoso, lo ammetto, e lo era anche tuo padre. Ma tu sei diversa, vero? A te queste scenate danno solo fastidio. Ho pensato che probabilmente avresti tentato di convincere Walter a smetterla con questo rito e siccome conosco bene quel maggiordomo, sapevo che non te l'avrebbe data vinta. Così ho pensato di darti un piccolo aiuto. Se avessi disturbato il rituale di Walter in modo eclatante, sarebbe stato più facile convincerlo a desistere. Così mi sono reso visibile. -
Tutto si sarebbe aspettata Integra, tranne una risposta del genere. Quindi l'aveva fatto per lei? Certo che Alucard aveva un modo davvero contorto di aiutarla eppure efficacie, doveva ammetterlo.
Quando la signora O'Hara era svenuta, mentre gli altri dipendenti le si facevano intorno per aiutarla, Walter, solitamente così compassato, era uscito dai gangheri e come una furia aveva urlato ad Alucard:
- Nel mio ufficio! Subito! -
Erano rimasti chiusi lì dentro per un bel pezzo e una volta uscito il vampiro, Integra aveva atteso una mezz'ora buona prima di entrare, timorosa che il maggiordomo non fosse ancora sbollito. Mister Dornez sembrava invece calmo, benchè pensieroso.
- Walter, preferirei che il saluto che mi avete dato stasera sia il primo e l'ultimo. Non ho piacere di ripeterlo. -
- Neanche io, Sir. Soprattutto perchè non sono riuscito ad ottenere da Alucard la promessa che non avrebbe replicato lo spettacolo di stasera. Sì, benchè a malincuore, credo che sia meglio evitare di ripeterlo. -
Ecco perchè era stato così facile convincere lo shinigami!
- Be', grazie dell'aiuto allora. - disse Integra, un po' imbarazzata.
- Dovere, master. - rispose il nosferatu strizzandole l'occhio.
Integra cominciò a fare la svolta nel letto.
- E' una magra consolazione sapere che ti considerano ancora umano. Ti hanno comunque bollato come un delinquente. Non credo che questo renda loro la tua vicinanza meno angosciante. -
Alucard ignorò completamente quell'osservazione. L'angoscia altrui non era un argomento che lo toccasse. Preferì invece parlare di qualcosa che gli stava molto più a cuore:
- Senza di te mi sono annoiato tanto, master. Ho provato a mettermi alle calcagna di Walter ma con la scusa che doveva lavorare, mi scacciava continuamente. -
- Mi dispiace Alucard ma dovrai farci l'abitudine. - rispose Integra, infilandosi sotto le coperte - Da oggi in poi andrò a scuola dal lunedì al venerdì. Rimarrò in casa solo sabato e domenica. Devi trovarti dei passatempi da fare in mia assenza. Buona notte, "guardia del corpo". -
- Buona notte, master. -
La luce venne spenta e il silenzio regnò nella stanza. Integra stava ormai per assopirsi quando udì la voce di Alucard concludere:
- D'accordo. Troverò dei passatempi. -
La ragazzina non gli badò e quelle parole si confusero con i suoi sogni.  
  
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