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Autore: chaska    19/01/2013    1 recensioni
«Ascolta tua madre.»
Lo ricordo quasi fosse ieri, oh se lo ricordo ancora.
«Sta attento, che ti do sempre buoni consigli. Non è forse vero?»
Ricordo che, con la bocca appena aperta, le calavo sempre la testa in segno di assenso, nonostante poi non è che i suoi consigli fossero così infallibili. Ma non era colpa mia! Il fatto era che era... ipnotizzante, sì.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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«Ascolta tua madre.»

Lo ricordo quasi fosse ieri, oh se lo ricordo ancora.

«Sta attento, che ti do sempre buoni consigli. Non è forse vero?»

Ricordo che, con la bocca appena aperta, le calavo sempre la testa in segno di assenso, nonostante poi non è che i suoi consigli fossero così infallibili. Ma non era colpa mia! Il fatto era che era... ipnotizzante, sì.

«Allora senti qua. Capisco questa tua assurda fissazione... alla tua età tutti ne abbiamo avuta una, non è strano. Ma è meglio togliersi dalla testa certe fantasie e guardare alla realtà.»

Ipnotizzante era la definizione giusta. Ogni volta che muoveva la testa o cercava di enfatizzare un parte determinante di un discorso, mi ipnotizzava con quel suo porro che dondolava insieme a lei. Stava proprio lì, sulla punta del naso e ce l'aveva da quando ne ho memoria. Avevo sentito dire ad alcuni vicini che fosse frutto di una vecchia maledizione. Ancora adesso, però, non ho idea se fossero solo maldicenze o conservassero un pizzico di verità.

«Quindi lascia perdere questa storia di diventare professore di pozioni, stracciala. Non è la tua strada, quella. Pozioni è solo un manico di scopa per il culo.»

Una donna sofisticata ed educata,però, mia madre. Questo le si deve rendere conto.

«Pensaci, i professori di pozioni sono sempre impelagati in una botte di guai. Uno studente per scommessa si ficca su per il naso una pozione repellente? Stanne certo che i genitori, mollaccioni come sono ora, non penseranno a dare una sculacciata a quell'insensato, ma faranno causa al povero professore.
La strumentazione sparisce magicamente dagli armadi dell'aula? Causa. Si soffia il naso? Doppia causa, per mancanza di rispetto e perchè nono igienicamente corretto.»

A ben pensarci, i discorsi di mia madre non aveva mai senso.
Maledetto porro dondolante che mi impediva di ragionare.

«Quindi lascia perdere, figlio mio, non è cosa per te, che hai anche l'aria da fessacchiotto. Invece sai quale lavoro ti calzerebbe a pennello? Storia della Magia! Pensaci, nessuno la segue, è un ripetersi continuo di date ed è terribilmente noiosa. A nessuno importa, quindi nessun problema.
Perfetto, no?»

No, perfetto un corno.
Eppure, come al mio solito, calai la testa e me ne andai per la mia strada.

Da quel momento dimenticai tutti i miei adorati progetti su pozioni, e mi concentrai su Storia della Magia.
Ah, quanta pazienza in quegli anni! Diplomarsi con il massimo dei voti fu il primo passo, e anche il più semplice.
Dopo venne l'apprendistato. Aiuto.
Quanto ho odiato quegli anni? Ma soprattutto, quanto ho odiato il professore presso cui dovevo forzatamente lavorare? Oltre il limite dell'immaginario, credetemi.
Non solo la materia era veramente pesante fra date, nomi di gnomi impossibili da non confondere fra loro ed avvenimenti vari.
No, il problema era proprio il professore Cuthbert Binns.
In più di qualche senso mi ricorda quel babbano... ehm, come si chiamava? Era anche piuttosto famoso..! Ah, ecco, Phileas Fogg!
Ogni giorno era sempre lo stesso giorno per lui, e non scherzo. La sua vita era scandita dalla sua materia, e guai a distrarlo!
La mattina si svegliava all'alba, si preparava, leggeva la sua copia della gazzetta -perchè diceva, «anche questa è storia!»- e poi andava a fare lezione. Pranzava, e ancora lezione. Preparava il materiale per la lezione seguente, cenava e poi andava a dormire, con l'unica eccezione di una tazza di tè prima di riposare.
Il professor Cuthbert Binns, o Rüf come lo chiamavano gli studenti a sua insaputa, era l'essere più noioso e ripetitivo del mondo magico e non. Esattamente come quel tale, Fogg. Peccato che, andando avanti con l'età non divenne avventuroso come il suddetto, anzi.

Ed eccomi, da allora, dal mio primo giorno d'apprendistato, son passati esattamente vent'anni. Un apprendistato assurdamente lungo, concorderete! Perchè sì, il caro professore non ha mai dato la sua approvazione ai miei sforzi, e fra rimproveri e giorni in cui si dimenticava letteralmente della mia esistenza, ha protratto la mia agonia per tutti questi anni.
Ma quest'oggi, miei cari, è una data veramente importante.
Non per questo asfissiante anniversario, no. Bensì perchè, per amara ironia della sorte, oggi i preparativi sono stati ultimati. Oggi la raccomandazione di mia madre diverrà realtà, e prenderò il mio legittimo posto come futuro insegnante di Hogwarts. Certo, sarà il preside a darmi il lavoro vero e proprio, ma diciamo che io gli faciliterò il compito togliendo di mezzo il caro professor Rüf.

Mi rigiro contento le mani, ora che sono a letto e tutto è compiuto.
Nulla da fare, mentre lavoravo alle sue dipendenze, non sono riuscito a trattenermi dall'imparare sempre più dell'arte delle pozioni.
Mi rigiro ancora una volta nel mio soffice letto, ripensando alla pozione mescolata al tè serale che con tanta gioia ho deciso di offrirgli stasera.
Il dado è tratto.
E sì, ditemelo pure che ho perso il senno, non vi contraddirò di certo. Eppure, per la barba di Merlino, finalmente il dado è tratto e non v'è più modo di ritirare la mano.


Mi alzo il giorno dopo, stranamente rilassato.
Forse troppo, dato ciò che sentii mentre mi stiracchiavo beato fra le lenzuola.

«Dov'è la copia della gazzetta oggi?! Non si trova nemmeno ad acciarla!»

Mi precipito immediatamente nella camera del professore ormai trapassato -o almeno dovrebbe esserlo, perchè invece lo sento strillare, perchè la sua voce mi tormenta ancora?! Magari è solo un incubo, sì!
E invece no.
Eccolo, a guardarmi infuriato negli occhi.
Eccolo, desistere nel suo intento di lettura -solo per oggi avrebbe fatto quell'eccezione, ma che non ricapiti più!
Eccolo, sostanzialmente, fondamentalmente, certamente... morto.
Eccolo, un fantasma che, fluttuando fra i muri, se na va a far lezione.













Per favore, uccidetemi.






































Note: Che diable è. Eh. Cioè, sì, è la prima fic che scrivo sul fandom sdfasdj di Harry Potter. E sì, avete tutto il diritto di ignorarmi o, se proprio ne sentite la necessità, di tirarmi qualche maledizione -sperando che non sia senza perdono.
Tutta la storia dell'apprendistato -la parte tecnica almeno- l'ho presa da un gdr che frequentavo tempo fa. Poi boh.
Detto questo... fuggo :'
   
 
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