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Autore: Cat_and_Rabbit    20/01/2013    5 recensioni
Jamie Stewart supponeva di dover essere felice. Era sopravvissuto alla carica nella quale la maggior parte dei soldati della sua divisione avevano perso la vita, era stato prigioniero dei tedeschi a lungo, ma aveva avuto la fortuna di vedere la fine della guerra, la fortuna di vedersi soccorrere dai suoi compatrioti, la fortuna di tornare in Inghilterra. Eppure, c'era qualcosa che continuava a pesargli addosso, un macigno sullo stomaco: una notizia mai ricevuta.
(Slash! Stewart/Nicholls)
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nota delle autrici: La fanfiction è concepita come un enorme, assoluto "what if". In sostanza è la madre di tutti gli happy end. In questa storia si sono salvati sia i due soldati che il cavallo Topthorn. 

E' un racconto di fantasia, il film e i personaggi appartengono a Steven Spielberg e alla Dreamworks. 

 

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L'ospedale dei reduci era un grande palazzo imbiancato a calce e squadrato situato poco fuori Londra, lontano dal rumore della città. Le finestre che davano a sud guardavano su una distesa di prati e campi coltivati, divisi ordinatamente da muretti di pietra. 

Il maggiore Stewart arrivò nel primo pomeriggio, quando il sole splendeva in uno dei rari giorni privi di pioggia dell'estate inglese.

Camminò lentamente lungo il viale che separava la strada dall'edificio. Non aveva ancora ripreso del tutto le forze dopo la prigionia. Avrebbe voluto andare a cavallo, ma il medico glielo aveva sconsigliato ancora per un po', temeva che potesse sentirsi male e cadere.

Jamie Stewart supponeva di dover essere felice. Era sopravvissuto alla carica nella quale la maggior parte dei soldati della sua divisione avevano perso la vita, era stato prigioniero dei tedeschi a lungo, ma aveva avuto la fortuna di vedere la fine della guerra, la fortuna di vedersi soccorrere dai suoi compatrioti, la fortuna di tornare in Inghilterra. Eppure, c'era qualcosa che continuava a pesargli addosso, un macigno sullo stomaco: una notizia mai ricevuta.

Ora, in quell'ospedale, avrebbe saputo la verità.

L'infermiera che si trovava dietro il bancone all'ingresso era giovane, probabilmente ancora una studentessa, e pareva annoiata mentre sfogliava pigramente una rivista. Quando alzò gli occhi e lo vide scattò in piedi, impressionata dalla sua figura imponente e dalla sua divisa di alto ufficiale. 

- Buon pomeriggio, signore. - disse la ragazza in tono timido.

- Buon pomeriggio. So che questo non è un normale orario di visite, ma ho fatto un lungo viaggio per arrivare fino a qui, e sto cercando un mio caro amico. Pensa di potermi aiutare, signorina?

- Non so se… Voglio dire signore, non sono io che dovrei…

- Per favore. - disse Jamie, e il suo tono pacato aveva una nota disperata. Non avrebbe potuto sopportare di vivere ancora nel dubbio. Lui doveva sapere.

Evidentemente l'infermiera rimase colpita da qualcosa che vide sul suo viso, perché si guardò attorno come a cercare qualcuno che avrebbe potuto metterla nei guai, ma annuì brevemente.

- Mi dica come posso aiutarla, signore.

- Sto cercando il capitano James Nicholls.

- Se è qui, signore, sono certa che potrà vederl…

- Non so se è qui. Non so nemmeno se sia vivo o morto. - la interruppe il maggiore, facendo un passo in avanti - Vorrei che controllasse se è, o è stato, tra i vostri pazienti. Per favore.

- Sì, signore… - la ragazza annuì in fretta, ed estrasse un pesante registro da un cassetto di legno scricchiolante.

- Nicholls, ha detto, signore? - chiese cominciando a sfogliare le pagine.

- Sì.

Mentre la guardava scorrere velocemente i nomi sulla lista, Jamie Stewart si ritrovò a trattenere il fiato. Pregò che quel nome ci fosse. E pregò che non avesse alcun luttuoso segno rosso accanto.

La ragazza continuava a scorrere i nomi con un dito, sotto una lista dal titolo "Ufficiali: capitani". Osservò la sua testolina bionda coronata dalla cuffietta delle infermiere mentre scuoteva il capo, ed infine sollevava uno sguardo carico di dispiacere.

- Sono desolata, signore, qui non c'è.

Se Stewart non avesse avuto un addestramento militare e non avesse visto orrori indicibili nei campi, probabilmente avrebbe pianto. Invece, squadrò le spalle e guardò la ragazza, riuscendo anche a dedicarle un sorriso gentile.

- Non si preoccupi signorina, è stata gentile. Dio la benedica.

Detto questo, si voltò e iniziò incamminarsi verso l'uscita.

Aveva fatto a malapena quattro passi prima di essere richiamato.

- Aspetti!

Si voltò e vide la giovane che scorreva ancora i registri, poi si bloccava su una pagina.

- Mi sembrava di aver già sentito quel nome, eppure sapevo che non si trattava di un capitano! Signore, eccolo qui: maggiore Nicholls, stanza 221!

Jamie la guardò dubbioso. - Sono sicuro che fosse capitano al tempo della guerra, signorina, non penso sia lui.

- Beh, signore - disse la ragazza sorridendo. - Ha detto che ha percorso una lunga strada per arrivare fino a qui, perché non salire ancora due rampe di scale?

Il maggiore esitò un istante, poi decise che poteva farlo, non aveva nulla da perdere.

- Sì, lo farò. La ringrazio ancora. 

Quando fu in cima alla seconda scalinata, domandò ad un'altra infermiera dove trovare la stanza che gli era stata indicata.

- In fondo al corridoio, signore.

- Grazie.

Gli sembrava che lo spazio si modificasse deliberatamente intorno a lui, dilatando quei pochi metri che lo separavano dalla porta fino a renderli lunghi come chilometri interi. Poi, finalmente, la sua mano fu sulla maniglia. Aprì senza bussare, lentamente.

Una parte di lui era emozionata, commossa, impaziente di vedere. L'altra temeva di trovare in quella stanza nient'altro che un viso sconosciuto e stupito della sua comparsa. In quel caso il maggiore Stewart temette che sarebbe stato molto più difficile trattenersi.

La luce pomeridiana filtrava dalla grande finestra e si infrangeva come una polla d'acqua sulle lenzuola candide dell'unico letto presente. Un piccolo mazzolino colorato di fiori di campo si trovava sul comodino, assieme ad alcuni effetti personali. La persona avvolta nel giaciglio pareva immersa in un sonno profondo.

Il maggiore Stewart si tolse il cappello mentre avanzava di pochi metri nella stanza, portandosi una mano alla bocca.

Era lui. Era James.

Il suo viso rilassato era pallidissimo, cereo. Sotto gli occhi delle ombre scure e violacee lo facevano sembrare quasi morto. Doveva aver perso molto peso, i suoi zigomi già naturalmente pronunciati spiccavano ancor di più.

Nonostante tutto questo, era comunque bellissimo.

Il maggiore prese una sedia e la portò accanto al letto. Vi si sedette e gli prese una mano abbandonata sulle lenzuola. Quanto gli erano mancate quelle mani dalle dita da pianista… Quanto, quanto gli era mancato lui.

- James… - sussurrò.

L'uomo non sembrò sentire il suo richiamo, e per un istante Stewart ebbe davvero paura di essere arrivato un minuto troppo tardi. Ma grazie al cielo il respiro che faceva alzare e abbassare leggermente il suo petto lo rassicurò del fatto che fosse vivo.

Dopo tanta attesa, quasi non poteva credere ai suoi occhi: James Nicholls era vivo. Gli pareva quasi di stare sognando, di nuovo. Gli era successo tante volte di sognare di riabbracciarlo, per poi svegliarsi in un letto vuoto e freddo.

Con la mano libera gli strinse leggermente una spalla e la scosse appena per svegliarlo.

Nicholls aprì e chiuse le palpebre più volte prima di riuscire a mettere a fuoco quello che lo circondava. Quando vide il volto del maggiore Stewart sovrastarlo, sobbalzò, gli occhi ora spalancati e la bocca aperta per lo stupore.

- Ma…maggiore… - mormorò quando ebbe ripreso fiato.

- E' un vero piacere rivederti, capitano. - disse Stewart sorridendo appena. 

Anche le labbra esangui di Nicholls si piegarono all'insù, e prima di parlare raccolse il respiro per riuscire a rispondere. - Sono maggiore ora. Come te.

Stewart rise e gli portò una mano al volto, percorrendone la linea della mascella. La guerra lo aveva segnato terribilmente, ma l'importante era che respirasse, che parlasse, che lo guardasse.

Quegli occhi blu cielo erano vivi, non avevano perso la loro luce.

- Temevo di averti perduto, James. - disse, mentre il sorriso gli scivolava via dal volto.

Questi gli rivolse uno sguardo malinconico. - Pensavo lo stesso, Jamie. Pensavo che tutto fosse perduto.

Mentre il viso di Nicholls, dopo lo stupore iniziale, si stava illuminando alla vista dell'altro, quello di Stewart si stava incupendo sempre di più.

- Credevo fossi morto quel giorno in Francia. - disse con la sua voce profonda che tremava appena dall'emozione. - Credevo ti avessero sparato.

- L'hanno fatto. Ma ho avuto fortuna, in un certo senso. - sospirò James spostando con una mano le leggere coperte bianche per mostrare all'altro le bende che gli avvolgevano il fianco destro e la gamba, che indicò con una vaga alzata di spalle. - Però questa mi eviterà di vedere altri campi di battaglia in vita mia. Non posso dire che mi dispiaccia, davvero. Il nuovo grado è stato un premio di consolazione.

Jamie gli accarezzò il ginocchio fasciato con attenzione. - Potevi scrivermi. Potevi dirmi che eri vivo.

- Avrei dovuto indirizzare le lettere al fronte tedesco? - James scosse la testa - Ho pensato che ti avessero fucilato. E se anche non l'avevano fatto, non sapevo dove fossi finito dopo la guerra, e non ho potuto muovermi da qui. Mi dispiace, Jamie… Sono così felice che alla fine tu mi abbia trovato...

Il maggiore Stewart si portò la sua mano alle labbra e gli baciò le dita. - Non scusarti, lo capisco. Non dovremo mai più vedere una guerra, James. Non potranno mai più separarci.

James lo lasciò fare, anche se continuò a tenere d'occhio la porta.

- Siamo stati fortunati. Sai che ne è stato del mio cavallo? Avevo promesso a quel ragazzo che glielo avrei restituito.

Jamie sorrise continuando a sfiorargli la mano con le labbra. - Hai sempre avuto un cuore tenero, Jimmy. Anche il tuo Joey ha avuto fortuna. Anzi, penso abbia vissuto molte più avventure di noi. Alla fine è tornato nella sua fattoria nel Devon, ammaccato ma salvo. Ho regalato a quel ragazzo anche il povero Topthorn. Ormai non avrei più potuto cavalcarlo, ma mi sarebbe dispiaciuto abbatterlo.

James sorrise di rimando. - Non sono l'unico ad avere un cuore tenero, pare.

Il maggiore Stewart rise, stringendo più forte quella mano. Non avrebbe mai più voluto lasciarla andare. James rispose leggermente al gesto carezzandogli il palmo con il pollice.

- Non piangere… - sussurrò cercando di sollevarsi dal cuscino. Stewart si affrettò a chinarsi in avanti per aiutarlo a mettersi seduto, e quando l'ebbe fatto si asciugò velocemente gli occhi con il dorso della mano, un po' imbarazzato.

- Deve essere colpa tua e della pena che mi hai inflitto, capitano. Anzi, maggiore. - disse cercando di continuare ridere.

Gli occhi di James si intristirono e tacque. Si guardarono per lungo tempo, le loro dita intrecciate che si carezzavano piano.

- Siamo stati degli sciocchi, tutti quanti. - disse Jamie con la sua voce da baritono. - Abbiamo pensato che la guerra fosse un gioco. 

James voltò il capo e guardò fuori dalla finestra, verso il sole che tingeva la polvere d'oro. - Chi non è sciocco quando è giovane, Jamie? Pensavamo che il nostro sarebbe stato un futuro radioso, non potevamo sapere che le mitraglie avrebbero potuto portarci via tutto.

Quando tornò a guardarlo con gli occhi pieni di molta più saggezza dei suoi soli trent'anni, Jamie non riuscì a impedirsi di chinarsi verso di lui per rubare le sue labbra. Erano ancora dolci come quel giorno di marzo in cui si erano rifugiati sotto una vecchia quercia per sfuggire a un acquazzone. James aveva avuto vent'anni, Jamie venticinque. 

Quello era stato il loro primo vero momento intimo insieme, dopo lunghe occhiate, dubbi e notti di incerte riflessioni. Si erano soltanto baciati, carezzandosi il viso a vicenda, stretti l'uno all'altro nei loro vestiti fradici per l'umidità della pioggia, seduti sul terreno molle e adagiati contro la ruvida corteccia dell'albero, che aveva sporcato il cappello di Stewart e i capelli biondi di Nicholls di polvere e resina. Un bacio, niente di più, ed era stato uno dei momenti migliori delle loro giovani vite.

- E' molto più piacevole toccarti ora che non hai più quei baffi. - considerò James divertito quando si allontanarono.

Jamie si strofinò due dita sotto il naso, come a controllare che la propria pelle fosse pulita e liscia. - Li ho odiati per tutta la durata della mia prigionia, quando non ho potuto toccare un rasoio per mesi. Non mi mancano.

- Nemmeno a me. - rise Nicholls.

Si guardarono teneramente, sorridendo. Era strano provare felicità dopo tanti anni di tormento.

- Quando potrai uscire? - gli chiese Stewart.

- Presto, molto presto, spero. Anche se dovrò restare a letto a lungo e pare che la  gamba non mi sarà più molto utile, da oggi in poi.

Jamie restò in silenzio un attimo, poi disse: - Verrai con me in Cornovaglia? Pensavo di sistemarmi a Sterling Manor, occuparmi degli affari di famiglia da lì.

L'uomo lo guardava di sottecchi timoroso della sua risposta. James rifletté un momento. 

- Mio padre è morto, e la sua azienda è passata a mio fratello maggiore. Ho studiato matematica, potrebbe esserti utile un contabile, non è vero?

Jamie si trattenne a stento dal dirgli che per quel che lo riguardava avrebbe potuto usare qualunque scusa, non era importante, e dall'abbracciarlo d'impeto tanto forte da stritolare quel corpo scheletrico. Riuscì a controllarsi. - Molto utile, sì. Verrai?

Quando Nicholls rispose, i suoi occhi chiari brillavano di una luce ancora più intensa. Gioia. - Sì, verrò. Aspettami là, ti raggiungerò non appena mi sarà possibile lasciare l'ospedale e viaggiare.

- Posso aspettarti qui. Affitterò una stanza a Londra finché non verrai dimesso, e faremo il viaggio insieme.

- Verrai a trovarmi allora? - gli chiese James in tono giocoso.

- Ogni giorno. Ormai ho la complicità di una bella infermiera. Potresti farmi un ritratto, per renderti utile.

James scoppiò a ridere, e quel suono argentino parve rendere la stanza ancora più luminosa. 

Pareva proprio che la tempesta fosse passata. La guerra era finita.

 

 

 

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NdA 2.0: per questa storia è previsto un sequel che potrebbe essere pubblicato in un prossimo futuro. :)

  
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