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Autore: hidama    21/01/2013    5 recensioni
Dove eravamo rimasti? Ah sì... Uruha ha dato fuoco alla casa di Ruki con un rutto, Aoi è in crisi di mezza età, Ruki si denuda in pubblico come se nulla fosse, Kai cerca di tenere buoni i suoi pupi... ma non starò dimenticando qualcosa?...
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Reita
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Gigino in Wonderland'
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Caldo.
Troppo caldo.
Tira via la camicia, non è sufficiente.
Tira via la canottiera, non è sufficiente.
Tira via i pantaloni, i calzini… le mutande! Niente. Ancora troppo caldo.
Esattamente, io non so chi sia questo ragazzo, ammesso che sia un ragazzo. Non so come si chiami, non so da dove venga, che cosa faccia nella vita, so solo di averlo già visto da qualche parte. Sono sicura, sicura al cento per cento di averlo già incontrato prima. Ma dove?
Mentre me ne sto qui a sproloquiare, coso si muove, combina qualcosa, non posso continuare a perdere tempo nei miei monologhi mentre tento invano di ricordare chi sia questo tizio inquietante che ogni tanto mi guarda di sottecchi come per dire “che cosa vuoi?”, quindi per non sprecare altre righe e minuti preziosi lo chiamerò Gigi… Fermi. Zitti. Tutti.
E’ lui.
Non ci posso credere. Sono passati giorni, settimane, mesi, ma sono certa che sia lui. Quello strano che quel giorno in cui Uruha diede fuoco alla casa di Ruki con un rutto, se ne stava immobile a fissarmi, e diceva di essere il bassista dei The GazettE, sì, proprio quello. Quel tizio che si smocciolava pur di non soffiarsi il naso. Avete capito, no?
Gigino. Il mio incubo più grande, l’essere e il non essere amletico della mia esistenza, il mio pensiero fisso, la mia persecuzione, la tragedia più grande della mia vita e… e…
“Ho caaaaaaldoooooooooo!”
“Scusami, perché hai interrotto il mio attimo di alta e lodevole poesia?” – oltre che inquietante, è anche poco educato, ma guarda tu questo…
“Io ho caldo!” – continua a cantilenare.
“Eh ma sei giù tutto nudo!” – lo so a che pensate tutte quante, birichiiiine – “Potresti anche darti un contegno vista la mia presenza! Non so se mi spiego…”
“Ma io ho caldo!”
“Gigino, senti… io non so perché tu sia qui, non so cosa tu stia facendo né quale sia il tuo problema, ma sinceramente ci tengo a dirti che sei un po’ imbarazzante: per favore, copriti.”
“Ho caldo! Ho caldo! Fai qualcosa, ho troppo caldo!”
La situazione è ridicola, oltre che decisamente ambigua. Questo tutto nudo se ne va girando per la stanza in cerca di refrigerio, si appiccica ai muri, si struscia sul frigorifero, dentro il frigorifero, sopra il frigorifero, si spiaccica sulla finestra – poveri i passanti… - si butta per terra, rotola, urla, schiamazza, proprio non riesce a star buono, sembra soffrire molto. Io tutto questo gran caldo non lo sento… che stia male? Che sia ubriaco? E’ Gigino… sta benissimo, tutto regolare. Non mi preoccupo nemmeno.
“Ho caldo!”
“Sei monotono! Vuoi star zitto invece di continuare a consumare aria preziosa per questi tuoi schiamazzi indecenti? Ti aiuto, ti aiuto, ma smettila di lagnarti. Non so nemmeno chi tu sia, quindi ti faccio un gran favore a darti una mano.”
“Ma io sono Reita, il bassista dei The GazettE! Tutti mi conoscono!”
“Certo, sì, contaci. Piacere, Marilyn Monroe. Ora cerchiamo di trovare una soluzione al tuo problema.”
Mi guarda storto, proprio come quella sera… comincio a pensare seriamente che questo ragazzo abbia dei gravi problemi psichici, magari una qualche forma di complesso di inferiorità legato… beh è nudo, ci siamo capite.
Mi sono decisa ad aiutarlo solo perché mi fa pena, ma non so proprio cosa possa avere che non vada. Innanzitutto mi sento di proporre che si copra, per carità, per carità.
“Suvvia, mettiti qualcosa addosso, per pietà: sono una donna, certe cose mi dà fastidio vederle…”
“Ma io ho caldo! Se mi copro, muoio!”
“E sarebbe pure ora… Toh, prendi questo, sarà sufficiente.”
Sul tavolo è appoggiato lo stesso foulard che Uruha mezzo ignudo aveva usato per il suo show pseudo-pornografico di quella sera. Mi chiedo cosa ci faccia lì il foulard a pois di Ruki, su cui Uruha si è abbondantemente strusciato e ristrusciato… brrrr… meglio non indagare. Lo prendo con delle pinzette da sopracciglia – perché questo ha delle pinzette per sopracciglia? bah… io questi bisessuali giapponesi non li capisco proprio… – e glielo porgo senza chiedere il perché si trovi lì.
Persuaso, se lo lega in vita. Uno spettacolo… voglio andare a casa.
Okay, è ora di mettersi all’opera, bisogna trovare un metodo efficiente per fa sì che la scimmia qui non abbia più caldo, e vorrei evitare di assistere ancora a scene pietose… quindi, si parte!
Accendiamo il ventilatore.
“Ma perché non ci hai pensato prima, razza di idiota? Era tanto difficile accendere un ventilatore?”
“Non è abbastanza! Non è abbastanza!”
Lo metto davanti al ventilatore, ma non trova pace, si muove a destra e a manca, di qua, di là, suda anche dalle orecchie. Niente. Accendiamo il condizionatore. Lo metto sotto il getto del condizionatore, temperatura glaciale, presto pinguini imperiali danzano attorno a noi in una simpatica coreografia che solo recentemente ho deciso di chiamare “guarda-quanto-sono-idioti-i-giapponesi”, ma ancora niente. Suda da far schifo, non si dà requie.
Apro il frigorifero, lo metto nel frigorifero!
”Vai dentro al frigorifero!”
E niente, niente, suda anche dentro al frigorifero, suda, si lagna, si lamenta, rotola di qua e di là –sì, dentro al frigorifero– piange, strepita, si dimena, urla, ma è tutto inutile.
Lo tiro fuori dal frigorifero, apro la porta, la finestra, levo il foulard! Riapro il frigo, accendo il ventilatore, il condizionatore, prendo un ventaglio e comincio a fare aria, sventolo, sventolo, lo passo dal getto del condizionatore a quello del ventilatore, da quello del ventilatore a quello del condizionatore, sventolo, soffio, gli sputo! Non lo so! Sono nel panico più totale, quando…
“Fermaaaaaaaaaaaaaaaa!” – urla Gigino – “Ho trovato! Ora so perché ho caldo, ho la soluzione!”
Sono allibita. Non so con esattezza da quanto tempo io sia qui a correre come una pazza dietro a questo maniaco esaltato che dice di essere il bassista dei The GazettE – ma quindi hanno anche un bassista? Non finisco mai di imparare…– e che non fa altro che dimenarsi come una donnicciola con le mestruazioni.
“Cioè?”


“Ta-daaaaaa!” – grida.
Io sinceramente, non vedo differenze. Vedo solo un naso grosso e brutto in mezzo alla sua faccia, che non avevo mai visto prima.
“Scusami, posso sapere cosa hai intenzione di combinare?”
“Ho fatto. Ecco, vedi? La benda che porto sul naso… davvero non ne potevo più! Ora che l’ho tolta, non sento più caldo. Finalmente posso rilassarmi.”
…Quindi i The GazettE avevano un bassista? Ecco, ora non ce lo hanno più.
Audizioni aperteeeeeeeeeeeeee!

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Eccomi tornata con un’altra storia demenziale, sequel, se volete, del mio precedente racconto dal titolo “Dammelo!”. Ancora una volta, ho sentito il bisogno, anche spinta da alcune mie amichette :3, di dedicarmi a qualcosa di leggero e spiritoso, invece di pubblicare i miei soliti mattoni indigeribili. Come sempre, niente di tutto ciò è stato scritto a scopo denigratorio, ma semplicemente per divertirci insieme. Dedico questo racconto alle mie amiche, che me l’hanno “commissionato”, sperando che sia di loro gradimento e non deluda le loro aspettative :)
  
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