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Autore: Freak_    20/01/2013    1 recensioni
Questa one-shot non è a scopo di istigare al bullismo, anzi.
Sono solo pensieri (inventati dalla sottoscritta) su come si ci può sentire ad essere vittima di un qualcosa di più grave di noi. E si pensa di non aver più speranze.
Dalla one-shot:
E ora sarò tra altri tanti.
Tra altri tanti autolesionisti. che si suicidano.
Tra altri tanti adolescenti incompresi. che si suicidano.
Tra altri tanti omosessuali giudicati, che si suicidano.
Tra altri tanti chiamati “froci” solo per i propri gusti, che si suicidano.
Tra altri tanti ragazzi vittime di un qualcosa di più forte, che si suicidano.
Tra altri tanti che avrebbero voluto essere solo delle stelle, che si suicidano.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono solo “uno tra altri tanti”
 
 
-Io credo…-
-Zitto frocio!-
 
 
***
 
Sento il freddo del marmo sotto i piedi, l’aria fresca della sera inoltrata mi smuove i capelli un po' lunghi e il pigiama rosso che indosso. Vedo le macchine sotto di me che si muovono ancora frenetiche sotto le luci dei lampioni e le insegne dei vari ristoranti, bar, negozi ancora aperti, ignari di quello che accade sopra di loro.
Da qui, si vedono le stelle non oscurate delle luci della città. Ed è bello guardarle illuminare il cielo di notte, danno una sensazione di speranza. Nonostante esse vengano oscurate, basta salire un po', aspettare, e poi eccole lì a fare da co-protagoniste nel cielo della luna.
Sono così belle nonostante non siano loro in prima scena. Sono importanti quanto quel satellite dall’aria pallida e un po' distrutta.
Vorrei essere come loro, poter brillare nonostante non sia una luna.
Non posso e non devo distrarmi ora, ho da fare una cosa più importante e non posso non portarla a termine.
Sento una sostanza viscida attaccarsi ai miei polsi. La conosco troppo bene, anzi lo conosco troppo bene. Ho scelto il pigiamo rosso appunto per questo così il sangue si sarebbe confuso col colore e forse non l’avrei notato. Ma sento quell’odore simile al rame impregnarmi le narici, il vento freddo soffia sui polsi facendomi rabbrividire dove le ferite sono ancora un po' aperte. 
Una lacrima scende involontaria, rabbia, delusione, incomprensione, odio e tanto altro, repressi per troppo tempo, iniziano a sfociare in delle fottutissime lacrime. E le odio, perché io so di essere debole, non ho bisogno di alcune gocce di acqua salata per dimostrarmi per l’ennesima volta quanto sono debole. Un motivo in più per la mia causa.
Passo frenetico le mani sugli occhi e alcune tracce di sangue si impregnano  sulle guance. Ora sembrerà che io abbia pianto sangue. Wow. 
Ma non me ne fregherà più, ora finirà tutto finalmente.
Faccio un passo più avanti e sento il rumore della città farsi più vivido. Quanti ora staranno ridendo sotto di me? Quanti ora si staranno dichiarando il loro amore? Quanti ora saranno indecisi su cosa dire? Quanti ora camminano sorridenti per le strade? Quanti staranno facendo qualcosa di felice mentre io sono qui? Tutti. Nessuno si preoccuperebbe di quello che sto facendo.
E per una volta, avrei voluto essere tra i tanti. I tanti che stanno vivendo sotto di me. Avrei voluto solo questo, era chieder tanto?
Forse si. Forse per un volere superiore io non dovevo essere tra i tanti.
E ora sarò tra altri tanti.
Tra altri tanti autolesionisti. che si suicidano.
Tra altri tanti adolescenti incompresi. che si suicidano.
Tra altri tanti omosessuali giudicati, che si suicidano.
Tra altri tanti chiamati “froci” solo per i propri gusti, che si suicidano.
Tra altri tanti ragazzi vittime di un qualcosa di più forte, che si suicidano.
Tra altri tanti che avrebbero voluto essere solo delle stelle, che si suicidano.
Sono solo “tra altri tanti”, quelli non felici, non destinati ad avere un bel futuro se non si ribellano. E forse, non sanno come ribellarsi a delle ingiustizie. Forse sono solo stanchi per aver provato e non esserci arrivati. Stanchi di deludersi per i propri fallimenti. Stanchi forse di se stessi.
E sento come il mio corpo sferza l’aria mentre cado verso l’asfalto caldo della strada. 
Il rumore della bella vita mi invade la testa.
Le luci illuminano la mia discesa.
Percepisco l’adrenalina scorrermi nelle vene.
Ascolto i battiti frenetici del mio cuore.
Leggo i miei pensieri che invadono il mio cervello “fine. Sarò felice. È finita”.
Ed è davvero quasi finita. Le grida di persone incoscienti della mia vita gridano vedendomi cadere.
Non dovrebbero gridare, perché sono felice.
Sarò una stella ora.



Note-che-vorrei-leggeste-
Salve, se siete arrivati fin qui molte grazie.
Vorrei precisare che le parole scritte sono inventate, quindi se c'è qualcuno che si ritrova in queste frasi non faccia un atto del genere, anzi.
Ho voluto (tentato) di scrivere quello che penserebbe una vittima di bullismo -in questo caso un omosessuale- come vede la vita dal suo punto di vista. In questo caso, il personaggio inventato, ha scelto la morte, ma c'è ovviamente l'altra scelta (la razionale da prendere) di vivere.
Finito il monologo in cui, spero, ho tolto dalla mente di qualcuno il pensiero del suicidio e aver specificato che ho voluto descrivere l'altra alternativa che non va presa, dico altre due parole.
Non credo di aver descritto a pieno quello che penserebbe una vittima di questi -ahimè- episodi abbastanza frequenti, ma spero che voi abbiate colto il significato di come potrebbe sentirsi un ragazzo vittima di atti del genere.
E ora vado.
Arriverderci e grazie per l'attenzione,
Freak_
  
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