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Autore: dreewss    21/01/2013    3 recensioni
questa non è una storia che ho inventato, no. è un sogno. un sogno che ho fatto qualche notte fa e di cui mi ricordo ogni minimo particolare, per filo e per segno.
è MOLTO IMPORTANTE che voi lo leggiate. sembrerebbe il continuo della mia triste esperienza.
dovete sapere, che avevo la possibilità di stringere quel biglietto tra le mani. avrei potuto incontrarlo quel ventitrè, ma mio padre ha rovinato tutti i miei piani.
non voglio stare qui a dirvi tutto il casino che è successo, ma in pratica mi ha privato di continuare a sostenere justin. vuole che lo dimentichi. per sempre.
io non posso, non riesco e non voglio farlo.
sorry papà.
voglio dedicare questa flashfic a @givemeciastin su twitter. è stata lei che mi ha fatto innamorare del piccolo kidrauhl, a farmi capire quanto justin e la sua musica siano essenziali per me.
grazie di tutto sere.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"cercavo di reprimere tutti i tipi di preoccupazione.
dovevo rimanere tranquilla, non potevo permettermi di perdere il controllo di me stessa. nervi saldi.
la situazione sembrava, nonostante le continue e autonome convinzioni, scivolarmi di mano.
il grosso era passato, non dovevo preoccuparmi di quel che poteva venire dopo.
guardai la ragazza che mi aveva aiutato ad ottenere e a toccare il mio sogno. ora potevo anche vederlo.
non dovevo perdermi neanche un secondo di quell'avvenimento, ma i miei pensieri viaggiavano lontani, trasportati dal sottofondo di 'never let you go'.
davvero meritavo di essere lì, come tutte mi dicevano?
il sangue iniziò a pulsare al livello delle tempie.
intorno a me, belieber. belieber ovunque. la mia famiglia in lacrime che cantava all'uniscono le parole di quella canzone, che durante le notti insicure, aveva divorato le mie orecchie.
era il mio sogno, eppure avevo paura.
forti crampi colpirono il mio stomaco.
continuavo a osservare la folla che premeva contro il palco, migliaia di urla.
ripensavo a tutto quello che avevo passato in sua compagnia: ogni piccolo istante veniva rievocato dalla mia mente confusa, che allo stesso tempo cercava di spingerli lontano.
avrei dovuto urlare e cantare a squarciagola, assaporare la vittoria e perdermi in ogni nota.
'tutto bene fè?'
lucia chiedeva la mia attenzione. mi voltai e annuì con un sorriso appena abbozzato.
non sapevo neanche recitare. avrei potuto urlare un sì e scoppiare in lacrime, rendendomi finalmente conto che il mio momento era arrivato.
non ci riuscivo. non riuscivo a calmarmi.
in quel momento pensai a tutte le beliebers rimaste a casa, a piangere davanti a uno stupido computer, aspettando che noi, le presenti, saremmo tornate a casa per raccontare loro tutte le emozioni provate durante la serata.
mi sentii tremendamente in colpa, avrebbero potuto tutte venire al mio posto, le avrei ragalato il mio biglietto..
aspetta, io non ho mai avuto un biglietto.
il pericolo si stava avvicinando, sentì un respiro affannoso scendere lungo la mia colonna vertebrale. non mi mossi, ero bloccata.
'portatela via, subito!'
il tono del buttafuori, che aveva ottenuto il turno per far passare ogni belieber all'interno del teatro, assicurandosi che tutte consegnassero il dovuto biglietto, risuonava nel mio timpano e si ripeteva all'infinito a effetto eco.
cercai di porre resistenza, mi attaccai a lucia che mi stringeva tra le sue braccia.
non volevo abbandonare il paradiso. non potevo smettere di sognare.



la musica cessò, probabilmente si erano accorti del movimento che si stava creando in platea.
'what's happening there?'
era la sua voce, sì.
milioni di occhi e luci puntate su di me e sulla mia coscienza sporca.
il mio cuore pompava il sangue in tutto il corpo all'impazzata.
la situazione mi metteva a disagio; mi sentivo come un cerbiatto nudo, accerchiato da cacciatori armati di mitra e f12.
'marcus?'
'sorry mr. bieber, this girl is infiltrated at your concert. she hasn't got any tickets. we're proving to eject immediately, but she puts strength.'
il silenzio diventò tombale all'interno del teatro. probabilmente, non si era mai verificato nulla del genere.
nessuno si era mai davvero infiltrato ad un suo concerto, oppure non era mai stato scovato durante tutto quel butiferio.
alzai gli occhi, cercando di liberarmi dalla mano che con forza mi stringeva il braccio, quasi cercando di fermarmi il sangue che scorreva veloce nelle mie vene,
'marcus, let her come here.'
le voci si alzarono.
tanti bisbigli contorcevano le orecchie delle ragazze che ancora non smettevano di fissarmi.
la pressione della mano si fece più lieve e mi accompagnò sul palco, dove le luci erano ancora più forti.
salii lentamente. le gambe mi tremavano e quasi non mi reggevo in piedi.
non riuscivo a rendermi conto di quello che stava per accadere, questa fu la spiegazione alla mia resistenza.
scorsi il mio idolo al centro del palco che mi aspettava. guardava nella mia direzione e sorrideva per tranquillizarmi.
come potevo mantenere la calma?
mi fece cenno di avvicinarmi, ma io esitai.
rividi nei suoi occhi tutti i poster appesi al mio armadio, che mi fissavano ad ogni momento della giornata.
rividi nel suo sorriso le intestazione, le icon e i background del mio profilo twitter, ormai perso.
rividi nella sua forma la sagoma esposta davanti alla profumeria della mia città.
rividi nelle sue braccia, il testo di 'die in your arms' memorizzato sul mio nuovo cellullare.
si stava avvicinando. il mio battito aumentò ancora e, se non fosse stata solo un'immagine dei cartoni che guardavo da piccola, il cuore sarebbe uscito fuori come una rana dalla stagno.
continuava a ripetere in tono amorevole 'cmon, cmon.'
mi porse la mano e io la appogiai sulla sua.
trasformazione chimica; l'avevo studiata a memoria quella parte, cercando di recuperare il mio primo tre.
il calore passa da un corpo più caldo a un corpo più freddo, e così fu.
mi buttai tra le sue braccia.
si strinse forte a me, e finalmente riuscì a constatare che aveva un buon profumo, come mi ero sempre immaginata.
sperai che quel momento non terminasse mai più, mentre la folla batteva le mani.
mi feci scivolare una lacrima calda che mi accarezzò il volto, terminando sulla sua canotta bianca.
presi coraggio e tirando su con il naso, sbirciai nel mio vocabolario acquisito a scuola.
'sorry, i wet your t-shirt with my tears.'
non vedevo il suo viso appoggiato sulla mia spalla, ma ero certa che avesse sorriso.
'come with me.'
mi strinse di nuovo la mano e fui costretta ad accompagnarlo al centro del palco. non che mi dispiacesse, ma ero sempre stata una ragazza abituata a starsene in disparte.
aprii gli occhi e mi sorpresi; le persone viste da là sopra erano molte più di quanto precendentemente avessi mai immaginato.
justin si rivolse a me.
'are you okay?'
annuii.
'why did you get here without ticket?'
sospirai.
'it's a long story.' cercai le parole per continuare.
'my father wouldn't let me come here alone..'
justin mi guardava fissa negli occhi e probabilmente stava cercando di scoprire altro, oltre quello che stavo balbettando.
'this is my dream and i couldn't lose it again.'
annuiva e mi teneva le mani, davanti a tutte le sue fan.
mi voltai verso queste.
'i can't believe it.'
sorrise.
'i know that isn't all.' justin mi sorprese. mi guardava ancora dritto negli occhi.
'do you want to talk about?'
no, non volevo. non davanti a tutti.
mi voltai una seconda volta, raccogliendo tutti gli sguardi.
la cercavo per il lungo e per il largo, ma non avevo ancora trovato la sua chioma riccia scorrermi davanti.
mi dimenticai completamente della domanda di justin, immersa nella ricerca.
'okay, i understand. do you want to talk about that after the concert?'
inizialmente non capii, ma ci fu un urlo generale all'interno dell'enorme teatro e riuscii a comprendere ciò che justin mi aveva appena detto.
annuii imbarazzata e eccitata all'idea.
'well, we're here. would you be my one less lonely girl?'
iniziai a sentire formicolare i piedi e piano piano le mani.
aspettavo quel momento da una vita, ma subito dopo che la fiamma all'interno di me si era accesa, si spense nuovamente.
la mia risposta suonò inaspettata nell'aria calda.
'no, this is everything i've ever wanted, but no.'
justin rimase sbigottito. mi avvicinai al suo orecchio e gli dissi dolcemente cosa avevo intenzione di fare.
sorrise e me lo permise.
mi rivolsi alle belieber, alla mia famiglia.
'allora ragazze, per quelle che mi conoscono sono ehidrews su twitter.
siete sorprese del fatto che abbia rifiutato, vero?
magari starete mettendo in dubbio il fatto che io sia una vera belieber, ma la sono.
il punto è che io la mia possibilità l'ho avuta e l'avrò dopo.
ora voglio aiutare una persona, una persona che mi ha aiutato senza aver mai fatto nulla..'

respirai profondamente.
'serena? givemeciastin? so che sei qui.'
la folla si aprì. la vidi, la vidi come la vedevo in ogni sua twitcam.
i suoi capelli tirati su senza elastico, evidentemente aveva caldo. li sciolse. era incrudela e balbettava parole tra sè.
'vieni sere.'
si strinse nelle spalle e mi seguì sul palco, insieme alle urla delle belieber italiane.
notò justin, ma raggiunse prima me.
aveva il mascara colato e mi guardava confusa e felice, allo stesso tempo.
iniziò a sussurrare.
'io..io non so che dire. davvero, grazie.'
'non devi farlo.'
'ti prometto che se faranno una foto nel momento in cui ti abbraccierò, la metterò come intestazione'

mi fece sorridere.
'scherzo.'
'ora devi andare, justin ti aspetta.'
'mmh sì, grazie. ricordati di venire a trovarmi.'

scesi dal palco con il sorriso sulla faccia.
non avevo ancora finito di crederci.
dopo tutto la mia presenza non era sprecata.
guardami papà, sono felice'."







la luce del sole di mezzogiorno mi scaldava il cuscino.
aprì lentamente le palpebre, sempre con il sorriso sul viso.
la sera precedente mi ero addormentata con 'believe' nelle orecchie e continuava ancora a colorarmi i pensieri, dopo tutta la notte.
scesi di sotto a fare colazione.
ti ho incontrato di nuovo justin.
di nuovo.




  
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