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Autore: Scarlett Carson    20/01/2013    4 recensioni
Questa breve oneshot-songfic, è stata ispirata dalla canzone di Mai Kuraki - Koi ni KOishite.
Trama: Kaito e Aoko litigano per l'ennesima volta, ma stavolta sembra essere davvero grave, Aoko si sente ferita e non poco; Kaito non sa che fare ed escogita un appuntamento per dire quello che non hanno mai avuto il coraggio di dirsi.
spero vi piaccia ;) ;)
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoko Nakamori, Kaito Kuroba/Kaito Kid
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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My Secret Love

 

 

Aoko stava tornando a casa da scuola col suo amico d'infanzia, Kaito Kuroba.

Avevano litigato per l'ennesima volta, ma stavolta sembrava non volergliela perdonare, aveva esagerato: aveva detto ad un suo amico, che avrebbe preferito mille volte andare ad un spettacolo di magia che stare con lei. Ovviamente lei stava origliando la conversazione di Kaito con un suo amico, e dopo aver sentito quelle parole, lei era sbucata fuori dal suo nascondiglio e gliene aveva dette di tutti i colori. In realtà soffriva per quello che aveva detto l'amico, tant'è che, dopo essersi sfogata così, era scappata via in lacrime. Si era rifugiata sulla terrazza della scuola per tutta la pausa pranzo, senza toccare cibo.

Durante le lezioni, non rivolse né uno sguardo, ne una parola al suo “amico”.

Alla fine della giornata, si era ritrovata con lui al suo fianco, a condividere la strada per il ritorno.

Non sapeva come gestire la situazione, da una parte voleva urlargli contro tutto quello che gli aveva sempre rinfacciato: che era un insensibile, e che era uno stupido.

Dall'altra, invece, avrebbe voluto scoppiare a piangere, chiedergli il perchè di tutta quella freddezza nei suoi confronti, ma non solo per quella volta, ma per tutte le volte che lo aveva fatto.

Invece, nessuno dei due si decideva a dire qualcosa.

Per quello che lo riguardava, Kaito, non immaginava che lei stesse ascoltando la sua conversazione con Yaiba. Il fatto è che aveva risposto così perchè era troppo imbarazzato per quello che gli aveva chiesto! Ma non voleva davvero dire quello che aveva detto. Ma quando la ragazza era saltata fuori dal suo nascondiglio, e aveva detto tutte quelle parole su di lui, su come fosse sempre meschino con lei e cattivo, per dirla tutta, non se l'era sentita di controbattere, perchè era vero.

Ma dopo tutta la giornata passata a quel modo, non era più solo abbattuto per quello che era successo, ma peggio: era adirato anche lui, perchè stavolta l'aveva fatta grossa.

Ma non era arrabbiato solo con se stesso, ma anche con Aoko, la quale non le dava opportunità per farsi perdonare, o quanto meno spiegare, ma cosa doveva spiegare poi? Non lo sapeva nemmeno lui perchè.

 

Arrivata davanti casa, la ragazza si fermò per prendere le chiavi di casa, finite chissà dove al fondo della borsa.

Intanto, Kaito era rimasto li ad osservarla. Doveva fare qualcosa, o almeno provarci. Altrimenti non avrebbe mai risolto nulla, e non voleva che le cosa andassero avanti così per chissà quanto tempo.

La smetti di fare così? Per quanto ancora vuoi ignorarmi?” sbottò, ad un certo punto, il ragazzo. “No, maledizione, non era questo quello che volevo dirle!”

Aoko si girò di scatto e ringraziò se stessa per non essere ancora scoppiata in lacrime e trovò la forza per rispondere: “Così come? Non sono io quella che ha detto delle cose orribili sull'altro! Cosa volevi dire col fatto che era meglio un spettacolo di magia che... stare un po' con me?” disse, abbassando di qualche tono la voce sulle ultime cinque parole.

Nulla, esattamente nulla, mi ha chiesto un parere e io glielo dato! Punto, non c'è altro che devi sapere!” disse, lui alzando la voce di qualche tono in più.

Ma che sto dicendo?”

Va bene, allora possiamo anche salutarci!” disse lei, trovando finalmente la chiave e facendola passare per il buco della serratura, con mani tremanti: lo sapeva, ancora poco e sarebbe scoppiata in lacrime per la seconda volta, ma per la millesima volta per lui, sempre per lui.

Aprì la porta, si fiondò dentro e, una volta chiusa la porta, scoppio a piangere, i suoi occhi ormai, erano cascate d'acqua.

 

Il ragazzo rimasto li, dopo che lei ebbe sbattuto la porta di casa, si maledì da solo per quello che le faceva ogni volta: non bastava mentirle ed essere la persona che più odiava, ma doveva anche farla piangere quando era Kaito Kuroba.

Ma come poteva spiegarle quello che era successo dentro di lui, dopo quello che aveva sentito quella mattina a scuola. Senza poter fare altro, andò verso casa, sperando di trovare una soluzione al più presto possibile.

Quanto sperava poi di poter mantenere la sua poker face perfetta, in una situazione simile?

Non molto a lungo, questo era certo.

 

Era sera ormai, e Aoko era a casa sola, quella sera suo padre aveva del lavoro in ufficio da sbrigare, e lei era grata che non avesse dovuto assistere a quello che era successo, sia sulla soglia di casa, sia dentro casa. Una volta che era entrata, aveva esaurito tutte le sue lacrime per quel giorno, non ne gli era rimasta nemmeno una goccia, e adesso si sentiva vuota, triste e sola. Odiava quando facevano così lei e Kaito, ma sapeva che la colpa era anche sua, era molto irascibile e questo lo sapeva ma non poteva cambiare se stessa. Cosa ne poteva sapere poi lui, di quello che accadeva al suo cuore ogni volta che lo sentiva parlare a quel modo di lei? Sapeva di non essere bella, formosa e che era anche un po' imbranata, ma sapeva anche che lui non poteva capire il suo cuore innamorato. Innamorato di lui, da sempre. Aveva continuato a battere solo per lui e ogni volta che si avvicinava o le donava un sorriso o stava con lei, batteva sempre più. Quasi volesse uscire e dirgli: “Ehi! Io sono qui, batto così solo per te, prendimi per favore. Prendimi con te!”

Ma, sapeva, che non sarebbe mai successo, lui non poteva provare le sue stesse cose, no altrimenti non si sarebbe mai comportato così. Mai. Almeno così pensava.

Il punto era che ogni persona, gelosa o meno che fosse, reagiva alle cose in modo diverso, lei reagiva così, Kaito... chissà. Non lo sapeva, era come se avesse una perenne maschera, non capiva mai cosa gli passava per la testa.

Eppure, le venne in mente, che quando voleva, con lei, sapeva essere davvero dolce: il regalo di compleanno che le aveva fatto per i 17 anni, le era rimasto impresso, e come era andato in suo soccorso quando erano in gita in montagna, sulle piste da sci; quando con un sorriso, e una rosa, le aveva rievocato il più bel ricordo della sua vita: quando lo aveva conosciuto.

No non poteva non amarlo dopo tutto quello che aveva fatto per lei, poteva fare e dire tutto ciò che gli pareva, ma non avrebbe mai cambiato i sentimenti che provava quando lui era nei paraggi, anche quando era solo nella sua testa, nei suoi sogni, nei suoi pensieri, ogni giorno, in ogni momento. Sempre. Non voleva assolutamente che la lasciasse sola, non glielo avrebbe permesso! Non avrebbe resistito senza di lui! Tutto era inutile senza la sua presenza, i suoi trucchi di magia, le sue battutine, i suoi “hobby”, se così poteva dirsi, il suo vizio di alzarle sempre la gonna per sapere il colore delle sue mutandine, quasi gli potessero dire chissà cosa su di lei.

Non voleva che la lasciasse, non così, non per qualcosa che si poteva risolvere, senza che fossero così testardi! Lui era il suo amore segreto, e nessuno le avrebbe impedito di amarlo sempre di più, ogni giorno che passava, potevano mentire, lei poteva mentire a tutti anche a se stessa, ma non poteva farlo col suo cuore, non era facile da ingannare.

 

***

Una figura bianca volava nella notte, illuminata solo dalle stelle e dal fascio di luce che la luna donava.

Non aveva in programma nulla, e quindi poteva volare senza che nessuno si aspettasse di vederlo. Gli piaceva volare così, lo liberava dai brutti pensieri e lo aiutava a riflettere.

Ma stavolta era diverso, un senso di vuoto si era impadronito di lui, come se gli fosse stato cavato via qualcosa ma non sapeva dire bene di cosa si trattasse, sapeva solo che faceva male, e tanto anche.

Non gli piaceva lasciare le cose in sospeso, avrebbe trovato il modo di risolvere anche quel problema, ci sarebbe riuscito come sempre, altrimenti non era il più grande mago del secolo!

Ma a quel problema non era facile trovare soluzione. Volando nel buio della notte, quasi non si accorse della strada che aveva preso. Si era fermato su un tetto, per riposarsi, ma solo qualche minuto dopo, dopo che fu sceso dal tetto al balcone, si rese conto di dove era capitato, inconsciamente.

Con uno sguardo tra il terrorizzato e il curioso, si voltò lentamente verso la porta-finestra, sapeva come aprire quella porta, non era poi così difficile e, con un trucchetto che solo lui conosceva bene, fece scattare la serratura ed entrò.

Una leggera brezza fresca pervase in tutta la stanza, e, li vicino, una figura con una lunga camicia da notte, dormiva tranquilla nel suo letto. Una ciocca di capelli venne scompigliata dal leggero vento. Kaito, che in quel momento era per tutti ladro Kid, avanzò fino ad arrivare ai piedi del letto dove Aoko giaceva, inerme.

Non era la prima volta che si intrufolava in camera sua di notte, come Kid, anzi lo faceva molto spesso nell'ultimo periodo, specialmente quando litigavano. Sembrava quasi che guardarla dormire gli desse la soluzione a tutti i loro problemi.

Si sedette sul bordo del letto, per non fare in modo che non si accorgesse della sua presenza; in genere aveva il sonno pesante e quindi difficilmente la svegliava, ma sentiva che quella volta era diverso, quasi come se si sforzasse di dormire ma comunque non mostrava cenno di svegliarsi.

In genere il suo volto, era sorridente quando dormiva, quella volta era diverso e lui non poté fare a meno di pensare a quello che le aveva fatto cambiare espressione: era stata tutta colpa sua. Il suo sguardo era triste, attorno agli occhi c'era un alone rosso, segno che aveva pianto molto, si sfilò un guanto e le toccò la guancia rivolta verso di lui, l'altra era rivolta verso il cuscino: era ancora umida dalle lacrime. Non poteva sopportare di vederla così, era troppo per lui, decise quindi di andarsene, ma in quel preciso momento la sentì parlare.

Kaito...” si voltò di scatto al suono nel suo nome, notò che dormiva ancora, lo aveva chiamato nel sonno, “Mi sta sognando” “...Non mi lasciare.”. Allora, a quelle parole, capì che forse, per lei, era davvero importante. E forse, si rese conto, lei era un pezzo importante della sua vita. Se no perchè ogni volta fare si tutto per salvarla, aiutarla nei momenti difficili, farla sorridere quando sembrava che ogni sorriso avesse lasciato il suo volto; perchè ogni volta si sentiva adorato quando quel detective da strapazzo, Hakuba, le si avvicinava?

Così come era venuto, se ne andò lasciando nessuna traccia di quella sua breve visita. Adesso sapeva cosa doveva fare e perchè era essenziale farlo.

 

***

 

Il mattino dopo, era un sabato molto soleggiato e caldo per quella stagione, Aoko si svegliò alle nove. Si alzò con un mal di testa tremendo, colpa del pianto della sera prima sicuramente, e andò dritta a fare colazione.

Arrivata in cucina, si preparò un bella tazza di latte fumante e iniziò a sorseggiarlo. Notò allora ul tavolo della cucina, un biglietto piuttosto lungo: era di suo padre, l'ispettore Nakamori.

Era piegato in due e recava la scritta Aoko su un lato del foglio ripiegato.

Lo aprì e iniziò a leggere:

 

Aoko,

stamattina sono dovuto correre in ufficio perchè mi hanno chiamato d'urgenza per dei lavori, tranquilla non si tratta di Kid stavolta, è una riunione tra colleghi molto importante. Scusami se non potrò fare colazione con te, non ti ho voluto svegliare perchè dormivi così bene.

Ah, a proposito, ha telefonato Kaito

 

- a quelle parole, la ragazza per poco, non si scottò la lingua col latte caldo, tra le mani e, con curiosità e il foglietto tra le sue mani che iniziava a tremare, per l'agitazione -

 

mi ha chiesto di ricordarti che oggi ti devi trovare al parco alle due e mezza e di essere puntuale, a quanto pare uscite spesso insieme e mi fa molto piacere che stia con te quando non ci sono.

Mi raccomando divertitevi, non so quando torno quindi chiudi tutto bene, mi raccomando e fate attenzione.

I malfattori si nascondo ovunque!

Con affetto,

Papà.

 

Non poteva crederci! Dopo tutto quello che era successo ieri, lui l'aveva invitata ad uscire, ma per quale motivo?

Non voleva pensare al suo perchè, ma voleva approfittare per dirgli un paio di cosette che non riusciva più a tenersi dentro. Non importa cosa sarebbe successo dopo, le bastava solo che, facendolo, non avrebbe rovinato la loro amicizia.

Così, iniziò a fare tutti i lavori domestici, mentre pensava a cosa gli avrebbe voluto dire, non avrebbe mai avuto un altra opportunità come questa, quindi doveva scegliere le giuste parole.

Sistemò tutta la casa da cima a fondo, finì che erano le undici e mezza. Iniziò a prepararsi velocemente, qualcosa da mangiare. E, finito di pranzare, alla mezza, si infilò in bagno e si fece un bagno caldo.

Una volta che finì col bagno, ancora in accappatoio, andò in camera sua e scelse cosa mettere, e optò per un maglioncino bianco con maniche larghe e lunghe che le coprivano anche i palmi delle mani e una gonna fino alle ginocchia azzurra come il cielo che c'era quel giorno, abbinata ad una cintura marrone e una borsa a tracolla bianca e stivaletti marroncini.

Una volta scelto cosa mettere, andò in bagno per asciugarsi i capelli, frizionando il phon con vigore, affinché si asciugassero al più presto.

Corse poi in camera per vestirsi e tornò in bagno per lavarsi i denti e profumarsi, chiuse tutta la casa e finalmente, alle due, uscì di casa.

Per essere al parco all'ora stabilita ci avrebbe messo un quarto d'ora, con passo svelto.

Anche se avevano litigato, non vedeva l'ora di vedere il ragazzo. Ne aveva un disperato bisogno, ma come si sarebbero comportati quel giorno? Si fermò un attimo e, per quello stesso attimo, si rattristò, ma decise di cacciare via quel timore e proseguì.

 

Arrivò puntuale all'appuntamento – se così si poteva considerare - e lui era già, seduto sulla panchina, ad aspettarla.

Era seduto composto, le braccia conserte e gli occhi fissi nella sua direzione.

La guardava con uno sguardo serio, non lo aveva mai visto così, nemmeno la stesse studiando per scoprire i suoi pensieri più intimi, per questo leggermente intimorita, si avvicinò con cautela.

Lui si alzò in piedi in tutta la sua altezza. Aoko notò ogni particolare del suo abbigliamento perfetto, come sempre, come solo lui sapeva essere:

Aveva jeans scuri, una camicia nera, sbottonata dal colletto fino al secondo bottone, e una giacca blu, scarpe da ginnastica. I capelli scompigliati come sempre e quegli occhi blu che tanto adorava, seri.

Ciao” disse lui una volta che lei fu abbastanza vicina.

Ciao” rispose lei timidamente.

Si fissarono per un momento interminabile poi lui disse: “Vogliamo andare?” disse, tranquillamente.

Si” annuì lei, dopo di che si ritrovò a camminare al suo fianco per le vie del centro.

Dove stiamo andando?” chiese.

Tra poco lo vedrai. Anche perchè ho bisogno di parlarti.” disse lui serio.

Anche io dovrei dirti una cosa” disse lei e il ragazzo si fece più serio, sapeva che quella che stavano per trattare era una questione molto delicata, ma prima o poi andava affrontata.

Camminarono per un bel pezzo, e Aoko si chiese quando si sarebbero fermati.

Ad un certo punto, lui si fermò e disse: “Eccoci, siamo arrivati” e Aoko rimase senza fiato: era un campo immenso di lavanda, i suoi fiori preferiti.

é bellissimo qui, Kaito! Come lo hai trovato?” gli chiese.

Non poteva certo dirgli che lo aveva visto volando un giorno, come ladro Kid. Quindi rispose: “Passeggiando.” disse, cercando di non mentire troppo.

La ragazza fece un passo avanti per addentrarsi e il ragazzo la seguì; andando sempre più avanti, la ragazza notò che c'era un buco un indifferente in quel campo, e decise di andare in quella direzione.

Arrivata, c'era un lenzuolo rosso, sembrava messo li per loro due, lei fissò il ragazzo per un breve momento, e lui le fece cenno di sedersi, e capì che era stato lui a metterlo. Entrambi si sedettero, e un profumo di lavanda li pervase.

Devo parlarti, riguardo quello che è successo ieri” iniziò lui.

Anche io, vorrei dirti qualcosa.” disse lei, il momento della verità si stava avvicinando.

Dopo un breve momento di silenzio, all'unisono dissero: “Ti chiedo scusa” entrambi si fissarono e Kaito disse: “Inizia tu”, era pur sempre un gentleman!

Ok,” disse, iniziando a sentirsi nervosa, dimenticando tutto il bel discorso che si era preparata quella mattina.

Io... ecco... volevo dirti che mi dispiace di aver origliato, ieri, ma ero capitata li per caso. Mi dispiace anche di essere saltata a quel modo, so di essere impulsiva e irascibile, e non sono riuscita a contenermi. Ma dopo quello che avevi detto, mi sono sentita una... come posso spiegare. Mi sono sentita triste, ecco. Non riuscivo più a guardarti in faccia, e allora abbiamo finito per litigare.” un attimo di silenzio, e in quel breve momento notò come lo sguardo del ragazzo non era cambiato poi di tanto, aspettava, aspettava che finisse il discorso, perchè in qualche modo aveva capito che non aveva finito.

Si insomma... io... volevo chiederti scusa per questo. Per essere stata una stupida e se preferisci uno spettacolo di magia piuttosto che passare con me, lo capisco.”.

Non aveva ancora terminato, non del tutto. Mancava il pezzo più importante. Quello che avrebbe cambiato tutto.

A quel punto, decise di prendere in mano lui la situazione:

Non preoccuparti, anche io ti devo delle scuse. So che vorresti dirmi qualcos'altro, ma visto che non parli adesso parlo io.” iniziò a dire, e la ragazza iniziò, non seppe perchè, a pensare al peggio.

Ti chiedo anche io scusa, non volevo davvero dire quello che hai sentito. È stata una domanda imbarazzante. E quindi ho reagito di conseguenza. Non ho saputo spiegarmi prima, e ho voluto approfittarne oggi per farlo in assoluta tranquillità. Ieri sera mi è venuta l'illuminazione per portarti qui, so quanto ami la lavanda e ho trovato questo posto. Anche perchè devo dirti anche io qualcos'altro. Quello che voglio dirti e che non sopporto di vederti piangere ogni volta che litighiamo, così pesantemente. All'inizio non capivo il perchè, anche di tutte le volte che volevo evitare in tutti i modi che ti rattristassi, o che Hakuba ti si avvicinasse.” disse, iniziando a sentirsi imbarazzato, distogliendo lo sguardo da quello stupito di lei.

Poi, mentre ci pensavo ieri sera, l'ho capito. E, forse avrei potuto capirlo quando ti ho vista la prima volta, quando da piccoli, cercavo in tutti i modi tutta la tua attenzione. Anche litigare faceva parte di questo piano, anche oggi è così mi rendo conto.” disse, abbozzando un sorriso.

La ragazza non sapendo aspettare quello che aveva da aggiungere, aveva trovato il coraggio di dire quello che avrebbe sempre voluto dirgli, anche se non sapeva che lei conosceva i suoi sentimenti molto meglio dell'amico.

Kaito, io...” iniziò a dire, ma si fermò subito, presa dal panico, che il momento che tanto desiderava, si stava avverando.

No, Aoko non è il momento di fare la codarda!” si disse.

Intanto, il ragazzo, vide Aoko, che stava combattendo con tutta se stessa per dire poi la stessa cosa che gli avrebbe detto lui, ne era sicuro, quindi decise di aspettare che si facesse coraggio e glielo dicesse, e un sorriso iniziò a dipingersi sul suo volto che, fino a quel momento, era rimasto serio.

Kaito, io... volevo dirti che io...” “Avanti Aoko, diglielo, forza! Sei arrivata fin qui, non tirarti indietro!” “Volevo dirti che io... ” sentì il volto che,pian piano, prendeva colorito, diventando più rosso della coperta su cui erano seduti.

Io Ti Amo, Kaito! Fin da quando eravamo piccoli! Per questo mi arrabbio tanto, anche per i motivi che potrebbero sembrare stupidi... come quello di ieri. E...” prima che potesse continuare a parlare, fu avvolta dalle braccia del ragazzo, che si lasciò talmente tanto andare dal quel gesto, che perse l'equilibro e si ritrovarono l'uno sull'altra.

Aoko stupita e intrappolata da quell'abbraccio, non sapeva che pensare, non sapeva cosa volesse dirle con quel gesto, ma mai e poi mai si sarebbe immaginata che i loro sentimenti potessero corrispondere.

Aoko sentiva che le loro gambe si erano intrecciate nell'abbraccio: la sua gamba sinistra era tra le sue gambe; le sue anche toccavano le sue, i loro petti erano a contatto, così ella poté sentire il suo petto tonico e muscoloso, sul suo seno minuto e morbido; i loro cuori battevano all'unisono; il volto di lui, sprofondava nella spalla di lei, e le labbra del ragazzo sfioravano il collo di Aoko.

Dopo qualche minuto, Aoko rispose all'abbraccio e lo strinse ancora più a se, le sue mani toccarono le sue spalle e, una, andò a finire tra i suoi capelli ribelli, mentre le braccia di Kaito, erano sepolte sotto il corpo della ragazza.

Ad un tratto, Kaito alzò la testa, la guardò dritto negli occhi e le disse: “Sei una stupida.” non fu un tono accusatorio, ma un tono dolce e le sue labbra, dopo che si furono incurvate in un meraviglioso sorriso, uno di quelli che ad Aoko facevano accelerare i battiti cardiaci, si avvicinò lentamente al suo viso, fino ad arrivare alle sue labbra, che le sfiorarono all'inizio dolcemente e poi con sempre più passione.

Nessuno era testimone di quello che stava avvenendo li, ne cosa sarebbe successo dopo, nemmeno loro avrebbero mai potuto immaginarlo; solo quel campo immenso di lavanda lo sapeva e avrebbe mantenuto quel loro segreto, quel momento tanto intimo sempre, nessuno sarebbe mai venuto a saperlo.

 

Sono sicura che un giorno questo amore si realizzerà, un giorno.

Perchè sono così felice di mantenerlo solo come un segreto

allora sii solo My Secret Love.”

 

 

Dopo quel momento di pura felicità, tornarono insieme a casa, tenendosi stretti per mano, quasi come se non volessero che quel pomeriggio non fosse mai dimenticato, e loro non lo avrebbero fatto di certo: sarebbe stato il loro giardino segreto del loro amore, che per ora, avrebbero tenuto segreto.

 

 

Fine.
 

Ciao a tutti ;) sono tornata a scrivere su questa bella coppia di DC, o meglio di Magic Kaito ;)
questa oneshot, breve, è stata ispirata dalla canzone della Ending nuova di Dc, ;) infatti le ultime tighe in corsivo sulla destra, è un mio tentativo di tradurre - dallo spagnolo all'italiano - con parole mie, il testo originale. Ho messo solo quelle tre righe perchè mi sembravano le più adatte. 
Che ne dite? potevo risparmiarmela? ;) vi è piaciuta?
Su su ditemi tutto! Commentate in tanti, sono curiosa di sapere che ne pensate ;)
Alla prossima con il continuo della mia storia originale ;) 
Kiss Kiss
Shana ;) ;)

 

  
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