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Autore: ValentinaDC    21/01/2013    0 recensioni
La ragazza sorrise a trentadue denti, fiera di quello che stava per affermare “Tutti sono disposti a scendere a compromessi con il diavolo per vincere" disse. "E io sono il compromesso della Dalton, o il diavolo in persona.." Alzò un sopracciglio e fece spallucce, come se la cosa non le pesasse affatto.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio, Sebastian Smythe, Warblers/Usignoli | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Chapter five.
-My kind of love-

 
 
 
 
 


“Apri questa dannata porta Jeff! Hai cinque secondi di tempo! Altrimenti sei fuori dagli Warblers!” Gridò Hunter sbattendo i pugni contro il legno. “Cinque..quattro..” 

Charlotte aprì la porta con uno strattone. “E di grazia, per quale motivo Jeff verrebbe cacciato dagli Warblers?” l'espressione che rivolse ad Hunter avrebbe spaventato chiunque. 

La scena si fece comica in meno di un secondo, quando la sicurezza di quell'armadio che altro non era Hunter Clarington, vacillò notevolmente, intimorito dalla comparsa di Charlotte, in tutta la sua piccolezza. 

Fu come vedere il leone chiedere scusa al topolino. 
Certo, un topolino incazzato nero, ma che rimaneva pur sempre un minuscolo topolino. 

Jeff continuò a tenere gli occhi sgranati fin quando la mano di Charlotte non gli accarezzò la mandibola, facendolo sobbalzare leggermente. “Tranquillo tesoro..” gli sussurrò in tono dolce “qui nessuno ti caccerà mai e poi mai dagli Usignoli.” Non appena gli sorrise, il ragazzo si tranquillizzò visibilmente. 

“Ritornando a te invece” la ragazza si voltò di nuovo verso Hunter alzando la voce “Cosa diavolo vuoi?” 

Hunter si sporse dentro l'appartamento come per controllare qualcosa. “C'è un ragazzo qui dentro.” Fece poi con aria seria. 

“Clarington, non per dirti niente ma, questa è una scuola maschile, no? Sarebbe abbastanza normale se ci fosse un ragazzo qui dentro non ti pare?” disse Charlotte spingendolo di nuovo fuori. 

“Non uno della scuola!” Replicò lapidario. 

Fu come se gli occhi di Charlotte fossero diventati tre volte più grandi in un millesimo di secondo. “IN QUALITA' DI COSA TI SEI MESSO A SPIARMI CLARINGTON?” 

“Leader degli Warblers!” Fece alzando un sopracciglio, e ammiccando alla ragazza. 

“IO SONO IL LEADER DEGLI WARBLERS!” Urlò Charlotte. “E ora vattene, sono le sette e mezza di mattina, è sabato e tu mi stai costringendo a litigare con te, quando io invece non ho ancora preso il mio caffè..” Concluse apprestandosi a chiudere la porta, ma Hunter la bloccò con un piede. 

“Fermati, ehm...” balbettò abbassandosi a prendere qualcosa dal pavimento dietro la porta. “L'ho preso poco fa, prima di venire qui da te..” Alzò un bicchiere grande di caffè da asporto. “So che per te non è una buona giornata senza caffè, e così ho pensato di portartene un po'” sorrise “È ancora caldo..” 

Charlotte rimase per un attimo spiazzata da quel gesto, non sapendo improvvisamente come reagire. “Grazie Hunter..” fece, prendendogli il caffè dalle mani e sorridendo lievemente. “Ma stamattina non è una buona giornata soprattutto grazie a te, e il caffè non cambia di certo le cose!” Commentò cinica. 

Il ragazzo annuì guardando a terra. “C'è stato un ragazzo non della scuola stanotte con te, vero?” Domandò pacatamente in un sussurro. 

Charlotte annuì senza proferire parola. 

“Uhm, è che, io.. pensavo che...” la sua voce calò di tono, parola dopo parola. “Okay lascia perdere, ci vediamo alle prove.” Si congedò con un gesto del capo verso Jeff, e si affrettò verso l'ascensore. 






“Come fai?” Mormorò Jeff chiudendo la porta. “Se n'è andato con la coda tra le gambe! Non avrei mai e poi mai immaginato di vedere Hunter Clarington, ridotto in quelle condizioni!” 

Charlotte fece spallucce sospirando. “Jeff, io mi sento tremendamente in colpa.” Ammise. “Io voglio un mondo di bene a tutti voi! Anche a Thad che mi ha vomitato sul persiano! E Hunter mi piace davvero tanto, ma siamo una squadra, non posso rischiare di distruggere la coesione del gruppo. Non posso avere una relazione con un membro degli Warblers perchè i rapporti potrebbero venire seriamente compromessi, e così i risultato finale della competizione a cui stiamo partecipando. Sono stata una stupida. Sto ferendo i suoi sentimenti perché non sono arrivata a questa conclusione prima di passare la notte con lui.” 

Jeff sorrise e strinse Charlotte in un abbraccio. “Anche noi Usignoli ti vogliamo bene, piccola stronza!” Rise. 



C'erano voluti due anni agli Warblers per ritrovare vero leader. Una persona che stava davanti a loro, e che li guidasse durante le esibizioni, come se tutti i membri di quel gruppo, fossero legati alle sue dita con dei fili invisibili. Qualcuno che stesse alla loro testa, senza farglielo pesare, qualcuno di cui tutti si fidassero, che aveva la profonda stima di tutti, e che a sua volta tenesse a loro, senza mai dimenticarsi di nessuno. 
Qualcuno degno di sostituire Blaine. 
Ci aveva provato Sebastian, 
..e ci aveva provato Hunter, ma entrambi avevano fallito. 
Poi era arrivata Charlotte, che aveva preso quel posto come se le fosse sempre appartenuto. Era riuscita a conquistare tutti. 
Anche Hunter e Sebastian, che erano i membri più ostili. 
Uno si era innamorato di lei e l'altro era diventato il suo migliore amico. 


Gli Warblers erano tornati ad essere le rock stars della Dalton. 


“Perché abbracci la mia donna?” disse Sebastian uscendo dal bagno seguito da Blaine. 

“E tu perchè esci dal bagno con il mio tesoro? Non vi ho autorizzato a fare porcate!” Fece Charlotte ridendo e stringendosi ancora di più Jeff. 

“Credevo di essere io il tuo tesoro!” Rispose Sebastian mettendo su un broncio adorabile “E comunque no, ho solo nascosto il tuo nuovo tesoro, prima che quel dittatore di Hunter lo vedesse, e lo riducesse in polpette di hobbit.” 

“HEY!!!”protestò Blaine, “Smythe, non ti è concesso di chiamarmi in quel modo!” 




* * * 



Kurt era stanco. Stanchissimo. Di sabato mattina, ogni ragazzo di diciannove anni è stanco dopo aver passato la serata precedente in qualche locale a festeggiare l'arrivo del week end, ma nel suo caso, quello stato di malessere, non era dovuto ad una festa finita troppo tardi oppure ad un post sbronza. Kurt era stanco da quando un mese e mezzo prima era tornato da Lima ed aveva chiuso con Blaine. O meglio, Blaine aveva chiuso con lui. Era stato talmente colpito dalle parole del suo ex fidanzato, che dalla sua bocca non era più uscito un suono, una risposta cinica. Non era stato nemmeno in grado di fare un gesto, qualunque tipo di gesto, afferrarlo per un braccio e fermarlo. Non si spiegava come aveva fatto la situazione a ribaltarsi dal “Io ti ho lasciato perchè mi hai tradito” al “Tu mi hai lasciato e io non voglio più nemmeno sentire parlare di te”. Non aveva nemmeno pianto. Nemmeno un lacrima era scesa negli ultimi quarantacinque giorni da quegli occhi azzurri, eppure, Kurt si sentiva come una pentola a pressione, pronta per scoppiare. Sapeva che se si fosse fermato sarebbe esploso, che sarebbe stato un fiume in piena e non c'era più nessuno in grado di fermarlo. Perché, in realtà, l'unico in grado di consolarlo quando accadevano cose che lo facevano stare tanto male, era Blaine, e Kurt lo sapeva. Si era sommerso di lavoro, lavoro, lavoro, e la sera precedente, quando Isabelle lo aveva congedato, aveva mandato un breve messaggio ad Adam, il suo attuale fidanzato, e gli aveva chiesto di incontrarlo alla caffetteria davanti alla NYADA. Erano giorni che ormai ci pensava, e aveva deciso che quel gesto sarebbe dovuto essere la conseguenza naturale di tutto ciò che stava succedendo, o forse lo stava solo facendo per impegnare quelle ultime ore prima di andare a dormire. 

Entrando nella caffetteria, notò il suo fidanzato, seduto ad un tavolino, che sorrideva. Quando Kurt incrociò lo sguardo di Adam, gli tornò in mente una mattina di due settimane prima, in cui si era svegliato in un letto non suo, e del momento in cui venne percorso da un brivido di freddo, che gli ricordò di essere nudo. Girandosi, aveva guardato Adam giacere di schiena, al lato opposto al suo. Fu come un'epifania, perchè in quell'istante, Kurt venne fulminato da un pensiero che era effettivamente stato nella sua testa per tutto quel tempo, ma che in qualche modo il suo cervello aveva occultato con precisione. Per colpa del gesto totalmente inconscio del ragazzo con cui Kurt aveva passato la notte, quella scomoda verità era venuta a galla, con tanto di fuochi d'artificio: 
Adam non era Blaine. Adam non si comportava come Blaine. Adam non aveva le stesse abitudini di Blaine, e Kurt non aveva alcuna intenzione di adattarsi a quello che aveva davanti, perchè l'unica persona per cui avrebbe potuto negare una parte di sé stesso, era solo ed esclusivamente Blaine. 

Adam non beveva caffè, Adam beveva del thè. Del dannatissimo thè. 
Adam non portava cravatte e tanto meno papillon. 
Adam lasciava addirittura il primo bottone della camicia slacciato. 
Adam non si acconciava i capelli. 
Adam non lo guardava in quel modo amorevole. 
Adam non lo aveva abbracciato stretto tutta la notte dopo aver fatto l'amore. 

E lui era lì, in un letto non suo, nudo e aveva freddo. 

Tutta quella situazione lì per lì lo aveva fatto incazzare, ma quando aveva capito che non poteva dare il via ad una furiosa discussione con il suo fidanzato sul “perchè non sei rimasto abbracciato a me dopo che l'avevamo fatto” senza risultare infantile, si era tenuto tutta quella dannatissima rabbia per sé. Anche perchè quella non era nemmeno la prima volta che lo facevano e solitamente due persone adulte hanno la tendenza, con l'arrivo della quotidianità, a scordarsi di dedicare all'altro quelle piccole attenzioni, che per Kurt invece erano vitali, e delle quali Blaine lo aveva riempito fino all'ultimo giorno. Si sentì terribilmente frustrato, quando si rese conto del motivo per cui si sentiva in quel modo, gli venne voglia di piangere perchè si sentì doppiamente frustrato. Mai nella vita Kurt Hummel, avrebbe immaginato di non poter esprimere i suoi pensieri con qualcuno per paura di sentirsi troppo infantile. Lui che era stato sempre quello più maturo tra tutti i suoi coetanei, e per di più quel qualcuno, era l'uomo con cui divideva il letto. Improvvisamente la relazione che lo legava ad Adam, divenne stupida, sbagliata, insignificante, priva di valore. Non vedeva l'ora di potersi alzare, raccogliere i propri vestiti e correre a casa per farsi una doccia disinfettante, ma non poteva scappare, perchè sarebbe stato anche quello un comportamento INFANTILE, quindi doveva rimanere lì, fin quando lo stupido Adam non si fosse stupidamente svegliato. 

Una volta tornato a casa, aveva iniziato a spogliarsi sulle scale del proprio palazzo, si era tolto scarpe, calzini e pantaloni, in mezzo l'appartamento, seminando una scia di vestiti fino alla pota del bagno, e si era reso conto che davvero c'era qualcosa che non andava, perchè mai e poi mai Kurt Hummel avrebbe lasciato dei vestiti abbandonati sul pavimento. Kurt Hummel piegava i vestiti prima di riporli nel cesto dei panni sporchi. Ringraziò il cielo che Rachel non fosse in casa, poiché appena mise piede nella doccia, iniziò ad urlare come un forsennato per la rabbia e a battere i pugni contro il muro, con la faccia spalmata sulle mattonelle, mentre l'acqua bollente gli scorreva sulla pelle. Quelle grida rimbombarono nel piccolo bagno e finalmente diedero un volto alla sua rabbia, alla sua profondissima incazzatura contro sé stesso. 




“Hey nocciolina!” Lo salutò Adam rigirandosi il suo bicchiere di thè in mano. 

Kurt tirò un sorriso e alzò la mano in segno di saluto prima di sedersi davanti a lui. 

“Scusa se non ti ho preso nulla, ma non sapevo la tua ordinazione.” Continuò. 

E quella fu davvero la goccia che fece il traboccare il vaso, o esplodere la pentola a pressione, se così possiamo dire. 

Quello era il suo ragazzo, e non si ricordava neanche come beveva il caffè. 
Blaine invece lo aveva imparato dopo neanche due settimane che uscivano, da amici. 

“Adam, io prendo sempre la stessa cosa ogni volta che veniamo qui.” Fece scocciato “E comunque meglio che tu non abbia preso niente, non avevo intenzione di rimanere per molto.” 

Il sorriso del ragazzo si illuminò “E dove andiamo di bello, nocciolina?” 

Kurt digrignò i denti. Odiava quello stupido soprannome. Gli ricordava il burro di noccioline, cosa che lui ripudiava profondamente, dal momento che era un cibo ipercalorico. Se proprio Adam avesse voluto dargli un soprannome attinente al cibo, avrebbe perfino preferito essere chiamato “sushi”! Il sushi era perfetto, ipocalorico e buonissimo. “Dove andiamo di bello, sushi?” Ecco, suonava decisamente meglio. 

“In realtà io ho intenzione di tornare a casa, da solo. Sai Adam, ormai sono giorni che ci penso, e mi spiace essermi reso conto di questa cosa, solo dopo un mese che ci frequentiamo ma, non voglio una relazione, adesso.” E si morse la lingua per non aggiungere quel con te, che tanto gli premeva.

Perchè Kurt una relazione la voleva, certo che la voleva, ma con Blaine. 

Adam strabuzzò gli occhi. “Ho fatto qualcosa di sbagliato?” 

“No!” Si affrettò a dire Kurt. “Voglio starmene da solo per un po'.” 

Quando il ragazzo davanti a sé iniziò ad annuire freneticamente, Kurt si affrettò a raccogliere la tracolla e a defilarsi, per paura di ritorsioni, lacrime e suppliche. 




Comunque, quella strana rottura era avvenuta dodici ore e una dormita prima, e lui ancora si sentiva stanco. 

“Kurt..? Sei sveglio” Lo chiamò Rachel dall'altra parte della tenda che fungeva da parete tra le loro due 'camere da letto'. 
“Mmhmm..” mugugnò pigramente, e dopo qualche secondo, si accorse della sua coinquilina che si stava infilando nel suo letto. 

“Allora? Che avete fatto tu e Adam ieri sera?” Domanò sorridendo maliziosamente. 

Ecco che arrivava la sgridata. 

Sapeva che Rachel gli avrebbe fatto una lavata di testa di dimensioni colossali. 

“L'ho lasciato.” 

“TU COOOSA? PERCHÈ?” La ragazza stava già per afferrare la lampada da sopra il comodino, e frantumargliela in testa, quando venne incredibilmente fermata dalla motivazione, più o meno valida di Kurt. 

“Perchè non è Blaine.” Disse con tutta la semplicità del mondo. 

Lo sguardo di Rachel si addolcì di colpo, sporgendosi a stringere forte il suo migliore amico. Kurt in quell'istante sentì che più di tutti, quello era il momento adatto per scoppiare. 
Perchè dicendolo ad alta voce era diventato reale. 
Gli mancava Blaine, da morire. 

E iniziò a singhiozzare tra le braccia di Rachel. 

Non gli importava più della distanza. Non gli importava del fatto che l'aveva tradito. Non gli importava della vergogna che lo assaliva, quando era costretto a dire che aveva un ragazzo che andava ancora al liceo. Non gli importava di poterlo vedere una volta ogni tanto. Non gli importava delle persone che dicevano che nessuna storia d'amore adolescenziale va oltre il diploma. Non gli importava di tutti i ragazzi che gli facevano la corte. Non gli importava che fossero alti, biondi, con gli occhi azzurri, più grandi e più maturi di lui. 

Kurt voleva indietro il suo fidanzato, quel ragazzo basso, con un chilo di gel tra i capelli, quello che andava ancora al liceo quello che lo amava alla follia, e che gli faceva venire voglia di piangere per la felicità, ogni volta che lo guardava negli occhi. Perchè NESSUNO lo aveva più guardato in quel modo. Nessuno lo aveva più baciato in quel modo. Nessuno aveva fatto l'amore con lui in quel 
modo. Quel modo che ti fa pensare che ne vale davvero la pena. 
Avrebbe dato via la voce, il proprio senso della moda, il suo talento, tutto quanto pur di riavere indietro Blaine. 

Kurt poteva vantarsi di sapere a memoria la trama e le battute di tutti i musical andati in scena a Broadway dalla notte dei tempi. Quelle erano storie d'amore da favola, e poche volte nella vita reale alle persone capitano cose del genere. Nella maggior parte dei casi, le anime gemelle si passano accanto senza nemmeno sfiorarsi. E invece lui sapeva bene chi e dove fosse la sua e voleva solo ricominciare a vivere il proprio musical personale. 

Solo che Blaine lo odiava, non voleva più vederlo, e aveva tutte le ragioni per farlo perchè ci aveva messo davvero troppo a capire che uno stupido errore, era davvero facile da perdonare, se messo a confronto con l'ammontare di cose bellissime che Blaine aveva fatto per lui. 

Ma il punto era che non poteva andare da lui e rischiare di farsi fare il cuore a pezzi, perchè avrebbe fatto davvero male. 

Si strinse più forte contro il petto di Rachel singhiozzando. 

“Vorrei solo che fosse qui..” mormorò. 

Rachel sorrise a quella frase. “Lo so tesoro, lo so..” 

Era tutto sbagliato, quella situazione era sbagliata. Il modo in cui Rachel gli stava accarezzando la schiena era sbagliato. Quella dannata assenza era sbagliata. “Ho rovinato la mia favola Rach! Sono stato uno stupido!” 

La ragazza si fermò prendendogli il viso tra le mani. “Hey Kurt, hey guardami! Questo non te lo concedo! È stato lui a tradirti!” disse con voce ferma.

Possibile che anche a lei fosse sfuggito il punto della questione? 

“Mi ha tradito..” e prese un lungo respiro, perchè quello che stava per dire gli sarebbe costato moltissimo, “..perchè io l'ho tagliato fuori, perchè pensavo che lui non sarebbe stato felice quanto me della mia nuova vita a New York, e perchè io ero spaventato. Credevo che sarei stato considerato meno..maturo se avessi continuato ad avere un ragazzo nel mio vecchio liceo in Ohio. Questo non scusa quello che ha fatto, ma significa che lui non è l'unico da incolpare se ora siamo in questa situazione.” 

La verità prima o poi viene sempre a galla, e un lampo di shock percorse gli occhi di Rachel. 

“Dovresti dirgliele tutte queste cose.” Sussurrò. 

Kurt annuì. “Mi servirà tanto coraggio, e il momento giusto, non posso di certo farlo per telefono e soprattutto, vorrei farlo di persona, perchè anche se mi rifiutasse, almeno l'avrei visto un'ultima volta.” 

Il sorriso di Rachel si allargò “Ho un'idea!” esclamò “Tra qualche settimana sarà Pasqua, che ne dici di tornare a casa, da tuo padre, e da Blaine?” 



Improvvisamente il mondo gli sembrò un posto migliore. 






* * *



NOTE DELL'AUTRICE: 

Penso che il fatto rilevante sia che OH MY DAYUM FINALMENTE KURT CI FA CAPIRE QUELLO CHE PENSA!! Eh sì, miei cari, questa storia della Kadam andava troncata sul nascere! E anche se Adam poverino, non ha effettivamente fatto nulla se non mettersi in mezzo tra i miei due bambini, FINALMENTE Kurt si è svegliato e ha aperto gli occhi sulla lampante verità che da un pezzo tutti sapevamo: ADAM NON È BLAINE. 

Yeeeeeeahhh!! :D 

Ora chissà quando Kurt avrà il coraggio di fare qualcosa di concreto per andarsi a riprendere il suo amorevole hobbit? 

Inoltre, Hunter mi fa una pena pazzesca. È un cucciolo innamorato *-* 

Nel prossimo capitolo ci saranno dei colpi di scena scioccanti su entrambi i fronti della storia :O 

ZANZANZANZAAAAAAAAAAAAAN. 

Come al solito ringrazio davvero tanto tutti gli angeli che hanno recensito, e quelli che hanno letto. Siete l'amore :) 

Love you all.
   
 
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