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Autore: Im that boy    20/01/2013    3 recensioni
[JOICK]
‹‹Joe.›› Mi richiamò lei. Io mi voltai e la vidi sporta al finestrino del passeggero con un sorriso. ‹‹Giacinto porpora.››
Giacinto porpora? Che diavolo voleva dire? Non lo sapevo, ma le sorrisi lo stesso, affrettandomi ad entrare in casa.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Joe Jonas, Nick Jonas
Note: OOC | Avvertimenti: Incest
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‹‹Nick, è solo un fottutissimo asciugamano, ne stai facendo un dramma inutile!›› Esclamai.
‹‹Sì, un asciugamano che tu hai lasciato a terra!›› Ribatté lui, adirato.
‹‹E quale diavolo è il problema? Sono cose che capitano, non c’è bisogno di questa cazzo di paternale!››
‹‹Non sono cose che capitano, Joe, non quando le fai sempre! Tu sporchi ed io pulisco, ormai è diventata una routine.››
‹‹Lasciare un asciugamano in terra per te è sporcare? Dimmi che scherzi.››
‹‹No, Joe, non sto scherzando. Io ti ho chiesto una cosa soltanto: di tenere la casa pulita, ma tu non lo fai mai!››
‹‹Non lo faccio mai? Nicholas, ti sei guardato intorno? Non c’è un velo di polvere in questa casa, né una piccola macchia o un calzino fuori posto. Viviamo nel tuo ordine maniacale e ti lamenti per un cazzo di asciugamano?››
‹‹Sì, mi lamento, perché è sempre così, non cambi mai! Sono stufo, Joe, e non darmi del maniaco!››
‹‹Tu sei stufo? Ed io che dovrei dire? Prima la storia della tazza, poi gli spartiti, ora l’asciugamano. Nicholas, io non ce la faccio a continuare così, capito?››
Senza aspettare la sua risposta uscii dalla cucina e mi diressi a grandi passi in salotto, verso la porta d’ingresso.
‹‹Joseph, non abbiamo finito di discutere!›› Esclamò Nicholas, seguendomi.
‹‹Non m’interessa. Forse è stato un errore mettermi con te…›› Gli dissi, con tutta la crudeltà che avevo.
‹‹Joe…›› Mormorò il riccio, senza parole.                                                        
‹‹Basta, me ne vado. Mi sono rotto.››
Uscii velocemente dal nostro appartamento, sbattendo la porta con violenza.
Una volta in strada, il freddo mi schiaffeggiò e mi fece rabbrividire. Per la fretta di uscire non avevo abbottonato il cappotto né preso i guanti, e l’aria gelida mi ricordò che gennaio era appena passato. I miei piedi presero una direzione casuale, ed io m’infilai le auricolari. Glen Hansard strillava il suo dolore nelle mie orecchie, facendomi sentire un po’ meglio.
Il riproduttore casuale aveva fatto partire Lies, neanche a farlo apposta. “Penso che sia giunto il momento di finirla qui e cercare di capire cosa ci impedisce di respirare con tranquillità e di parlarci onestamente.” Ecco cosa volevano dire tutti i fans che dicevano di rispecchiarsi nelle nostre canzoni.
Ma io volevo davvero farla finita con Nicholas? No, certo che no. Solo l’idea di separarmi dall’uomo che amavo mi faceva venire i brividi, non sarei riuscito a vivere senza di lui.
Sono stato un idiota. – Pensai. – Non dovevo trattarlo così, ci sarà rimasto malissimo. Stupido, stupido, stupido.
Quando, dopo un tempo indeterminato, alzai lo sguardo, mi accorsi di essere vicino a casa della mia migliore amica, e pensai che in quei casi non c’era niente di meglio che starsene sul suo divano a bere una cioccolata calda e a sfogarsi. Lei era la mia confidente, era l’unica ad essere a conoscenza della relazione  tra me e mio fratello, e sapeva sempre darmi ottimi consigli.
Dopo una decina di minuti raggiunsi il suo appartamento e suonai il campanello, sperando che fosse in casa.
‹‹Chi è?›› La sua voce mi raggiunse dal citofono, leggermente metallica.
‹‹Ciao piccola, sono Joe.›› Le risposi, ed un attimo dopo un ronzio mi avvisò che il portone era stato aperto.
Salii velocemente le scale, impaziente di ritrovarmi al caldo. Trovai la mora ad aspettarmi sulla soglia, lievemente sorpresa della mia visita inaspettata.
‹‹Dem, speravo davvero di trovarti.›› Le dissi sorridendole.
‹‹Joe, che ti è successo? Hai una faccia così stravolta.›› Mi fece notare mentre io mi piazzavo davanti al camino acceso.
‹‹Ho combinato un casino con Nick.›› Ammisi, evitando di guardarla. Per tutta risposta lei sospirò, dirigendosi in cucina.
‹‹Preparo la cioccolata e poi mi racconti, okay?›› Mi disse. Ormai quella era la nostra tradizione.
Non molto dopo l’aiutai a spostare il divano di fronte al focolare e ci sedemmo.
‹‹Allora, racconta.›› M’incitò soffiando dentro la sua tazza per raffreddare un po’ la cioccolata.
‹‹Ecco… Prima stavamo litigando, io mi sono incazzato più del solito e me ne sono andato.››
‹‹Perché stavate litigando? Che hai combinato?›› Mi domandò.
‹‹Perché deve essere sempre colpa mia?›› Ribattei.
‹‹Non è così?›› Mi stuzzicò la mora alzando un sopracciglio.
‹‹Sì, okay, è colpa mia… Ho dimenticato un asciugamano in bagno e lui è andato in bestia.››
‹‹Ma Joe, lo sai quanto ci tiene alla perfezione, avresti potuto sforzarti un po’ di più. Ma tu che gli hai detto, di preciso?››
‹‹Io… Gli ho detto che forse avevo fatto un errore a mettermi con lui. Non so perché l’ho detto, non è ciò che penso.››
‹‹Oh, capisco.›› Si limitò a dire lei.
 
Il pomeriggio scorse velocemente, e il buio calò su Los Angeles. Io e Demi avevamo passato la maggior parte del tempo a parlare, dopodiché decidemmo di guardare un film: Once, dove il protagonista è proprio Glen Hansard, cantante che mi ha fatto apprezzare proprio la mia amica.
Per tutto il tempo, non feci altro che girarmi e rigirarmi tra le mani la collana che portavo sempre al collo. La mia raffigurava un’oliva, mentre quella che avevo regalato Nicholas era una freccia. Non avevano un significato preciso, erano semplicemente le nostre collane, gli oggetti che rappresentavano la nostra coppia.
‹‹Dem, hai pianto di nuovo!›› Esclamai ridendo, una volta che il film terminò.
Era sempre la stessa storia: dopo aver visto quel film, lei era costantemente in lacrime. Quel giorno, però, aveva avuto effetto anche su di me.
‹‹Senti chi parla! Non ci credo, Joe Jonas che piange per un film.››
‹‹Non farci l’abitudine, stavo pensando ad altro.›› Ribattei, e lei capì all’istante a chi mi riferivo: Nick.
Le sue braccia si strinsero attorno al mio collo affettuosamente, ed io ricambiai quell’abbraccio caloroso.
‹‹È tardi.›› Mormorai guardando l’orologio: erano le dieci passate.
‹‹Sei venuto in macchina?›› Mi domandò Demi.
‹‹No, a piedi.›› Le risposi.
‹‹D’accordo, allora ti accompagno.››
Fuori l’aria era gelida, quasi insopportabile. Io tremavo violentemente: avevo sempre odiato il freddo. Con mio grande sollievo la macchina della mora era poco distante dal suo portone, perciò ci ritrovammo al caldo molto presto.
‹‹Dem, che posso fare per farmi perdonare da Nick?›› Le domandai senza staccare gli occhi dalla strada, intimidito.
‹‹Non saprei… Secondo me, la cosa migliore è parlargli e chiedergli scusa. Al massimo potresti optare per un mazzo di fiori.››
‹‹Fiori… non so neanche se gli piacciono.›› Dissi, esasperato. Non gli avevo mai regalato dei fiori, perciò non avevo idea di quale avrebbe potuto essere la sua reazione.
Una volta arrivati sotto casa mia salutai Demi con un bacio sulla guancia e scesi dall’auto.
‹‹Joe.›› Mi richiamò lei. Io mi voltai e la vidi sporta al finestrino del passeggero con un sorriso. ‹‹Giacinto porpora.››
Giacinto porpora? Che diavolo voleva dire? Non lo sapevo, ma le sorrisi lo stesso, affrettandomi ad entrare in casa.
La luce del soggiorno era accesa, ma di Nick nessuna traccia. Chiusi la porta molto lentamente, in modo da non svegliarlo se fosse stato a letto, dopodiché presi il cellulare e cercai su Internet “Giacinto porpora.” Scorsi velocemente la pagina fino a trovare una frase che attirò la mia attenzione.
 
Giacinto porpora: incita al perdono della persona che l’ha donato.
 
Istintivamente sorrisi. Demi…
Era una buona idea, ma volevo chiarire il prima possibile, perciò mi diressi verso la stanza del riccio, sperando di trovarlo lì dentro.
La porta era chiusa, ma una melodia suonata con la chitarra m’immobilizzò. Non l’avevo mai sentita prima, a quanto pare Nick stava scrivendo una nuova canzone. Improvvisamente la sua dolce voce raggiunse le mie orecchie.
 
Non siamo mai stati onesti,
ma per favore prometti che mi farai sapere
quando starai mentendo.
Lui vuole essere un’aquila,
quando è in alto può volare,
non importa cosa stesse provando a fare.
 
Oddio, – Realizzai. – la canzone parla di me… di noi.
Aveva detto “lui”, oppure avevo sentito male?
 
Sarà l’uomo perfetto
ma cambierà improvvisamente,
vuoi piangere dalla sensazione.
Lui ha un cuore d’oro ma
ogni tanto diventerà grigio,
e lo sai lui mi da…
 
… un’oliva e una freccia nella schiena,
mi lascia senza fiato,
poi mi da un calcio quando sono a terra.
Mi lascia sperando
che il mio amore non si manifesti,
perché lo so che mi darà
un’oliva ed una freccia.
 
Non avevo sentito male, allora. Aveva detto proprio “lui”. “Sarà l’uomo perfetto ma cambierà improvvisamente…” Dio, l’avevo fatto star male. In quel momento mi odiavo a morte, avrei voluto prendere a testate il muro, ma mi limitai a lasciar sgorgare le lacrime dai miei occhi.
Lui mi da un’oliva e una freccia sulla schiena, mi lascia sperando che il mio amore non si manifesti.” Un’oliva e una freccia, non poteva essere più esplicito. Piansi ancora più forte, quasi singhiozzando. Allora era quella l’impressione che gli avevo dato? Pensava davvero che io fossi cambiato e che lo stessi usando? Amore mio, perché ti sei fatto quest’idea di me? Non sono così, te lo giuro. – Pensai.
 
Non gli piace preoccuparsi,
ma è spaventato da tutto quello
che accade intorno a lui.
Io sono solo un’altra foto
che è arrivata sulla sua pagina.
In qualche modo sono rimasto,
ma non a lungo.
 
Quell’ultimo verso mi distrusse completamente. Non doveva pensare quelle cose, non c’era niente di vero. Lui non era solo un’altra “foto”, come si era definito. No, lui era molto di più, era l’amore della mia vita, l’uomo per il quale sarei morto senza esitazione se solo me lo avesse chiesto. Io non ero niente senza di lui.
Avrei voluto piombare in quella stanza e stringerlo tra le mie braccia, bagnargli la maglia con le mie lacrime e urlargli che non doveva mai e poi mai farsi passare per la testa pensieri così atroci. Avrei voluto, ma non lo feci. Me ne stavo immobile, con la fronte appoggiata alla parete, usando tutte le mie forze per non svenire.
Mi girava la testa e non riuscivo a respirare. Con le gambe deboli, mi trascinai nella mia stanza e, una volta sprofondato sul mio grande letto matrimoniale, mi strinsi le braccia al petto e piansi tutte le mie lacrime.
 
La luce del sole filtrò attraverso la mia finestra troppo presto, dritta sul mio volto. Guardando la sveglia sul comodino realizzai che erano appena le nove. Ero spossato, avevo dormito malissimo e mi sentivo ancora male.
Con lentezza mi alzai e cambiai gli abiti, con l’intenzione di andare a comprare quei fiori che mi aveva consigliato Demi la sera precedente: dei giacinti color porpora.
Davanti alla porta di Nicholas mi fermai, attento, ma dalla stanza non proveniva alcun rumore. Molto probabilmente stava ancora dormendo.
Il tempo che impiegai per comprare i fiori fu molto poco, perché avevo avuto il buonsenso di prendere la macchina.
Tornato a casa decisi di lasciare i fiori sul comodino del riccio, in modo che li trovasse al suo risveglio,  ma si era già alzato. Dalla sua camera arrivavano dei singhiozzi sommessi, strazianti, così bussai debolmente alla porta. Non ottenni risposta, perciò aprii la porta cautamente e la mia testa fece capolino. Il riccio abbracciava il suo cuscino, disteso sul letto. I suoi occhi si puntarono sul mio volto colmi di dolore e paura.
‹‹N-Nick… Nicky…›› Mormorai, entrando nella stanza. Mi avvicinai a lui con passi lenti, mostrandogli l’enorme mazzo di giacinti profumati, con gesti impacciati. ‹‹S-sono per te.››
Li posai sul comodino e lui si mise seduto per farmi spazio accanto a lui.
‹‹Dove sei stato stanotte?›› Domandò con voce flebile, guardandomi con i suoi occhi color nocciola.
‹‹Sono stato qui a casa, Nick, solo che sono tornato tardi… Amore, potrai mai perdonarmi? Sono stato un idiota, quello che ti ho detto ieri non l’ho mai pensato, credimi. Ti amo da morire, Nicky, non ho mai amato nessuno come te, e la sola idea che un giorno tra noi due potrebbe finire mi fa venire i brividi. Ho esagerato ieri, me ne rendo conto, ma non so neanche perché ho reagito in quel modo…››
‹‹Qual è il significato di quei fiori?›› Mi domandò lui, interrompendomi.
‹‹Perdono.›› Risposi con un impercettibile sorriso, e lui abbassò lo sguardo. ‹‹Capisco di averti fatto soffrire tanto, ma non era mia intenzione. Non mi piace l’idea che ti sei fatto di me: non ti sto usando e non sei una semplice foto. Sai che ti amo da morire, vorrei che tornassi a pensare che io sono l’uomo perfetto.››
‹‹Joe, ma cosa…?›› Domandò lui, guardandomi sorpreso.
‹‹Ti ho sentito cantare la canzone, ieri sera.››
‹‹Oh. Joe…›› Disse sospirando, leggermente arrossito. ‹‹Non lo penso veramente, ho solo voluto sfogarmi. Credimi, ti prego.››
‹‹Davvero?›› Mormorai.
‹‹Certo, non potrei mai pensare quelle cose sul tuo conto.››
‹‹Giuro che morirei pur di non farti del male. Ti amo tanto, Nick.››
‹‹Anch’io ti amo.›› Disse lui facendosi scappare una lacrima che io asciugai con mano tremante.
Lo abbracciai forte, inspirando il suo profumo. Dio, avevo così paura di averlo perso!
Facemmo combaciare le nostre labbra, dapprima con dolcezza, che si tramutò in bramosia. Mi era mancato da morire.
Ci distendemmo sul letto ed io lo strinsi tra le mie braccia, dandogli un bacio tra i ricci scompigliati.
‹‹Che ne pensi della canzone?›› Mi domandò timidamente.
‹‹È bellissima solo perché parla di noi. Non avevi mai scritto una canzone così esplicita per me.›› Risposi in un dolce sussurro.
‹‹Sono contento che ti piaccia. Avevo intenzione di inserirla nell’album, anche se purtroppo mi toccherà modificare un po’ di cose.››
‹‹Va bene lo stesso, mi basta pensare che è per me. sarebbe magnifico farla conoscere al mondo.››
Nicholas alzò il capo per incontrare i miei occhi e mi deliziò con un tenero sorriso che io ricambiai.
Era bellissimo, ed era l’uomo che amavo. Tenerlo tra le braccia, sentire il suo profumo e ricevere il suo sorriso erano cose alle quali non potevo rinunciare, cose che mi facevano capire qual’era il mio posto nel mondo: ovunque, insieme a lui.
Non l’avrei mai lasciato.


Ciaaaaaao bella gente. :3
Ecco un'altra oneshot su questi due patati. **
Stavolta ho voluto aggiungerci anche mia moglie (Dem. e.e) ahah. 
Non chiedetemi perché l'ho scritto in grigio, perché non lo so neanche io. AHAHAH
Voi vi chiederete: 'Che diavolo c'entra Glen Hansard ?' Niente, ad essere sinceri, ma sono malata di lui e dovevo farvelo sapere in qualche modo. lol
A parte gli scherzi, vi consiglio di ascoltare quella splendida canzone (http://www.youtube.com/watch?v=RwQP3tL6ba4), e magari anche le altre. Ne vale davvero la pena, non scherzo. :D
Sooo, mi piacerebbe ricevere i vostri pareri. (è solo un modo carino per dire: RECENSITE. lol)
Alla prossima !
Un bacio a tutti,
xx

-Giuls;

PS: Non sarebbe una cattiva idea se leggeste anche 'Please, Stay.', altra oneshot che non è ancora stata recensita (sig çwç).

   
 
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