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Autore: shywr1ter    20/01/2013    0 recensioni
S1, a metà di “Soldati perfetti” (titolo originale: “Pilot”). La storia di Bling: i suoi inizi con Solo Occhi, la riabilitazione di Logan… e il suo incontro con Max. Primi accenni di ML.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bling, Logan 'Eyes Only' Cale, Max Guevara
Note: Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Traduzione a cura di: AryYuna
Betato da: Serpentina


   L’originale di questo capitolo può essere trovato qui .

   DISCLAIMER: I personaggi e il loro universo non sono miei; nessun guadagno personale qui.

Pronto a prendere il volo



   METRO MEDICAL: TERZO PIANO EST. Stanza n°4, reparto riabilitazione.
   
   Bling sbirciò nella stanza di Logan e la trovò vuota, la borsa pronta e in attesa. La stanza non era molto diversa senza i suoi effetti personali - Cale non aveva mai portato nessuno dei piccoli “tocchi di casa” che altri spesso volevano con sé se dovevano restare a lungo. Almeno non era la tipica scena che accadeva con altri pazienti che andavano via: stavolta sarebbe andato via con lui, e avrebbe continuato con la terapia e molto di più.
   Però… questo momento rappresentava decisamente la fine di un capitolo nella vita di Cale, un libro del tutto nuovo che si apriva davanti a lui. Era spesso un momento forte dal punto di vista emotivo sia per il terapista sia per il cliente, sebbene di solito Bling non lasciasse che i propri assistiti vedessero quanto a fondo fosse commosso dalla forza e dal’impegno che vedeva in ognuno dei suoi pazienti, Cale di certo non l’ultimo tra loro.
   Ma avrebbe preferito aver affrontato questo argomento prima…
   Mentre tornava in corridoio, vide Logan che si dirigeva verso di lui dall’ufficio dell’ospedale, il suo file in grembo, e fece spazio per lasciarlo passare. « Ehi ». Osservò Logan entrare in camera e lo seguì, notando che Cale appariva un po’ teso, un segno che aveva imparato a riconoscere come dovuto alla stanchezza, alla tensione o al dolore. Logan gli sorrise, non aveva intenzione di ammettere qualsiasi cosa avesse visto Bling - ma il sorriso non raggiungeva i suoi occhi.
   « Ehi ». Logan attraversò la stanza per prendere una sottile cartellina sulla scrivania e mettersela in grembo sopra al suo file.
   « Sei andato da Sam? ».
   « Sì, ma mi hanno detto che è in ritardo - ha dovuto fare un qualche intervento di emergenza stamattina che ha fatto slittare tutti i suoi appuntamenti ». Alzò lo sguardo verso Bling, cercando di rimanere ottimista riguardo alla giornata. « Ora hai il tuo ultimo cliente? ».
   « L’ultimo oltre a te? ». Bling sorrise ironicamente. Al ghigno silenzioso di Logan, ridacchiò e annuì. « Sì, tra qualche minuto ». Lo osservò, soppesandone l’umore ora che era così vicino a lasciare il luogo in cui aveva lottato per riprendere in mano la propria vita - e dove aveva lottato con la vita nell’ambiente protetto di terapisti e professionisti medici. « Oltre a dover vedere Sam… hai preso tutto e sei pronto ad andare? ».
   Logan si strinse nelle spalle, evasivo. « Sì, credo ». Fece vagare lo sguardo per la stanza… senza vederla sul serio… e senza guardare Bling.
   « Come ti senti riguardo l’andare via? ». Bling si chiese se fosse il momento migliore per sollevare ancora un’altra faccenda imbarazzante - ma stavano per esaurire il tempo a loro disposizione. Attese la risposta di Cale.
   Alla domanda, Logan sollevò lo sguardo verso gli occhi scuri del terapista, poi distolse lo sguardo facendo spallucce, la sua corazza forte per il momento. « Bene. Mi chiedevo se sarei mai scappato ».
   Bling sorrise lievemente e annuì, avvicinandosi per sedere sul bordo del letto, più a livello con lo sguardo di Cale. « Sai, abbiamo fatto un po’ tutto quello che c’era da fare, o almeno avviato quasi tutto, e pianificato anche qualche cosa extra, tipo il basket » iniziò Bling. « Solo un’altra cosa, però… ». Prima sarebbe stato più facile, quando era ancora lui a dire a Cale cosa fare e come muoversi. Ma ora Logan avrebbe preso il comando, Bling lo avrebbe aiutato non solo a preparare casa sua per adeguarsi alla vita sulla sedia, ma avrebbe anche assistito Solo Occhi nel perseguire quei funzionari che stavano orchestrando una serie di omicidi pagati dal governo, il servizio era pronto ad essere mandato in onda ancora prima che Cale fosse dimesso. Bling prese un respiro per prepararsi - sapeva che era un passo necessario da compiere - e continuò « Ma ora, la maggior parte dei miei clienti - specialmente gli uomini - o chiedono… o semplicemente ricevono… Il Discorso » iniziò con cautela. « Ti aspetti che io creda che non ci hai fatto nemmeno un pensierino? ».
   « Ti sembra che abbia l’aria di uno che possa andare al ballo della scuola tanto presto, papà? ». La risposta di Logan era sarcastica, era chiuso contro quell’argomento così personale. « E poi » mormorò « non ho mai ricevuto “Il Discorso” da mio padre… o da mio zio » disse imitando il tono di Bling su quelle parole, esagerandole nel sacrasmo. « Perché rovinare il mio curriculum finora? ».
   « Stai scherzando… ».
   « No ». Le sopracciglia di Logan si sollevarono e le sue difese si allentarono un po’, pensieri sulla sua famiglia lo distrassero, voleva distrarsi, pensare ad altro il più a lungo possibile, tanto che si ritrovò ad ammettere a quest’uomo che aveva fatto tanto per lui « I Cale non fanno discorsi… ». Esitò, poi proseguì « Assumono altri che lo facciano per loro ». Sbuffò, un suono malinconico, amareggiato, al ricordo degli sforzi di suo zio. « Io… immagino che mio padre avrebbe lasciato passare le cose senza commentare. Invece, Jonas… ». Logan scosse la testa. « Il sedicesimo compleanno di un maschio Cale è il passaggio per diventare un uomo, secondo mio zio Jonas. Sentiva che fosse necesario un rito di passaggio, per cui… ordinò un certo… regalo di compleanno ».
   Bling strinse gli occhi e lo fissò, a lungo. « Mica…? ».
   Logan annuì, ricordando l’umiliazione acuta provata mentre rispediva a casa in taxi quella ragazza stupenda con una mancia discreta, tre minuti dopo che era arrivata… e due minuti dopo che la ragazza con cui era uscito quella sera fosse fuggita in lacrime per il proprio imbarazzo. Era stato uno dei momenti decisivi della sua vita, che aveva dato forma alle lezioni apprese dal suo distante ma onorevole padre e dalla sua graziosa e sensibile madre: essere rozzi era una cosa, usare la propria ricchezza per essere profondamente rozzi era umiliante. E non essere in grado di capire cosa avesse reso la cosa umiliante era… Jonas. « Quattro maschi: a tutt’oggi non so se nessuno di noi… sia andato fino in fondo. So per certo che tre di noi non lo hanno fatto. Mio cugino maggiore… ». Logan fece spallucce. « Potrebbe aver fatto un tentativo ».
   « Maledizione ». Bling lo lasciò parlare, per esorcizzare i propri demoni come aveva bisogno di fare, anche se lo stava facendo indirettamente. Aveva un grosso ostacolo immediatamente di fronte a lui, e una pausa gli avrebbe fatto bene. « Alla faccia del discorso ».
   Logan annuì, le sopracciglia che si inarcavano ironiche. Guardò Bling, non ancora pronto ad ascoltare ciò che l’uomo aveva da dire sull’argomento, ma sicuramente interessato a saperlo. Ovviamente, aveva fatto qualche ricerca online, ma le parole significavano poco a questo punto. Si fidava che Bling fosse diretto con lui - solo non ora, non ancora… ma tenne la porta aperta, un po’. « Tu hai ricevuto Il Discorso? ».
   « Io? Oh, sì… » ridacchiò Bling. « Con mio padre, “Il Discorso” divenne “Il Trattato” - se il discorso ti viene fatto da un professore di archeologia non hai solo le api e i fiori, ma anche i reperti, le culture indigene, le strutture sociali e le antiche rune e le usanze tribali… ». Sorrise vedendo che Logan si rilassava con una risatina grata, e rimase in silenzio per un momento, osservando il proprio assistito. Alla fine disse « Logan, sarà diverso, ora… ma non fuori questione. Ci sono un sacco di possibilità, e in questo più che in tutte le altre cose, ognuno è diverso… ». Vide la gratitudine negli occhi di Cale, ma anche una leggera chiusura, come se l’argomento fosse ancora troppo dolososo… come se ancora non fosse capace di credere che la vita potesse ancora includere queste cose per lui. «In qualunque momento vorrai parlarne sappi che io ci sono. Ma… non considerare ancora nulla come senza speranza, d’accordo? C’è ancora troppo lì fuori perché pensi che la tua vita sessuale sia finita… ».
   Il velo era caduto alla parola con la “s”; Bling se lo aspettava, perciò l’aveva lasciata alla fine. Si alzò, e disse « Meglio che vada. Finirò tra un’ora - ci rivediamo qui? ».
   « Sì, e devo andare da Sam ». Logan senuì Bling in corridoio. « Dovrei tornare prima di te. Senti… ». Cale si fermò, e si strinse nelle spalle. « Non c’è motivo per cui dobbiamo partire insieme; ti servirà la tua macchina, per cui io carico la mia e vado, quando ho finito… ».
   « Sei sicuro? ».
   « Sicuro - non c’è momento migliore per vedere se sono davvero pronto a spiccare il volo ».
   « Ok, amico… ci vediamo lì ». presero direzioni diverse, e Bling lanciò uno sguardo alle spinte risolute dell’uomo verso l’ascensore. Sperava che presto Logan iniziasse a sentirsi dentro come ora cercava di apparire al mondo…
   
   METRO MEDICAL: SOPRA.
   
   Quindi era il suo ultimo giorno.
   Un’adeguata fine al suo gironzolare, si rimproverò Max gentilmente mentre, con la facilità che deriva dalla pratica, attraversava il tetto dell’ospedale verso l’edificio successivo, attraversava la porta di servizio e si addentrava nell’ospedale anche se in realtà quell’accesso era stato costruito per facilitare la manutenzione del sistema standard e di quello d’emergenza dell’ospedale - e per permettere a lei di accedere facilmente ai condotti da cui poteva spiare la stanza di Cale e il corridoio adiacente. Non c’era nessuno in giro al momento, ma sentì il responsabile del reparto dire che l’uomo si trovava nell’ufficio del suo medico e che era stato appena segnato come dimesso nel sistema. Tra non molto sarebbe stato fuori dall’ospedale e di nuovo nella sua casa lussuosa, lontano da questi comodi spazi per nascondersi.
   Suonava bene, decise - lui sarebbe stato a casa e fuori dalla sua testa, avrebbe riavuto la sua vita, così lei avrebbe riavuto la propria.
   Perfetto.
   Dopo solo una manciata di minuti, il suo obiettivo comparve in vista, attraversò la stanza verso la grossa borsa di tela sul letto e se la piazzò in grembo. Si voltò per avviarsi verso la porta, e Max pensò che la propria visita fosse finita. Ma quando lui rallentò lei rimase a guardare, ancora non in grado di vedere la sua faccia chiaramente. Rischiando quasi di essere scoperta, ma spinta dalla curiosità, si spostò un po’ in avanti, appiattendosi contro il muro, per vedere meglio. E quando lo fece, i tratti di lui furono ben in vista.
   Lo vide voltarsi di nuovo per guardarsi intorno ancora una volta. All’inizio, pensò che stesse solo controllando di non aver mancato nulla. Ma poteva vedere, dal suo punto di vista avvantaggiato, che in quel momento l’uomo non stava vedendo nulla nella stanza, ma i propri pensieri inespressi - che erano cosa? Nuovi piani da stendere? Nuovi funzionari corrotti da abbattere? Qualunque cosa fossero, pensò con una certa riluttante ammirazione, lui ce l’aveva fatta, era tornato indietro dopo che metà di lui era stata uccisa. Indipendentemente dai suoi motivi, ammise, doveva riconoscergli questo. Sentendo una certa dimensione di chiusura lei stessa, lo vide avanzare con forza, e arretrò, voltandosi per ritirarsi.
   E ce l’aveva quasi fatta. Ma poi sentì un suono che la trattenne…
   Si girò in silenziò per guardare nella stanza, dove la figura solitaria si era avvicinata al cassettone perché il suo sguardo aveva colto la piccola forma che aveva quasi mancato, credendola già in valigia… e Max sapeva che il suono che l’aveva richiamata era un momentaneo suono di dolore, un lamento involontario che era sfuggito alla nuova facciata che aveva costruito. Logan sedeva chino con l’orsetto in mano, il respiro poco profondo forzatamente regolare, e sbatteva in fretta le palpebre.
   L’uomo lottò per regolare il proprio respiro, chiuse gli occhi e li strinse e serrò i denti come se grazie alla pura forza di volontà potesse allontanare il dolore. All’inizio Max pensò che fosse un dolore fisico, del tipo che aveva letto poteva accadere con una lesione come la sua. Ma osservando quel viso attraente cercare di concentrarsi, se ne accorse - non era fisico. Era sofferenza e disperazione e paura e tutta la solitudine che aveva mai affrontato, tutto ad assalirlo lì in quel momento, quando era totalmente, disperatamente solo. Max lo fissò in silenzio, tesa verso la sua sofferenza in una potente compassione, non sapendo come fare per allontanare il suo dolore. Se Solo Occhi era la speranza dei derelitti… chi era lì per salvare lui?
   E molto dopo che l’uomo fosse riuscito a costringere i demoni in un piccolo angolo della propria anima… molto dopo che con un sospiro tremante aveva indossato una maschera coraggiosa e si era voltato per lasciare la stanza e dire addio allo staff… Max sedeva nascosta in un condotto buio sopra la stanza, toccata da uno spirito e da un’anima molto più complessi e interessanti di quanto avesse mai creduto.
   
   FOGLE TOWERS
   
   « Anche questo è nuovo ». Bling avanzò lungo il corridoio per mostrare a Logan un monitor più al suo livello dalla sedia di quanto fosse a quello di Bling in piedi. « Queste letture del perimetro ti possono dire se c’è stata una violazione - hai monitor identici nelle altre stanze, più un read out sul tuo computer se vuoi richiamarlo. Attiverò un allarme visivo o uditivo se c’è qualcuno sul tuo piano o fuori, ovunque - la porta, le finestre… il tetto… ».
   Logan alzò lo sguardo, leggermente sospettoso. « Solo un allarme, niente trappole esplosive o cose del genere? ».
   « No, niente trappole, a meno che tu non voglia metterne… ». Bling sollevò un sopracciglio.
   « No, non ce n’è alcun bisogno… per quanto ne so » considerò Logan. « Il tetto, prima… il lucernario non è mai stato, beh, proprio serrato; chi penserebbe che serve un lucernario chiuso a chiave un un palazzo di trentasei piani? » cercò di ridere, ma la sua forzata nonchalance non stava funzionando. « Non so se Peter lo abbia mai fatto sigillare, dato che ne aveva parlato ».
   « No, è com’era quando è stato costruito in origine. Se vuoi farlo sigillare… ».
   « No » rispose Logan troppo in fretta. « Voglio dire… non ce n’è bisogno. Hai tutta la gamma di strumenti anti-intrusione… ».
   « … e quel sistema allerta la sicurezza di sotto per qualsiasi segnale che provenga da qualsiasi parte che non sia la porta d’ingresso ».
   Logan sbatté le palpebre, preoccuparo; Bling, che cercava proprio quella reazione, vide la conferma ai propri sospetti. Attese, sperando di riuscire a nascondere il proprio divertimento. « Vuoi dire… per esempio… se qualcuno cercasse di entrare, diciamo… attraverso il lucernario… ? » disse Logan cercando di assumere un tono casuale.
   Bling rise apertamente. « Sì, “per esempio” » ripeté. Beccato, Logan guardò Bling e quando il suo sguardo impose una risposta, Bling confessò « Senti, amico, Peter mi ha detto della ragazza - voglio dire, andiamo, era piuttosto memorabile, una ragazzina di un metro e mezzo e quarantacinque chili che lo atterra ». Bling ridacchiò sommessamente, al ricordo dell’avvilimento di Peter - e desiderando che Peter fosse ancora lì per essere preso in giro al riguardo. « Gli ha fatto più male all’orgoglio che alla mascella ». Fece una pausa e disse « Il sistema può essere resettato, ma… ho programmato i sensori sul tetto per seguire soltanto, non riportare, qualsiasi forma umana intorno al metro e cinquanta e quarantacinque chili, poco più, poco meno. Sai… nel caso… ».
   « Non ho motivo di credere che ci sarà una replica » disse Logan cauto - confermando per Bling in quell’istante quanto ci sperasse, e servendo anche per avvisare Bling di non nutrire le speranze dell’uomo, non quando la sua struttura emotiva era ancora così nuova e fragile.
   « Beh ». Era normale comunque che avesse qualche idea sulle sue visite, ma Bling conosceva i segni, e sapeva riconoscere due persone con una potente, irresistibile attrazione che nessuno dei due vedeva in se stesso o sospettava nell’altro. Pericoloso… potenzialmente devastante… e, se le stelle erano allineate nell’universo come dovevano… indistruttibile. « Non so il tetto, ma… credo che Max potrebbe comparire, prima o poi ».
   Logan corrugò le sopracciglia e si ritirò nel rifiuto, un gesto difensivo. « No… perché lo pensi? »
   « Beh… ho avuto da lei l’orsetto, Logan. Lo ha portato in ospedale » disse semplificando di molto la realtà. « Sophie voleva che te lo desse; credo che la imbarazzasse vederti di persona, ma… era preoccupata per come te la stessi cavando ».
   « Grande » disse Logan laconico, le guance in fiamme. « Un’altra persona in fila per piangere al mio capezzale? ».
   « No, non è così » disse Bling pacatamente. « Non mi ha nemmeno chiesto delle tue ferite o della prognosi o di niente del genere. Mi ha solo chiesto come tu te la cavassi ».
   Non lo avrebbe chiesto… non voleva sapere se Max sapeva che era sulla sedia definitivamente, perché poi avrebbe dovuto saperne la reazione, e non voleva pensarci. Mettendo il pensiero da parte, sentì se stesso dire a Bling di essere pronto col testo per il suo collegamento pirata su Solinski e i trafficanti, e si voltò per dirigersi al computer. Arrivato alla tastiera, sentendo Bling tornare ad assemblare il solido lettino per gli allenamenti che aveva ordinato per la propria palestra in casa, Logan richiamò le clip video che aveva intenzione di usare per il collegamento, e si costrinse a concentrarsi su di essi. Ma invece delle clip, continuava a vedere gli occhi scuri e il viso perfetto che aveva faticato tanto a dimenticare. E invece che al testo, i suoi pensieri tornavano al fatto che lei era andata in ospedale mentre lui era lì. Era venuta… aveva chiesto… era venuta…
   
   … continua…
   
   Nota della traduttrice: il prossimo sarà l’ultimo capitolo.
    Qualsiasi recensione verrà tradotta ed inviata all’autrice, e se ci saranno risposte ve le posterò tramite il servizio di replica di efp.

   
   
   
 
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