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Autore: Love_in_London_night    21/01/2013    8 recensioni
Sì, è una JENBERT!
Se vi fa storcere il naso, non apritela.
[RobertPattinsonxJenniferLawrence]
Tutto nasce dai Golden Globes: Jen poco prima rompe con Nicholas, lei e Robert sono entrambi ai GG, poi girano voci che il british boy abbia lasciato - di nuovo - Kristen.
E nel silenzio dei mesi a seguire, un bisbiglio al buio dei Boulevard di Los Angeles li unisce.
Per la prima volta in pubblico a un Award qualsiasi dopo un'intensa frequentazione segreta, cosa succederà tra Rob e Jen, anche se si presentano come due sconosciuti?
Cosa faranno la privacy a cui tengono tanto, il ricordo di Kristen, un film, un divano, un abito, dei tacchi e un soprannome?
Per scoprirlo dovete leggere...
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Rob in questa storia dopo i Golden Globes non parte per l'Australia, nel mio immaginario rimane a Los Angeles a girare un film.


To the King and Queen of Derp.


Scriveranno mai il mio nome?
 

Si erano rivisti ai Golden Globes di gennaio. Un saluto prima della cerimonia e nulla più. Poi c’era stato l’after party e Robert, da imbranato quale era, si scontrò contro Jennifer al bancone dell’open bar. Si era scusato, ma da quel disguido era nata una conversazione piacevole e, soprattutto, duratura.
Erano finiti per parlare tutta la sera in un angolo, lontano da occhi indiscreti e flash indesiderati. Jennifer aveva bisogno di sfogarsi dopo la fresca rottura con Nicholas, Robert doveva parlare con qualcuno per capire che il suo rapporto con Kristen era destinato a naufragare di nuovo, perché gli mancava la fiducia nei confronti di lei, dopo il tradimento.
Quella sera si era reso conto che la situazione necessitava di un bel punto fermo. Non doveva semplicemente voltare pagina o cambiare capitolo, sentiva il bisogno di cambiare libro. O storia.
Si erano salutati con l’anima più leggera. Jennifer aveva trovato un ragazzo pronto ad ascoltarla e Robert aveva le idee più chiare riguardo il suo futuro: doveva vedere Kristen per comunicarle la decisione presa, era tempo di smettere di farle decidere per entrambi, quando a rimetterci era sempre lui. Aveva deciso di riprendere in mano la propria vita, e di farlo senza lei.
Era iniziato così il suo periodo di assenteismo dalle pagine dei gossip e dagli obiettivi dei paparazzi: aveva imparato come nascondersi e a farlo pure bene. Ed era successo in una di quelle occasioni così private e naturali che Jennifer si era unita a lui per un caffè e continuare il discorso interrotto alla festa.
E da quel caffè erano passati a feste, a concerti e a cene.
Twitter che li segnalavano insieme ce n’erano, ma la gente non aveva mai pubblicato foto a riguardo.
I rispettivi agenti avevano fatto girare una voce di corridoio che li voleva come coprotagonisti in una pellicola futura. A riguardo non si sapeva nulla, ma i beninformati della rete davano per fondata la voce, non aizzando così rumours riguardo una loro storia.
C’erano tracce del loro passaggio, ma era difficile seguirle, dato che si frequentavano con discrezione.
Perché era nella penombra di un concerto dell’amico di Rob che si erano guardati per la prima volta in modo diverso, ed era nel silenzio di un’auto parcheggiata lungo il boulevard in piena notte, davanti al mare e in mezzo al nulla, che si erano scambiati il primo bacio.
Era alla luce del giorno di una festa in piscina di amici in comune che avevano capito che l’altro era diventato importante come mai si sarebbero aspettati.
Così ad aprile, si erano ritrovati a un qualche award di cui non sapevano nulla a riguardo, ma erano candidati per non si sapeva bene quale categoria e la loro presenza era richiesta. Avevano passato il tempo prima dell’evento a scherzare sui loro abiti, sulle eventuali gaffe che sarebbero accorse, ma soprattutto sul loro incontro: come avrebbero dovuto comportarsi? Robert giurava che, sovrappensiero, si sarebbe avvicinato a lei e al posto di salutarla con un semplice ‘ciao’ l’avrebbe baciata davanti a tutti. Jen ipotizzava quindi una sua reazione sorpresa e scioccata. Il loro motto era negare, negare anche l’evidenza.
L’avrebbe scacciato con un calcio negli stinchi o facendo finta di vedere qualche suo collega di set, tutto pur di non alimentare il gossip. Volevano che la loro storia rimanesse privata, non c’era bisogno che finisse in pasto ai media dopo così poco tempo. Avevano già avuto entrambi simili esperienze, ed erano servite loro per capire cosa non volevano condividere con i giornalisti.
«Finalmente è finita!» Jennifer si stava avvicinando alla sua auto parcheggiata nel vicolo dietro al teatro, lei e Robert avevano deciso di non partecipare a nessun after party per non incorrere nell’errore di farsi scoprire da qualche persona alla ricerca dei propri quindici minuti di notorietà.
Nonostante non fossero premi di spessore artistico, Jen era soddisfatta del suo award, era stata una serata tranquilla, trascorsa tra risate e persone simpatiche.
«Questi cosi ammazzano, mi sento le gambe gonfie come quelle di Lady Cocca, presente?» si era appoggiata alla portiera della berlina nera dai vetri oscurati per salutarlo. Intanto sollevava a turno i piedi per farli riposare un po’; quel caldo imprevisto l’aveva presa alla sprovvista.
Si sentiva piena come un tacchino il giorno del ringraziamento, come se le servisse, tra l’altro, visto che l’additavano spesso di essere grassa, se paragonata alle altre star senza una forma. Lei stava bene con se stessa, non si vedeva grassa, ma formosa, eppure quelle accuse la facevano stare male molto più di quanto desse a vedere. Non capiva se c’era qualcosa di sbagliato in lei o negli occhi di chi la guardava.
Robert rise, Jennifer non aveva paura di mostrarsi un po’ impacciata o bambina. Difatti solo lei poteva paragonarsi a una gallina vestita di una tunica azzurra senza perdere eleganza o fascino. Questo perché la sua attrattiva stava proprio nell’autoironia che sempre la caratterizzava, anche nei momenti più difficili.
«Andiamo, Cocca, sei sicura? Niente after party?»
«Giammai!» disse fingendo una combattività che in quel momento non le apparteneva, tanto che era scossa da risa. «Non posso presentarmi con una rete da pesca addosso! Mi hanno costretta a uscire così stasera, ora che ho dato spettacolo mostrando ogni parte di me, torno a casa, grazie».
Aveva un vestito composto da maglie di un blu metallizzato che, unite tra loro da giunture sottili, lasciavano intravedere pelle ovunque. Non che si vedesse poi molto, ed era il bello dell’abito, dato che faceva fantasticare più del voluto.
Robert si avvicinò e con l’indice iniziò ad accarezzare la pelle nuda della coscia, appena sotto l’orlo delle maglie. «A me questo vestito piace. È tutta sera che mi domando che razza di intimo hai sotto».
Aveva finto una voce suadente. Non che avesse detto il falso, ma il tono impostato, da attore di film di vecchia data e le sopracciglia che continuavano ad alzarsi in modo buffo, lo rendevano davvero ridicolo.
Jennifer rise di gusto davanti a quelle espressioni, ma al posto di allontanarsi posò le mani sul petto e lo apostrofò con una sola parola: «Scemo!».
Non si era nemmeno accorta di aver assunto uno sguardo tenero e adorante, mentre con lentezza gli accarezzava la guancia coperta da un velo leggero di barba.
Robert sorrise di rimando, assaporando il suo tocco così delicato e, soprattutto, voluto; una cosa che negli ultimi mesi della sua vecchia relazione non esisteva nemmeno per sbaglio.
Fu lo schiarirsi di voce dei loro agenti che, tesi, indicarono una zona imprecisata all’inizio della via, a farli allontanare.
«Dunque, penso sia giunto il momento di andare. Mi fossilizzerò sul divano davanti a qualche film, presumo. Il mio intento è quello di diventarne parte integrante entro domani. Così quando mi abbraccerai sarò morbido».
Jen andò sicura con la mano verso la sua pancia che pizzicò da sopra la giacca elegante. «Non credere, tu sei già morbido!» aveva gli occhi felici, un riflesso del suo stato interiore. Robert si era rivelato molto più interessante e divertente di quello che si era immaginata. Le piaceva scoprire ogni volta una piccola cosa su di lui, o entrare in contatto con lati del suo carattere che non mostrava a molti.
La stava rendendo una persona completa, e il sentimento nei suoi confronti cresceva di giorno in giorno, rinforzandosi sempre più. Era speciale Robert, ed era diventato la parte migliore di Jen, quella che apprezzava di più e che le piaceva mostrare. Un bisogno strano, che con Nicholas non si era manifestato.
«Sei perfida» e arricciò le labbra esaltando il broncio.
Avrebbe voluto baciarlo in quell’istante, ma i manager erano sempre più tesi, e il casino all’inizio della via le avevano fatto capire che c’era poco tempo e che non poteva azzardarsi a un simile passo, se teneva alla loro privacy.
Salì in auto ma, prima di chiudere la portiera, invitò Robert a piegarsi verso di lei.
«Cosa ne dici se ci fossilizzassimo insieme davanti a un film a casa mia?».
Non c’era malizia nella sua richiesta, soltanto la voglia di continuare a stare in sua compagnia, non voleva rinunciarci così presto, anche perché quella sera, nonostante avessero partecipato allo stesso evento, non erano riusciti a stare insieme.
«Sicura?» era serio e sorpreso, non voleva fare passi falsi, quindi accertarsi riguardo la domanda gli venne spontaneo.
Jennifer annuì, in attesa di una risposta.
«Ok, perfetto. Ci sto».
Jen non se lo fece ripetere due volte, scivolò sul sedile in pelle per fargli posto. Robert mosse il capo convinto verso i rispettivi agenti che accettarono la cosa senza battere ciglio, infine chiuse la portiera, dando così il tacito permesso all’autista di guidarli verso casa di lei.
«Paparazzi» mormorò Jen preoccupata quando passarono davanti al piccolo capannello di persone all’inizio della via. Che avessero visto qualcosa? Forse erano stati troppo azzardati nei loro atteggiamenti… Intimi. Erano stati superficiali. «Dici che ci hanno visti?»
«Presumo lo scopriremo presto» le rispose Robert sconsolato, accarezzandole la testa nel tentativo di tranquillizzarla.
Parlarono di tutt’altro lungo il tragitto, tanto che nemmeno si accorsero di essere arrivati.
«Qui?» Robert era stupito. Si aspettava una villa enorme e lussuosa, invece si trovava nella zona di quelle graziose abitazioni a schiera su due piani. Erano tutte bianche e avevano la porta preceduta da un breve vialetto che veniva diviso dalla strada da un cancellino in legno.
«Sì. Sai, non mi piacciono le case gigantesche, sono così impersonali». Jen alzò le spalle indifferente mentre infilava le chiavi nella toppa e lo invitava a entrare.
Era tutto così strano per lui. Kristen, dopo il tradimento, aveva comprato una villa in puro stile hollywoodiano. Tante stanze e tutte enormi, quattro bagni, un portico, un prato grande quanto Disneyworld e una piscina, e lo spazio non sembrava mai abbastanza. Era una casa pretenziosa, ma a lei piaceva e lui non poteva che esserne contento. Tanto tempo prima la felicità di lei faceva quella di lui.
«Non trovi che un appartamento sia un po’ riduttivo rispetto alle case di cui parlavi? C’è un sacco di spazio, molta più privacy» o almeno così aveva detto Kristen, perché lui non ci aveva mai pensato davvero, gli bastava una camera d’albergo. D’altronde era un uomo.
«Se ci pensi è solo un’illusione. Quando hai una grande casa a disposizione ti sembra sempre vuota, allora ti circondi di persone per riempirla. Hai tanto spazio per te, ma zero privacy». Aprì la porta dell’appartamento al primo piano – l’ultimo – con fare teatrale, come se stesse indicando una reggia. «Io qui ho tre stanze, una l’ho resa un armadio, ho il mio spazio e nessuno mi gira intorno almeno che io non lo voglia».
Gli sorrise facendo capire che se lui si trovava lì, era perché lo voleva. Nessun agente o manager le ronzava attorno se lei non dava loro il permesso. Invece Kristen era sempre circondata dal suo staff che le diceva sempre cosa fare. Senza i loro pareri si sentiva persa. Nei momenti di stress non riusciva nemmeno a scegliere la bibita da bere.
Jennifer era meravigliosa: era una persona che sapeva quello che voleva e non nascondeva i propri intenti alla gente con cui collaborava, ma separava le persone che la aiutavano sul lavoro con quelle che voleva attorno nella propria vita di tutti i giorni. Non vendeva dettagli privati della sua vita ai media e, se succedeva, faceva comunque buon viso a cattivo gioco.
Con i vari intervistatori era sempre acuta e divertente, senza mai essere sgarbata. Aveva un sorriso per tutti e riusciva a essere la ragazza che si aggirava per i boulevard losangelini con l’amica di sempre per quattro chiacchiere e un giro di shopping.
Era così lontana da ciò a cui Robert era abituato che riusciva sempre a stupirlo. Forse era arrivato a lei proprio perché era l’opposto di Kristen, perché con Kiki aveva imparato a capire cosa non voleva da una storia.
«Inoltre» proseguì Jennifer «Il fatto che io sia al primo piano impedisce ai paparazzi di spiarmi dentro casa» concluse fiera.
Robert varcò l’uscio incuriosito da ciò che avrebbe trovato dentro, ma prima di entrare si fermò davanti a lei per stamparle un bacio soffice sulle labbra piene e carnose. Ogni volta che toccavano un argomento Jen trovava il modo di aprirgli gli occhi su una nuova strada. Era incredibile. Baciarla non era solo una cosa piacevole, ma era diventato il suo modo per ringraziarla.
Jen si chiuse la porta alle spalle e lo invitò ad accomodarsi e fare come se fosse stato a casa sua, ma prima di dirigersi in camera si distrasse davanti al lungo specchio che aveva posizionato accanto alla porta. Non si fidava del proprio giudizio in camera da letto, quando ancora doveva finire di prepararsi e vedersi nell’insieme, lo specchio accanto alla porta dava una visione completa di come si apprestava a uscire, non aveva la pietà di quello in camera, in cui si diceva: questo lo sistemo dopo, diventerà perfetto. No, lo specchio accanto alla porta era lapidario, poteva farle decidere di cambiarsi prima di uscire e indossare qualcosa di più sobrio o adatto a lei.
Jen si mise davanti per potersi riflettere: aveva tolto una sola scarpa col tacco e, con la testa piegata verso destra, continuava a salire e scendere dal piede nudo. Infine rise divertita.
Robert, seduto sul divano, si girò verso di lei, attratto da quello scoppio di risa così contagioso e genuino.
«Jen, cosa succede?»
«Dio, questi tacchi» e alzò la decolleté che si era tolta in precedenza per mostrarglieli. «Uccidono, ma mi rendono una favola, guarda».
Ripeté il gesto compiuto più volte prima, facendo finta di abbassarsi e poggiando tutto il piede senza scarpa a terra, per poi svettare sulla punta, rendendosi ancora alta.
«E cosa dovrei guardare, di grazia?»
«Sei proprio cieco!» rise «Le scarpe nude, quelle color cipria o pelle, vengono usate perché allungano la gamba. Guardami» e si mostrò con il piede a terra «Così la mia gamba è tozza, non tanto lunga e brutta» poi si rimise sulla punta, infilando al piede la scarpa mancante «Così invece ho la gamba snella, sembro soda e sono altissima. Maledetti tacchi: se fossero comodi sarebbero da usare anche per far jogging!».
Concluse tra sé mettendo da parte le scarpe color cipria e girandosi verso Robert.
«Voi donne siete assurde, badate davvero a queste cose? È come se io dicessi di indossare le scarpe nere perché fanno pendant con il completo e quindi mi slanciano le gambe».
«Ma tu hai le gambe lunghe!» protestò Jennifer stringendo le braccia al petto.
«Anche tu!» le fece notare Robert «Sei una ragazza alta, le tue gambe sono lunghe. Tu sei lunga».
Le sorrise divertito e soddisfatto, credeva davvero in ciò che aveva detto, eppure lei non sembrava soddisfatta.
«Vado a cambiarmi» gli disse passando accanto al divano e lasciandogli una carezza sui capelli. «Tu intanto mettiti comodo».
Una parola, dato che lui indossava ancora il competo inamidato in cui i suoi agenti l’avevano costretto a fasciarsi. Jennifer avrebbe guardato il film in un tipico abbigliamento da casa, mentre lui sarebbe stato l’imbecille con addosso pantaloni da smoking e camicia bianca.
Mentre lei canticchiava dalla camera, lui si tolse la giacca, la cravatta e, in un moto di anarchia totale, pure le scarpe; di più non poteva fare.
Rispuntò poco dopo con un piccolo fagotto in mano e un elastico per capelli in quella libera. «Tieni, ho pensato che potesse servirti per essere un po’ più libero».
Era colpito, tanto che la guardò con gli occhi sgranati e la bocca aperta. Gli aveva appena porto dei pantaloni della tuta e una maglietta.
«Cos’hai da guardare? Non sono un’aliena!» gli sorrise, cercando di farlo rinvenire da quello stato di trance in cui era caduto.
Robert non era abituato a quelle piccole attenzioni. Kristen quando entrava a casa sua si faceva i fatti suoi, senza rendere conto a nessuno, soprattutto a lui. Non gli aveva mai portato qualcosa per stare più comodo dopo qualche evento, ecco perché aveva imparato a lasciare da lei qualche sua maglietta che, puntualmente, Kristen indossava e venivano fotografate e riconosciute da tutti i fan. Una cosa che lui odiava, era geloso delle proprie cose. Non per nulla era un toro.
«Grazie» rispose spaesato lui, alzando la maglietta.
Osservò la scritta e storse la bocca, quella maglia veniva da Londra, riportava il nome di un famoso locale dove anche lui stesso aveva passato gran parte delle sue serate quando era poco più che un adolescente. Significava solo una cosa: quella t-shirt era appartenuta a Nicholas.
Alzò la voce dato che Jennifer era in cucina per prepararsi un the caldo, la rilassava berlo prima di andare a dormire.
«Non mi piace avere indosso qualcosa di suo. Non mi dona essere il rimpiazzo di qualcun altro».
Era geloso di Nicholas. Solo perché Jen non aveva problemi a parlarne. Lo ricordava ogni volta con affetto, come se tra loro non fosse finita. Lui con Kristen aveva qualche tabù da scardinare, ma non riusciva, era più forte di lui. Forse perché, al contrario di Nick e Jen, loro si erano lasciati male. Urla, pianti e insulti. Recriminazioni e piatti rotti, porte sbattute e discorsi lasciati a metà, senza aver voglia di sentire la fine.
«Certo che a te piacciono un po’ troppo i ragazzi inglesi».
«Tanto quanto a te piacciono le ragazze americane» urlò lei di rimando, soffocando una risata e ignorando il primo commento.
Scosse la testa e decise di indossarla, non faceva proprio per lui guardare un film conciato come se dovesse fare un servizio fotografico. Ecco perché Jennifer l’aveva colpito tanto, si mise a pensare mentre si liberava dei propri vestiti, perché per lei il passato era solo un ricordo e non influiva sul presente, era un’unica esperienza da cui trarre tesoro e nient’altro. Il passato era tale, lei guardava avanti.
«Vuoi una birra?» gridò sempre dalla cucina lei.
«No, grazie. Va bene il the anche per me». Nonostante amasse la birra, era mezzanotte passata e non doveva far baldoria con gli amici, ma guardare un semplice film. Aveva già bevuto a sufficienza all’evento, dato che prima della consegna degli awards avevano deliziato i presenti con una sottospecie di aperitivo composto per lo più da champagne e bollicine.
Da quando aveva rotto con Kristen non sentiva più il bisogno di obnubilare la mente per sopportare la situazione e mascherare il disagio e l’angoscia. Non doveva nascondersi dietro una bottiglia di birra in più per ostentare un sorriso che di allegro aveva ben poco. Un sorriso che, chi gli stava davanti, non sapeva interpretare come la massima forma di disperazione che voleva nascondergli, perché ultimamente entrambi vedevano solo quello che volevano.
«Ecco qui il the» annunciò allegra una Jennifer con uno chignon arrabattato alla meglio in testa mentre lo posava sul tavolino davanti al divano. Robert era seduto e perfettamente cambiato.
«Allora, che film guardiamo?» si era seduta accanto a lui, sollevando i piedi sul divano e raggomitolandosi su se stessa.
«Non lo so, suppongo che tu avessi un’idea, no?».
Lei alzò le spalle. «Certo, ma mi piacerebbe sentire anche il tuo parere. Avevo proposto di guardare un film insieme, mi sembra più che giusto deciderlo insieme, almeno guardiamo qualcosa che interessa a entrambi».
«Incredibile» sussurrò lui sorpreso. Era inutile dirlo, ma il paragone con Kristen continuava a urlare nella sua mente. Con lei non c’era possibilità di scelta, era lei il carattere forte tra i due. Era lei a scegliere, e lui a seguirla in tutto e per tutto, nel bene e, soprattutto, nel male. Ecco perché erano scesi in un vortice in cui non si capiva più la differenza tra realtà e finzione, dove finivano i personaggi e gli attori e dove iniziavano loro, persone come tanti altri.
«Rob, hai mai avuto possibilità di scelta nel tuo vecchio rapporto?»
Aveva compreso che dalla relazione con Kristen aveva imparato cosa non voleva in un rapporto.
«No, tranne quando ho deciso di rompere. Non era una relazione equilibrata».
All’inizio, quando era innamorato e tutto andava per il verso giusto, gli andava pure bene così; poi in lui si era insinuato il tarlo dell’ossessione, formando quel rapporto morboso e confuso che li aveva portati a odiarsi senza un vero perché.
Jennifer cercò la mano di lui con la sua. «Per fortuna hai iniziato a scegliere per conto tuo. Mi piace pensare che tu sia arrivato a me per questo motivo».
Fu la prima volta in cui la vide diventare rossa, e sia la cosa che la confessione gli fecero piacere.
«Allora, decidiamo cosa guardare». Jen cercò di cambiare argomento, dopo l’evidente imbarazzo che l’aveva costretta a rifugiarsi dietro la sua enorme tazza da the.
Rob si schiarì la voce. «Penso che trovarti sia stata la mia più grande fortuna».
Ecco, ora che l’aveva detto si sentiva un po’ meglio, ed era in imbarazzo tanto quanto lei, almeno erano entrambi nella stessa situazione, ne sarebbero usciti così prima del previsto.
Il sorriso di lei fece capolino sulle labbra e, dopo aver posato la tazza, fece pressione sui piedi per spiccare un breve quanto repentino salto tra le braccia di un Robert stupito, come se per lui fosse una novità provare sorpresa accanto a lei.
Si sistemò meglio sul divano, stendendo le gambe lungo i cuscini e poggiando la testa al bracciolo, ormai steso. Jennifer si assestò dunque sul corpo di lui come se fosse il divano stesso, non allentando però la presa attorno al suo collo.
«Robert Pattinson, sei un essere strano, ma sei totalmente adorabile».
Gli baciò la punta del naso con grazia, quasi come se avesse paura di poterlo rovinare.
«Tu invece sei una ragazza meravigliosa, sei alta, e hai le gambe lunghe e snelle e fantastiche, prima mi sono dimenticato di dirtelo».
Stava sorridendo mentre con un dito era sceso ad accarezzare il fianco di una coscia con l’indice, anche se il tessuto morbido di quel pantalone a scacchi non era liscio come la pelle di lei.
«Ma ho indosso un pigiama!» protestò divertita.
«Ed è questa la cosa fantastica: in pigiama o in tuta, poco importa; le tue gambe sono sempre bellissime».
Con Nicholas era stato diverso, aveva sempre apprezzato Jen nella sua completezza, ma non gliel’aveva mai detto, come se tutto dovesse essere dato per scontato. Robert invece era minuzioso. Notava dettagli che nemmeno lei sapeva di avere. Una volta il complimento era per le labbra, poi apprezzava i suoi occhi per passare alle sue leggere lentiggini e arrivare alle sue gambe. Le aveva detto che adorava i suoi modi di fare, gli piaceva l’allegria costante che esprimeva, amava l’intelligenza mista ad autoironia che sfoggiava in ogni situazione, e non si era mai fatto problemi a dirglielo.
Accanto a Robert non si era mai sentita sbagliata, nonostante non fosse una di quelle ragazze magre in picco che a lui sembrava fossero piaciute per anni.
E quello che stava capendo era che una donna si innamorava perdutamente di un uomo che le faceva amare se stessa, stava solo lasciando entrare tutta questa consapevolezza in sé.
La mano di Rob scivolò verso l’alto fino a fermarsi ai glutei, subito raggiunta dall’altra. Uno sguardo furbo, un sorriso divertito e una presa salda, dato che stavano scherzando, tanto valeva spingersi un po’ più in là.
«Rob, quelle non sono le mie gambe, ma le mie chiappe».
Trovava sempre il modo per alleggerire la tensione, non le dava fastidio che lui prendesse confidenza con il suo corpo, non era avida quando era il tocco della persona a cui voleva bene e verso cui provava qualcosa ad accarezzare le sue rotondità.
«E sono belle e sode come le gambe. Anzi» disse lui stringendo un po’ la presa «Forse anche di più!».
Con Kristen aveva imparato a toccare un corpo esile, pelle morbida e qualche spigolo. Era sempre stato abbastanza. Poi era arrivata Jennifer, e stava imparando la bellezza di un corpo pieno e tutto curve. Le gambe toniche e tornite, un seno che tra loro si faceva sentire, dei glutei piacevoli al tatto e, tutto quello, gli piaceva molto. Avere qualcosa da tastare, e non sentire spigoli, era diventato gratificante sia per i sensi che per l’anima.
Jen lo baciò con trasporto, dimentica dei film e del perché Robert si trovasse da lei. Non l’aveva ancora baciato in modo decente durante quella giornata, una specie di reato.
Rob sistemò il corpo in modo che lei fosse ancora più comoda, e rispose al bacio con passione. Le mise una mano tra i capelli, attirandola verso la propria bocca con quella necessità che sentiva ogni volta che gli era vicino.
«Ti ho conosciuto quando eri castana, ricordi?». Le disse dopo, continuando ad accarezzarle la nuca e a passare le dita tra i capelli lunghi. «Ora li hai biondi».
«E quindi?». Era rilevante durante un bacio tutto quello?
«Scura mi sei piaciuta subito, ma ti preferisco chiara, al naturale. Sei più tu». Le diede un altro rapido bacio. «Mi piaci per come sei».
E quella stupida, semplicissima frase racchiudeva tutto.
Il motivo della felicità di Jennifer, il sentirsi rassicurata, capire che stava provando qualcosa di nuovo e mai sentito prima. Era merito di Robert e del suo essere così spontaneo.
Avrebbe voluto dirgli qualcosa, oppure farci l’amore per la prima volta, dato che tra loro non era mai successo, Jen non aveva più paura di mostrargli le sue forme da quel momento, ma ogni suo tentativo fu interrotto dallo starnazzare dell’IPhone di Rob.
«Mi dispiace, devo rispondere, è la suoneria di Nick». I suoi agenti avevano una suoneria speciale, almeno sapeva quando rispondere e quando ignorare il cellulare nei momenti meno opportuni.
«Guarda i messaggi, idiota» c’era da dire che il suo manager gli voleva un gran bene, alle volte.
Non attese risposta alcuna, riagganciò subito.
Jennifer aveva posato il mento sul suo torace e lo fissava curiosa, con le sopracciglia alzate.
«Mi ha detto di guardare i messaggi» alzò le spalle, come a voler alleggerire la situazione.
Aprì l’applicazione adatta e trovò un link che cliccò subito, facendo aprire internet in un secondo, ma la dicitura del sito non gli piaceva affatto, era un sito di gossip.
Jen spostò la testa tra il mento e la spalla, un orecchio vicino al cuore di lui, in modo da poter fissare anche lei lo schermo.
E videro insieme le foto che li ritraevano sul retro del teatro mentre stavano cercando di salutarsi. Tanti scatti non molto nitidi, se non addirittura sfocati, che però lasciavano intendere che i due ritratti fossero Jennifer Lawrence e Robert Pattinson. I vestiti erano solo un’ulteriore prova.
Lei che si avvicinava e lo accarezzava, ogni fotogramma rappresentava un loro gesto di qualche ora prima. I paparazzi, visto il valore commerciale di quelle foto, non avevano provato nemmeno a contattare i diretti interessati e i loro staff per contrattare sul prezzo – salato – di un eventuale silenzio, così ora era diventata una notizia di dominio pubblico.
Robert e Jennifer. Nuova coppia all’orizzonte? Pare proprio di sì. Così recitava il brillante titolo del sito, sapendo bene che con nomi di quel calibro un articolo accattivante era superfluo. La notizia stava già facendo il giro del mondo, ormai c’era ben poco da fare.
Rob fece scorrere la pagina alla ricerca di qualche reazione, tanto valeva farsi del male e scoprire come la gente stava prendendo la notizia. Lesse un po’ di commenti fino a che alcune parole gli saltarono all’occhio, facendogli abbandonare il cellulare sul tavolino in malo modo.
«NO! Non di nuovo!» e si sfregò le mani sulla faccia, irritato.
«Cosa? Cosa hai visto?» Jennifer gli stava accarezzando il collo con un dito nel tentativo di calmarlo.
«Prima facevo parte dei Robsten, e speravo di esserne uscito. Nemmeno il tempo di trovare un’altra persona e capire chi ho a fianco che non solo mi scoprono, ma hanno già affibbiato un nome alla coppia».
Jen alzò parte della bocca, esprimendo così la sua perplessità. «Oddio, inquietante. E cosa siamo, noi?»
«I Jenbert. I Jenbert» ripeté scioccato.
Lei rise di gusto, non l disprezzava nemmeno tanto come soprannome, anche se non le piaceva essere etichettata per come conduceva la sua vita al posto di come lavorava.
«Scriveranno mai il mio nome senza associarlo a quello di un’altra persona? Si ricorderanno di parlare di me per i film che giro e non per quello che faccio della mia vita privata?!» era scocciato, ma accarezzarle la schiena da sopra la maglia era un buon modo per calmarsi un po’, perché il corpo di Jennifer aveva sempre una nuova forma da scoprire.
«Io, l’ho fatto. Io ho scritto Robert» ammise lei con un’espressione innocua e pulita, come se avesse appena detto che quella notte si vedevano poche stelle su Los Angeles a causa delle troppe luci.
«E dove?» se gli avesse risposto “sul cellulare” se ne sarebbe andato in una tuta di Nicholas e scalzo, e i fotografi probabilmente l’avrebbero immortalato così.
«Sul mio cuore» rispose guardandolo dritto negli occhi, quasi volesse spogliarlo di ogni pudore o muro. Aveva appoggiato il palmo destro sul petto, a sinistra, battendo con delicatezza in un punto preciso a voler sottolineare la cosa.
Rimase sorpreso da quella dichiarazione, ma subito dopo sentì una sensazione calda e serena invadergli il petto.
Corse a baciare le labbra che avevano pronunciato quelle parole per sentirne il sapore e per sapere se la certezza che aveva letto nel suo sguardo poteva assumere un nuovo significato, quello di una sicurezza aggiunta nel cuore di lei, come Jen aveva appena fatto con lui.
Nonostante avesse messo fine a quel bacio sempre troppo presto, continuò a fissarla negli occhi felice, e ad accarezzarle i capelli biondi che tanto gli piacevano.
«Pensa cosa succederà quando mi vedranno uscire di qua più tardi». Il movimento ritmico della mano, il cuore un po’ più incerto. Non era pronto a condividere Jennifer col mondo, non ancora. Gli piaceva che avessero a disposizione un’intimità che ormai sembrava già lontana, era questione di ore.
«O domattina» aggiunse lei con noncuranza, cercando di passare inosservata mentre con una mano raggiungeva il fianco sotto la maglietta di Rob. «Confermeremo solo i loro sospetti».
Aggrottò le sopracciglia, confuso su quel che pensava di aver sentito.
Jennifer prima gli baciò la bocca corrucciata, poi sussurrò una frase tra l’orecchio e la mascella, scatenando in Robert più di un brivido. «Almeno facciamo che ne valga la pena».
Rob era immobilizzato da quel nuovo spirito di iniziativa che aveva colto Jen. Impietrito, sembrava un burattino tra le sue braccia.
«Hai ragione, questa maglietta non ti dona…». E gli strizzò l’occhio con fare malizioso, spostando l’orlo a suo piacimento e facendolo scorrere tra le dita.
«E cosa devo fare?». Davvero una donna gli aveva detto che non stava bene con la maglietta? Perché nessuna, nemmeno sua madre, l’aveva avvisato?
O forse era colpa del fatto che fosse appartenuta a Nicholas a non farla piacere a Jen?
Voleva conoscere la risposta e fare la cosa giusta.
Jen si mise a sedere sul suo bacino, infine palesò a parole quello che i gesti lo stavano invitando a fare. «Toglila».
Robert non se lo fece ripetere due volte, con un leggero colpo di reni si sollevò e fece scivolare la maglietta sul pavimento, in assoluto silenzio, mentre Jennifer si ristendeva su di lui per baciarlo con una nuova urgenza.
«Forse è giunta l’ora di smetterla di portare avanti questo rapporto platonico» disse lei accennando un sorriso sulle labbra di lui.
Infilò le mani sotto la maglia di Jennifer, dimenticando il motivo per cui si era ritrovato su quel divano, spingendo il tessuto verso l’alto. Gli era sempre più chiaro perché sentisse il bisogno costante di lei, non avrebbe mai rifiutato davanti a una simile proposta.
«E comunque, la maglia era di mio fratello».

* * *

Buonsera! Di nuovo qui, chi l'avrebbe mai detto?
Io no di sicuro, ma è colpa di questi due: adoro lei, amo lui. Lei si molla con Nicholas, si vedono ai Golden Globes, poi girano voci che Rob - di nuovo - ha mollato Kristen. Insomma, come si possono non shippare?!
C'è da dire che, per quanto NON conosca Robert di persona, in materia sono ferrata, mentre per Jen mi sono basata su alcune facce, su alcune frasi lette qua e là ma, soprattutto, sull'impressione che ho avuto di lei.
So che Kristen ne esce male (ma no? Chi l'avrebbe mai detto!), ma se una storia finisce un motivo ci sarà. Diciamo inoltre che ho pensato che Rob ricordasse solo le cose brutte come meccanismo di difesa, in modo da non ricaderci ancora per la terza volta.
Il vestito che Jennifer indossa agli awards, per me è questo: Jennifer squamosa.
Un ringraziamento specialissimo a quella polla della Rob (RobTwili) che ha creato il banner. Si è mica capito che la bullizzo e la stalkero per queste cose?! <3
E niente, penso che questa sia stata una parentesi, anche perchè l'affetto per Rob c'è sempre, ma mi è passata la fissa spasmodica di seguirlo/cercarlo e tutte queste cose qui, però mi ha divertata parecchio.
Spero possa piacervi, ci si sente nel Gruppo Facebook.
SICCOME NON E' STATO OFFESO NESSUNO, CERCATE DI FARE ALTRETTANTO. E' UNA SEMPLICE OS, UNA FF, NON PAROLA DEL VANGELO CONTRO ROB E KRISTEN.
A presto con "Ti ruberò il cuore", sbaciucchiamenti, Cris.

 

   
 
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