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Autore: Rubysage    08/07/2003    7 recensioni
I pensieri di Legolas prima della partenza per le Terre Imperiture
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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THE CALL

THE CALL

 

Seagull, carry me

over land and sea

to my own folks,

that’s where I wanna be...

 

Rod Stewart (Every beat of my heart)

 

 

 

Ho paura.

Eppure aspettavo questo momento da quando sono tornato a Bosco Atro, all’epoca della distruzione di Sauron e della fine dell’Oscurità. Lo aspettavo e lo temevo, allo stesso tempo.

Ora il Bosco Atro è lontano, l’ho lasciato alle mie spalle e non mi aspetterà più. Tutto ciò che vedo è l’immenso specchio d’acqua che si stende dinnanzi ai Porti Grigi.

Mi chino a raccogliere un pugno di sabbia e la lascio scorrere attraverso le dita in una ruvida carezza. Poi alzo la testa e chiudo gli occhi, respirando profondamente l’odore della salsedine (così diverso da come l’immaginavo !) mentre il vento mi scompiglia con dolcezza i capelli e il sole mi scalda il viso. Come un bambino tendo le braccia verso quella palla di fuoco per accoglierla come se fosse mia, un dono creato per me e per nessun altro.

Spalanco gli occhi nel sentire le grida dei gabbiani che volteggiano sopra la mia testa ; mi stanno chiamando, mi invitano ad unirmi a loro, perché sanno che, nel profondo del mio cuore, io stesso sono uno di loro.

Con un nodo alla gola immergo una mano tremante nell’acqua fresca che avanza verso la riva e poi si retrae come se volesse trascinarmi con sé a danzare con le onde, e ho paura, ho paura perché so che mi basterà fare un passo e non potrò più tornare indietro.

Non ho dormito questa notte. Nella trepidazione dell’attesa sono rimasto seduto sulla spiaggia ad osservare la marea ritirarsi e non ho distolto lo sguardo dalla linea dell’orizzonte fino a quando ho visto levarsi il sole.

L’alba sul mare...

Ho pianto davanti a quello spettacolo troppo grande per i miei occhi da Elfo, e mentre le lacrime scendevano, inarrestabili, ho ringraziato gli dei per avermi concesso di ammirarlo.

Ma ora la gioia che ho provato in quel momento si è mutata in un cupo timore.

Volgo la testa e incontro lo sguardo del mio amico Gimli, che mi accompagnerà in quest’ultimo viaggio, anche lui perso di fronte a tanta grandezza. I suoi occhi sono tranquilli, lui non ha paura, non teme ciò che si lascia alle spalle.

Ma io sento ancora il richiamo dei miei boschi, dei miei alberi, della mia casa, il luogo che mi ha protetto e amato, e di cui io stesso sono parte. Eppure ho lasciato la foresta per placare la mia sete di conoscenza e soddisfare quel desiderio di infinito che mi era precluso dalle sue braccia frondose, poiché come una madre essa mi stringeva al petto, soffocandomi e impedendomi di alzare gli occhi al cielo, di immaginarlo rovesciato e poterlo toccare, per sentire il sale bruciare la mia pelle una volta asciugate le carezze dell’acqua.

A poco a poco il desiderio si è trasformato in un disperato bisogno che cresceva dentro di me senza che riuscissi a dominarlo.

Così io, Legolas, principe del Bosco Atro, sono fuggito da mia madre per seguire il richiamo di un’amante lontanissima di cui anelavo assaporare le labbra salate.

Ho seguito il mio cuore in subbuglio e ho lasciato la mia terra chinando la testa mentre me ne andavo, poiché il desiderio non riusciva comunque a soffocare il dolore dell’abbandono.

E adesso sono qui, davanti a quest’enorme distesa di cui porto negli occhi il colore, temendo e desiderando la nuova vita che mi attende oltre l’orizzonte.

So chi troverò ad aspettarmi in quella terra sconosciuta che raggiungerò al termine del mio lungo viaggio. Mio padre, e coloro che l’hanno preceduto.

Troverò Frodo, il valoroso Portatore dell’Anello, e il saggio Mithrandir e il nobile Elrond e la bella Galadriel. E forse, se il tempo avrà avuto la clemenza di risparmiarlo, anche il caro, vecchio Bilbo, che spero abbia lasciato un piccolo spazio per me nel suo grande libro.

Loro mi riconosceranno perché io non sarò cambiato, e nemmeno lo sarà il buon Gimli, che ora mi guarda con impazienza.

Io ricambio il suo sguardo sorridendo e lui capisce, allontanandosi di corsa, felice come un bambino.

Capisce che il momento è giunto.

Sospirando, guardo la barca grigia che attende solo me per salpare, e per un lungo, terribile istante vorrei fermare il corso del tempo e rimanere in bilico tra un malinconico passato e un incerto futuro.

Lo vorrei, con tutto il cuore, ma non posso.

Sto andando a casa.

 

  
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