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Autore: Braina    20/01/2013    6 recensioni
Minerva correva nel buio, alla cieca.
Il silenzio, rotto solo dal rumore dei suoi passi frenetici, la avvolgeva dandole un senso di oppressione ed angoscia mai provato prima.
“Minerva, tesoro, devo parlarti”
“Tuo padre non lo sa, è il momento di dirglielo”
“Tu sei.. COSA?”
One shot scritta per il contest "Fammi rivivere le emozioni!" di Madama Tonks e classificatasi 3°.
La frase "Certe persone lo fanno apposta, ti guardano negli occhi mentre tu stai male, e ti sorridono anche" è una citazione di Madama Tonks.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Minerva correva nel buio, alla cieca.
Il silenzio, rotto solo dal rumore dei suoi passi frenetici, la avvolgeva dandole un senso di oppressione ed angoscia mai provato prima.
“Minerva, tesoro, devo parlarti”
“Tuo padre non lo sa, è il momento di dirglielo”
“Tu sei.. COSA?”
Da dove venivano quelle voci? Minerva si fermò, voltando la testa da una parte all’altra, facendo ondeggiare i lunghi capelli corvini.
Il rumore di una porta che sbatteva.
Una donna piangeva, da qualche parte.
Ad un tratto tutto intorno alla ragazza si illuminò, rivelandole uno scenario familiare: una cucina di legno scuro, piastrellata di verde, ordinata e pulita.
In piedi di fronte al lavabo, una donna molto bella, vestita con un castigato vestito scuro, lavava i piatti decorati con piccoli fiori lilla con innaturale lentezza. I suoi occhi erano gonfi di pianto.
Dietro di lei, un uomo dall’aria seria, vestito di un semplice maglione marrone, sedeva al tavolo  cercando di leggere il giornale posato di fronte a sé; gli occhi si muovevano sopra la carta stampata senza vederla realmente.
Dalla parte opposta del medesimo tavolo si trovava una bambina con lunghe trecce nere, intenta a disegnare: di tanto in tanto, i suoi occhi scuri si alzavano dal foglio e passavano veloci dalla madre al padre, per poi tornare a puntarsi sulla matita che rapida tracciava nuvole e farfalle sul foglio.
L’atmosfera era tesa, e la bambina pareva accorgersene; Minerva, dietro di lei, riusciva quasi a sentire il groppo in gola della piccola come fosse il suo.
Un piatto scivolò dalle mani della donna, frantumandosi a terra: si voltò a guardare il marito, e il loro scambio di sguardi sembrò quasi un tacito assenso; la pallida mano della giovane estrasse dalla manica sinistra una lunga bacchetta intarsiata.
“Reparo” sussurrò con voce rotta, puntandola verso il piatto, il quale si ricompattò in un istante.
Non visto dalla moglie, chinatasi a raccogliere la porcellana, l’uomo di voltò dall’altra parte, chiudendo gli occhi con aria sofferente, come se volesse dimenticare ciò che aveva appena visto.
La bambina si alzò di scatto, lanciando via la matita: afferrò il foglio e, come per cercare di sfogare la sua frustrazione, lo stracciò in mille pezzi, per poi correre via.
“Minerva!” gridò la madre, ma la bambina era ormai lontana.
 
 
Minerva si svegliò, madida di sudore, il cuore che batteva all’impazzata.
Rimase immobile per qualche minuto cercando di riprendere il controllo, inspirando profondamente, la mano destra poggiata sugli occhi chiusi.
Era solo un sogno.
Un sogno fin troppo vivido, frutto di un ricordo che la ragazza cercava di cancellare, e che dispettoso tornava a tormentarla proprio ora.
Si alzò dal letto con innaturale lentezza, per poi avvicinarsi alla finestra: era ancora notte, ma sapeva che non avrebbe più dormito, non dopo quel maledetto sogno.
Avrebbe potuto sopportare tutto quello? Sapeva fin troppo bene cosa la aspettava, allora perché aveva detto si?
Perché sei pazza di lui.
Dopo una vita passata a dare ciecamente retta alla logica e alla razionalità, perché proprio ora?
Ad un tratto, Minerva si rese davvero conto di ciò che stava per fare: avrebbe rinunciato alla carriera, ai suoi sogni, alla sua libertà. Avrebbe fatto la stessa identica fine di sua madre.
No, non poteva. Diciotto anni di esperienza indiretta le caddero addosso come un macigno, pesanti, gelidi, insopportabili.
E in quel momento, Minerva odiò sua madre: una rabbia cieca si impossessò di lei, facendole rovesciare le carte e i libri che ordinati ornavano la sua scrivania con un gesto fulmineo del braccio; era colpa di Isobel se si trovava in quella situazione, dannata donna, perché le aveva fatto questo? Perché si era dovuta sottomettere all’amore tanto da annullare sé stessa, facendole vivere l’inferno delle parole non dette, delle verità taciute, della sofferenza del dover ingannare chi hai di più caro?
Perché aveva dovuto rivelarle così presto la pena del vivere in un mondo in cui devi costantemente nasconderti?
Avrebbe voluto scoprirlo lei, con gli anni, con i suoi tempi: era un pensiero stupido, Minerva ne era consapevole, ma almeno avrebbe avuto l’illusione di poter avere un matrimonio felice anche con un Babbano, anche in quella società.
Infuriata con sua madre, con suo padre, con il mondo, con la sua stessa natura, la ragazza si vestì in fretta, mentre fuori iniziava ad albeggiare, e uscì dalla sua stanza.
“Minerva, tesoro, cosa ci fai in piedi a quest’ora?”
La voce della madre la trapassò come un pugnale, bloccandola di fronte alla porta della cucina.
Vestita in modo dimesso, stringendo tra le mani un bollitore, Isobel osservò la figlia, inclinando leggermente la testa, curiosa.
“Pene d’amore?” sussurrò con un sorriso di fronte al mutismo di Minerva. Certe persone lo fanno apposta, ti guardano negli occhi mentre tu stai male, e ti sorridono anche.
La rabbia e il dolore della giovane diventarono insopportabili di fronte all’innocente commento della madre: come poteva guardarla, parlarle, sorridere persino, dopo tutto quello che le aveva fatto passare? Davvero non se ne rendeva conto? Davvero non aveva idea delle ferite che le aveva inferto?
Il minuto di silenzio che seguì fu lungo e pesante come una afosa giornata di luglio: gli occhi scuri di Minerva si persero in quelli azzurri della madre, così diversi dai suoi… eppure così uguali. Cercò di trasmetterle tutto il suo risentimento, ma si rese conto di non potercela fare.
No, lei non avrebbe voluto tutto quello: non era colpa sua, nel profondo Minerva lo sapeva, anche se faticava ad accettarlo.
Lo sguardo della ragazza si posò per un secondo sulle rughe fini attorno agli occhi di Isobel, e a quella, ben più profonda, che le solcava la fronte. Era tutto lì, in quella ruga: anni di menzogne, di sofferenza, di annullamento, e per cosa? Per amore? Un semplice, stupido sentimento valeva davvero tutto questo?
Minerva cercò conforto in quella piega dell’età, cercò l’affetto che fino a qualche ora prima provava per quella donna, ma il suo cuore era troppo colmo di risentimento.
“TI ODIO!” gridò, piegandosi in avanti, tenendosi le mani sul ventre, come se stesse vomitando quelle parole, come se lo sforzo fosse troppo forte da sopportare.
Fu un sole pallido quello che vide Minerva fuggire da sua madre, dalla sua casa, quella casa dimora dei ricordi che ora la facevano correre verso Douglas, in lacrime.
 
 



Grammatica: 
Hai fatto pochi errori grammaticali, quasi tutti di distrazione direi ;) te li segnalo. 

In piedi di fronte al lavabo, una donna molto bella, vestita con un castigato vestito scuro – “vestita” e “vestito” hanno la stessa particella, quindi stanno male insieme, sostituirei uno dei due (- 0.25) 

sedeva al tavolo cercando di leggere il giornale posato di fronte a sé – per il tempo verbale che usi “sé” è sbagliato, sarebbe meglio usare “lui” (-0.5) 

di tanto in tanto, i suoi occhi scuri si alzavano dal foglio e passavano veloci dalla madre al padre, per poi tornare a puntarsi sulla matita che rapida tracciava nuvole e farfalle sul foglio. – ripetizione di “foglio”, potresti sostituire il secondo con un aggettivo riguardante i disegni. In questa frase aggiungerei anche una virgola dopo “di tanto in tanto” (- 1) 


si voltò a guardare il marito, e il loro scambio di sguardi sembrò quasi un tacito assenso – anche se sono una grande sopportatrice delle “e” dopo la virgola, in questo caso interrompe la frase rendendola meno scorrevole (-o.5) 

l’uomo di voltò dall’altra parte – qui hai accidentalmente sostituito “si” con “di”, per distrazione immagino ;) (- o.25) 

una rabbia cieca si impossessò di lei, facendole rovesciare le carte e i libri che ordinati ornavano la sua scrivania con un gesto fulmineo del braccio – questa frase mi piace molto, solo che penso che tu abbia fatto un casino con le virgole. Ti consiglio di rivederla (- 0.5) 


No, lei non avrebbe voluto tutto quello – il “quello” sta malissimo, dovresti mettere “ciò” oppure aggiungere un complemento. (-0.5) 
valutazione: 7/10

Stile e lessico: 
il tuo stile mi piace molto, così come la scelta di iniziare con Minerva in un sogno passato per poi giustificare le sue emozioni nella seconda parte. Il tuo stile è fatto di frasi complesse alterne a frasi principali, scelta che trovo decisamente azzeccata  brava 
valutazione: 5/5


Caratterizzazione personaggi: 
Minerva è caratterizzata principalmente da una rabbia profonda per sua madre e dalla paura per la necessità di scegliere. Pensare a un qualche amore della McGranitt è stranissimo, ma credo che immaginarla impegnata in una scelta che le avrebbe potuto cambiare la vita sia molto consono, e lo è anche pensare che alla fine lei abbia preferito la carriera. Complimenti! 
I genitori non sono eccessivamente approfonditi, si sa solo che la signora McGranitt soffre con il marito ma preferisce l’amore, e di lui che odia l’essere magica della moglie. Non so perché, ma credo che i genitori di Minerva dovrebbero essere più “ragionevoli”, dubito che Mr. si sarebbe dimostrare tanto infantile da punire sua moglie con il disprezzo. 

Valutazione: 9/10

Originalità: 
nulla da dire, considero molto originale provare ad accoppiare Minerva con un Babbano e, naturalmente, lei ha scelto la magia. Mi è piaciuto però che la conclusione la lasci al dubbio, non termini il racconto con “si sposarono” né con “ma lei preferì insegnare Trasfigurazione”; alla fine lei va da lui, ma cosa si diranno è un mistero. 

Valutazione: 10/10

Utilizzo frasi, emozione: 
L’emozione è tutta riversa contro la madre, questo è lampante, così come la frase è dedicata a lei. Trovo che sia tutto fatto bene ma non ti do il massimo perché credo ho l’impressione che Mrs. McGranitt non volesse sul serio far soffrire la figlia, tutto succede nella mente di Minerva. 

Valutazione: 19/20

Gradimento personale: 
questa storia mi è piaciuta moltissimo. Mi ha tenuto appiccicata allo schermo fino alla fine. Trovo perfetta la scelta di iniziare con un sogno che Minerva vive con angoscia, e spiegare questo sentimento con i pensieri verso sua madre. Molto brava, davvero. Ti tolgo mezzo punto soltanto perché, come già detto, non credo che il padre della McGranitt potesse essere così scemo da soffocare la magia di sua moglie, eppure, tutto è possibile. 

Valutazione: 9/10
  
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