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Autore: Beads and Flowers    21/01/2013    1 recensioni
Leggendo storie innocenti al fratellino morente, una ragazza riceverà la visita della farfalla.
Genere: Malinconico, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Farfalla
 

 
 Il fratellino dormiva, e lei era al suo fianco. Un libro aperto sulle ginocchia, una mano stringeva quella del bimbo malato. Gli occhi chiusi di Matteo erano serrati dalle immagini di un qualche incubo sconosciuto, e le sue dita stringevano, stringevano quelle della sorella.
 Da quanto tempo non si svegliava?
 Da quanto tempo la ragazza temeva per la sua vita?
 Tra quanto gli incubi l’avrebbero abbandonato per sempre?
 La ragazza distolse lo sguardo, mordendosi le labbra screpolate. Non doveva pensare, non doveva assolutamente immaginare quel momento. Se l’avesse fatto, sarebbe morta anche lei, e il dolore non le avrebbe più donato quella sensazione di verità, di concreta normalità. Ed ogni realtà sarebbe andata in frantumi, tutto sarebbe precipitato nel caos.
 Il bimbo si mosse nel sonno, gemendo. Aprì piano gli occhi azzurri, due cieli spenti nel pallido volto. Si voltò verso la sorella, e le strinse le dita. La ragazza abbassò lo sguardo sul libro sulle ginocchia, e prese a leggere con voce tremante per la gioia del fratellino. Erano favole, nient’altro che favole innocenti, ma il loro suono era amaro e terribile. La sorella strinse i denti, e trattenne le lacrime.
 Il fratellino la guardava, in silenzio. Non piangeva, non parlava, la guardava soltanto. E questo era sufficiente. Questo era abbastanza reale da risultare insopportabile. La voce della sorella era piccola, minuta, e tremava come una principessa al suo primo ballo. Tutto girava, sotto lo sguardo del fratellino. La ragazza cercò di concentrarsi sulla storia che leggeva. Principesse, draghi e maschere magiche. Tutto era un grande girotondo tra aiuti divini e lieti finali al cospetto di affascinanti fanciulle e castelli incantati. Tutto era un grande vortice, in cui tutto cadeva e si amalgamava nell’innocenza dello sguardo di suo fratello.
 La sorella avvertì un leggero battito alla finestra.
 Alzò lo sguardo, ed oltre il vetro, nella notte buia, vide le ali di una farfalla. Erano grandi, blu, screziate di viola, e illuminavano l’oscurità della notte. Sembrava una creatura dal più altro dei cieli, dal più basso degli Inferi. La ragazza si voltò, e si rese conto che anche il fratellino stava guardando la farfalla. Matteo era completamente rapito da quella visione, e tendeva le manine verso la finestra. La sorella si rese improvvisamente conto che qualcosa la spingeva a lasciar entrare la farfalla, come se quella barriera di vetro fosse una condanna troppo crudele da accettare. Si alzò in silenzio, ed aprì la finestra.
 Una musica dolcissima risuonò nella stanza, e la ragazza capì che si trattava della farfalla. La farfalla stava cantando. Le sue ali suonavano nella notte, melodie notturne dimenticate persino dagli astri. Una felicità improvvisa invase la sorella di Matteo, dimenticò ogni tristezza, ogni angoscia. Capì all’istante che tutto si sarebbe risolto, che suo fratello non sarebbe morto, che lei era libera di piangere e ridere e correre via lontano, sorridendo alla vita. La farfalla svolazzò attorno al volto del bambino malato, e i suoi occhi s’illuminarono di gioia. Il suo volto pallido riprese colore, la sua flebile voce risorse in dolci risate.
 Tutto era perfetto, illuminato, tranquillo.
 La farfalla danzava nell’aria, e sembrava sorridere ai due bambini. La musica era sempre più allegra, sempre più felice e spensierata. Non era più notte, il Sole era sorto. Non faceva più freddo, l’Inverno era sparito nel nulla. I fiori nascevano in quella stessa stanza, velocemente, come su una giostra fatata. Rossi, rosa, gialli, e blu, come velluti colorati, nascevano dal nulla, e portavano la Primavera. La sorella si guardò attorno, incredula, ammirando quel giardino fatato. Anche Matteo guardava, e rideva, e saltava sul letto, giocando con la farfalla. La ragazza non l’aveva mai visto così felice.
 La musica sembrava muoversi attraverso la stanza, facendo nascere fiori sempre più belli, rivestendo i muri d’oro, donando ancora più gioia al bambino. E, proprio quando le note più belle vennero suonate, la farfalla si allontanò dalle mani del bambino, e si allontanò verso la finestra aperta. La ragazza smise immediatamente di ridere. Una profonda angoscia l’aveva nuovamente invasa, un presentimento terribile stringeva il suo cuore.
 Si alzò in piedi, tremando, e tese una mano fuori dalla finestra. La farfalla stava volando via, al ritmo della dolce musica, e con lei se ne andava la vita e la Primavera.
 “Dove vai?” urlò la sorella “Dove vai? Resta con noi.”
 La farfalla non si fermò, non parve nemmeno udirla.
 “Fermati! Non andare!”
 La ragazza provò paura. Non sapeva cosa fare. Se avesse permesso alla farfalla di andarsene, avrebbe per sempre perso la sua felicità, avrebbe provato ancora dolore. Non poteva permetterlo.
 “Portami con te! Oh, ti prego! Ti prego, portami via con te. Non voglio più rimanere in questo posto orribile. Voglio volare via con te, ti prego. Non andare!”
 Ma la farfalla, no, non tornava indietro.
 Il panico invase la giovane. Si voltò, e vide la stanza di fredda e buia. Gli splendidi fiori, nati da un istante di musica e gioia, erano a terra, secchi e morti. Il fratellino, di nuovo pallido, di nuovo triste e solo nel suo lettino freddo, la guardava senza capire. La sorella lo prese in braccio, tese il corpicino esile verso la farfalla, verso la luce e la Primavera.
 “Almeno lui! Ti prego, ti prego, non puoi lasciarlo. Portalo via con te.”
 In quel momento, la farfalla si fermò. Come in un sogno, tornò verso la casa fredda e verso la sorella piangente. Sfiorò con le sue ali i capelli biondi del bambino, e allora accadde l’incredibile. Due meravigliose ali di farfalla spuntarono sulla schiena del fratellino, ali grandi e immacolate. La ragazza non aveva mai visto nulla di più meraviglioso, sembravano quelle di una fata. Quelle di un angelo.
 Il bambino si separò dalle braccia della sorella, e subito le ali lo sorressero nel vuoto, muovendosi come al ritmo di una lenta musica. Matteo stava volando, e la sua pelle aveva ripreso colore, i suoi capelli risplendevano come oro nella notte, e i suoi occhi azzurri non erano mai stati così belli.
 Salutò con la manina la sorella, sorridendo. Poi raggiunse la farfalla, e insieme volarono via verso il Paradiso.
 La sorella li guardò volare via, piangendo. Si voltò, sola e confusa, verso la stanza fredda. Il letto del fratellino era vuoto, e i cadaveri dei fiori erano già polvere. Lì, sulla sedia, il libro di favole era stato chiuso e dimenticato.
 Eppure, alla ragazza restò il ricordo di quella musica meravigliosa.



   
 
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