Angolino
dell’autrice: Allora… questo simpatico sclero è nato dalla mia sopita passione
per Austria e Svizzera, e dalla recente scoperta di questo personaggio
delizioso, nato dalla geniale matita di Himaruya: Kugelmugel. Era da tanto che volevo ingegnarmi a
scrivere qualcosa, e finalmente, dopo anni che non pubblico niente su efp, eccomi qui con la prima seria long fic
della mia vita(la prima fanfic su Hetalia,
per giunta))! L’ispirazione me l’ha data questa fan art,
da cui ho preso un paio di idee che ho riportato in questo primo capitolo J
Vorrei darvi alcune informazioni su Kugelmugel: è una
micro nazione nata nel 1984 a Vienna. Edwin
Lipburger, artista austriaco, progetta delle
abitazioni sferiche per cui nel 1984 costruisce Kugelmugel
– letteralmente “la sfera sulla
collina”, in una fattoria di Katzelsdorf. Ma Lipburger ha realizzato la sua opera senza autorizzazione,
e incappa nella sanzione delle autorità locali che ordinano l’immediata
rimozione dell’abitazione/opera d’arte. Per salvare il suo progetto, Lipburger decide di dichiarare la sua sfera una repubblica
indipendente, soggetta a una sua propria giurisdizione. Comincia a stampare
passaporti della Repubblica di Kugelmugel, di cui si
proclama presidente. La sua repubblica comincia a suscitare l’interesse dei giornali,
l’artista finisce persino in prigione. Il governo di Vienna, dopo aver porto le
sue scuse alla sua controparte secessionista, decreta lo spostamento della
struttura nel Prater, dove si trova tutt’ora. (fonte)
La storia parte da QUI.
Mi farà un’enorme piacere se, dopo aver letto, lascerete un commento per farmi
sapere il vostro parere! ;)
Buona Lettura!
KUGELMUGEL
Meine Unabhängigkeit
ist Kunst
La mia Indipendenza è Arte
Capitolo
1
‘’Fratellone… ti presento il mio nuovo amico’’
Svizzera lanciò uno sguardo sbigottito al ragazzino che Liechtenstein aveva
trovato fra i cespugli. Sembrava un tipo piuttosto singolare, con occhi
violetti grandi e profondi e lunghi capelli platinati raccolti in due trecce.
Indossava una camicia a strisce blu ed un gilet, dei pantaloncini viola a
sbuffo, leggins color senape e degli stivaletti. Un
simpatico basco rosso acceso gli coronava la testolina.
Ma la cosa che più colpì Svizzera furono quegli occhi ametista, così scuri ed
imperscrutabili. Sentì un nodo alla gola, senza sapere perché.
‘’Eh..’’
Il ragazzino gli si avvicinò e lo studiò un momento, reclinando leggermente la
testa verso destra.
‘’Molto lieto, il mio nome è Kugelmugel.’’ Disse,
continuando a squadrarlo interessato dalla testa ai piedi.
Svizzera si sentì un po’ in imbarazzo. Come se non bastasse, quegli occhi che
continuavano a scrutarlo con così vivo e candido interesse riaprirono una
dolorosa breccia nella sua memoria, e per una frazione di secondo anche lui
tornò ad essere bambino, e la piccola nazione di fronte a lui si trasfigurò
assumendo le sembianze di una persona conosciuta. Una persona che avrebbe
dovuto essere il suo migliore amico.
‘’Kugelmugel è una giovane nazione nata a casa di
Austria, fratellone.’’ Spiegò Liecht,
vivacemente ‘’è un bravissimo
disegnatore ed esperto d’arte.’’
Ma certo, era ovvio. La somiglianza con il bambino che Austria era stato era
innegabile.
Svizzera sbuffò, chiudendo gli occhi. Non sopportava che certi ricordi felici
della sua infanzia gli tornassero alla mente, perché ciò lo costringeva a
ricordare anche ciò che era venuto dopo.
Ed era difficile da sopportare.
‘’Mi fa piacere incontrarti, Kugelmugel, io sono
Svizzera.’’
Il piccolino gli girò intorno, continuando il suo esame. ‘’Come sei carino…’’
Disse solamente.
Oh, doveva aver sentito male.
‘’Che cosa hai detto?!?’’ sbottò, sbigottito.
Liecht unì le mani davanti al petto, cominciando a
dondolare dalla felicità. ‘’Ahhhh….. Te l’avevo detto
che il mio fratellone era bellissimo!’’
‘’E così abbiamo trovato qualcosa che sembra appartenerti’’
buttò lì Svizzera evitando accuratamente di incrociare lo sguardo di Austria,
molto poco a suo agio seduto sul lussuoso divano di pelle scura in casa
dell’austriaco.
‘’Io non sono qualcosa che appartiene
a questo qui’’ puntualizzò Kugelmugel lanciando ad
Austria uno sguardo profondo.
‘’Comunque sia’’ Svizzera incrociò le braccia al petto. ‘’si tratta di un
ragazzino nato nel tuo territorio e non mi sembra il caso di lasciarlo tutto
solo a vivere in un parco, senza alcuna protezione.’’
‘’Ho messo delle persone a custodirlo’’
‘’Non mi sembra che funzioni, visto che se ne va a zonzo tranquillamente
blaterando di forme di arte alternative’’
‘’Quelle guardie minavano la mia libertà, ed il mio estro artistico non avrebbe
potuto formularsi se fossi rimasto in gabbia. Così sono scappato … in cerca di
una musa.’’ Disse il diretto interessato, abbracciando la
sfera perlacea che aveva in grembo. ‘’E l’ho trovata.’’
‘’Non capisco cosa ti aspetti da me, Vash. Non è
scritto da nessuna parte che stia a me occuparmi di lui.’’ Austria incrociò le
braccia al petto, senza scomporsi. ‘’Si è dichiarato indipendente, quindi è libero di badare a se stesso. Il
fatto che io mi sia preoccupato di fornirgli una protezione è già tanto, e non mi
sembra l’abbia gradita.’’
‘’Che cosa hai trovato, Signor KugelMugel?’’ domandò
dolcemente Liechtenstein.
Kugelmugel la guardò con un guizzo di luce negli
occhi ametista. ‘’Ho trovato la mia musa’’
‘’Ma è poco più di un bambino!’’ sbottò Vash ‘’Da
quando sei cresciuto e sei diventato un impero non hai interesse per nessuno
fuorché te stesso?’’
Austria sussultò. Sembrava colpito.
‘’No. Io, non …’’
‘’Eccola qui.’’ Kugelmugel allungò le piccole dita
affusolate e prese la mano di Vash nella sua.
Svizzera ebbe un sussulto a quel contatto, e di fronte a sé vide Roderic fare altrettanto, nello stesso istante.
Ora lo stava guardando, e Vash avrebbe voluto
maledirsi per essersi tradito in quel modo davanti a lui. Si sentiva scoperto,
perché ogni volta che qualcuno cercava di prenderlo per mano, lui sentiva il
bisogno immediato di scostarsi, mentre l’immagine dell’amico d’infanzia tornava
ad invaderlo, bruciante e dolorosa. Aveva sempre pensato con sollievo che
nessuno potesse capire cosa gli passava per la testa, ma Austria faceva
eccezione: condivideva i suoi stessi ricordi. E magari adesso si era messo in
testa di essere sempre al centro dei suoi pensieri: la cosa gli diede sui
nervi.
Rimase incatenato allo sguardo viola liquido di Roderic
per un tempo che parve infinito.
Kugelmugel si chiese come mai le tre nazioni intorno
a lui fossero ammutolite tutto d’un tratto. ‘’La mia musa’’ ripeté, facendo
dondolare la mano di Svizzera assieme alla propria, contemplando il suo profilo.
Il biondo si girò sconvolto verso di lui.
‘’Che cosa??’’ Sentì le parole che aveva in mente pronunciate da una voce che
non era la propria. Guardò Austria: aveva parlato al posto suo, e anche lui
fissava il ragazzino. Aveva recuperato il solito contegno, ma le labbra erano
contratte in una linea sottilissima.
‘’Ho trovato la mia musa’’ ripeté Kugel, assaporando
quelle parole, sentendo che si stavano realizzando nel momento in cui le esprimeva
ad alta voce, al di fuori dei suoi pensieri. Alzò le loro due mani intrecciate.
‘’La mia ispirazione.’’
Svizzera sentì il sangue inondargli violentemente le guance. ‘’Co… Cosa stai
dicendo?’’
La sorella assistette alla scena con le mani a coppa sulla bocca, il viso rosso
e le pupille dilatate dall’emozione. ‘’Oh, Kugel … è
una cosa così tenera. Fratellone, hai sentito com’è dolce?’’ Svizzera non
sapeva che dire.
‘’Sono davvero molto contento che tu ti sia affezionato, Kugelmugel.’’
Commentò Austria in tono piatto. ‘’Ma cos’hai intenzione di fare adesso?’’
Il piccolo albino scese dal divano, abbandonando la mano di Vash.
‘’Quello che so è che non voglio assolutamente tornare nella prigione che mi
hai costruito, né tantomeno ho voglia di vivere qui con te. Non mi
permetti di dipingere e mi costringi a
pagare stupide tasse al tuo paese!’’
‘’Vorrei ricordarti che io ti ho solamente vietato di deturpare tutti i ritratti della casata degli Asburgo
come avevi iniziato a fare’’ Austria indicò un suo ritratto che, oltre agli
antichi baffi disegnati da Italia, presentava anche un paio di occhiali dalla
montatura a farfalla e numerose meches colorate.
‘’Quei dipinti erano grigi e vuoti. Rendevano solo questa reggia più cupa del
normale.’’
Austria sbuffò, stremato, per poi
rivolgersi a Svizzera ‘’Come vedi non c’è modo di convivere pacificamente con
questo individuo. Vuole sempre averla vinta lui. Io ho fatto il possibile.’’
‘’Ma dove hai intenzione di andare, Kugelmugel? Sta
per arrivare l’inverno e tu non hai alleati!’’ Liecht
era estremamente addolorata.
Il ragazzino prese fra le braccia la sfera cristallina dalla quale non si
separava mai. ‘’Potrò dormire qui
dentro.’’
Liecht guardò interdetta l’oggetto. ‘’Oh… non è un
tantino piccola come casa, Kugel?’’
‘’Niente affatto. È una sfera magica, nella quale io posso entrare. E ti
assicuro che è un’ alloggio comodo e spazioso, anche se da fuori non
sembrerebbe.’’ Gli occhi viola brillavano, orgogliosi. ‘’È unica al mondo.
L’apoteosi dell’arte.’’
Le tre nazioni presenti non credevano alle proprie orecchie. Nessuno fu in
grado di proferire parola.
‘’Ma mentre tu sei lì dentro … chiunque potrebbe attaccarti. Niente difende la
tua sfera, giusto? Oh, Kugelmugel, non possiamo
abbandonarti così, tutto solo…!’’ Liechtenstein
strinse il più piccolo in un caldo abbraccio. ‘’Potresti rimanere con
noi. Fratellone, che ne dici?’’
‘’Io … ‘’ mugolò Kugel, contro la spalla della
ragazza. ‘’…lo vorrei tanto’’
Vash lanciò un’occhiata sconvolta alla sorella ‘’Ma,
Lily … che ti viene in mente?’’
Lei gli rivolse uno sguardo implorante. ‘’Per favore… hai sentito anche tu, Kugel ha già un giaciglio. Potremmo solo offrirgli il
nostro giardino, perché sia al sicuro. Te ne prego.’’
Svizzera si detestò, perché non era capace di dire no al faccino tenero di
Liechtenstein. Fece un lungo sospiro, rassegnato. ‘’Per te … per te va bene se
lo prendiamo con noi, Austria? ‘’ domandò, evitando accuratamente di guardare
l’altro negli occhi.
Roderic fece correre lo sguardo lungo i capelli
biondi e la linea del viso e del collo dell’altra nazione. ‘’Non c’è nessun
problema.’’
‘’Allora la questione è risolta’’ fece sbrigativo il biondino. Non voleva fare
altro che andare via da lì. ‘’ Lily, Kugel, andiamo a
casa, si è fatto tardi.’’
Austria seguì con gli occhi le tre figure nere che si
stagliavano contro la flebile luce del crepuscolo , mentre si allontanavano e diventavano
mano a mano più piccole. La più bassa delle tre camminava a passo baldanzoso,
come se stesse letteralmente fluttuando in aria dalla felicità, e ad ogni
movimento le lunghe trecce ondulavano.
Kugelmugel si era dimostrato entusiasta della sua
nuova sistemazione; ma soprattutto si
era dimostrato entusiasta di Svizzera.
Già.
Svizzera.
Aveva sempre trovato ogni scusa possibile per evitare di far visita all’austriaco,
fosse anche solo per questioni diplomatiche.
Quando Roderic l’aveva visto entrare, imbarazzato e
titubante, nel salotto di casa sua, non aveva saputo trattenere un moto di
sorpresa. Ma anche di piacere.
Peccato che quella visita non fosse dettata assolutamente dal desiderio di Vash di rivederlo. Anzi, era stato intrattabile e scostante
per tutta la durata del colloquio. Come sempre, d’altronde.
Non sarebbero più tornati ai vecchi tempi, quando Svizzera si prendeva cura di
lui con affetto, e gli sorrideva. Una volta Svizzera sorrideva spesso.
Osservò il suo riflesso nel vetro della finestra. Anche lui un tempo sorrideva
spesso. Anzi, non spesso, sorrideva sempre.
Vash lo rimbrottava duramente, chiedendosi come
fosse possibile che stesse sempre a sorridere come uno scemo se perdeva sempre,
in battaglia, e se le altre nazioni lo riempivano puntualmente di botte.
Ma il piccolo Austria sorrideva perché era felice di stare con il suo amico, di
giocare con lui, di avere qualcuno che gli volesse bene anche se era un totale
disastro.
Ora, invece, era un uomo adulto, perennemente serio, che non si scomponeva mai.
Chi mai si ricordava del bambino ridente ed espansivo che era stato?
E Svizzera, Svizzera era una nazione solitaria e sempre sulla difensiva. Inavvicinabile.
Sospirò, formando una nuvoletta di vapore bianco sul vetro.
Erano così distanti l’uno dall’altro. Che sofferenza.
Anche se …
Si guardò il palmo della mano. Quando Kugelmugel
aveva preso per mano Svizzera, non aveva potuto fare a meno di ripensare a
quando lui, da bambino, insisteva per camminare mano nella mano con il suo
migliore amico, perché gli riscaldava il cuore e lo rendeva felice, mentre Vash protestava sempre, prendendolo in giro. E l’aveva
visto sobbalzare nello stesso momento in cui l’aveva fatto lui.
Fece scorrere la punta del dito lungo la linea della mano, pensieroso.
Forse, dopotutto …
… anche lui…?