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Autore: nuttyshake    21/01/2013    2 recensioni
"Se io fossi al suo posto e avessi avuto il privilegio di averti, anche solo per un breve periodo di tempo, anche solo per un istante, sarebbe valsa la pena di morire. Quindi è questo che voglio che tu faccia. Perché ti amo. Perché voglio che tu sia felice, che abbia la vita che meriti. E io forse non posso dartela, ma Jem può. E lui si merita qualcuno come te." Il matrimonio di Jem e Tessa, attraverso gli occhi di Will.
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Carstairs, Theresa Gray, William Herondale
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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James Carstairs e Theresa Gray
vi invitano a celebrare la loro unione in matrimonio
il 18 luglio 1878 alle ore 11
presso l'Istituto di Londra


Quando Will notò l'invito, infilato in una busta color pergamena al centro del letto, il suo primo impulso fu di ignorarlo, fingere di non averlo visto, che non fosse mai esistito, proprio come la situazione che stava vivendo e di cui non si era neanche accorto fino a qualche giorno prima, il giorno in cui tutti i suoi sogni e le sue speranze erano stati schiacciati brutalmente sotto i tacchi di Tessa Gray. Il secondo impulso fu di gettarlo via. Il terzo, di strapparlo. Strapparlo finchè non fosse stato ridotto in una miriade di minuscoli pezzettini di carta che si sarebbero posati sul pavimento della sua stanza come coriandoli durante una parata di Carnevale.

Le sue mani tremavano dalla voglia di farlo. Davanti al suo migliore amico e alla ragazza che amava di più al mondo, l'unica ragazza che avesse e avrebbe mai amato, avrebbe perfino potuto farlo passare per un incidente. Ma si meritavano davvero la sua rabbia? Si meritavano che, in quello che avrebbe dovuto essere il più bel giorno della loro vita, qualcuno fosse infelice? Cosa avevano fatto Tessa e Jem di male, se non innamorarsi e voler essere felici insieme? E Tessa e Jem meritavano davvero di essere felici.

Jem, specialmente, aveva bisogno di tutta la felicità possibile in quel momento. Lui che sin da piccolo era stato vicino a Will come a un fratello, nonostante lui non facesse altro che respingere e ferire chiunque avesse attorno. Lui che aveva visto qualcosa in Will che andava oltre la maschera che si era costruito, che gli era stato accanto nei momenti oscuri e in quelli gioiosi. Jem era l'unica persona al mondo che Will si fosse concesso di amare liberamente, e sarebbe morto di lì a poco. Will non voleva pensare a come sarebbe stato vedere il suo migliore amico, il suo parabatai, morire davanti ai propri occhi. Non voleva immaginare come sarebbe stato pronunciare le parole d'addio degli Shadowhunters accanto al suo cadavere, seppellirlo e presenziare al suo funerale. Will avrebbe preso volentieri il suo posto. In fondo, lui non aveva niente per cui vivere, al contrario di Jem.

Ma non era possibile. E non potendolo salvare, avrebbe fatto in modo che i suoi ultimi giorni fossero indimenticabili. Avrebbe cercato di renderlo felice. E se sposare Tessa e stare con lei per il resto della sua breve vita l'avrebbe reso felice, non si sarebbe opposto. Non importava quanto Will la amasse, non importava che Tessa fosse il primo raggio di luce filtrato in un'esistenza vuota e buia come la morte, non importava che la sola idea di staccarsi da lei e vederla con qualcun altro fosse come strapparsi una seconda pelle, dissanguarsi lentamente e lasciare che le sue ossa si deteriorassero.  Lo doveva a Jem. Avrebbe fatto qualunque cosa per lui, perché sapeva che, se i ruoli fossero invertiti, Jem avrebbe fatto altrettanto.

Fingere non avrebbe dovuto essere così difficile. Per quasi metà della sua vita, Will aveva ferito qualunque persona gli si avvicinasse per evitare che venissero colpiti dalla sua maledizione. Aveva perso se stesso. Il sarcasmo e le offese non erano più solo un meccanismo di difesa, ma erano diventati parte integrante di sé. Aveva interpretato per così tanto tempo quella persona sgradevole e meschina che era quello che era diventato. Forse, se avesse finto di essere felice abbastanza a lungo gli sarebbe successa la stessa cosa. Doveva mettere il bene di Jem prima del suo, nonostante tutto questo lo stesse uccidendo.

Rilesse la prima riga dell’invito. James Carstairs e Theresa Gray. Il suo viso si contorse in una smorfia per l’assonanza dei due nomi. Non suonavano bene, nella sua testa. Non assieme. C’era qualcosa di sbagliato. Forse, sostituendo il primo nome…
William Herondale e Theresa Gray.
Sì. Ora funzionava. L’accostamento di quei nomi era perfetto, nella sua mente, ad alta voce e sulla carta. Era come se non ci fossero due nomi che combaciassero meglio insieme, realizzò Will con un nodo alla gola. Era ironico che non si sarebbero mai trovati insieme, sulla stessa riga dello stesso foglio.  Non quando contava davvero.

Con un sospiro tremante, Will rimise l’invito nella busta e gettò la busta a casaccio in un cassetto. Lo chiuse a chiave e si impose di non riaprirlo mai.

-

L'Istituto non era pieno quanto Will si aspettava, e neanche estremamente addobbato a festa; Tessa non aveva voluto niente di troppo frivolo o sfarzoso, e in fondo non avevano avuto molto tempo per organizzare il matrimonio. Avrebbero dovuto fare domanda all'Enclave, fissare una data, sfogliare diverse scartoffie (il matrimonio tra uno Shadowhunter e una Nascosta non era un evento frequente o ben accetto) e organizzare la cerimonia e il ricevimento ad Alicante, ma date le precarie condizioni di salute di Jem e il pericolo imminente che rappresentava Mortmain, l'Enclave aveva deciso di sveltire le procedure. Le uniche decorazioni erano dei nastri bianchi, appesi da un angolo all'altro delle pareti, e dei bouquet di fiori sparsi per la stanza, sistemati all'altare e su ogni fila di banchi. Seduti alle panche di legno c'erano zia Callida, alcuni membri dell'Enclave, inclusi il Console e l'Inquisitore, amici di Henry e Charlotte, Gideon Lightwood. Benedict e Gabriel Lightwood, per ovvi motivi, non si erano presentati.

Il vestito da testimone di Will pizzicava. La consapevolezza del significato che portava gli si era attaccato addosso come sudore, facendogli desiderare di strapparselo di dosso. Accanto a lui, Henry e Cyril sembravano nervosi, ma non come lui: il loro nervosismo nascondeva una certa eccitazione, una certa felicità. Will non riusciva a capire come tutti potessero avere gli occhi che brillavano e il sorriso sulle labbra mentre una battaglia infuriava nella sua testa e nel suo cuore. Era possibile che nessuno se ne accorgesse? Era davvero diventato così bravo a recitare negli anni? O forse quella che vedevano era la sua solita espressione, quella di un ragazzo perso, angosciato, indifferente a tutto quello che gli accadeva intorno?

Jem era in una delle stanze dell'Istituto che si preparava. Non nella sua, perché era proprio di fronte a quella di Tessa e perfino per gli Shadowhunters vedere la sposa prima del matrimonio portava sfortuna. Will si era offerto di aiutarlo, di restare con lui fino a che la cerimonia non fosse iniziata, ma Jem gli aveva chiesto di restare solo, con lo stesso entusiasmo di un bambino il giorno di Natale. Will riusciva quasi a immaginarselo, seduto sul suo baule, terribilmente agitato ma al tempo stesso più felice di quanto non fosse mai stato. Si sforzò di sorridere a quella idea, ma non ci riuscì, e questo lo fece sentire ancora peggio.
Sentì un colpetto di tosse alle sue spalle. "Signorino Will?"

Will alzò gli occhi al cielo e si voltò. Sophie, con i lunghi riccioli neri che le ricadevano sulle spalle, portava l'elegante vestito color crema da damigella d'onore e dei guanti dello stesso colore. "Sono tutti ai loro posti. Avvisate il signorino Jem di scendere."

Will annuì. La sua intenzione era di rimanere in silenzio e lasciare che Sophie se ne andasse, ma non riuscì a trattenersi dal fare una domanda. "E Tessa?"

Sophie si accigliò, come se non si aspettasse una domanda del genere. Non da lui. "E' nella sua stanza. Sta finendo di prepararsi."

Guardandolo con la solita espressione di disprezzo, Sophie si allontanò seguita dal ticchettio dei tacchi a spillo, che le avevano straordinariamente concesso di indossare, sul pavimento. 

Will bussò diverse volte alla stanza di Jem, ma non ricevette risposta. In effetti, il silenzio tombale dall'altra parte della porta gli indicò che dentro non c'era nessuno. Will si sentì andare nel panico. E se Jem fosse stato colpito dalla malattia? Se proprio in quel momento fosse disteso sul pavimento, immobile, con gli occhi spenti e fissi nel vuoto? No. Non poteva succedere. Quello doveva essere il suo giorno.

Bianco come un cadavere, Will bussò un'altra volta. "James? James, sei lì dentro?"

Si sentì percorrere da un'ondata di sollievo quando finalmente sentì la sua voce. "Sì. Entra."

Will aprì, aspettandosi il peggio. Invece, la stanza era in perfetto ordine, quasi maniacale, e Jem si stava guardando allo specchio mentre si allacciava la cravatta sul completo bianco. Quando si voltò verso Will, gli rivolse un sorriso così grande che il cuore di Will gli sprofondò nel petto.

Si schiarì la voce. "Va tutto bene?"

Jem rise. "Sì, è solo che sono così…emozionato."

Will si sforzò di sorridere. "Sophie dice di scendere. E'ora."

Il suo parabatai trattenne il fiato. Nonostante l'evidente nervosismo, i suoi occhi argentei si illuminarono di luce del sole velata da lacrime. "D'accordo. Grazie."

Will lo osservò per un po'. Notò che sembrava molto più in salute del solito, che la sua pelle aveva un colorito più roseo, che i suoi capelli argentati erano più luminosi. Era stata Tessa a fare questo. La sua Tessa, il cui unico scopo nella vita era rendere felice chiunque avesse intorno, anche se questo significava che avrebbe sofferto. La ragazza che per settimane si era fatta torturare da due streghe solo per proteggere suo fratello, a cui aveva scritto una lettera al giorno solo per farsi forza. Chi era lui per impedire al suo migliore amico di sposare la ragazza che amava, la ragazza che gli stava permettendo di vivere? Non poteva permettersi di essere così egoista.

Chiuse la porta dietro di sé e, sospirando, raggiunse il punto in cui si trovava Jem.

"Ascolta…"

"Stai per farmi un discorso strappalacrime, Will? Qualcosa tipo Jem, sei diventato un uomo, sono così fiero di te?"

Will ridacchiò, sentendosi il cuore pesante. "Henry ha già fatto quel discorso ieri sera, mi sembra. No, volevo solo…parlare con te."

"Mi sto sposando, non morendo."

Will evitò di commentare sulla triste ironia di quella frase. Jem era perfettamente consapevole delle parole che aveva pronunciato e del loro significato. "Ascolta." ripetè, poggiandogli una mano sulla spalla come per conforto. "Qualsiasi cosa accada, tu sarai sempre il mio migliore amico.  Se Tessa è quello che vuoi, quello di cui hai bisogno, non posso che appoggiarti. Tu meriti qualcuno come Tessa, e lei merita qualcuno come te."

"Ed ecco il discorso strappalacrime." Jem sorrise ancora. "Will, l'addio al celibato è stato ieri. Abbiamo già fatto questo discorso. Te l'ho detto, è quello che voglio. Ne sono sicuro."

"Lo so. Lei…ti rende felice. Lo vedo. Io voglio che tu sia felice."

Will non sapeva neanche a cosa volesse arrivare. Le parole gli uscivano dalla bocca senza riflettere, ma sembrava una reazione spontanea, una giustificazione per tutto quello che stava provando e pensando. Perché tutto quello che sentiva era sbagliato.

Mi dispiace, Jem. Mi dispiace di essermi innamorato di lei. Mi dispiace di non poter smettere di sentirmi così. Mi dispiace di dover combattere l'istinto di baciarla ogni volta che incontro i suoi occhi, pur sapendo che tu la ami. Non farei mai niente per ferirti, ma questo? Non lo posso controllare, non importa quanto ci provi. Mi dispiace…

"Will." Jem rimosse dolcemente la mano di Will dalla sua spalla. "Credo che tu sia un po' emozionato. Lo sono anch'io, ma vedrai che andrà tutto bene. E se così non fosse, abbiamo sempre un'altra possibilità."

Un'altra vita, era quello che intendeva. Will sapeva che Jem credeva fermamente nel principio della reincarnazione. Will non ci aveva mai creduto, prima di allora, ma in quelle ultime settimane si era ritrovato sempre più spesso a sperare che, nella prossima vita, lui e Tessa potessero in qualche modo ritrovarsi e stare insieme. Ma il fato non era mai stato gentile con lui. Lui e Tessa non erano destinati a stare insieme, né in questa vita né in nessun'altra.

Will ingoiò il groppo che si sentiva in gola mentre seguiva Jem fuori dalla stanza. Prima di separarsi, Jem si voltò verso Will e lo abbracciò. Erano stati amici per così tanti anni, eppure era raro che i due abbracciassero, principalmente perché Will non era una persona da abbracci. Ma quello era così sincero, genuino e confortante che, quando Will e Jem si separarono, entrambi avevano le lacrime agli occhi, seppur per diversi motivi.

"Grazie per tutto, Will. Grazie del tuo supporto. Grazie per essermi amico. Grazie per aver scelto me come parabatai nonostante io stessi morendo." 

Will scosse lentamente la testa. "Non me ne sono mai pentito."

Jem sembrava sul punto di piangere. "Will…so cosa pensi di te stesso, e so pensi che per te non ci sia speranza. Ma fidati di me, se ti dico che ci sarà sempre speranza. Pensi che nessuno potrà mai amarti, ma non ti rendi conto di quanto tu possa dare a questo mondo. Ora che sai che la maledizione non esiste, puoi amare e essere amato da chiunque tu voglia. Il mio tempo sta scadendo, ma tu…hai ancora tanto tempo per cambiare le cose."

Senza un'altra parola, Jem si avviò verso le scale, voltandosi un'ultima volta per sorridere a Will.

Will rimase immobile finchè Jem non scomparve dalla sua vista. Sapeva di doverlo seguire, ma invece si sentì tirato, come da una corda invisibile, verso una porta dall'altro lato del corridoio. Will sapeva chi ci fosse dietro quella porta. Sapeva anche che quello era il posto più sbagliato in cui potesse andare, ma era come se le sue gambe avessero una mente propria che non riusciva a controllare. O forse che non voleva controllare.
Aveva bisogno di vederla solo un'ultima volta. Poi l'avrebbe lasciata in pace. Sarebbe stato costretto: Jem sapeva da chi sarebbe andato Will e non aveva fatto domande, perché si fidava di lui. Will non poteva sopportare di tradire quella fiducia.

Bussò alla camera di Tessa delicatamente, quasi sperando che lei non lo sentisse per avere una scusa per andarsene e staccare la benda velocemente e senza dolore. Ma lei rispose immediatamente, con voce agitata e anche leggermente irritata.

"Scendo subito, Sophie."

"Non sono Sophie."

Ci fu silenzio dall'altra parte, seguito da un lieve rumore di passi sul pavimento. La porta si aprì lentamente, fino a mostrare interamente la figura alta e slanciata di Tessa. I suoi occhi, di un colore tra il grigio e l'azzurro che gli ricordava il mare in tempesta, lo scrutarono sotto le ciglia appesantite dal trucco. "Will?"

Il cuore del ragazzo mancò un paio di battiti nel vederla, come sempre. Ma stavolta era diverso. Lei era già nel suo abito da sposa, dorato come quello di una Cacciatrice e stretto in vita in modo da accentuare tutte le sue curve. Le balze di pizzo le sfioravano le punte dei tacchi, che la alzavano quel poco che bastava perché i loro occhi fossero alla stessa altezza. I capelli di Tessa non erano raccolti, notò Will con sollievo, ma le incorniciavano il volto in una cascata di boccoli castani, come piaceva a lui. Le sue guance erano tinte di rosa. Ogni suo lineamento, dalla forma degli occhi a quella delle labbra, dalle sopracciglia alla curva del collo, era perfettamente scolpito e in armonia col resto del viso.

Era così bella. Lo sapeva, almeno? Aveva una minima idea dell' effetto che gli faceva ogni suo sguardo, ogni suo sorriso, ogni sua parola? Il respiro gli si mozzò il gola. Sentì il sangue pompargli più velocemente nelle vene, fino a sentirlo fluire in ogni parte del corpo; nelle orecchie, sulle guance, perfino nelle punte delle dita.

"Tessa." Sfoderò il suo solito sorriso sarcastico. Si chiese perché continuasse a farlo nonostante Tessa conoscesse già tutta la verità, compresi i suoi sentimenti per lei. L'abitudine, probabilmente. "Va tutto bene?"
Tessa restò interdetta. Will sapeva di renderla nervosa, sapeva che così stava solo peggiorando la situazione. C'erano stati alcuni momenti in cui la prospettiva di poter stare con lei, che lei potesse amarlo tanto quanto lui amava lei, gli era sembrata così vicina da poterla toccare, ma adesso quella possibilità impallidiva. Non importava più che anche lei lo amasse oppure no: Tessa non sarebbe mai stata sua, neanche in un futuro remoto senza Jem. Will non avrebbe tratto vantaggio e felicità dalla morte del suo migliore amico.

Lei si schiarì la voce. "Devo finire di prepararmi."

Will le diede un'altra occhiata. Passò lo sguardo su di lei, dall'alto verso il basso, sforzandosi di non indugiare su nessuna parte del corpo. "A me sembra che tu sia pronta."

"Psicologicamente." precisò Tessa. "Ho bisogno di prepararmi psicologicamente."

"Hai avuto un mese, Tess. E' ora." Gli occhi di Will si addolcirono quando la vide ritrarsi, il colorito pallido e la preoccupazione evidente sul suo volto. "Andrà tutto bene."

Tessa annuì, cercando di calmarsi e di autoconvincersi. Prese alcuni respiri profondi, che ben presto si trasformarono in una risata nervosa. Fece un passo indietro per invitare Will ad entrare. "Due mesi fa ero solo una normale ragazza che viveva a New York con sua zia, e adesso guarda come tutto è cambiato così in fretta. Quelli che ho sempre considerato i miei genitori potrebbero non essere i miei veri genitori. Mio fratello, che tra parentesi non è veramente mio fratello, è morto. Uno psicopatico ha costruito delle macchine assassine per costringermi a sposarlo perché sono la chiave del suo piano. Mi sono ritrovata al centro di una guerra per salvare un mondo che non sapevo neanche che esistesse. Non so ancora cosa sono io." Sospirò e si lasciò cadere sul letto, prendendosi al testa fra le mani come se temesse che il cervello potesse scoppiare. "Sono così stanca. Non ho mai chiesto niente di tutto questo."

Will alzò un sopracciglio. Ebbe l'impulso di sedersi accanto a lei, ma decise che era meglio restare in piedi. "Compreso sposare Jem?"

"Jem." Pronunciò quel nome come se non ne avesse mai sentito il suono prima d'allora. Corrugò la fronte. "E' stata una cosa così improvvisa. E' cambiato tutto da un giorno all'altro."

Will la scrutò, sentendosi il cuore in gola. "Vuoi dire che te ne sei pentita?"

La testa di Tessa saltò su. "No, assolutamente no." Dovette aver notato la tristezza infinita che, ormai da giorni, abitava gli occhi di Will, perché anche la sua espressione si intristì. E non era giusto che si sentisse così il giorno del suo matrimonio. "Will, io lo amo."

Lui annuì. Il suo cuore sembrava pesare due tonnellate in più di qualche secondo prima. Sapeva che Tessa provava sicuramente qualcosa per Jem, ma sentirle dire esattamente quelle tre parole…"io lo amo". "Lo so. O non avresti accettato di sposarlo."

Sembrò sul punto di volergli dire qualcosa, ma si tirò indietro all'ultimo secondo e abbassò lo sguardo. "Ho paura."

"Di Jem?" Will alzò un sopracciglio. "Jem non vuole fare altro che renderti felice."

"Io voglio renderlo felice." La voce di Tessa si era abbassata a un sussurro.

"E io voglio che siate felici entrambi." Sorridi, si ripetè più volte, ma inutilmente. Sorridi. Era la verità, allora perché non ci riusciva?

"Will…sei sicuro che ti vada bene tutto questo?"

Will riuscì a sorridere. Un sorriso così amaro, rassegnato, malinconico, da non potersi neanche considerare tale. "Anche se non mi andasse bene, cambierebbe qualcosa?"

Tessa non rispose.

"Ascolta, Tess." Con un movimento esitante allungò le mani verso le sue, coperte da un paio di guanti bianchi. Non riuscì a trattenere il desiderio di sentire la propria pelle su quella di lei, e incominciò ad accarezzarle delicatamente il palmo, intrecciando le loro dita. Will sussultò quando rialzò di nuovo lo sguardo su di lei.

"Io ti amo. Ma questo già lo sai." Tessa si fece visibilmente più agitata. I suoi occhi si spostavano dalle loro dita intrecciate al volto di Will. "Come amo Jem. E amare qualcuno vuol dire voler sempre che l'altra persona sia felice, anche se questo ti distrugge. Quindi ecco cosa farai."

La sua voce si spezzò nell'ultima parte. Erano lacrime quelle che sentiva agli angoli degli occhi?

"Tu ora uscirai da questa stanza, camminerai fino all'altare e sposerai Jem. Vi sorriderete, vi darete il bacio che sigillerà la vostra unione e passerete una lunga vita insieme. O almeno, tanto lunga quanto le condizioni di salute di Jem consentono."

Will si schiarì la voce.

"Lui comporrà musica per te e te la suonerà quando hai avuto una brutta giornata. Ti comprerà tutti i libri che vorrai, e li leggerà con te. Forse riuscirà perfino a scriverti una poesia - potrei insegnarglielo. Ogni mattina ti sveglierà con un bacio e con un bacio ti addormenterai di sera. E ti proteggerà sempre da tutto e da tutti. Resterai con lui finchè non morirà, così quando si ritroverà sul letto di morte potrà riguardare alla sua vita ed esserne soddisfatto. Sorridere. Perché se io fossi al suo posto e avessi avuto il privilegio di averti, anche solo per un breve periodo di tempo, anche solo per un istante, sarebbe valsa la pena di morire. Quindi è questo che voglio che tu faccia. Perché ti amo. Perché voglio che tu sia felice, che abbia la vita che meriti. E io forse non posso dartela, ma Jem può. E lui si merita qualcuno come te."

Delle lacrime si stavano formando negli occhi di Tessa. Provò a mandarle via, sbattendo ripetutamente le palpebre, fissando lo sguardo su una luce. Poi annuì.

L'ombra di un sorriso attraversò il volto di Will mentre si alzava in piedi e le porgeva il braccio, proprio come aveva fatto nell'Istituto di York, quando l'aveva accompagnata a cena. Certo, ora la stava accompagnando a qualcosa di molto più importante. E riflessi nello specchio della sua camera, lei col suo vestito da sposa dorato e lui con l'abito bianco da testimone, riuscì a fingere, per qualche secondo, che le circostanze fossero leggermente diverse. E a ogni passo i suoi piedi si facevano più pesanti, e il suo cuore si faceva più stanco, come se fosse stato lui quello malato e in procinto di morire.

Nessuno dei due disse una parola mentre Will accompagnava il primo ed ultimo sogno della sua anima all'altare.


 
Nell'attesa per Clockwork Princess ho avuto l'idea per questa one shot. Non è qualcosa che credo accadrà, o qualcosa che vorrei che accadesse, quanto più uno scenario che ho voluto esplorare. Spero che vi sia piaciuta perché mi sono davvero impegnata. Potreste recensire e dirmi cosa ve ne pensate? Vi prego? :3
  
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