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Autore: ciocco    08/08/2007    2 recensioni
C'è Vittoria, maschiaccio dai capelli corti e gli abiti larghi, arrabbiata con il mondo e con un'insospettabile cotta; c'è Federica, allegra, solare, piena di voglia di vivere e d'avventura, compagna di sbronze notturne e maratone di rock; c'è Stefano dai lunghi capelli, innamorato della sua città, della musica e di quella che a parer suo potrebbe essere la donna della sua vita; c'è Ginevra, dark, terribilmente affasciante ma dal cuore incapace d'innamorarsi; c'è Giulio, l'eterno bambino distratto, che pensa solo a giocare e a divertirsi, e poi c'è Filippo, cupo, misterioso, dalla barba incolta e la voglia di ritrovare una misteriosa ragazza. Ci sono le vite di sei ragazzi, diversi tra loro ma amici, talmente amici da condividere praticamente tutto. Ci sono i loro amori, le loro gioie, i loro dolori. C'è la loro musica, la birra, le notti stellate e i viaggi.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1: E ricominciamo da quì...

E’ il primo giorno di scuola al liceo scientifico Giacomo Leopardi, situato in una sperduta provincia di Perugia tra un distributore di benzina e un parco giochi per l’infanzia.

Il sole è alto nel cielo, illumina tutto quello che gli capita sotto tiro, ma l’aria è fresca, con un vento leggero che fa ondeggiare la bandiera italiana appesa al cornicione più alto dell’edificio.

La classe quarta B è quasi al completo, ma non si decide ancora ad entrare, preferendo la scomoda panchina di legno quasi marcio del marciapiede di fronte.

Luisa Bianchi, biondina tutte curve e niente cervello, si lamenta dall’estremità destra della suddetta panchina con la sua migliore amica, tal Manuela Rossi, del clima poco adatto alla sua folta capigliatura bionda, in pericolo per il vento e l’aria non del tutto priva di umidità.

All’estremità sinistra Vittoria Cardelli sogghigna ascoltando il discorso della Luisa, mentre si accende una sigaretta – la prima delle tante della giornata – e ruba l’mp3 a basa di rock a Stefano, amico di vecchia data nonché inseparabile compagno di banco dall’inizio delle superiori.

Vicino a lei, oltre a Stefano, ci sono Federica Silvestri, una ragazza magrolina con un orecchino d’argento al naso e un divertente taglio di capelli, elemento indissolubile del loro gruppetto, genio del latino e appassionata di letteratura straniera, con una vera e propria venerazione per i miti del rock anni ’60 e ’70; Giulio Marchi, con la sua folta e arruffatissima chioma bionda che gli ricade sulle spalle in maniera alquanto disordinata e la solita maglietta dei Nirvana, compagna inseparabile al cui riguardo sono nate vere e proprie leggende; Filippo Martini che sta strappando l’accendino dalle mani di Vittoria per accendersi la sua sigaretta – rigorosamente Marlboro – e che calcia con le sue vecchissime All Star nere, completamente rotte, da buttare, un sassolino indifeso davanti a lui; e Ginevra Smith, inglese di nascita ma trapiantata in Italia da anni, la dark del gruppo, che quella mattina sfoggia un ampia gonna nera, lunga fino ai piedi, e uno spettacolare rossetto rosso sangue.

Non si sa bene perché la Luisa e la Manuela abbiamo deciso di sedersi vicino a loro per aspettare l’entrata, ma Vittoria è sicura del fatto che le stanno facendo fare un sacco di risate, e gli è grata per questo. Stefano, in piedi davanti a lei, guarda storto la sua migliore amica: sa quanto può diventare bastarda con gente come quelle due, e vuole evitare spargimenti di sangue il primo giorno, almeno per quanto sia possibile. Vittoria alza le spalle, ad indicare che, per il momento, non ha intenzione di parlare, ma si limita solo a ridere piuttosto rumorosamente tra un tiro di sigaretta e l’altro.

Seduta accanto a lei la Fede gioca con i capelli di Giulio, divertendosi ad intrecciarglieli, rendendoli ancora più arruffati e ingarbugliati di come non siano già, rispondendo alle occhiatacce assonnate del ragazzo con dei mega sorrisi allegri, mentre appollaiati sullo schienale della panchina, in equilibri piuttosto precario, ci sono Filippo e Ginevra, impegnati a decidere se le sigarette facciano più o meno male dell’alcol.

Il suono della campana d’inizio costringe i ragazzi ad alzarsi malvolentieri, e a trascinarsi fino all’entrata strascicando i piedi calzati in gran parte da vecchie All Star - nel caso della Luisa e della Manuela da ballerine nere con tacchetti – e mettendosi in spalla gli zaini e le borse.

L’edificio accoglie la quarta B – adesso raggiunta da molti altri componenti – con le sue solite pareti scrostate, minacciose di crollare addosso ai poveri studenti da un momento all’altro, e il suo solito odore di chiuso e di vecchio.

La loro aula è all’ultimo piano quest’anno, quindi con grande scazzo di Stefano – notoriamente pigro come un orso andato in letargo – i ragazzi sono costretti a salire tre rampe di scale, appoggiandosi alle ringhiere di ferro battuto per non cadere in preda al sonno.

Entrati in classe uno spettacolo fin troppo familiare si presenta davanti ai loro occhi: dieci banchi doppi disposti nelle maniere più assurde che aspettano solo di esser sistemati, ovviamente senza risparmiar loro le scritte oscene risalenti ai precedenti proprietari sulle loro superfici e le gomme da masticare appiccicate sui sottobanchi.

Vittoria sbuffa sonoramente, recuperando il primo banco che le capita sottomano e sistemandolo in fondo all’aula, rigorosamente vicino alla finestra.

Sarà un anno duro, questo.

 

 

Giulio sta scarabocchiando sul banco qualcosa che assomiglia vagamente a un mostro a cinque teste, mentre, a qualche banco di distanza da lui, la Fede sonnecchia con la testa appoggiata al banco e l’mp3 di Stefano nelle orecchie. Giulio pensa che Federica ha la straordinaria capacità di essere divertente anche quando dorme: basta vedere la sua espressione di quel momento, completamente abbandonata al dormiveglia, indifferente del ciuffo di capelli castano scuro che le cade esattamente al centro della faccia e del filo del mp3 incastrato tra il braccio e l’orecchio, in un nodo che sarà difficile sciogliere al suo risveglio. Perché alla fine la Fede è esattamente quella che si dice una ragazza simpatica: sempre con la battuta pronta, di un’allegria travolgente e con una voglia di vivere che mette quasi paura a lui e a Stefano, che nella loro, di vita, non farebbero altro che dormire e mangiare. Il fatto è che, si ritrova a pensare Giulio, la Fede non è solo una ragazza simpatica e divertente: è anche parecchio carina. Forse di una bellezza un po’ strana, questo si, che non è la bellezza stereotipata di quell’oca della Luisa o quella misteriosamente seducente di Ginevra, ma è comunque bella con quei suoi capelli ricci dal taglio strano, con quella treccia rasta più chiara che le scende lungo il collo, e i suoi occhi sono davvero i più belli che lui abbia mai visto. Giulio si scopre a pensare, mentre ultima il dragone a cinque teste con un rapido tratto della matita, che non sarebbe affatto male se la sua amicizia con la Fede diventasse un po’ più…intima.

Resta solo capire come riuscirci.

 

 

Accanto a Vittoria che prende freneticamente appunti di storia – alla lavagna, in piedi con un completo di un arancione sgargiante, c’è la Bossi, la professoressa di storia più pallosa dell’intera scuola – Stefano pensa che è ora di dare una svolta alla sua vita sentimentale.

Ha avuto un paio di ragazze l’anno passato, ma nessuna è stata capace di farlo innamorare sul serio, di andare oltre all’attrazione fisica e allo stare bene insieme, di fargli capire cosa diavolo è quel sentimento che tutti si ostinano a volergli descrivere come travolgente.

In effetti Stefano è incuriosito da tutte quelle descrizioni – in primis da quelle di Vittoria, dichiaratamente cotta da anni di Filippo, nonostante il sottoscritto non l’abbia mai saputo, almeno non per confessione della ragazza - ed è qualche tempo che pensa a chi mai potrebbe essere la ragazza capace di fargli scoprire quel sentimento.

A dire la verità qualche idea in mente ce l’ha, ma non è sicuro che sia quella giusta.

Cioè, forse il fatto che abbia tutti questi dubbi indica solo che non vuole rovinare l’amicizia che lo lega a questa ragazza, ma è anche vero che se non ci prova con lei non potrà mai scoprire se sono fatti l’uno per l’altro, e non solo come amici di bevute e nottate di pazzie.

In fondo che lui sappia la Fede non è legata a nessuno, e tantomeno innamorata di qualcuno che non sia Jim Morrison, quindi teoricamente è libera e disponibile come l’aria.

Perché deve ammetterlo, la Fede l’ha sempre intrigato: quell’aria simpatica e scanzonata che la contraddistingue sembra nascondere un temperamento piuttosto sexy, pronto ad esplodere al momento giusto. In più i suoi occhi color cioccolato sono meravigliosamente affascinanti e il suo sorriso ha la capacità di trasformare la giornata più brutta del mondo in una giornata se non perfetta almeno accettabile. Stefano ha deciso: farà innamorare la Fede di lui, e costruiranno una storia perfetta, a base di birra, rock e tanto amore.

Federica è precipitata in uno stato di dormiveglia, conciliato dalla soporifera lezione della Bossi che non accenna a voler finire e dalla levataccia mattutina a cui non è più abituata.

Così, con l’mp3 di Stefano nelle orecchie che spara i Doors a tutto volume – e la sensualissima voce del suo amato Jim che la culla – il sonno sta pian piano prendendo la meglio sulla consapevolezza che è a scuola, e dovrebbe stare attenta alla lezione più noiosa a cui abbia mai partecipato. Ci sono cose, pensa Fede, che è impossibile contrastare: una di queste è il sonno.

Un’altra è la crescente attrazione che ormai prova da un bel pò verso quello che da un paio d’anni è il suo compagno più fidato di sbronze, che in quel momento la sta guardando sorridendo da qualche banco di distanza.

La Fede pensa che Stefano sarebbe tutto meno che un ottimo fidanzato, uno di quelli che ti comprano le rose e ti aprono le porte per intenderci, ma pensa anche che questa è un ottima cosa, considerando la sua avversione per i tipi del genere. Stefano è uno con cui puoi bere, puoi fumare, puoi suonare e puoi anche divertirti da pazzi, ma sempre senza impegno, con naturalezza, senza legami o costrizioni. Ecco perché le sue due ultime storie non hanno funzionato: quelle ragazze non avevano capito che Stefano non sopporta i legami, di alcun genere.

Anzi, si dice Federica, forse di legame ne sopporta uno, ma è talmente saldo, talmente vecchio, che per il loro gruppetto è diventato quasi invisibile. Sta parlando del legame che lo lega a Viki ovviamente, un legame che con l’amore centra poco, ma che sicuramente non può essere ridotto ad una semplice amicizia, come quella che invece lega loro due. Perché Fede ne è convinta: il loro legame è questo, una semplice amicizia, alcolica perlopiù, e difficilmente potrà diventare qualcos’altro, anche se, lo deve ammettere, ultimamente è sempre più difficile nascondere il suo interesse nei confronti del bel batterista dai lunghi capelli neri.

La Fede sospira rumorosamente, chiudendo definitivamente gli occhi: accarezzare i lunghi capelli di Stefano sciogliendo la solita coda bassa con cui li raccoglie è un desiderio destinato a rimanere nei suoi sogni più intimi.

 

 

A Vittoria la storia piace, anche parecchio, ma studiarla con la Bossi mette a dura prova anche la sua passione e il suo interesse di solito vivissimo per tutto ciò che riguarda mummie, cavalieri e regine. La lezione sta quasi terminando, e la pagina di quaderno su cui Vittoria sta scrivendo gli appunti è quasi completamente piena di date e nomi piuttosto assurdi. La ragazza sbuffa, posando con un gesto seccato la penna, rinunciando definitivamente a seguire l’intricato diagramma di flusso che la Bossi sta tracciando da un’ora alla lavagna, e volge la mente altrove.

Precisamente la volge – e con lei volge anche lo sguardo – al banco affianco al suo dove, abbandonato sulla sedia con un’espressione da pesce lesso, giace Filippo, lo sguardo perso nel vuoto e le dita che tamburellano rumorosamente sul banco. Filippo le piace da anni, da quel ormai lontano primo giorno di liceo, quando entrò in classe clamorosamente in ritardo inciampando in una sedia grazie alle scarpe dai lacci perennemente sciolti e trascinò con sé nella sua caduta anche la povera Vittoria, allora una ragazzina bassissima e dall’aria perennemente imbronciata.

Filippo non ha mai saputo della sua cotta, e a ben ragione pensa Viki, viste le poche possibilità di riuscita di una sua ipotetica dichiarazione. Perché Vittoria pensa che lei, con il modello di ragazza ideale che Filippo non manca mai occasione di esporre, c’entri veramente poco. A lui piacciono le ragazze come Ginevra, seducenti, affascinanti, dall’aria misteriosa, oscura, non quelle come lei, maschi mancati con una seccante propensione alla storia e al sarcasmo. E infatti gli sguardi di Filippo non sono mai rivolti a lei, ai suoi jeans scoloriti e laceri e alle sue magliette larghe, ma alle lunghe gonne di Gin che nascondono le gambe pallide, coperte dalle calze a rete, e ai suoi rossetti scuri che non fanno altro che evidenziare l’anellino d’argento che buca il labbro inferiore della dark.

Per carità, Vittoria non ha niente contro Gin, è una delle sue più care amiche, ma a volte vorrebbe che qualcuno guardasse anche lei, guardasse oltre la faccia acqua e sapone e i vestiti larghi.

Filippo non è quello che si dice esattamente un bel figo, ma a Vittoria questo non importa: è esattamente il suo tipo. Slabbrato e lacero anche lui, con occhiaie perenni e la barba incolta che gli marca le guance scavate, Filippo pare appena uscito da un centro sociale in preda ad un attacco di rota da ero. E la cosa a Vittoria attrae. Eccome se la attrae.

Ginevra accavalla le gambe, sbattendo appena contro quelle della Fede, incrociate in una posizione assurda sotto il banco. Le dà fastidio non riuscire a prendere sonno tanto facilmente come riesce alla sua compagna di banco, ma in fondo pensa che ognuno ha un suo talento particolare. Evidentemente il suo è ancora nascosto, ma prima o poi troverà il modo di farlo saltare fuori, a costo di doverlo cercare in tutti i modi possibili. Le dà fastidio anche la voce monotona della Bossi che tenta di interessare la classe a un altro re morto da secoli, incurante del fatto che in mezzo a quel mare di studenti addormentati l’unica che sta seguendo – o almeno ci sta provando – è Vittoria, e non certo perché la lezione la sta prendendo. Ginevra sbadiglia, coprendosi con la mano pallida la bocca coperta di rossetto scuro, e si passa una mano tra i capelli neri e rossi, mossi e lunghi fino alla schiena, scotendoli leggermente. La noia regna sovrana nella classe, osserva la ragazza, e di certo non aiuta il fatto che dalla finestra si possa intravedere quel leggero sole invitante che fino a pochi giorni prima poteva essere goduto senza alcun impedimento.

Non che lei abbia passato l’estate godendosi il sole: si è chiusa nella sua casa in montagna, uscendo la sera ed evitando il sole come la peste per tutti e tre i mesi. Capisce però che per i suoi compagni quella visione renda tutto ancora più drammatico. Ginevra nota che tra i suoi amici sta correndo qualche occhiata di troppo: Stefano e Giulio fissano insistentemente la Fede addormentata vicino a lei, mentre Vittoria ha smesso si seguire la Bossi e si limita a fissare Filippo in uno stato di trance. Ginevra scuote la bella testa, passandosi una mano sul volto dal colorito quasi cadaverico: guai in arrivo. Ha sempre pensato che nel loro gruppetto presto o tardi le cose si sarebbero complicate per via di qualche cotta non troppo corrisposta, ma non pensava che le cose fossero così complicate. O meglio, non pensava che l’unica ad essere immune a innamorarsi fosse lei.

 

 

Filippo sta dormendo ad occhi aperti. Vorrebbe stare attento, lo vorrebbe davvero, ma il sonno e la noia sono più forti di lui: non riesce a tenere lo sguardo fisso per terra, figuriamoci sul panda in arancione in piedi alla lavagna. Forse tutta questa fatica a svegliarsi è dovuta alla mancanza di sonno accumulata in quegli ultime tre mesi, quando non dormiva per più di tre ore a notte, o forse è solo dovuta al fatto che la Bossi farebbe addormentare perfino un sasso. Anzi, farebbe addormentare perfino Vittoria, la più grande appassionata di storia che lui abbia mai conosciuto.

Non l’ha mai capita la passione di quella ragazza per la storia, ma in fondo lui di Vittoria ha sempre capito molto poco. L’ha sempre vista in lontananza, come si guarda una sorellina minore che si vuole proteggere ma che non si riesce ad avvicinare, come una ragazza quasi del tutto incomprensibile, dalle mille sfaccettature. Non riesce a classificarla con un tipo di ragazza, come riesce invece a fare perfettamente con la Fede – la ragazza simpatica, divertente, allegra, mai senza il sorriso – e con Ginevra – quella misteriosa, seducentemente contorta – o con il resto delle ragazze che conosce, tutte rientranti nello stereotipo delle ragazze carine ma oche.

In realtà deve ammettere che non l’ha mai interessato parecchio capire Vittoria, essendo molto più propenso ad altri tipi di conoscenza con altri tipi di ragazze. Ragazze come Ginevra, ad esempio.

Non Ginevra in sé e per sé, perché è perfettamente a conoscenza del fatto che tra lui e Ginevra non potrebbe mai succedere niente – troppo diversi e troppo uguali allo stesso tempo, un vero concentrato di problemi e complicazioni – ma a quelle come lei: fredde, dalla bellezza oscura, dallo sguardo glaciale, l’aria dark. A dire la verità ne ha conosciuta una, di ragazza così, quell’estate, ad un concerto metal visto a Perugia, ma purtroppo ha perso le sue tracce immediatamente dopo la fine del concerto e quella quindi quasi simultanea del loro incontro "ravvicinato". Filippo si allunga ancora di più sulla sedia, sbadigliando apertamente e passandosi una mano sul volto per sfregarsi la lunga barba incolta.

E’ sicuro: deve ritrovare quella ragazza.

 

*

 

" Porca miseria, la vuoi smettere di fumare e prestarmi un minimo d’attenzione, per favore?"

" Non vedo il perché dovrei fare una cosa simile, cara la mia Viki"

" Pechè sto cercando di parlarti seriamente, pezzo di genio!"

" Tu? Parlare seriamente? Ma quando?"

Vittoria sbuffa, incrociando le braccia in grembo e guardando storto Stefano, seduto sul suo letto in preda ad un attacco di bruciante noncuranza nei suoi confronti.

Il ragazzo continua a fumare, sorridendo sornione alla sua migliore amica, appollaiata sulla scrivania di legno di fronte al letto.

" Sul serio, Ste, ho bisogno di parlarne con qualcuno"

" E tu pensi che questo qualcuno sia io?"

" Beh, con chi altro ne dovrei parlare?"

" Non lo so! Con la Fede magari, che sicuramente ne capisce più di me in queste cose"

" La Fede ha altro per la testa, te lo assicuro…"

" Ah si? E cosa, precisamente?"

" Non cosa, piuttosto chi"

" Chi allora?"

" Non posso dirtelo. O meglio, non sono ancora del tutto sicura di questa cosa, quindi è meglio non parlarne fino a quando la Fede non confermerà tutto"

" Cosa dovrebbe confermare la Fede?"

" Stefano, smettila di parlare della Fede e ascoltami!"

" Sono tutt’orecchi"

Vittoria incrocia le gambe e vi appoggia sopra i gomiti, tenendosi la testa ferma fra le mani.

Stefano la guarda, incuriosito: quando la Viki fa così significa una sola cosa: vuole parlare di Filippo.

" Allora?"

" Allora a Filippo piace Ginevra"

Stefano scoppia a ridere, ciccando la cenere della sua sigaretta in un posacenere di fortuna, scovato da qualche parte sotto il letto di Vittoria.

" Ma che vai dicendo!"

" Lo giuro, non hai visto come la guarda?"

" Vittoria, la guarda così solo perché Ginevra deve essere guardata così!"

" In che senso?"

" Nel senso che Ginevra attira quel genere di sguardi da tutti, non solo da Filippo. E’ una cosa naturale, non ci si può far niente"

Vittoria si accende una sigaretta e tira una lunga boccata.

" Quindi mi stai dicendo che solo perché la guarda come qualcuno guarderebbe il Santo Graal non vuol dire che sia innamorato di lei?"

" Esattamente. E poi dai, ce lo vedi Filippo innamorato di Gin?"

" In realtà si. Sono uguali, sarebbero perfettamente atroci insieme"

" Appunto. Atroci. E Filippo è abbastanza intelligente da sapere che con Ginevra non potrebbe funzionare. Mai"

" Quindi non devo preoccuparmi?"

" Di Ginevra no. Ma di qualche altra ragazza probabilmente si"

Stefano spegne la sigaretta e stringe il nodo che lega i suoi capelli. Odia parlare di queste cose con Vittoria. La fanno sembrare troppo bambina, molto diversamente da come è in realtà.

Vittoria dal canto suo continua a tirare lunghe boccate, facendo uscire il fumo in piccoli cerchi che si spezzano solo dopo qualche secondo.

Fumare la rilassa, le ha sempre fatto quest’effetto. E sa quanto bisogno abbia di rilassarsi in questo momento.

" Quindi cosa devo fare?"

" Non lo so, Vic, non lo so. Probabilmente quello che ti senti di fare"

" Cioè niente"

" Cioè qualsiasi cosa ti faccia smettere di ossessionarmi con questa storia"

Vittoria finisce la sigaretta e scende dalla scrivania, andando ad aprire la finestra.

Le colline sotto di loro sono illuminate dal tramonto d’inizio autunno, il vento è fresco e toglie quasi subito l’odore di fumo dalla stanza.

" Va bene, Stefano"

 

La Fede pensa, fissando una cassa d’acqua vuota appoggiata ad un muro del suo garage, che probabilmente suonare con Stefano sia la cosa più eccitante che mai capiterà a loro due. Girarsi indietro verso la sua batteria, guardarlo negli occhi e poi tornare a cantare è una cosa che le piace da morire. Specie quando il suo sguardo è ricambiato, e magari Stefano vi aggiunge anche un sorriso un po’ spezzato, obliquo, e poi torna a concentrarsi sui piatti mantenendo quel sorriso.

Hanno fatto così anche oggi: lei si è girata, lo ha guardato, lui le ha sorriso e poi ha abbassato lo sguardo. Fede ondeggia davanti al microfono, mentre socchiude gli occhi e continua a cantare, scuote la testa al ritmo della musica, facendosi dondolare la treccia rasta davanti agli occhi.

Effettivamente, si dice la Fede mentre la canzone sta per finire, suonare insieme è eccitante sul serio. In fondo mentre suonano Stefano non ha molte possibilità di girare la testa in giro, quindi è costretto a guardare dritto davanti a lui, e davanti a lui c’è lei, che si agita e balla.

Non che la Fede pensi di essere un bello spettacolo, ma perlomeno Stefano, volente o nolente, è costretto a guardarla. E prima o poi si accorgerà che, alla fin fine, che anche lei è una ragazza. No?

" Tieni Fede, bevi che ti fa bene"

Federica guarda Stefano che le sta porgendo una birra scura, una delle loro preferite.

Evidentemente il momento della rivelazione è ancora lontano. Parecchio.

 

Giulio dorme in una posizione stranissima: è supino, con le gambe incrociate tra loro e le braccia aperte, come se fosse appena stato messo in croce. Inoltre Giulio non riesce ad addormentarsi se nella sua stanza non rimbomba la sua sacra musica, nient’altro che i Nirvana.

Vittoria si è sempre chiesta come diavolo sia possibile addormentarsi con quella musica, e addormentarsi anche piuttosto profondamente, tra l’altro. La camera di Giulio è disordinata all’inverosimile, tant’è che la ragazza ha qualche seria difficoltà a trovare l’amico, sepolto ai piedi del letto sotto un cumulo di vestiti non troppo puliti. Quando finalmente riesce a trovarlo e a spostare la montagna sopra di lui, Vittoria si accorge che svegliare Giulio in quel momento sarebbe come svegliare il can che dorme: un suicidio. Così si siede sul letto enorme, dove di Giulio ne c’entrerebbero tre, e appoggia la schiena alla testata di legno placcato di grigio chiaro, infilandosi nelle orecchie le cuffiette dell’ mp3. Non ce la fa proprio ad ascoltare i Nirvana in quel momento.

 

Ginevra è appollaiata su una poltrona, rigorosamente nera, in un angolo della sua camera. Sta leggendo, mentre dallo stereo a basso volume suonano i Cure, e le tendine scure impediscono alla luce del tramonto di illuminare la stanza, almeno non troppo. Non ha molta voglia di uscire, preferisce rimanere lì, da sola nella sua stanza con i suoi pensieri. Gli altri non le vorranno a male, sanno che ogni tanto preferisce la solitudine alla loro compagnia. Ginevra chiude il libro, fissando la parete viola scuro della sua stanza. Le manca l’Inghilterra. Cazzo, quanto le manca.

 

Filippo sa che fumare così tanto non giova certo alla sua salute, ma non può farne a meno.

Il fumo lo rilassa, gli permette di distendere i nervi,di calmare le incazzature. Non che in quel momento sia incazzato, ma potrebbe diventarlo presto se Stefano fa un altro minuto di ritardo.

Poi lo vede: sta correndo qualche metro più avanti, la borsa nera che gli sbatte aritmicamente sul fianco, i capelli neri completamente usciti dalla solita coda bassa.

" Finalmente!"

" Scusa il ritardo, stavamo provando"

" E tutto questo tempo ci è voluto?"

" Beh, poi mi sono fermato a bermi una birra con la Fede"

" Tu ne bevi troppe, di birre con la Fede"

Stefano guarda storto l’amico. Sull’argomento è molto suscettibile al momento.

" Vaffanculo, Fil. Che stai cercando di dirmi?"

" Niente. Adesso muoviti, siamo in ritardo"

I due s’incamminano lungo una stradina terrosa, alla cui fine c’è il loro pub preferito.

E’ ora di festeggiare come si deve l’inizio dell’anno scolastico.

 

Nuova storia, e stavolta si parla di sei ragazzi normali, alla prese con il loro penultimo anno di scuola e le loro vite quotidiane di diciasettenni innamorati.

Spero vi piaccia, e spero che in almeno uno di questi sei personaggi riusciate a trovare un pò di voi stessi. Io ce l'ho fatta. Fatemi sapere cose ne pensate voi...

Ciocco

  
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