Arthur si trovava sul balcone, quando qualcosa, o meglio, qualcuno attirò la sua attenzione: Ginevra. La scena che si stava svolgendo davanti a lui gli fece ribollire il sangue di rabbia e di gelosia: i cavalieri che ridevano e scherzavano con la sua Ginevra. Arthur sapeva che tecnicamente, non essendo ancora sposati, non poteva definirla sua, ma in quel momento sentì una possessione nei suoi confronti. Arthur sapeva anche che Gwen era molto amata dai cavalieri, in realtà tutto il popolo l’amava, ma il principe non poteva sopportare la vista, anzi, neanche il pensiero, di un uomo vicino alla sua Ginevra. Quando Arthur la vide rientrare nel palazzo le andò in contro, sentendo il bisogno di ricordarle improvvisamente che lei era sua; così la raggiunse nel corridoio che portava alla camera di Lady Morgana, le afferrò gentilmente il polso e senza dire una parola la porto nella stanza più vicina. Non appena si sentì il click della porta che si era chiusa, le sue labbra di ritrovarono immediatamente premute contro quelle di Gwen, con passione, desiderio, bisogno. Pian piano il bacio divenne sempre più gentile, ma sempre pieno di bramosia. Si separarono solo quando entrambi avevano un disperato bisogno di aria. Le loro fronti si toccavano.
“Ginevra…”, iniziò a dire il principe, ma si ritrovò a baciarla un’altra volta.
“So che non sarai mia fino al giorno del nostro matrimonio, ma… ti prego, non parlare con gli altri uomini”, Arthur si rese conto di quanto fosse ridicola la sua richiesta, ma fu più forte di lui.
“Non stavamo facendo niente di male”, spiegò lei confusa, capendo a cosa era dovuto il comportamento di Arthur.
“Tu no Ginevra”, le disse baciandole la punta del naso, “ma se solo ti accorgessi di come alcuni uomini ti guardano… non riesco a sopportarlo, tu sei mia”, disse lui, non trovando un altro modo per far capire cosa provasse, le parole non erano mai state il suo forte.
Gwen gli prese il viso fra le mani. “E tu sei mio, Arthur Pendragon e questo non cambierà mai”, gli rispose baciandolo con tanta foga, dimostrandogli che il sentimento era ricambiato.