Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: MimiRyuugu    22/01/2013    3 recensioni
Ecco qua, dopo Ultimi Ricordi, la continuazione della saga dei Tre Uragani. Riuscirà la nostra Giulia Wyspet ad avvicinarsi di più al burbero Severus Piton?
"You are the life, to my soul, you are my purpose, you are everything."
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Severus Piton, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
19° Capitolo

Fu un sonno tranquillo il mio. Senza sogni, ma non per questo spiacevole. Anzi. Avevo avuto una sensazione per tutto il tempo. Protezione. Era un sonno leggero come una piuma. “Signorina Wyspet?” sentii. Quelle parole si insinuarono piano al posto dei miei mancati sogni. “Andiamo…si svegli…siamo quasi arrivati…” continuò. Mi mossi di poco, stringendomi a qualcosa di morbido. Uno sbuffo divertito. “Giulia…svegliati…” sussurrò ancora Piton, piano. Stavolta cercai di svegliarmi. Aprii di poco gli occhi. Vidi Piton trasalire imbarazzato. Mi stropicciai gli occhi con le mani e lo guardai dubbiosa. “Siamo quasi arrivati…” spiegò, indicando il castello in lontananza. Mi guardai in giro. Si era quasi fatto buio. E la carrozza avanzava con piccoli sobbalzi sul terreno. “Mi...mi sono addormentata?” chiesi, ancora intontita. Il professore annuì. Avevo ancora addosso il suo mantello. L’ombrello se ne stava immobile ai miei piedi. “Mi…mi scusi…” dissi, rossa in viso. Severus scosse la testa. “Non si preoccupi…la stanchezza gioca brutti scherzi…” mi scusò. Sorrisi e mi stiracchiai. La carrozza si fermò poco dopo. Piton scese prima di me. Presi il mio nuovo ombrello e raggiunsi il mio accompagnatore, con il suo aiuto per scendere. Accarezzai ancora i Thestral. “Si sbriga?! Avanti! Non abbiamo tutta la sera!” sbottò acido Piton. Trotterellai da lui e percorremmo assieme la strada per il castello. La Sala d’Ingresso era vuota. Il professore mi scortò, se pur con riluttanza,  fino alla Torre di Grifondoro. Ci fermammo davanti alla Signora Grassa, che si godeva una pennichella serale. “Allora…si è divertito?” chiesi. “Discretamente…” rispose secco Piton. “Grazie ancora per l’ombrello e per il pranzo…e per avermi difeso da quell’uomo e per…insomma…per tutto…mi sono divertita molto oggi!” sorrisi. “Dovere signorina Wyspet… qualcuno una volta mi ha detto che ‘il compleanno è un’importante data nella vita di ogni persona, bisogna festeggiarlo’. E poi lei ha organizzato un’intera festa per me…” osservò. Annuii soddisfatta. Ci guardammo per qualche minuto. Mi avvicinai piano. “Quando Eveline sarà abbastanza grande, le racconterò di questo pomeriggio…” sospirai. Severus mi guardò ancora. “Sono sicura che sarà un ottimo padre professor Piton…” dissi, sempre più piano. Gli sfiorai una guancia con la mia mano. Lui sorrise sarcastico. “Come fa ad esserne certa? Potrei diventare come mio padre…” commentò poi. Scossi la testa. “Lei è una brava persona…non oserebbe fare del male ad Eveline…certo, da adulti si commettono molti sbagli…ma non è proprio sbagliando che si impara?” spiegai, convinta, guardandolo negli occhi. “Questa bambina sarà fortunata ad avere una madre come lei signorina Wyspet…però…” ricominciò. Sbuffai. “Non un’altra parola! Altrimenti la metto in punizione! Comunque…a parte gli scherzi, è normale avere delle paure simili…dopotutto mancano ancora due anni…si matura, si cresce…e poi lei non è come suo padre! L’ho imparato frequentandola…” sorrisi. Severus sospirò poco convinto. Mi guardò con negli occhi un velo di tristezza. “È sicura di volere davvero avere una persona come me al suo fianco? Per far crescere Eveline?” mi chiese. All’inizio rimasi stupita. Poi, però, sorrisi intenerita. Scossi la testa divertita. “Lei è l’unico uomo da cui desidero avere dei figli…solo con lei…che ha promesso di proteggermi…” risposi. Piton aprì la bocca per replicare, ma io lo superai sul tempo e gli presi la mano. La poggiai sul mio ventre. “Tra qualche anno sentirà Eveline muoversi, scalciare…proprio dove ora sta la sua mano…e sono sicura che la prima cosa che penserà è che deve proteggere quella creatura…che in quel momento sarà piccola tanto da starle in braccio…” dissi, piano. Severus rimase immobile. Sorrisi e gli lasciai la mano. Rimase ferma suo mio ventre per qualche minuto, poi, il professore la ritrasse. Mi slacciai il mantello e, con un brivido di freddo, glielo restituii. “Non vorrei rubarle l’intera scorta di mantelli…” scherzai. Severus sorrise. “Buonanotte professore…le voglio un mondo di bene…” dissi. Presi il suo viso tra le mani e gli detti un bacio sulla fronte. “Buonanotte signorina Wyspet…” sussurrò lui. Sorrisi e svegliai la Signora Grassa. Lo salutai ancora con una mano, poi entrai. La Sala Comune era vuota. Mi ero dimenticata delle vacanze. Filai diretta in dormitorio. Come mi aspettavo, Hermione stava placida sul letto a pancia in giù, sfogliando una rivista e canticchiando. La salutai e lei mi guardò sorridente. Era chiaro che voleva sapere i particolari. Sentendo delle voci, anche un’altra Grifondoro apparve dalla porta del bagno. Entrambe notarono subito l’ombrello. Mi sedetti sul letto, buttando le ballerine in un angolo, ed iniziai a raccontare. Anna mi interrompeva con qualche suo urletto d’eccitazione, mentre Hermione con i suoi squittii di gioia. Parlai anche del bracciale. Lo tirai fuori dalla borsa e lo feci vedere. Poi riassunsi a grandi linee quello spezzone di conversazione avuto nemmeno un’ora prima. Entrambe erano entusiaste per me. “Piuttosto, a che ora siete tornati tu e Draco?” chiesi, ad Anna. Lei alzò le spalle. “La carrozza delle 16.00…c’era troppa gente, così siamo tornati al castello e ci siamo rinchiusi nei dormitori Serpeverde…senza Piton che mi controlla è una pacchia!” spiegò. Risi. Andai a struccarmi e poi mi cambiai. Appoggiai l’ombrello vicino al comodino. Nel baule sarebbe finito in mezzo a tutte quelle cianfrusaglie sparpagliate. Non scendemmo a cena. Invece ci rimpinzammo di dolci. Anna aveva mantenuto la promessa ed aveva portato una scorta per un anno ad Herm. La ragazza ci raccontò come aveva trascorso il pomeriggio, poi rimanemmo a chiacchierare. “Dunque Piton sa che avrete una femmina?” chiese il prefetto, mangiando una gelatina. Dopo qualche secondo la ingoiò a malavoglia cacciando fuori la lingua in segno di disgusto. “Cerume?” chiese Anna, storpiando le parole per via del lecca lecca che stava mangiando. “Calzini sporchi…” rispose schifata Hermione. Risi. “Si, lo sa…e mi è sembrato anche abbastanza felice…solo che gli manca autostima come padre…” spiegai, mangiando l’ennesima Ape Frizzola presa dal sacchetto del prefetto. “Draco invece è tutto l’opposto…si è anche inventato un secondo nome per il nostro futuro bambino…” sbuffò Anna, buttando lo stecchino del lecca lecca a terra. Hermione lo raccolse stizzita. “Cioè? Asdrubale? Oppure Ermenegildo?” chiesi, divertita. “Sarebbe stato meglio…lo vuole chiamare Scorpius Hyperion…” rispose Anna esasperata. “Vuole fare l’acculturato con il latino eh?” lo presi in giro. Hermione trattenne una risata. “Scusa, ma il figlio è anche tuo! Perché non ti opponi?” osservò poi. Anna alzò le spalle. “Lui da il nome al maschio, io alla femmina…” sintetizzò. Io ed Herm la guardammo curiose. “Ovviamente Elizabeth Sadie Malfoy…” rispose, mangiando una gelatina. “Sadie?” chiese stupita il prefetto. “Ero indecisa tra Sadie ed Eiko…il primo vuol dire Sarah in inglese, mentre il secondo significa ‘bambina amabile’ ed è giapponese…non so quale scegliere…certe volte dico Elizabeth Sadie, altre Elizabeth Eiko…” spiegò, indecisa. Prese un’Ape Frizzola e la ingoiò. “Nella mia famiglia le ragazze hanno sempre avuto un secondo nome giapponese…mia nonna si chiamava Artemisia Anko e la mia bisnonna Naomy Nanako…mi dispiacerebbe rompere la tradizione…” raccontò poi. Annuii, prendendo una piuma allo zucchero filato. “Ragazze…prendetemi per una porta iella, ma ho un brutto presentimento…” sbottò Hermione poco dopo. “Cioè?” chiesi, stupita. “Il nostro futuro dovrà essere guadagnato…ricordiamoci che Voldemort è tornato, e non credo se ne starà zitto e buono ancora per qualche tempo…” continuò il prefetto. “Menomale che odi la Cooman! Ora sembri esattamente come lei!” la prese in giro Anna. “Sto dicendo sul serio!” la rimproverò. “Anche se fosse…abbiamo affrontato cani a tre teste, basilischi e la Umbridge!” puntualizzai, sicura. “Lo so…però…Voldemort è il Signore Oscuro…non morirà certo di vecchiaia!” commentò ancora il prefetto. Anna battè un pugno sul cuscino. “Non me ne importa nulla di Voldemort! Io tra due anni mi sposerò con Draco, che lui lo voglia o no! E se si azzarda a fare casino, lo Avadakedavrizzo appena vedo quella sua testa bianchiccia!” ringhiò poi. Risi. Hermione la guardò allibita. Rimanemmo a parlare, cambiando argomento ovviamente, fino a tardi. Era mezzanotte passata, quando ci infilammo sotto le coperte. “Giulia, canta qualcosa!” mi chiese Anna. La guardai stupita. “Ti devi allenare a fare la mamma no? Canta una ninna nanna!” spiegò poi. “Hai mangiato troppi dolci e ora hai mal di pancia vero?” intuì Hermione. Anna arrossì ed annuì. Sorrisi intenerita. “E va bene…prima però sistematevi sotto le coperte…” dissi. Le due mi obbedirono, mentre io mi misi a sedere. Billy Joe si stava sdraiando, con la sua leggerezza, vicino al cuscino. James faceva già le fusa infondo al letto di Anna, mentre Grattastinchi era tra le braccia di Hermione. “Apposto?” chiesi. “Si!” risposero in coro le due. Spensi la luce, lasciando che i raggi della luna entrassero dalla finestra. “Cuor non dirmi no, forza non lasciarmi, non abbandonarmi qui…” iniziai, piano. Anna, nel letto accanto al mio, si era stretta al pinguino di peluche. Hermione, si mosse nel letto. “È la vita che, mi offre un occasione, ma io ho paura sì…” continuai. Guardai i raggi della luna sul pavimento. La luce pallida illuminava metà stanza e metà del mio letto. Allungai una mano facendola rimanere a mezz’aria. Una sfumatura blu la colorava. “Ho il mondo immenso se non hai dei ricordi, dietro te…” sussurrai. Mi immaginai seduta accanto ad un lettino. Una manina che stringe il cuscino. Le accarezzo piano la testa. “Lungo la mia via c'è già chi mi aspetta c'è da sempre sì lo so…” proseguii. Se Hermione avesse davvero ragione. Se davvero Voldemort avesse scatenato l’inferno. Io avrei combattuto. Contro di lui. Contro i Mangiamorte. “E mi capiranno sempre con amore, dove sono scoprirò…” dissi, piano. Per un mondo migliore. Per fare in modo che Eveline vivesse senza pregiudizi. Senza soprannomi cattivi e dispregiativi. Non più Mezzosangue e Purosangue. Solo persone. Uomini. Gente. “Amore, famiglia…son le cose che potresti avere tu…” sorrisi. Hermione si mosse nel letto. Billy Joe muoveva piano la coda. La luce dalla finestra era sparita. Delle nuvole dovevano aver coperto la luna. “Amore, famiglia io le troverò per non lasciarle mai più…” sospirai. Mi girai e vidi le due. Occhi chiusi, respiro tranquillo. Si erano addormentate. Sorrisi e mi infilai sotto le coperte. Trascinai a me Billy Joe e appoggiai la fronte al suo naso. Il gatto mi diede una leccatina, poi tornò a dormire. Ridacchiai e gli diedi la buonanotte. Osservai l’ombrello, appoggiato al comodino. Sorrisi ancora. Quella giornata era stata davvero memorabile. Però altrettanto stancante. Appena chiusi gli occhi, piombai in un sonno profondo. Stavolta però sognai. Protetta ancora da due occhi scuri.
Il trillo della sveglia di Hermione mi fece sobbalzare. Sentii dei lamenti. Anna probabilmente. “Avanti ragazze! Sono le undici! Contente che vi ho fatte dormire eh?” sorrise soddisfatta il prefetto. Aprii piano gli occhi e sbadigliai. “Tantissimo guarda!” sbottò infastidita Anna. Mi stiracchiai, poi andai in bagno. Mi lavai il viso, poi tornai in camera, cedendo il posto ad un’assonnata castana. Vidi che Hermione scriveva qualcosa fitta fitta. “Già compiti?” le chiesi divertita. “No…sto scrivendo ai miei…solo per far sapere che sono viva e che mangio abbastanza… e mi lavo i denti ogni sera…” scherzò. Risi e presi anche io un foglio e una penna. Mi misi a pancia in giù sul letto ed iniziai a scrivere. Era la solita lettera per mia madre, solo che in questa ci andava anche una richiesta. Anna entrò in camera, prese l’mp3 e le casse rubate a sua sorella, e attaccò tutto poggiando poi sul comodino. Tutto stregato da me in modo che potesse funzionare anche in territorio scolastico. La voce roca di Manson riempì la stanza. Hermione si lamentò, così la ragazza fu costretta a cambiare. Ora i Three Days Grace suonavano nella stanza. Il prefetto tornò a scrivere. Quello era uno dei pochi gruppi che avevamo in comune tutte e tre. “Cos’è, la giornata delle lettere?” esclamò Anna, buttandosi sul letto. “Devo mandare la lista dei libri a mia madre…l’ultimo dovrebbe arrivarmi a giorni…però per sicurezze gliene scrivo ancora…voi, qualche ordinazione?” chiesi. Ogni determinato tempo, cioè quando finivo i libri che mi prestava Piton, ricorrevo alla libreria casalinga. Spedivo dei titoli a mia madre, che, li cercava in internet su un sito in cui era registrata. Glieli consegnavano in pochi giorni, e lei, man mano che arrivavano, me li mandava via gufo. L’ultimo l’avevo richiesto più di due settimane prima. “Cosa le ordini stavolta?” chiese curiosa Hermione. “Dunque… ‘Una bambina’, ‘La legge di lupo solitario’ e ‘I bambini sono tornati’…” elencai. “L’ultimo non è della nostra cara Palazzolo?” chiese Anna. Annuii. “Allora ovvio che me lo presti poi…” osservò. Sorrisi. “Se non è di disturbo per tua madre, potresti chiederle di ordinarmi ‘La bambina perduta’, di quella scrittrice italiana…aspetta…Maria Venturi!” esclamò Hermione. “Certo cara…” sorrisi, scrivendo il titolo. “Cos’è tutto questo parlare di bambini?!” sbottò Anna, mangiando un’Ape Frizzola. “Dopo le ultime scoperte, di cosa ti stupisci?” sorrisi. “Sono indecisa se chiederle anche ‘Piccolo amore di papà’…” sospirai, incerta. Anna mi guardò dubbiosa. “Parla di una bambina che deve confessare gli abusi del padre vero? Non so Giulia…se Piton ti trova a leggere quel libro credo che la sia autostima da padre calerebbe ancora di più…” osservò Hermione. Sbuffai. “Mica lo leggo perché credo poco in lui…” rimbeccai. “Comunque l’argomento psicologia mi interessa…ordinalo per me…” aggiunse poi il prefetto. Scrissi il titolo. “Tu vuoi qualcosa?” chiesi, ad Anna. Lei alzò le spalle. “Sto ancora finendo ‘Ti porterò nel sangue’…” rispose, non interessata. Annuii e scrissi ancora qualche riga di attualità per la sete di pettegolezzi di mia madre. Poi, arrotolai il foglio e lo passai ad Hermione. “Ora cambiamoci, così poi andiamo tutte assieme in Guferia…poi, pranzo!” esordì lei. La guardammo scettiche. “Cos’è quest’atteggiamento da Vispa Teresa?” le prese in giro Anna. “Nulla…è solo che è una bella giornata!” rispose il prefetto. Decidemmo di rispettare il programma. Ci cambiammo, poi andammo in Guferia e andammo a mangiare. Quando comparirono i dolci, un gufo planò e si fermò davanti a me. Portava un pacchetto. Lo aprii, e vi trovai un libro, dalla copertina colorata. Un ragazzo al centro di quello che era un bagno, con sulle piastrelle attaccati una miriade di cuori di plastica. “Finalmente è arrivato!” dissi, soddisfatta. Hermione sbirciò il libro, mentre Anna me lo chiese poco dopo per leggere il riassunto nella retro copertina. “Bene ragazze…ora mi fiondo di fuori, che c’è il mio Draco che mi aspetta! Pomeriggio a far nulla sull’erba…” sospirò la castana, alzandosi. “Vai e divertiti…però ricorda, Elizabeth la vogliamo solo fra due anni!” esclamai maliziosa. Anna mi fece la linguaccia e corse via. Io avevo in mente una capatina nei sotterranei per quel pomeriggio. E così feci. Bussai piano alla porta, ancora con il libro in mano. Non ero nemmeno andata in dormitorio a poggiarlo. “Avanti…” rispose Piton. Entrai tranquilla, chiudendomi poi la porta alle spalle. “Buongiorno professore!” esclamai, allegra. Trotterellai fino alla scrivania. “Signorina Wyspet, non può illudere così le persone! Mi ero quasi convinto che non venisse oggi! Ma purtroppo mi sbagliavo…” disse, sarcastico. Gli sorrisi. Oramai sapevo che non diceva sul serio. “Ha visto che bella giornata? Perché non esce un po’?” proposi. Piton alzò un sopracciglio. “Direi anche di no…” sbottò. “Non può usare la scusa dei compiti da correggere! Siamo in vacanza!” dissi, subito. “Infatti stavo rileggendo alcuni appunti…” precisò il professore. Lo guardai scettica. “Con questo sole lei se ne sta rintanato qui?” esclamai allibita. “Normale routine…però nessuno le impedisce di uscire e godersi il suo tanto amato sole…” commentò Piton. Scossi la testa. “Sono venuta qui per stare con lei…non avrebbe molto senso se ora me ne andassi…” sorrisi. Severus scosse la testa divertito. “Io devo controllare questi fogli…” disse poi. “Non c’è problema…ho il mio libro…” risposi, indicandolo. “Conoscendola mi distrarrebbe ogni due minuti…” sbottò acido. “Prometto che starò buona!” promisi. Piton mi guardò. “Se ne vada in camera mia…quando ho finito, forse, la chiamerò…” propose. “Come forse?” chiesi, delusa. “Ora vada…mi ha già disturbato abbastanza!” sbottò seccato. Sorrisi e trotterellai in camera. Tolsi le Converse e mi sdraiai a pancia in giù. Aprii il libro davanti a me e mi appoggiai suoi gomiti. Iniziai a dondolare le gambe. Nonostante fosse nei sotterranei, la stanza era illuminata. Sospirai. Da quanto non andavo in quel letto. Chissà se in futuro avremmo dormito sotto coperte verdi e argento. Glielo avrei concesso di esibire la sua predilezione Serpeverde. Per me, dopotutto, non faceva molta differenza. Iniziai a fischiettare una canzoncina che canticchiava sempre Mary Kate. La Gummy Bear song. In lingua slovena, credo. Dopo qualche minuto, chiusi il libro. Era chiaro che avrei riletto la stesa riga senza capire nemmeno una parola per almeno dieci volte. Tutto in quella stanza mi distraeva. E solo perché era di sua proprietà. Ero davvero da ricovero. Risi di me stessa. Chissà come sarebbe stato vivere agli anni di Severus. Adolescenti entrambi. Forse sarei stata amica di Lily. Oppure l’avrei odiata. Oppure mi sarei innamorata di James Potter o di Sirus. No, impossibile. Però. Se avessi amato Severus anche in quella vita, avrei dovuto competere con Lily. E non sarebbe stato facile. I suoi capelli rossi lucenti. Quegli occhi verdi. Io dei banali occhi nocciola e dei capelli ribelli quasi biondi. Gli antipodi. Eppure, Severus stava dimostrando un certo affetto nei miei confronti. E questo era una conferma più che valida dell’aver lasciato perdere Lily Evans. Però la ferita non si era ancora rimarginata in lui. Nel suo cuore, c’era ancora un angolo buio, ancora scoperto. E toccava a me risanarlo. Con l’amore. La gioia. Volevo farlo. Volevo che lui fosse felice. Aveva vissuto nella tristezza per troppo tempo. E nessuno dovrebbe essere triste. Mai. Perché la tristezza fa allontanare dagli altri. O almeno, era quello che mi immaginavo del carattere di Severus. Forse Lucius Malfoy era stato il suo unico amico. Anche se da quello che sapevo era più grande. Scossi la testa e sospirai. Tutti quei pensieri mi stavano facendo venire sonno. Saltai giù dal letto ed iniziai a gironzolare per la stanza. Vidi che un cassetto del comodino era aperto. Mi avvicinai piano, come fosse un animale pericoloso. Sbirciai cosa ci fosse. Inchiostro. Penne. La carta da lettere che gli avevo regalato io. E sopra il comodino. In equilibrio precario. Il quadernetto dalla copertina nera incluso nel mio regalo. Chiusi di poco il comodino, e l’oggetto cadde per terra. Mi affrettai subito a raccoglierlo. Non volevo che Piton arrivasse e mi vedesse mettere le mani nella sua roba. Non ero una che spiava nelle cose altrui senza permesso. Il quadernetto si era aperto, mostrandomi due pagine. Erano state scritte dalla sua calligrafia elegante. Lo presi e, senza volerlo, buttai l’occhio. Non sembravano appunti. Nemmeno programmi di lezioni. Era la fine di uno scritto. Girai la pagina. A lato della pagina, in alto a destra, c’era la data. Poi, un titolo. “Lei è…” lessi, sottovoce. Era una poesia. No. Impossibile. Non poteva essere lei. Non dedicata a lei. No. Una fitta mi strinse il cuore. Scorsi veloce gli occhi sulla pagina, ma non capivo nulla. Dovevo calmarmi. Poi mi chiesi se era davvero giusto quello che stavo facendo. Leggere le poesie senza il permesso di Piton. Si sarebbe arrabbiato. E anche molto. Però. Era solo una. Solo per vedere se il mio pensiero era esatto. Anche se speravo che fosse dedicata a qualcun altro. Perfino alla professoressa McGranitt, ma non a lei. A Lily Evans. Già ce la vedevo ai tempi di scuola, a civettare dietro a Severus. A fagli male. A colpirlo con i suoi pugnali di falsa gentilezza. Mi detti un pugno in testa. Stavo parlando male della madre di Harry! Mi odiavo per questo. Ero solo gelosa. Perché lei aveva avuto la possibilità di stare con Severus, il mio Severus, senza due anni a separarli. Però non aveva realizzato quanto fosse fortunata. Poi eccomi. Una bambina di undici anni paralizzata davanti ai i suoi occhi neri. Con un solo sguardo. Ha preso il mio cuore. La mia anima. I miei pensieri e ed i miei sogni. Sospirai ancora. Mi decisi di leggere solo qualche riga, poi avrei messo via il quadernetto e chiuso il cassetto. Successivamente sarei tornata al mio libro. “Lei è un raggio di sole nel buio di questa vita…troppo lunga, troppo solitaria…” iniziai, ancora sottovoce. Niente indizi. “Lei è quello per cui apro gli occhi ogni giorno, quello per cui vivo…” continuai. La fitta al cuore aumentava. Mi tremavano le mani. “La sua voce è melodia…se lei sorride, il mondo sorride con lei…” sussurrai. Più andavo avanti, più mi sentivo nervosa. Gli occhi mi diventavano lucidi. Ed avevo paura. Che qualcosa si insidiasse tra noi. “Se lei piange, il mondo si rattrista…perché un suo sorriso, scalda i cuori…la sua voce, da amore…” dissi, con voce tremula. Erano davvero belle parole. Forse rivolte a Lily. Forse a qualcun’altra. Forse alla nostra Eveline. Anche se. “E le sue lacrime fanno soffrire… lei è gentile, ma tenace…lei è…Giulia…” lessi. Avevo riletto il nome una ventina di volte. Non c’era scritto Lily. C’era il mio nome, scritto su quella pagina. Rimasi a fissarla sbalordita. Commossa. In lacrime. Senza che me ne accorgessi il quaderno mi venne strappato di mano. “Chi le ha dato il permesso di prendere il mio quadernetto!” esordì Piton. Lo guardai. Lui scorse gli occhi sulla pagina e impallidì. “L’ha…letta?” chiese. Annuii. “Come ha osato! Ora fruga anche tra le mie cose?!” esplose, arrabbiato. Rimasi a fissarlo. Ancora stordita. Piton buttò il quadernetto nel cassetto e poi lo chiuse con violenza. Sobbalzai. “Io…non…era…sul comodino…stavo chiudendo il cassetto ed è caduto…” cercai di spiegare, timida. Severus aveva le guance di un rosa quasi rosso vivo. “Questo non significa che potesse leggerne il contenuto!” urlò ancora. Abbassai lo sguardo dispiaciuta. “Penso che ora possa anche andarsene signorina Wyspet…” sbottò, acido. “No…per favore…mi creda…io…non volevo…farle un torto…” cercai di giustificarmi. Lui mi guardò freddo, anche se si vedeva che era imbarazzato. “All’inizio ho visto solo il titolo…poi…ho avuto paura…e così…ho letto…mi dispiace…però non mi mandi via!” lo pregai, in lacrime. “Paura? E di che cosa?” rimbeccò, aspro. Arrossii. “Avevo paura…che…la poesia…fosse…” balbettai. Silenzio. “Dunque?” rispose Piton, con le braccia conserte al petto. “…fosse…per…lei…per la mamma di Harry…” continuai. Sapevo che era stato un pensiero stupido il mio. Guidata dalla stupida gelosia. Severus alzò un sopracciglio dubbioso. “Per favore…non…mi odi…non volevo davvero leggere…” conclusi, implorante. Il professore mi guardò ed allungò una mano. Chiusi gli occhi per paura di qualche gesto avventato. Mi avrebbe spinta fuori dal suo ufficio. E tutto per colpa di quella stupida gelosia. Della mia insicurezza. “Odiarla? Lei è davvero scioccia signorina Wyspet!” commentò, accarezzandomi la testa. Aprii gli occhi e lo guardai. “Ora la smetta di piangere…il danno è fatto ormai no?” disse, asciugandomi una guancia con il palmo della mano. Sorrisi e lo abbracciai. “Signorina Wyspet…si stacchi…non è il caso!!” protestò il professore. Imbarazzata mi spostai. “Comunque, ero venuto a chiamarla per il semplice fatto che ho finito di rivedere gli appunti…” spiegò Piton. Annuii. Lo guardai per qualche minuto, poi un’idea mi si accese come una lampadina nella mia mente buia. “Professore…” lo chiamai. Lui annuì. “Ha finito tutti gli appunti e scartoffie varie?” chiesi, sorridendo. Lui annuì di nuovo, guardandomi dubbioso. “Dunque stasera non avrà nulla da fare?” chiesi ancora. “Non se ne parla signorina Wyspet…” sbottò subito. Lo guardai delusa. “Non sa nemmeno cosa voglio proporle!!” rimbeccai. “Vuole uscire stasera…” disse. “In effetti…era quella la proposta…” confessai, timida. “Si ricorda com’è finita l’ultima volta in cui siamo usciti la sera?” esordì Piton, severo. Come dimenticarlo. Josh. Le trenta frasi. La settimana di reclusione in dormitorio. “Però…Josh è in vacanza dai suoi…per favore! Solo per stasera…la prego! Voglio farmi perdonare per aver letto la poesia!” lo pregai. Piton mi guardò scettico. “Per favore…solo un giro in giardino vicino al lago…e poi Hermione mi ha detto che stasera ci sarà una bellissima luna!” spiegai. Il professore alzò un sopracciglio. Lo guardai speranzosa. “Se le dico di si se ne tornerà in dormitorio all’istante?” sbottò. Annuii convinta. “Alle 21.00 precise davanti al nostro albero…se tarda anche di un solo minuto me ne vado…” disse, esasperato. Sorrisi ed annuii. “Grazie! Ci vediamo stasera allora!” esordii, prendendo il libro sul letto e dirigendomi alla porta. Piton mi seguì silenzioso. “Ah si…la poesia era davvero bella professore! Grazie…” dissi ancora. Gli diedi un bacio sulla guancia e corsi via. Andai a leggere in Sala Comune. Ci rimasi fino all’ora di cena, poi scesi con Hermione. Anna era già in Sala Grande che si sbaciucchiava con Draco. Le pietanze erano ottime come al solito, per non parlare dei dolci! Appena finito tornammo in dormitorio. “Quindi hai un appuntamento con Piton?” ghignò maliziosa Anna. Io annuii. “Al chiaro di luna…che romantico…” sospirò Hermione. Sorrisi. “Eh già…il buio…sai…magari inciampano…cadono lui sopra lei…ci scappa un bacio…poi Piton la stringe a se…lei gli sussurra ‘oh Severus!’…altro bacio…poi una mano che scivola…” elencò Anna, imitando ogni azione. Arrossii e le tirai un cuscino. “Non dirmi che non ti piacerebbe eh!” si lamentò lei. Hermione sbuffò. “Figurati se Piton lo farebbe mai…e poi Giulia…non starebbe sotto senza far nulla…” la rimproverò indignata. Arrossii ancora di più. “Guardala!!! È diventata rosso fuoco!!” mi prese in giro Anna. “Giulia!! Non dirmi che ti stai immaginando la scena!” esclamò stupita il prefetto. In effetti un’immagine simile stava prendendo forma nella mia mente. Scossi la testa, sia per rispondere ad Hermione che per scacciare quell’immagine. “Ma poi scusa…non ci hai mai pensato Herm? Tu e Ron avrete due bambini…quindi vuol dire che…” osservò Anna. Il prefetto si nascose dietro ad un cuscino. “Anche tu e Draco se è per questo…due figli…” precisai io. Anna si sciolse in un mare di sospiri. Però era vero. Eveline mica sarebbe arrivata con la cicogna. “La mia ciccia ti adora Anna…” sbottai. “Ciccia?! Ma se sei tutta pelle ossa! Guarda le mie maniglie dell’amore invece!” rimbeccò lei, indicandosi i fianchi. Non che lei fosse grassa. Anzi, era una tra le più magre del nostro anno! “Il punto è che io non ho le maniglie dell’amore, ho due maniglioni antipanico!!!” risposi, con tono isterico. Poi ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere. “Insomma, cosa ti metti per l’appuntamento?” mi chiese la castana. “Non è un appuntamento…” iniziai a precisare. “…è un’uscita serale!” mi fecero il verso all’unisono Anna ed Hermione. “Comunque penso di andare vestita come al solito…gonna, felpa, Converse…” elencai. Poi mi voltai verso l’ombrello appoggiato al comodino. “Che tristezza…non hai qualche altro bel vestito?” commentò Hermione. Alzai le spalle. “Voglio mettermi la felpa quella viola e nera, con le tasche davanti e il cappuccio con le orecchie da gatto…” descrissi, andando al baule. “E sotto?” chiese Anna, zittendo il prefetto, già pronto per un commento negativo. “Gonna a pieghe scozzese nera e viola…” sorrisi. “Calze?” chiese ancora la castana. “Viole e nere a righe…e le mie Converse…” risposi ancora, prendendo dal baule tutti i vestiti che mi occorrevano. “Tu?” chiesi poi io. “Gonna in tulle nera, corpetto e copri spalle…calze nere e anfibi…o Converse…” elencò, indicando una massa nera sul suo letto. Hermione sospirò esasperata. “Vedrete che quando avrete figli la smetterete di vestirvi così…” commentò. Io ed Anna ci guardammo. “Per tua informazione, nello specchio, la mia Elizabeth era vestita da Gothic Lolita!” rimbeccò la seconda. “E Eveline aveva un vestitino viola…” precisai io. Il prefetto scosse la testa, però sorridendo. Iniziai a prepararmi, poi rimasi a fissare l’ombrello per qualche minuto. Fuori c’era già buio. Era un peccato. Avrei voluto usarlo. Alzai le spalle e aspettai Anna. Salutammo Hermione e l’accompagnai per un pezzo, poi uscii. Mi misi il cappuccio, con le finte orecchie nere che dondolavano trasportate dal vento. Faceva davvero buio. E io come al solito avevo lasciato la bacchetta in dormitorio. Riconobbi l’albero e mi ci appoggiai, per ripararmi dal vento. Si vedeva solo metà luna. Le nuvole scure ne coprivano l’altra metà. Guardai l’orologio. Per paura che Piton se ne andasse davvero, se fossi stata in ritardo, ero uscita in anticipo. Mancavano dieci minuti alle nove. Rimasi immobile per qualche minuto. Il vento ancora soffiava a tratti. Il buio attutiva ogni suono, ogni rumore. Un brivido di freddo mi percorse la schiena. Il rumore del vento contro le fronde degli alberi della Foresta Proibita mi era famigliare. “Playground school bell rings, again…” iniziai a cantare. Piano, in modo da non disturbare le creature li intorno. Sperando che non ce ne fossero, ovvio. “Rain clouds come to play, again…Has no one told you she's not breathing?” continuai, sempre in un sussurro. Una folata di vento più forte. Mi strinsi nel cappuccio. “Hello, I'm your mind, giving you someone to talk to...hello...” sospirai, quasi stessi parlando con qualcuno. Quell’atmosfera mi metteva inquietudine. Se Josh non fosse andato a casa per le vacanze, avrei avuto paura. Strano. Non ero un ragazza che si spaventava per poco. Forse quella situazione mi ricordava qualcosa che mi era capitato da bambina. Però dovevo essere stata molto piccola per non ricordarmelo. “If I smile and don't believe…soon I know I'll wake from this dream…” proseguii. Guardai l’orologio, ansiosa. Mancavano ancora cinque minuti. La sagoma imponente del castello si ergeva davanti a me. Dall’altro lato il lago, più nero del solito. Sbuffai. “Don't try to fix me, I'm not broken…” dissi, alzando gli occhi al cielo. Scuro. Come gli occhi dell’uomo che stavo aspettando. Solo che quel cielo metteva ansia. Se solo Severus fosse arrivato in fretta, quel senso di disagio sarebbe andato via subito. “Hello, I'm the lie living for you so you can hide...” bisbigliai, con la voce in un tremolio. Le mani in tasca si stringevano l’una con l’altra. Le fronde dell’albero a cui ero appoggiata si muovevano percosse dal vento. “Don't cry...” sussurrai. Sentii dei rumori e sobbalzai. “Vedo che ha accolto il mio suggerimento…” osservò Piton, raggiungendomi. Tirai un sospiro di sollievo. “Menomale...è lei professore…” dissi, tranquillizzata. Lui mi guardò ghignando. “Aveva qualche dubbio?” sbottò. Scossi la testa e gli presi un lembo del mantello. Facemmo qualche passo, poi si fermò. “Ha forse paura del buio signorina Wyspet?” chiese, maligno. Scossi la testa. “Ah davvero?” commentò. D’improvviso si allontanò. Il mantello mi scivolò di mano e rimasi da sola. “Professore?” lo chiamai. Senza pensare iniziai a tastare nell’aria impaurita. Feci un passo e mi guardai in giro. Solo buio. Rimasi immobile per qualche minuto. Avevo una brutta sensazione. E per qualche momento era sparita avendo vicino Severus. Sentii qualcosa poggiarsi sulla mia spalla. Tirai un urlo. Sentii Piton scoppiare a ridere. Sbuffai. “Lei è perfido! Antipatico!” sbottai, dandogli un pugno sul braccio. Lui rideva ancora. “E così lei non ha paura eh?” ghignò. “Su andiamo…” dissi, ignorandolo. Mi girai, ma inciampai in qualcosa e caddi. Mi aggrappai alla prima cosa che trovai. La mia schiena dolorante mi suggerì di essere atterrata sull’erba. “Che male…mamma mia…” mi lamentai. “La sua solita leggerezza signorina Wyspet!” rimbeccò Piton. “Lumos!” esclamò. Quando la luce mi illuminò, vidi un lembo del suo mantello nella mia mano. Piton era su di me, con le mani poggiate vicino alle mie spalle. In una la bacchetta illuminata. Ecco cos’era quella sensazione di calore che sentivo addosso! Arrossii. Il cuore mi batteva a mille. La stessa scena che aveva descritto Anna nemmeno un’ora prima. Cercai di muovere una gamba ma la strusciai su qualcosa. Decisi di rimanere immobile. All’inizio spostai lo sguardo da quello di Severus, ma poi non riuscii a resistere e lo guardai negli occhi. Rimanemmo così per qualche minuto. “Professore…” sussurrai, piano. Non sapevo se digli di alzarsi o rimanere così. Chissà se anche lui se lo stava chiedendo. Piton mi guardò e, come si fosse ripreso da uno stato comatoso, si alzò pian piano, mettendosi a sedere accanto a me. Mi misi anche io a sedere, sistemandomi la gonna. Mi avvicinai di poco a lui. “Per favore…non mi faccia più questi scherzi…” lo pregai. “Ha davvero paura del buio? A sedici anni?” esclamò incredulo Piton. “No…è che…c’è qualcosa di strano nell’aria…ma forse sono io che mi faccio condizionare…” spiegai, imbarazzata. Lui mi guardò dubbioso. “Hermione mi ha detto una cosa…ha un brutto presentimento…dice che succederà qualcosa di negativo…che Voldemort non se ne starà buono, mandando solo i sui seguaci in giro ancora per molto…”  raccontai, rabbrividendo. Il professore non rispose. Alzò gli occhi al cielo. “Secondo lei…è davvero così?” gli chiesi, con voce tremula. “Non glielo so dire con certezza signorina Wyspet…nessuno lo sa…anche se forse Silente ha già qualcosa in mente…” rispose lui, vago. Lanciai un’occhiata al suo braccio sinistro. “Le…le fa male?” gli chiesi, indicandolo con lo sguardo. Severus fece finta di non capire. “Il Marchio Nero…brucia? Cioè…una volta Hermione mi ha raccontato che Voldemort richiama i suoi Mangiamorte tramite quello…” spiegai, insicura. “Potrebbe dire alla signorina Granger di non metter naso in cose che non la riguardano magari…” sbottò Piton. Lo guardai dispiaciuta. “Non volevo offenderla…mi scusi se mi sono espressa male…è che…ho sempre pensato che le esperienze passate, i nostri errori, anche se mostrano qualcosa di indelebile sulla pelle o esternamente, saranno tatuate a fuoco anche nella nostra mente…e nel cuore…e io…non voglio che lei soffra…” dissi. Severus sorrise e scosse la testa divertito. “E poi la veda dal lato positivo! Se non avesse accettato la proposta di Voldemort, non si sarebbe mai pentito e sarebbe andato da Silente! E se non fosse andato da Silente non sarebbe diventato professore ad Hogwarts! E se non fosse diventato professore non ci saremmo incontrati!” sorrisi. Piton mi guardò scettico. “Questo dovrebbe essere il lato positivo?” commentò, acido. Lo guardai delusa. Lui mi accarezzò la testa. “Lei è nata proprio in un mondo sbagliato…se tutti la pensassero come lei, signorina Wyspet, il mondo sarebbe un posto migliore…” sospirò poi. Mi avvicinai ancora. “Ed è quello che vorrei succedesse nel futuro…niente più guerre, niente più maghi che si uccidono a vicenda…voglio che Eveline abbia un bel mondo in cui vivere…crescere sorridente e spensierata da ogni paura…” dissi, speranzosa. Piton scosse la testa. “Ci sarà sempre qualcosa di cui aver paura signorina Wyspet…” commentò lui. “Non se ora noi combattiamo…se davvero Voldemort dovesse iniziare a dar fastidio, e Harry mi chiedesse aiuto…io accetterei…non perché voglio far male a qualcuno…solo per salvare delle persone…cosa succederebbe se si riaprisse di nuovo la Camera dei Segreti? Se Voldemort volesse uccidere tutti i nati babbani? Tra queste persone ci sono Hermione e Anna…le mie migliori amiche…non potrei lasciarle da sole…” spiegai. Vidi Piton trasalire. “Signorina Wyspet…non faccia sciocchezze…cosa vuole che ne sappia un ragazzino di quindici anni su come si amministra una guerra?!” sbottò, riferendosi ad Harry. “Almeno lui cercherebbe di fare qualcosa…il Ministero oramai è intriso di ipocrisia…mette tutto a tacere mandandoci il confettone rosa…” rimbeccai, seccata. “Signorina Wyspet, mi ascolti…glielo ripeto…non faccia sciocchezze! Ha solo sedici anni, non vale la pena rischiare la vita per qualcosa che qualcuno di più potente metterà a tacere! Pensi ai suoi genitori…” disse. Negli occhi di Severus vedevo qualcosa di nuovo. Ansia. Forse paura. “…e a lei?” chiesi sorridendo. Lui si voltò dall’altra parte senza dire nulla. “Poi sono io la sciocca eh? Se crede che l’abbandonerò così facilmente, se lo scorda! Nemmeno Voldemort in persona può farmi rinunciare a lei…” risposi intenerita. “Ah davvero? Per sua informazione esiste una Maledizione Senza Perdono che potrebbe farla cessare di esistere…” disse sarcastico. “Non si dimentichi che perfino l’Avada Kedavra può essere sconfitta…l’amore è il sentimento più importante di questo mondo…Harry ne è l’esempio…finché penserò a lei, nulla porta farmi del male…perfino solo l’averla al mio fianco mi ha fatto passare il senso d’inquietudine che mi attorniava!” sorrisi. Severus mi guardò. Gli accarezzai una mano e mi sporsi verso di lui. Gli diedi un bacio sulla guancia. Poi tornai a sedermi. Alzai la testa verso il cielo. “Guardi professore! Le nuvole se ne sono andate!” esclamai. Una luna enorme e dalla luce fioca se ne stava tra le stelle, scoperte grazie al vento. Si vedeva davvero bene. “Ah dimenticavo…mi dispiace ancora per il quaderno di oggi pomeriggio…” mi scusai. “La smetta di scusarsi…oramai tanto vale…” ribeccò acido. Sorrisi. “La poesia era davvero bella…però…mi ha detto che scrive poesie quando è triste…e…lei è triste professore?” gli chiesi. “Non era una vera poesia…solo dei versi messi a caso in qualche ritaglio di tempo libero…” precisò lui. “Ah…bhe, allora erano dei versi messi a caso in qualche ritaglio di tempo libero davvero belli…” sorrisi. Piton scosse la testa divertito. “Mi ha fatto venire in mente una canzone…” dissi. Severus annuì, alzando gli occhi alla pallida luna. Passarono alcuni minuti. “Dunque?” mi incitò lui. Presi un profondo respiro. “Lui non ha più paura di stare insieme a lei, adesso lui lo sa che lei è la sua vita…” iniziai a cantare. Agitata come al solito. Quando cantavo per lui. “Lei non ha più paura di lui che se ne andrà, adesso lei lo sa che è lui la sua strada…” continuai. Mi voltai verso Severus. I riflessi dei raggi di luna sulla sua candida pelle. Gli occhi scuri rivolti al cielo. “Supereranno i giorni e le difficoltà, si copriranno nelle notti d’inverno, saranno padre e madre dell’alba che verrà…tra lui e lei sarà per sempre così…” sussurrai. Stesi le gambe sull’erba. Mi sistemai distrattamente la gonna. “Lei gli donerà il suo amore, lui col cuore la difenderà…” dissi, sorridendo. Mi avvicinai pian piano. Ed appoggiai la testa sulla sua spalla. Non mi sarei fatta uccidere facilmente da qualche Mangiamorte. Il mio destino era di stare con lui. “Lei gli guarirà il dolore, lui col cuore la proteggerà…la proteggerà…” continuai. “Proprio una canzone a caso…” commentò divertito. Risi. “Il bracciale è al sicuro nella mia borsa…” sussurrai. Iniziai a giocherellare con il suo mantello. “Veda di non perderlo…conoscendola…” disse maligno. Gli diedi un piccolo pugno al braccio. “È una cosa importante! Non potrei perderlo!” rimbeccai, offesa. “Speriamo che Eveline non erediti la sua sbadataggine…” sospirò già preoccupato Severus. Altro pugno sul braccio. “E che non faccia a botte come lei…” continuò tranquillo. “Ho anche delle qualità positive…” sbottai. Piton mi guardò incredulo. “Antipatico!” rimbeccai, facendo l’offesa. “Ha detto che avrà gli occhi nocciola?” chiese, senza badare al mio broncio. Annuii. “Magari avrà la mia voce…” fantasticai. “Benissimo…magari sarà anche un po’ più matura di lei…” commentò ancora, perfido. “Davvero lei pensa che io sia sbadata, violenta e poco matura?” chiesi, triste. Il professore scosse la testa. “Solo un poco…” ghignò. Abbassai la testa. Piton sbuffò e mi diede una lieve spinta. “Speriamo che non prenda sul serio quello che dicono gli altri come lei fa con me…la stavo prendendo in giro…non lo penso veramente!” si affrettò a dire. Sorrisi. “Lo sa…è bello parlare…di Eveline…” sussurrai. “Non dobbiamo lasciarci andare troppo alla fantasia però…dopotutto ci sono ancora due anni…lei potrebbe cambiare idea…” precisò Severus. Scossi la testa. “Nemmeno per sogno…” dissi piano. Prima che lui potesse ribattere, lo zittii poggiandogli un dito sulle labbra. “Que sera, sera…whatever will be, will be…” ricominciai a cantare. Intanto il cielo era diventato di un blu limpido, e le stelle vegliavano su di noi. Chissà quanti amanti avevano visto, scambiarsi eterne promesse d’amore. “Aveva ragione…la luna è visibilissima stasera…anche se vederla colorata di rosso, come accade raramente nel corso dell’anno, sarebbe molto più suggestivo…” osservò Piton. Sorrisi. “Luna rossa? Davvero? Sarebbe bello vederla! Si figuri che non ho mai visto un’eclissi…” sospirai. Lui mi guardò sbalordito. “Non ne ha mai vista una?” esclamò. Scossi la testa imbarazzata. “Alla prossima…bhe…potremmo…andare sulla Torre di Astronomia…così finalmente ne vedrò una...che ne dice?” proposi. “Perché no…” rispose lui. Seguirono dei minuti di silenzio. “Lei sa molte cose…” notai, osservandolo. “Ovvio, sono un suo professore…” commentò, secco. Sorrisi. “Secondo me lei si merita la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure…sarebbe un buon professore…” sospirai. Alzai gli occhi al cielo. “Lei è l’unica che la pensa così…” sbottò acido Piton. “Non m’importa cosa pensano gli altri…lei è un uomo intelligente, sensibile e gentile…sta facendo un buon lavoro con noi studenti…Anna ed io mettiamo alla prova la pazienza di ogni insegnante, ma lei non ha mai rinunciato con noi…le sue critiche sono costruttive…sono suggerimenti da mettere in pratica per migliorare…” spiegai. La luna si rifletteva sul lago. Non sembrava più così buio e profondo. Piton scoppiò in una risata ironica. “Lei è una ragazza strana…” commentò. “No…sono solo innamorata…” sorrisi, arrossendo. Severus rimase spiazzato da quella risposta. “Allora vuol dire che ciò che pensa è di parte, quindi non va calcolato…” sbottò. Scossi la testa. “Anna la pensa come me…e anche Hermione…” rimbeccai. Altro silenzio. “Professore…se fosse l’uomo più ricco e potente del mondo magico, cosa ne farebbe dei soldi e della fama?” chiesi, d’improvviso. Piton mi guardò dubbioso. “Non ne ho idea…probabilmente non farei nulla…continuerei ad insegnare a voi scansafatiche come se nulla fosse…perché me lo chiede?” rispose. Alzai le spalle. “Per curiosità!” sorrisi. Lui alzò un sopracciglio. “E lei? Cosa farebbe?” mi chiese, poi. “Può sembrare una cosa stupida…però…comprerei un mega negozio di peluche…” spiegai, battendo le mani entusiasta. “Mi sta prendendo in giro?” esclamò, incredulo. “No! io adoro i peluche…solo che oramai sono troppo grande ed i miei dicono che spendere soldi per dei pupazzi non è il massimo…l’unico peluche a cui sono affezionata è Mistery, una gatta che mi regalò mia madre prima che io venissi ad Hogwarts…per tenermi compagnia…aveva paura che con il mio carattere non facessi molte amicizie…da bambina litigavo spesso con i miei compagni…” raccontai. “Però ad esempio ho sempre voluto un serpente di peluche…tipo quelli che si vedono nei luna park babbani…quelli lunghissimi e morbidi che si possono attorcigliare facilmente…verde, con due occhini sporgenti…” descrissi, con gli occhi che brillavano. Piton non diceva nulla. Forse era rimasto basito dalla mia grande dimostrazione di maturità. “Draco ne ha regalato uno simile ad Anna all’ultima visita ad Hogsmerade…le compra sempre qualcosa…anche lei adora i peluche…” raccontai, forse un po’ con invidia. Piegai le gambe in modo da avere le ginocchia contro il petto. Poi le abbracciai. “Mi piacciono anche quei fiori di peluche…quelli che hanno del fil di ferro nel gambo, in modo da potergli far assumere ogni posizione a piacimento…con i petali tutti morbidi e la faccina sorridente…oppure quelli a forma di Patrik Stella, il personaggio di un cartone animato per bambini…” continuai, appassionata. “Peluche eh?” chiese sarcastico Piton. Arrossii. “Mi…mi scusi…non avrei dovuto…ora penserà che io sia davvero una bambina…però…di solito non si desidera sempre quello che non si può avere?” mi scusai, in imbarazzo. “Per quale motivo desidera tanto delle cose così futili?” mi chiese ancora. Abbassai lo sguardo. “Non lo so…è che…mi piacciono e basta…a San Valentino, una volta mia madre ha regalato a mio padre dei cioccolatini, ed un piccolo fiore che, se si schiacciava un petalo, diceva ‘I Love You’. L’avrei voluto anche io… solo che non ero molto popolare tra i maschi da piccola…” raccontai. Mio padre lo chiamava il fiore I Love You. Ogni volta che mia madre si arrabbiava, lui faceva l’imitazione del fiore. E lei rideva sempre. Appena mi risvegliai dai miei pensieri, vidi qualcosa, in cielo. “Professore guardi! Una stella cadente! Siamo fortunati!” esclamai, indicandola. “Che bello…evviva…” disse, in tono finto allegro. Incrociai le mani a mo di preghiera. “Avanti, chiuda gli occhi! Si deve esprimere un desiderio! Bisogna ripeterlo tre volte prima che la stella scompaia!” lo incitai. Piton mi guardò scettico. “Avanti!” ripetei. Lui sbuffò e inizio a bisbigliare qualcosa. Chiusi gli occhi. “Voglio stare con Severus per sempre…” sussurrai, a voce bassissima. La stella era quasi arrivata alla fine. “Voglio stare con Severus per sempre…” ripetei, veloce. Mancava pochissimo. “Voglio stare con Severus per sempre…” finii. Qualche secondo dopo, la stella scomparve. “Allora, è riuscito ad esprimere il suo desiderio?” chiesi, al professore. Lui mi guardò divertito. “Non ci credo molto in queste cose…comunque si, l’ho ripetuto tre volte...lei cos’ha desiderato signorina Wyspet?” mi chiese a sua volta. “Segreto! Se si dice ad alta voce il desiderio non si avvera!” sorrisi, arrossendo. Piton mi guardò curioso. Il vento aveva ricominciato a soffiare. Mi strinsi nella mia felpa. “Signorina Wyspet, ha qualcosa sulla testa…” disse Piton. Rabbrividii. “Cosa?” chiesi, dubbiosa. Allungai una mano e trovai qualcosa di morbido. “Ma questo è…”  iniziai a dire, mentre con una mano stingevo la cosa. Lo portai davanti agli occhi. “Non ci credo! Ma cosa ci faceva li?!” esclamai, stupita. Un fiore di peluche dai petali morbidi e viola mi sorrideva, mentre lo tenevo in una mano. Mi voltai e vidi Piton mettere via la bacchetta. “Visto? Si è avverato il suo desiderio… purtroppo però non ho potuto realizzare l’effetto sonoro come quello dei suoi genitori…” commentò, tranquillo. Giusto. Era un Legilimens. “Grazie…è davvero carino…lo chiamerò… Smiley…” sorrisi. Poi guardia Severus. “È stato davvero molto gentile…però…non era questo il desiderio della stella…” confessai. Lui mi guardò sorridendo. “Non si preoccupi…per realizzare quello basta aspettare…” rispose, sicuro. Sorrisi divertita. “Certo che la fantasia è il suo forte signorina Wyspet! Smiley…” commentò poi, secco. “Non le piace Smiley? Allora lo chiamerò Flower…” ragionai. “Ancora più originale…” sbottò. “Avanti professore, saluti Flower!” sorrisi, muovendo la foglia di peluche sul gambo come se lo stesse salutando. Piton guardò scettico il fiore. “Avanti! Si presenti!” lo incitai. “Mi sto seriamente pentendo di averglielo regalato…” disse, già esasperato. “Giusto…le devo un ringraziamento…” precisai. Mi sporsi verso di lui, e gli poggiai il fiore sulla guancia. Piton lo guardò con riluttanza. “Scherzavo!” sorrisi. Stavolta mi avvicinai e gli diedi un bacio sulla guancia. Tornai a sedermi, però una folata di vento mi fece rabbrividire. “Quando imparerà a portarsi dietro un cappotto…” mi rimproverò. Poi alzò il mantello e mi fece segno di avvicinarmi. Mi sedetti attaccata a lui. Piton mi poggiò una parte del mantello sulle spalle. Quel profumo. Quel calore. Il suo profumo. Il suo calore. Abbandonai la testa sulla sua spalla. Strinsi Flower a me. E mi accoccolai vicino a Severus. Iniziai a guardare le stelle. Poi, pian piano chiusi gli occhi. Pace totale. Solo il mio e il suo respiro all’unisono.Tra lui e lei sarà per sempre così…lei gli donerà il suo amore, lui col cuore la difenderà.




Ma saaalve *_* anche se sto crollando di sonno mi è venuto l'impulso di aggiornare e mi sono precipitata u.u non mi manifestavo (stile spirito xD) da quasi una settimana, chiedo perdonoh D: anyway, forse noterete che ho deciso di mettere l'intro infondo al capitolo, come ho visto fare alla maggior parte delle writers qui su efp o.ò è solo un esperimento, come anche i titoli dei capitoli. Quelli li ho tenuti e sto proseguendo, riguardo all'intro alla fine ditemi che ne pensate u.u in questo cap c'erano Cuor Non Dirmi No dal film animazione Anastasia, Hello degli Evanescence, Lui e Lei di Paolo Meneguzzi.

Avvertimenti: anche se sembrano un pò inutili alla fine o.ò comunque occtudine, e il caffè con insulina diabetica al banco =w=

Inoltre volevo ringraziare particolarmente le ragassuole recensioniste Giorgy89, lolos, Skelanimal, ThirdScarlettStar (che qualche volta spunta xD), Gaia_raggiodiluna_Piton e la new entry Chiaronzics <3 un grazie anche a chi passa semplicemente di qui e legge le mie scribacchiature >///<

Spero che il capitolo vi sia piaciuto,
Baci da Mimi : ***
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: MimiRyuugu