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Autore: Scintilla    08/08/2007    14 recensioni
-Uzumaki, capisci, vero?-
- È la soluzione migliore. L’abbiamo approvata tutti.-
-Confidiamo nella tua maturità. È la cosa migliore che possiamo fare per Konoha.-
-Tu capisci, vero?-
E Naruto rispose quello che tutti si aspettavano. Una risposta calma.
E la stanchezza di un sogno durato lunghi anni gli cadde sulle spalle.
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sogni rubati

Sogni rubati

 

-Uzumaki, capisci, vero?-

- È la soluzione migliore. L’abbiamo approvata tutti.-

-Confidiamo nella tua maturità. È la cosa migliore che possiamo fare per Konoha.-

-Tu capisci, vero?-

E Naruto rispose quello che tutti si aspettavano. Una risposta calma.

E la stanchezza di un sogno durato lunghi anni gli cadde sulle spalle.

 

 

 

Naruto era di cattivo umore, quel giorno. Aveva appena finito di asciugarsi le lacrime.

Naruto Uzumaki non piangeva mai, questo lo sapevano tutti.

Naruto Uzumaki non si perdeva mai d’animo, non si deprimeva facilmente, era sempre carico d’energia e positivo, era risaputo.

E c’era anche un’altra cosa, che tutti sapevano nel villaggio della Foglia.

Naruto voleva diventare Hokage. Era da quando aveva dieci anni che non faceva altro che ripetere quella frase, suscitando spesso risa e sarcasmo.

In quel momento, Naruto era arrabbiato. Terribilmente arrabbiato.

Ma non importava, non c’era nessuno, in riva al fiume, a quella tardissima ora.

Già il cielo si stava schiarendo, fra poco sarebbe venuta l’alba.

Aveva passato tutta la notte sveglio, passeggiando inquieto per il villaggio, non trovando nulla di concreto su cui sfogare la propria frustrazione.

Naruto era stanco, incredibilmente stanco.

Non solo per la veglia prolungata.

Si sentiva addosso una inquietante fatica. Era stanco di vivere.

Quel pensiero non gli apparteneva. Non gli sarebbe mai potuto appartenere.

Lui, sì, insomma, lui era, per tutti, quello casinista, coraggioso, nobile, ottimista.

Be’, ma chi se ne importava.

Era solo (ma quando mai non lo era stato?).

Nessuno poteva vedere quell’espressone sul suo volto, quelle parole mezze pronunciate, quella tristezza che, ne era sicuro, gli stava lacrimando dagli occhi.

Ora Naruto Uzumaki, l’eroe bravo e buono, era arrabbiato. Arrabbiato.

Una rabbia cieca che poche volte aveva provato con tale intensità.

Un rancore sordo e incredibilmente stupido.

Lui odiava molte cose in quell’attimo.

Anche sé stesso, per quella catena di sensazioni negative che lo stava affogando dentro.

Era solo un momento di debolezza, ne era certo.

Presto Naruto Uzumaki sarebbe tornato più iperattivo di prima!

Ma ora, davvero, aveva solo bisogno di piangere. E sfogarsi. E provare rancore verso quelli, per l’ultima volta nella sua vita.

Aveva voglia di urlarlo, ma qualcosa lo trattenne.

Allora sussurrò, quasi mangiandosi le parole:

-Io… non potrò… mai essere…Hokage.-

 

 

-Abbiamo fatto la nostra scelta, Uzumaki.-

-Abbiamo designato come nuovo Hokage la persona che più ci pareva adatta.-

-La più idonea a difendere Konoha. La più forte, la più coraggiosa.-

-Abbiamo chiesto a Shizune chi avrebbe scelto per questo difficile compito.-

-Tsunade le aveva già confidato chi avrebbe dovuto essere il prossimo Hokage.-

-Abbiamo già interpellato questa persona, e lei è d’accordo, non rifiuterà la carica.-

-Ci auguriamo che anche tu lo sia, Uzumaki.-

-Con la morte di Tsunade, la Foglia è diventata più debole. Dobbiamo restare uniti.-

-Comunque niente di quello che potresti dire ci farebbe cambiare idea.-

-Solo, pensavamo che tu dovessi saperlo.-

-Tu conosci bene il prossimo Hokage, quindi abbiamo pensato di avvertirti in anticipo.-

-Capisco perfettamente. Se questo è per il bene di Konoha, ovviamente sono d’accordo.-

 -Puoi andare, Uzumaki, non abbiamo altro da dirti.-

 

-Sakura-chan… Non Sakura-chan…-

Era patetico, sapeva perfettamente di essere incredibilmente, stupidamente e inutilmente patetico.

Ma, solo per quella notte, chiedeva il diritto di essere arrabbiato.

Sì, arrabbiato con quegli stronzi degli anziani che non l’avevano eletto Hokage.

Arrabbiato con quella maledetta Sakura che si era presa il titolo al posto suo.

Arrabbiato con sé stesso perché si stava comportando come un cretino.

Poche ore ancora, e avrebbe dimenticato tutto.

Ma sì, andava tutto bene, gli avevano appena sbattuto in faccia che il sogno di tutta la sua vita era irrealizzabile.

La sua migliore amica gli aveva appena rubato l’unica possibilità che aveva.

Avanti, erano solo dieci anni che stava rincorrendo quel sogno, dopotutto è facile prendere la propria vita, buttarla nel cestino e dire “ricomincio da capo, chi se ne frega di quello stupido titolo, andate a quel paese stupidi vecchi che non mi avete mai considerato”.

No, non stava andando tutto bene.

In verità non era mai andato tutto bene.

A volte si era sentito davvero felice, sì. E le cose andavano abbastanza bene, anche se non magnificamente.

Ma lui si accontentava, l’aveva sempre fatto.

Quando era solo al mondo, senza uno straccio di persona che si preoccupasse per lui, era contento di avere almeno un tetto sulle spalle.

Quando prendeva i voti peggiori all’accademia, era contento di poter almeno frequentare la scuola.

Quando Sasuke si prendeva tutti i meriti e mostrava la sua grande superiorità nelle missioni, era contento di essere almeno diventato genin.

Quando Sasuke se ne era andato, era contento di avere ancora Sakura al suo fianco.

E poi era stato felice.

Felice di partecipare all’esame dei chunin.

Felice di battere Neji e Gaara.

Felice di sentire la folla che lo acclamava.

Felice di aver imparato il rasengan.

Felice di avere, finalmente, dei legami, delle persone importanti, degli amici.

Felice di essere felice con Sasuke, Sakura, Kakashi e Iruka.

E magari le cose sarebbero andate sempre meglio.

Se Orochimaru non fosse mai intervenuto.

Se Sasuke non se ne fosse mai andato.

Se Itachi non fosse mai tornato.

Se Alba non fosse mai esistita.

Se Tsunade non fosse mai morta.

Se Sakura non fosse mai stata eletta Hokage.

Troppi se. Troppi.

No, non stava andando affatto tutto bene.

Orochimaru e Itachi, quei maledetti, non morivano.

Sasuke non tornava e diventava sempre più forte.

Sakura gli aveva appena distrutto il suo sogno.

E lui non ci riusciva più, semplicemente.

Si era sempre ripetuto che le cose si sarebbero sistemate.

Ma a quanto pareva la cose erano destinate a diventare sempre peggiori.

E aveva paura di sé stesso.

Lui voleva diventare Hokage, lo desiderava con tutta l’anima.

E ora c’era solo una possibilità, perché potesse anche solo sperarlo.

La morte del nuovo Hokage.

Era un pensiero terribile, che gli faceva piuttosto paura.

Come poteva un cittadino di Konoha (un cittadino modello, nonostante le apparenze) anche solo pensare che il suo capo morisse?

No, era insensato. Era un pensiero da distruggere, di cui vergognarsi.

Ovviamente gli sarebbe dispiaciuto, se Sakura fosse morta.

Però la sua scomparsa gli avrebbe riacceso dentro la luce della speranza. La speranza di realizzare il suo sogno.

Da solo. Certo, senza più Sakura e Sasuke sarebbe stato solo. Come non lo era da anni.

No, in quel momento non voleva che Sakura morisse. No.

Non voleva essere ancora più solo. Non voleva perdere la sua unica vera amica.

Aveva paura di quel lato egoista che gli stava sussurrando tutti quei pensieri.

Però ne era sicuro.

Presto avrebbe iniziato a desiderare che Sakura perisse.

In battaglia o per altre cause.

Che morisse e che ci fosse un’altra elezione e…

Si augurò di tutto cuore che Sakura non campasse fino a tarda età come il terzo Hokage.

Non l’avrebbe sopportato, no.

Pensò a loro due, entrambi vecchi. Pensò a una Sakura Hokage settantenne sposata (non con lui) e con tanti bambini.

E pensò a lui. Un vecchio solo che desiderava diventare Hokage (anche se c’erano molti giovani più promettenti e freschi di lui). E che magari, nel suo cuore, voleva ancora riportare indietro il suo amico di infanzia (anche se chissà quanti anni erano che non si vedevano), ormai vecchio come lui.

Si immaginò anche un Sasuke anziano.

Sarebbe stato sempre al servizio di Orochimaru senza mai ribellarsi?

Sarebbe riuscito a portare a termine la sua vendetta?

Non avrebbe mai avuto nostalgia di Konoha?

Un pensiero freddo interruppe le sue supposizioni su un futuro lontano.

E se Sasuke, un giorno, avesse realizzato il suo desiderio? Se fosse davvero riuscito a uccidere Itachi?

No, era impossibile. Impossibile.

Lui aveva sbagliato!

Aveva scelto un desiderio sbagliato (uccidere una persona?! Sacrificare tutto per una vendetta?!).

Aveva scelto la strada sbagliata per realizzarlo (tradire tutti e tutto e unirsi a un serpente pedofilo).

Era impossibile che Sasuke, con tutti i suoi sbagli, riuscisse a esaudire il proprio desiderio e… e lui no.

Lui era rimasto a Konoha, era rimasto fedele, aveva sempre creduto in valori giusti, e…

E domani avrebbe dovuto cercarsi un altro desiderio, perché diventare Hokage non sarebbe mai stato possibile.

Sorrise amaro.

Forse aveva sbagliato qualcosa anche lui.

Ormai la luce aveva invaso l’aria, anche se il sole sarebbe rimasto dietro le montagne per ancora un po’.

Era un bel paesaggio. Aveva una strana atmosfera.

Ma Naruto non era in vena di apprezzare la natura, in quel momento.

-Ciao, Naruto. Posso sedermi qui?-

Si girò, anche se aveva già riconosciuto la voce.

Sakura era comparsa dietro la panchina, le mani intrecciate sul grembo e la testa rivolta verso il basso.

-Te lo posso impedire?-

La notte non era ancora finita e lui non voleva fingere cortesia.

Sakura si sedette con un sospiro, torturandosi nervosamente il vestito e rifiutandosi di guardarlo negli occhi.

-Naruto, mi dispiace.-

-Anche a me.-

-Senti, se vuoi posso ancora rifiutarmi. Non voglio perdere la tua amicizia. Non voglio perdere anche te.-

Naruto la guardò triste e irritato. Faceva già abbastanza male senza le sue stupide parole di conforto.

-Non promettermi cose che non puoi darmi, Sakura. Konoha vuole te. Gli anziani vogliono te. E io voglio il bene di Konoha.-

Sperò che le ultime parole non suonassero troppo false.

Sakura sospirò. Era vero, non voleva e non poteva tirarsi indietro.

Sapeva cosa stava provando Naruto, o almeno pensava di saperlo.

-Mi perdonerai, un giorno, Naruto?-

-Non hai fatto niente per cui chiedere scusa, Sakura.-

-Ma la sento, la tua rabbia. Verso chi è, se non verso di me?-

Naruto si voltò verso di lei.

-Sono arrabbiato, sì, non posso negarlo. Ma non c’è una persona precisa. Non è una rabbia giusta, questa, ne sono consapevole. Ma passerà, non preoccuparti. Passa sempre.-

Sakura si voltò a sua volta, guardandolo (seppur tremante) negli occhi.

-Però rimarremo sempre amici, vero, Naruto?-

Gli prese una mano fra le sue.

-Non voglio perderti…-

-Hai così paura di restare da sola, Sakura?-

La ormai prossima Hokage notò che non aveva risposto alla domanda.

Ora stavano parlando, e forse sarebbe stata l’ultima volta. Doveva chiedergli alcune cose. Doveva.

-Dì la verità, Naruto. Io non ti piaccio più, vero?- mormorò a bassa voce, quasi imbarazzata.

Che cosa infantile. Ma doveva saperlo.

-No, Sakura. Non mi piaci più.-

-Lo sapevo. Da molto tempo?-

-Abbastanza.-

Sakura non sapeva se essere felice o meno. Che lei piacesse a Naruto era stata sempre una cosa ovvia. Ormai era normale, ormai era una delle sue certezze. A quanto pare, avrebbe dovuto farne a meno.

-Visto che stiamo parlando, Naruto, facciamolo sul serio. Tu non lo riporterai indietro, vero?-

Pronunciò più sicura quella domanda.

Naruto sapeva bene cosa rispondere.

-No, Sakura. Non ci riuscirò.-

Sakura si morse le labbra. Era quello che dopotutto si aspettava.

-Immaginavo.-

-Anche se divento più forte di lui è inutile. Lui non ci appartiene più, Sakura. Potremmo trattenerlo qui con le catene. Ma non è quello che vogliamo. Nessuno di noi tre lo vuole. E poi non esistono catene tanto potenti da costringere alla prigionia Sasuke.-

Sakura annuì. Rimase per qualche attimo ad ascoltare l’acqua del fiume.

-Quando te ne sei accorto?-

-Di cosa?-

-Che non ci appartiene più.-

Faceva abbastanza male rispondere a quelle domande.

-Da qualche tempo. E questa deve essere la prima volta che lo ammetto. E sono pronto anche a dimenticarmene e a riprovarci, a portarlo indietro. Ma sarà inutile.-

-Avresti dovuto dirmelo, quando l’hai capito. Ma hai continuato a mentire. Sei stato un bugiardo.-

Naruto rimase in silenzio. Da una parte forse se le meritava, quelle frasi piene di delusione. Dall’altra, percepiva che Sakura non aveva più fiducia in lui. Chissà da quanto tempo, ormai.

-È stato difficile arrivarci da sola. Mi ha fatto più male.-

Sakura sembrava sul punto di mettersi a piangere. Non urlava quelle frasi, non sembrava nemmeno arrabbiata. Solo delusa. E stanca. E spaventata.

Sembrava molto fragile. E molto piccola. Pareva essere tornata bambina.

Ma quell’immagine non gli suscitava alcuna tenerezza.

Sakura non era più una bambina. Era un’adulta.

E per quanto cercasse rassicurazioni, e per quanto sembrasse fragile, Sakura era, doveva essere, forte.

Era la prossima Hokage. Non c’era più tempo per i bambini.

E nemmeno per i sogni. Il mondo in cui erano vissuti era caduto a pezzi.

Da piccoli si potevano illudere. Ora non era più possibile fingere di non vedere le rovine.

No, Sakura non aveva più il diritto di mostrarsi debole.

-Cosa ne pensi?- sussurrò, quasi non volesse nemmeno pronunciare la domanda.

-A proposito di cosa?-

-Di quel documento.-

Naruto si ricordava bene di quel documento. Era quello che loro due avevano sempre impedito a Tsunade di firmare.

-Lo sai già. Perché me lo chiedi?-

-Non lo so, invece. O faccio finta di non saperlo.-

-Vuoi sapere quale sarebbe la cosa giusta da fare o cosa farei io?-

-Tu lo firmeresti?-

Sospiro stanco.

-No, Sakura. Io non lo firmerei mai.-

Sakura strinse i pugni.

-Però non sarai tu, domani, a essere proclamato Hokage.-

Naruto scosse la testa.

-No, non sarò io.-

Sakura si masticò le labbra. Doveva dirlo. Doveva.

-Immagino che tu sceglierai l’altra opzione.- commentò Naruto.

-Mh.-

-Sì, tu farai la cosa giusta, vero?-

Sakura sorrise tristemente. Anche lei era molto stanca.

-Farò quello che deve fare l’Hokage.-

-Anche se non è quello che Sakura Haruno desidera?-

Sakura annuì.

-Anche se non è quello che Sakura Haruno desidera.-

Naruto sbuffò infastidito.

-Lo firmerai davvero, allora?-

-Pensi che non ne abbia il coraggio?-

-Penso che non te lo perdoneresti mai.-

-Non importa.-

Naruto rimase in silenzio per qualche minuto.

-Io non ci sarei mai riuscito, a condannare a morte Sasuke Uchiha.-

Semplice constatazione.

Sakura emise un buffo singhiozzo. Naruto pensò che sembrava davvero fragile. Pensò anche che il peso del titolo di Hokage avrebbe fatto male alle sue spalle delicate.

Le faceva male anche solo pensare che avrebbe condannato a morte Sasuke. Come avrebbe potuto firmare quello stramaledetto foglio?

Ma era inutile, Naruto lo sapeva. Sakura avrebbe firmato. Forse a occhi chiusi, ma l’avrebbe fatto.

E lui non poteva farle cambiare idea.

-E per questo che non hanno scelto me?-

-Naruto, Sasuke ha tradito. Ha avuto il tempo di ripensarci e tornare, ma non l’ha fatto. Ormai è tempo che…-

-Aveva dodici anni quando è scappato da Konoha.-

-Tu ne avevi altrettanti quando hai sconfitto Gaara e hai tentato di non lasciarlo andare.-

-Io e Sasuke siamo sempre stati diversi, lo sai. Sono due cose diverse.-

-Ora Sasuke ha vent’anni, Naruto. Se avesse voluto tornare, l’avrebbe già fatto.-

Si stavano arrabbiando, Sakura e Naruto.

-Volevi forse che ti dicessi di fare la cosa giusta? Di condannarlo a morte?-

Sakura era rossa dalla rabbia.

-Se… se domani fosse toccato a te essere Hokage, avresti dovuto farlo tu, lo sai! Saresti stato costretto! Invece solo la mia firma apparirà! Invece toccherà a me fare il boia, e tu potrai essere libero di criticarmi con la tua coscienza pulita!-

-Sakura. Io non avrei mai firmato quel foglio. Mai. Nemmeno se tutto il consiglio mi avesse minacciato.-

-Bugiardo.-

Sakura tremava. Stava iniziando ad alzare la voce.

-Sasuke non appartiene più a me, ma io non appartengo più a lui!- urlò con i polmoni quasi senza fiato. -Non mi importa più niente di lui, potrebbe anche morire, per me!-

Naruto la guardò. Negli occhi disgusto, pietà e sorpresa.

-Molto infantile, da parte tua.- commentò con voce piatta.

Sakura strinse i pugni. Aveva il viso arrossato di sentimenti repressi.

-Naruto, non importa più, ormai. Non devi più riportare indietro Sasuke per quella promessa che mi hai fatto anni fa. Non devi più sentirti obbligato a fare niente! Niente!-

Naruto rispose con calma.

-Io non voglio riportare indietro Sasuke perché me l’hai chiesto tu. Anch’io sono un egoista, Sakura. Io lo voglio di nuovo qui per mio personale desiderio. Avrei tentato di andarlo a prendere anche se tu non me l’avessi chiesto, tranquilla.-

Sakura si morse le labbra.

-Tanto non ci riuscirai, me l’hai appena detto.-

-Probabilmente non ci riuscirò, ma ora questo è il mio più grande desiderio. Posso almeno continuare a sperare.-

Sakura schiuse le labbra, forse per ridere, ma si bloccò.

-Tu… appartieni ancora a Sasuke, vero?-

-Se intendi dire che penso ancora a lui come un amico, che lo voglio a Konoha, che farei qualsiasi cosa perché tornasse… Sì, appartengo ancora a Sasuke.-

Sakura si alzò in piedi.

-Sei uno stupido! Uno stupido! Sasuke… Sasuke ormai è morto. Il Sasuke che conoscevamo non c’è più! Vuoi restare legato a un morto per il resto dei tuoi giorni? Vuoi che lui continui ad ossessionarti? Vuoi continuare a seguire un sogno irrealizzabile solo perché è l’unico che ti rimane? Vuoi continuare ad appartenere a un fantasma solo perché non vuoi essere solo?-

Naruto la guardò negli occhi. Sakura indietreggiò di un passo senza accorgersene. Nell’espressione di Naruto ora c’era ostilità, se non odio vero e proprio.

-Tu… davvero… lo vorresti indietro?- chiese con voce tremante.

Naruto annuì deciso.

-Ma perché! Perché! Vi odiavate, tu e lui! Litigavate sempre! Non… Mai… Insomma, io ero innamorato di lui e l’ho lasciato perdere! Ci ho rinunciato! Perché ormai era perso, perché faceva solo male e… Insomma, l’Hokage, ma anche solo una jonin, non può essere innamorata del traditore! E tu… perché tu invece continui a essere suo? Perché lo metti prima di… Perché non capisci che i traditori bisogna odiarli! Perché ti continui a fare male? Perché non lo lasci… come lui ha lasciato noi!-

Aveva gli occhi lucidi ora, Sakura. E lottava per non lasciarsi sfuggire singhiozzi.

Naruto la guardava in silenzio. Quasi disgustato. Calmo.

Sakura prese un respiro profondo.

-Tanto… tanto ormai è tutto inutile!- urlò a voce bassa. -Non potrai mai riportarlo indietro! Mai più! E lo sai perché?-

Riprese fiato.

-Perché fargli mettere anche solo un piede a Konoha equivarrebbe a piantargli un kunai nel petto. Con quel documento che firmerò domani verrà nominato ninja traditore del grado massimo. Se mai verrà catturato, sarà processato e condannato a morte senza appello. Potrebbe anche sterminare Alba per noi. Potrebbe anche salvare Konoha mettendosi contro Orochimaru. Quel documento lo condanna, per sempre. Nessuna possibilità di amnistia, nessuna postilla, nessuna possibilità di redenzione.-

Aveva parlato quasi mangiandosi le parole, ma a Naruto non ne sfuggì una.

Ascoltava. Sul viso indifferenza. Dentro, qualcosa che si frantumava per sempre.

-E inoltre, qualsiasi ninja di Konoha che lo avvisti e non provi a catturarlo o ad avvisare le autorità verrà incriminato come suo complice. Quindi…-

Un sorriso crudele balenò per un attimo sulle sue labbra.

-Mi auguro per te che tu non veda mai più Uchiha.- Naruto notò l’uso del cognome. -Perché allora dovresti provare o a catturarlo o a segnalarlo, diventando il suo assassino. Oppure potresti fare finta di niente, diventando un traditore come lui. E allora non saresti più il benvenuto a Konoha.-

Naruto rimase in silenzio.

Il cielo era ormai chiaro.

Il sole stava sorgendo da dietro le montagne, accecandolo.

Socchiuse gli occhi.

Per un assurdo, stupidissimo attimo, pensò di parlare. Pensò di rispondere una cosa tipo “non importa, quando sarò Hokage annullerò quello stupido documento a costo di fare un’ amnistia totale per tutti coloro che tradirono Konoha otto anni fa e che hanno il nome che comincia per “S”!”.

Ma non poteva, non più.

Non sarebbe mai diventato Hokage. E non sarebbe mai riuscito a riportare indietro Sasuke.

Faceva uno strano effetto, vivere senza più quelle due aspirazioni.

Si sentiva vuoto, come se fosse capitato lì per caso.

Pensò a Sasuke.

Era questo, quello che aveva provato quando Konoha era diventata troppo stretta per lui?

Quando aveva capito che lì i suoi desideri non li poteva realizzare?

Aveva sentito anche lui quella dolorosa sensazione di inadeguatezza e rimpianto?

Per la prima volta, si avvicinò a capire cosa aveva spinto Sasuke a fare quella scelta.

Guardò di nuovo Sakura. Sembrava spaventata e sciupata. Non c’era più nemmeno l’ombra del nuovo Hokage che prima aveva parlato con tanta durezza.

Lei aprì un paio di volte la bocca, senza parlare.

Naruto non sapeva cosa dire. Passarono alcuni minuti di scomodo silenzio.

-Non puoi più essere di Sasuke, Naruto.- mormorò poi lei. Sembrava veramente dispiaciuta.

Naruto non trovò cosa rispondere.

-Mi dispiace, Naruto, mi dispiace davvero.- si scostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. -Non è colpa mia…-

-Già, infatti. È mia.-

Sakura non capì se l’affermazione fosse ironica o meno.

-È colpa mia, Sakura, solo mia!- gridò Naruto. -Se mi fossi allenato più duramente, se fossi divenuto più forte di te, avrebbero eletto me al tuo posto. È solo colpa mia. Non hai fatto niente di cui chiedere scusa. E se io mi fossi impegnato di più avrei impedito a Sasuke di andarsene. E solo colpa mia, Sakura. Non preoccuparti.-

Sakura avrebbe preferito tutto, invece di quella frase così falsa.

Qualcuno avrebbe pensato che fosse l’ultimo regalo di Naruto, qualcosa per lavarle la coscienza e toglierle i sensi di colpa.

Il gesto nobile di prendersi tutta la colpa.

Ma Sakura sapeva che non era così.

Naruto la stava tagliando via dal suo mondo, impedendole l’accesso al suo dolore. Rifiutandosi di riconoscere che anche lei aveva avuto un ruolo in tutto questo. Negandole di sorreggere quel peso insieme a lui. Facendole capire che lei non aveva colpe, perché non avrebbe potuto far niente per cambiare quello che era stato. Troppo debole.

Non la considerava più degna.

A Sakura venne una gran voglia di piangere. E di non essere mai venuta a parlare con Naruto.

Solo un’ultima cosa.

-Naruto, noi non siamo più amici, vero?-

Naruto la guardò un po’ sorpreso.

-No, Sakura.-

Nessun “mi dispiace”, nessuna scusa, niente per addolcirle la frase.

Sakura mormorò un “capisco” poco chiaro e si voltò, incamminandosi verso il palazzo dell’Hokage.

Stava piangendo.

Naruto sospirò, guardando l’acqua accanto a lui che continuava a scorrere.

Erano soli. Molto più soli di quanto non fossero mai stati.

Il gruppo sette era morto per sempre.

Loro l’avevano semplicemente capito con qualche anno di ritardo.

 

***

 

Naruto fu presente alla cerimonia, ovviamente.

Rimase tutto il tempo fra gli altri jonin, al posto che gli spettava.

Non sorrise, va bene.

Ma nessuno se ne accorse, tutti gli occhi erano puntati solo su Sakura.

Non ascoltò nemmeno i lunghi discorsi, né si unì alle urla di gioia, né batté la mani per festeggiare il nuovo capo.

Però fu presente, come doveva essere. E quando i suoi occhi e quelli di Sakura si incrociarono, non abbassò lo sguardo.

 

***

 

Quella mattina Naruto si avvicinò al palazzo dell’Hokage.

Sakura era lì, ne era certo.

Sarebbe bastato bussare e entrare.

Una cosa semplice.

Restò lunghi minuti davanti alla porta, con la mano a mezz’aria, combattuto fra la voglia di tornarsene a casa e il dovere di entrare.

Alla fine, la porta si aprì, senza che lui la sfiorasse.

Sakura stava uscendo.

Per un attimo sorpresa si dipinse sul suo volto, e i suoi occhi verdi tornarono quelli di una bambina.

Per un attimo.

Aprì la bocca, probabilmente per chiedere una cosa tipo “Cosa ci fai qui, Uzumaki?”, ma rimase zitta.

Naruto la guardava con una strana espressione di condanna.

Sakura gli passò a lato. I loro sguardi non interruppero il contatto, come a sfidarsi a parlare.

Poi il nuovo Hokage camminò (lentamente, tremendamente lenta) fino all’angolo.

Naruto stava per aprir bocca, quando lei si voltò un’altra volta.

“Parla” sussurrò Sakura fra sé e sé “avanti, dì qualcosa.”

Naruto glielo stava per chiedere. Aveva tutte le intenzioni di chiederlo. Già le parole stavano uscendo dalla sua gola.

-Sakura, non firmare quel maledetto documento! Ormai sei Hokage, nessuno ti può costringere! Ormai comandi tu. Tu non vuoi condannare a morte Sasuke! Tu non vuoi! E nessuno ti costringe! Ti giuro che lo riporterò qui, te lo assicuro! Credi in me, Sakura, non firmare quel foglio!-

Ecco quello che avrebbe dovuto dire.

Solo per sentirsi rispondere un altro no. Solo per vedere di nuovo quell’espressione dura. No, sicuramente non avrebbe funzionato. Sakura glielo aveva già detto. Non voleva illudersi. Non valeva più la pena.

Lentamente, richiuse la bocca senza aver detto una parola.

“Naruto, stupido. Parla. Parla! Chiedimelo, dannazione, chiedimelo! Lo sappiamo entrambi quello che mi vuoi domandare! Avanti, muovi le labbra! Naruto!”

Rimasero ancora pochi secondi a guardarsi, entrambi con sorpresa. Entrambi con occhi da bambini.

“Sakura, non firmare…”

“Naruto, apri la…”

-Hokage! La stavamo aspettando!- un anziano Jonin comparve alle spalle di Sakura.

-Avanti, venga, tutto il consiglio è riunito! Le carte sono già pronte, non abbiamo tempo da perdere in questi momenti difficili!-

Una vecchia con la pelle rugosa e grandi occhiali sul naso seguiva il collega.

-Poi, dopo la riunione, ci sarebbe quella carta… Sa, quella che dovrebbe proprio firmare…- sussurrò all’orecchio della neo-Hokage.

-Vengo subito, perdonatemi.- rispose Sakura, dando di spalle a Naruto e avviandosi con loro verso la sala riunioni.

Nessuno aveva fatto caso a Naruto.

Lui osservò la schiena di Sakura sparire dietro l’angolo.

Sospirò stanco.

Non c’era riuscito. Ma tanto sarebbe stato inutile.

Ormai, non c’era proprio nulla da fare.

 

***

 

Quel pomeriggio, mentre Naruto Uzumaki passeggiava piangendo senza ritegno per la foresta, il nuovo Hokage firmava il documento che avrebbe condannato a morte il traditore Uchiha.

Entrambi i suoi desideri erano stati sepolti, e anche Naruto si sentiva un po’ morto.

 

*

 

Naruto e Sakura si erano sfiorati un’ultima volta, ma non erano riusciti a stabilire un contatto.

E ora era tutto finito, per sempre.

 

*

 

-Wow, Sakura, sesto Hokage!-

-Sì, lo so, Ino. È una sorpresa anche per me, te lo garantisco. Tsunade non mi aveva mai detto niente.-

-Che invidia, Sakura! E dire che da giovane non avrei scommesso niente su di te.-

-Le persone cambiano.-

-Lo so. Accidenti, che emozione! Chissà quanti vorrebbero essere al tuo posto.-

-Per adesso, devo dire che sono piuttosto confusa. Comunque accetterò la carica e farò il possibile per dare a Konoha un Hokage degno.-

-E fai bene, Sakura! Sarai un capo con i fiocchi, vedrai! Sono davvero felice per te!-

-…Sì, Ino, anch’io sono felice.-

 

 

***

 

Mentre Sakura parlava con Naruto, al crepuscolo del mattino, avvertì una strana sensazione. Nessuno avrebbe mai scommesso nulla su di lei, da giovane.

E nemmeno fino a poco tempo prima.

Anche Naruto non doveva mai averla considerata, come rivale.

Invece, lei non era scappata come Sasuke.

Era diventata Hokage al posto di Naruto.

Lei era forte.

Lei era l’unica di loro, ad essere veramente forte.

Forte.

Pensò che probabilmente Naruto la stava invidiando, in quel momento.

Forse come lei aveva invidiato i suoi due compagni di squadra.

Era un pensiero tremendamente infantile, ma dopotutto quella sarebbe stata la sua ultima ora da bambina.

Voleva essere felice di essere più forte di tutti loro.

Di essere invidiata, per una volta, senza falsi complimenti che sfociavano nella pietà.

Sì, lei era forte.

Ma purtroppo non riusciva a essere soddisfatta.

Non provava gioia vedendo quell’espressione spenta e ostile di Naruto.

In quel momento era tornata bambina. E lei, da bambina, non era mai stata cattiva.

 

Quando quella mattina incontrò Naruto, lo supplicò (per l’ultima volta).

Parla, stupido, parla, avanti chiedimi quella cosa che sai bene e…

Ma Naruto era rimasto zitto. E lei anche.

Si era voltata e se ne era andata.

Mentre camminava, avvertiva quasi la rottura che stava avvenendo fra di loro.

Erano stati vicini per tanto tempo.

Ma ora erano lontani, lontanissimi. E non sarebbero più stati in grado di riavvicinarsi.

 

E ora si trovava in quella stanza piena di persone e di luce.

E quando scrisse il suo nome in fondo a quel foglio pieno di parole stupide, lo capì.

Non c’era più tempo per i legami.

Né per i desideri impossibili.

Il gruppo sette non c’era più.

Ora rimanevano solo il Jonin Uzumaki, il traditore Uchiha e la nuova Hokage.

Non c’era più tempo per i bambini.

 

 

 

 

Nuova one shot su Naruto… Mh… Questo significa che sono uscita dal blocco creativo!**””

Umh, be’, io ne sono abbastanza soddisfatta.

Mi piace come sono venuti questi Sakura e Naruto… Spero di non essere uscita troppo dal loro IC!

Spero anche che si notino alcune cose (che sembrano a caso, ma non lo sono), come per esempio l’ossessiva presenza di Sasuke fra di loro, nei loro discorsi.

Oppure cosa ha spinto questa Sakura ad accettare la candidatura.

Ho letto su un forum che (secondo l’utente) la coppia NarutoXSakura è molto triste, perché sia Naruto che Sakura tengono più a Sasuke che all’altro.

Non so quanto sia vero (anzi, credo che non lo sia per nulla), ma questa frase mi ha ispirato abbastanza nello scrivere questa fic.

Ho messo anche Sasuke come personaggio, perché anche se non compare, è comunque importante in questa scena.

Ah, questa è l’one shot più lunga che abbia coniato fino ad adesso, wow.

Non ho altre note da aggiungere, spero che vi sia piaciuta.

Aspetto commenti, alla prossima!

 

 

Scintilla

 

Strange inside, fanfiction by Asmesia alias Scintilla

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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