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Autore: Sheylen    20/01/2013    2 recensioni
Ciao :) non ho mai pubblicato su questa fandom, e non credevo che avrei esordito con questa storia. Non è assolutamente il genere di storie che scrivo di solito, ho partecipato ad un contest così per gioco quasi ed è venuto fuori questo capitoletto... Spero che nessuno me ne voglia a male ^^" é il mio inizio banalissimo della relazione Merthur (so che sarà già stato usato da molti l'elemento "casuale")...
[OS classificatasi al terzo posto al contest "Merthur is the way" di Layla 84]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Morgana, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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3° Classificata: "Cosa importa?" di Sheylen

Storia vincitrice del Premio Speciale "Quadro"







Merlino si sistemò sulla rigida sedia di legno, a disagio.
Si sentiva osservato, come se le tende e le mura di quella stanza avessero occhi dallo sguardo penetrante.
La luce attraversava la camera obliquamente, illuminando l’esatto punto che Merlino stava fissando da un tempo che pareva infinito.
Un letto a baldacchino decorato da un enorme drago d’oro ricamato.
Il ragazzo si succhiò l’interno della guancia, tormentando un lembo della sua camicia blu.
Nella sua mente, uno sguardo sgomento lo tormentava.
 

~ ~ ~ ~ ~ ~
 
Faceva caldo. Un po’ troppo.
Merlino si passò una mano sulla fronte, appoggiando la spazzola su una cassa per qualche secondo.
Guardò disperato le altre venti selle ancora da pulire, progettando rapidamente di trasportarle una a una nelle stalle e pulirle di nascosto con qualche incantesimo non troppo complesso.
-Dacci dentro Merlino, quei finimenti mi servono entro la parata di dopodomani!-
Il ragazzo alzò la testa di scatto, non essendosi accorto della presenza di Galvano.
-Oh, certamente non vi preoccupate! Il vostro cavallo splenderà con questi addosso, potete contarci!- esclamò con il miglior sorriso a trentadue denti di cui poteva servirsi.
Il cavaliere gli rimise in mano la spazzola sorridendo, per poi allontanarsi fischiettando.
…Non sia mai che “Lor Signori I Cavalieri” si degnino di preoccuparsi delle bardature dei loro possenti destrieri! –Pulisci questo Merlino!-, -Dà una passata a questo Merlino-, -Riesci a togliere questa macchia, Merlino?-: Merlino di qua e Merlino di là, Merlino di su e…
-Merlino!-
Il mago alzò la testa esasperato, alzando le mani scocciato.
Artù era in piedi vicino alla staccionata che limitava il campo di addestramento, rivestito della corazza da giostra.
-Si può sapere dove hai messo il mio fodero? Saranno almeno due minuti che lo sto cercando!-
Saranno almeno due minuti! Uhuuuuu disgrazia…! gli fece il verso nella sua testa, alzandosi però prontamente e raccogliendo con finta pazienza il fodero appoggiato sul prato a neppure cinque braccia dal principe.
Artù lo afferrò in malo modo, guardando con aria di sufficienza il punto da cui Merlino aveva preso il fodero.
-Eh-ehm, sono assolutamente certo che quando ho controllato lì non c’era.-
-Certamente Vostra Altezza, confido nella vostra grande abilità di…-
-Non credo ti convenga terminare la frase. Ogni cosa che dirai potrà essere usata contro di te, chiaro?-
-Certamente Vostra Altezza!- ridette il servo, accennando un goffo inchino pomposo.
-Torna a pulire le selle…- lo liquidò senza tante cortesie il principe, tornando al centro del campo.
-Oh… certamente Vostra Altezza.- bofonchiò il mago, tornandosi a sedere al suo posto.
Riagguantò la spazzola, incominciando di nuovo ad accarezzare l’idea di usare la magia per pulire tutte quelle bardature.
  Si allargò il fazzoletto che portava al collo, maledicendo per l’ennesima volta il caldo impietoso.
Come diamine fanno a restare con l’armatura sotto al sole…?

In effetti, era davvero qualcosa di impensabile.
Merlino iniziò a lanciare occhiate furtive al campo, spiando i giovani che si cimentavano per le prime volte con armi vere.
Artù era al centro del prato, i capelli biondi e l’armatura che brillavano al sole, che ripeteva una serie di affondi con la spada, facendo scuola ai novellini.
  
 
 

~ ~ ~ ~ ~ ~

 
 

Avanti Merlino …
Il suo sguardo era ora puntato su una mano aperta, poco avanti rispetto a lui.
Si strinse con forza i pantaloni, come se le sue mani potessero fondersi con la stoffa, irrimediabilmente.

 

~ ~ ~ ~ ~ ~

 
-Merlino-
Il mago sollevò lo sguardo, incrociando quello di Morgana.
-Mia signora!- sorrise, interrompendo per l’ennesima volta il suo lavoro.
-Quello sfruttatore di mio fratello non ti lascia un giorno di riposo neppure con questo sole cocente?- domandò la dama, facendosi aria con un ampio ventaglio piumato.
-Oh non dovete preoccuparvi per me, Lady Morgana. Il principe Artù non mi sfrutta… insomma…-
Morgana rise, coprendosi elegantemente le labbra con il dorso della mano.
-Non temere Merlino, non farò la spia. Piuttosto, con questo caldo forse avrai sete… la fontana è qui vicino, se vuoi posso portarti dell’acqua.-
-Mia signora non dovete scomodarvi!-
Morgana sorrise, iniziando ad allontanarsi con il suo passo regale, per poi fermarsi e girare di nuovo il viso verso Merlino.
-Rimani qui, vero?-
-Ehm, in realtà credo che andrò nella scuderia tra poco… Sapete devo portare le selle…- ragionò il mago, decidendosi finalmente a barattare ore di lavoro con un incantesimo di poche parole.
Merlino guardò riconoscente la dama che si allontanava lentamente verso la fontana, dall’altra parte del campo di addestramento.
Altro che Artù, lei almeno i suoi sottoposti li tratta con gentilezza!

~ ~ ~ ~ ~ ~

 
Non devo alzarmi, vorrebbe dire ammettere quello che sono, per sempre.
Devo continuare la mia vita, portare a termine il mio destino e costruire il nuovo mondo dove la magia non sarà condannata.
Devo restare seduto, tornare da Gaius questa sera e introdurmi questa notte nelle stanze di Morgana senza essere visto. Basteranno poche parole, e sarà come se non fosse mai successo nulla…

 

~ ~ ~ ~ ~ ~

 
-Merlino? Merlino! È possibile sapere perché quando servi non ci sei mai?-
Il mago sentì per fortuna le urla del principe, ancora fuori dalle stalle.
-Ehm, sono qui, mio signore!- avvisò alzando la voce, interrompendo prontamente la pulizia magica dei finimenti che aveva in mano.
Afferrò la spazzola giusto un istante prima che Artù aprisse la pesante porta di legno, che Merlino aveva chiuso qualche minuto prima, dopo essere entrato.
-Oh finalmente! Merlino dov’è finito il mio fodero?- esclamò con tono imperioso.
Il mago strabuzzò gli occhi, allargando le labbra in un sorriso burlone.
-Ma, Vostra Altezza l’avete preso voi neanche dieci minuti fa!-
-Se così fosse saprei dov’è finito ora! Merlino, ma quanto sei stupido?-
Merlino boccheggiò a vuoto, non sapendo cosa dire. Si alzò per andare a cercare il fantomatico fodero, ma il suo corpo non fece quello che il cervello comandava.
Forse il suo piede si era impigliato in una briglia, forse c’era una piccola fossa nel terreno, forse semplicemente era stato un caso. Merlino si rese conto di essere sbilanciato troppo tardi, e quasi a rallentatore finì addosso ad Artù, chiudendo gli occhi d’istinto.
Entrambi i ragazzi finirono in ginocchio, aggrappati l’uno all’altro.
Merlino riaprì gli occhi, sentendo qualcosa di caldo che gli premeva sulla faccia.
Il suo campo visivo però era occupato solo da due grandi occhi azzurri, spalancati come i suoi.
Non ebbe bisogno di altro per arrossire fino alla punta delle orecchie.
Le loro labbra erano le une attaccate alle altre.

 
~ ~ ~ ~ ~ ~
 
Eppure sai che non è ciò che vuoi, che vorresti solo poterti abbandonare al desiderio, abbandonare tutto e goderti una vita magari insignificante ma ricca di sentimento…
 

~ ~ ~ ~ ~ ~
 
Merlino contrasse i muscoli del collo per allontanare rapidamente la testa, ma la mano calda di Artù premette sulla sua nuca. Ancora gli occhi aperti, si accorse che invece il principe aveva socchiuso le palpebre, e muoveva sicuro le labbra sulle sue.
Interdetto, Merlino si accorse di trovare quel bacio una cosa normale, quasi indispensabile. Gli sembrava strano di aver vissuto fino a quel momento senza, in un qualche modo sentiva che sarebbe diventato per lui una droga.
Senza preoccuparsi oltre, chiuse gli occhi anch’egli e si lasciò andare in quel momento utopico, che pareva così irreale che gli sembrò di vivere in un limbo, dove lui non era un mago né Artù era un principe, dovelo spazio e il tempo si fondevano, dove la magia si mutava in tecnologia, una spada in un fucile, e viceversa un palazzo in castello, un treno in carrozza. Forse era la magia che gli scorreva nelle vene a mostrargli quella visione, forse solo la lingua di Artù che danzava dentro la sua bocca.
Sarebbe potuto essere il momento più dolce ed incredibile che potesse immaginare, così inconsapevolmente bramato ed ora realizzato, se le sue orecchie non avessero colto un rumore ed i suoi occhi attirati da un movimento alla sua destra.
Capelli neri, pelle diafana, occhi d’un verde acqua di unica bellezza, ma oscurati da uno sguardo d’accusa e incredulità.
Prima che anche Artù potesse guardarla negli occhi, Morgana lasciò cadere il bicchiere d’acqua che teneva in mano, ed uscì di corsa dalla stalla.
 

~ ~ ~ ~ ~ ~
 
-Perché non vieni, Merlino?-
Artù mosse la mano aperta verso di lui, il palmo rivolto verso l’alto.
-Devo forse ordinarti di avvicinarti come tuo principe?- sorrise, gli occhi azzurri che brillavano.
-Non capite…-
Il principe si alzò a sedere, lasciando che la coperta lasciasse scoperto il suo torace.
Lo sguardo di Merlino si perse inevitabilmente sul fisico scolpito da anni di addestramento, i pettorali delineati e gli addominali in risalto.
Si alzò dalla sedia, muovendo un passo verso Artù.
Posò la sua mano su quella del principe, e senza accorgersi si trovò tra le sue braccia.
-Di cosa hai paura, Merlino?-
-Artù, non fare finta di nulla! Lei ci ha visti, quando eravamo nella scuderia Morgana è entrata perché voleva portarmi dell’acqua e…-
Artù prese il volto del ragazzo tra le mani, fissando i suoi occhi profondi in quelli spaventati di Merlino.
-E con questo? Merlino, io e te ci amiamo. Il fatto che la mia sorellastra ci abbia visto insieme ti turba al punto da dimenticare cosa abbiamo provato quel pomeriggio?-
Le gambe del mago sembrarono cedere sotto il peso delle labbra del principe che premevano sulle sue. Un sorriso si allargò sul viso di Merlino, come il timido accenno di sole dopo un giorno di pioggia.
Morgana avrebbe dimenticato tutto, nessuno avrebbe saputo.
E le coperte li nascosero al mondo, a ogni diceria e da ogni pensiero, a ogni divieto e proibizione, a ogni timore e vergogna.
  
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