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Autore: miotto giulio    22/01/2013    0 recensioni
La storia narra l'avventura tra un orso polare e un orso bruno
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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             Un amico speciale

  Nel vasto glaciale artico vive Aran, un orso enorme dal pelo bianco e lucente.
    Aran è uno dei pochi orsi rimasti nel polo nord.
    Alla mattina il primo pensiero di Aran è procurarsi da mangiare; scava dei grossi buchi
    con le sue enormi zampe nel duro ghiaccio e pesca molti pesci, anche se il suo cibo
    preferito sono le foche.
    Un giorno mentre Aran pesca viene colto da uno strano rumore, si gira e vede delle grosse
    motoslitte che si dirigono verso di lui, Aran comincia a correre a tutto fiato ma viene raggiunto
    e colpito da un grosso ago che lo fa addormentare all'istante.
    Dopo qualche ora Aran si sveglia e si ritrova chiuso in una gabbia in uno strano posto con
    poca luce ed un rumore assordante.
    IL povero Aran è stato catturato da uomini malvagi che per denaro lo stanno portando con
    un aereo in uno zoo della lontana Romania.
    Stanno sorvolando la Transilvania, quando l'aereo per un forte temporale viene colpito da un
    fulmine; tentano un atterraggio d'emergenza in un piccolo villaggio disperso nella foresta tra le
    montagne Rumene.                                                                                                                                 
    L'atterraggio è molto violento e l'aereo toccando terra si piega da un lato; Aran viene sballottato
    adosso a tutte le pareti della stiva; a destra, a sinistra, avanti e indietro, a forza di colpi la gabbia
    si rompe e fa un buco nell'aereo; Aran viene scaraventato fuori violentemente, rotolaldo e rotolando
    sempre più forte fino a che non sbatte adosso ad un albero.
    Aran finalmente è libero e anche se ferito ad una zampa comincia a correre inoltrandosi nella foresta,
    corre, corre finchè esausto si butta a terra, si guarda intorno ammirando quei grossi alberi, tutto quel
    verde e tutte quelle piante; la sua amata neve non c'è più.
    IL coldo e l'umidità di quella foresta sono insopportabili; Aran si alza e piano piano riprende a
    camminare; davanti a sè vede una grotta dove poter passare la notte al sicuro dai pericoli,
   _finalmente, sono salvo_ dice a bassa voce.
    Ma quella grotta in realtà è abitata da Bertold, un orso bruno dal pelo totalmente nero, che nel buio
    della grotta sembra quasi invisibile.
    Arriva la mattina, Bertold si sveglia e vede quell'intruso che sta dormendo dentro la sua grotta; allora
    si alza in piedi mostrando tutta la sua grandezza, si avvicina ad Aran e dice: _come osi dormire a
    casa mia, vattene subito o diventerai il mio pranzo.
    Aran si sveglia di colpo e impaurito da quella cosa nera si alza in piedi ma la sua testa tocca il soffitto
    della grotta; è il doppio più grande di lui; vedendolo Bertold gli dice, _hoooo ti chiedo scusa amico,
    ripensandoci questa grotta è abbastanza grande per tutti e due.
    ( Aran)_chi sei tu che tipo di animale sei?
    (Bertold)_sono un orso e fino ad oggi pensavo di essere l'animale più grande della foresta, ma tu
    sembri un gigante, sei forse una specie di dinosauro sopravvissuto all'estinzione?
    (Aran) no sono un orso anch'io, mi chiamo Aran e vivo al polo nord, ma degli uomini mi honno portato
    quì in questo posto senza neve, senza ghiaccio e con un caldo infernale,ecco perchè sei tutto nero,
    ti sei bruciato la pelliccia con questo caldo.
    (Bertold)_veramenteio sono nato così e comunque quando viene inverno anche quì cade la neve,
    (Aran)_non riuscirò mai a sopravvivere fino all'inverno, devo trovare la strada per tornare a casa,
    (Bertold)_se vuoi qui vicino c'è un torrente con l'acqua molto fredda,
    (Aran)_ dici davvero? che aspettiamo sto morendo di caldo.
    Mentre vanno al torrente un animale corre veloce davanti a loro,
    (Aran)_ che è quella cosa con quei rami sulla testa?
    (Bertold)_non sono rami ma corna, quello è un cervo, un animale fifone, scappa anche se vede uno
    scoiattolo; però il cervo è il mio gioco preferito, vieni ti faccio vedere; ecco dobbiamo arrampicarci
    in questo albero e appena il cervo arriva sotto di noi lo catturiamo,
    (Aran)_ ma io non so arrampicarmi, sono bravo a nuotare, ma andare li sopra ho un pò di paura,
    (Bertold)_ma che razza di orso sei? apetta ti aiuto io.
    Bertold spingendo Aran da sotto ed insegnandoli come fare riesce a farlo salire, nel frattempo arriva
    il cervo, Bertold si nasconde dietro un cepuglio, intanto il cervo si mette a mangiare proprio sotto ad
    Aran, il ramo che lo sostiene però si spezza e Aran cade proprio sopra il cervo.
    (Bertold)_formidabile sei un grande cacciatore,
    (Aran)_perchè? lo abbiamo forse catturato?
    (Bertold)_ci sei seduto sopra,
    (Aran)_bene questa è carne finalmente si mangia,
    (Bertold)_ma davvero vuoi mangiare quel cervo?
    (Aran)_io mangio pesci e foche, ma qui non ne vedo e sto morendo di fame,
    (Bertold)_sei proprio un orso sfortunato,devi sempre cacciare per mangiare, io invece mangio
    i frutti della foresta e non devo fare fatica; non ti chiedo se li vuoi assaggiare visto che ti sei già
    divorato il cervo,
    (Aran)_sono sazio, ma ho ancora un cado bestiale, quanto lontano è il torrente?
    (Bertold)_me ne ero dimenticato, vieni è vicinissmo.
    Arrivati al torrente Aran si lancia dentro e non vuole più uscire.
    (Aran)_Vieni Bertold l'acqua è calda ma sempre meglio che fuori.
    Bertold mette una zampa nell'acqua e dice:_ma è ghiacciata come fai a sentirla calda.
    Passarano i  giorni Aran passava tutte le giornate in acqua, insegnò a Bertold a pescare,
    Bertold era felice, non aveva mai avuto un amico; ma un bel giorno:
    (Bertold )_sveglia Aran andiamo al torrente,
    ma Aran non si sveglia, Bertold lo scuote ripetutamente ma niente ,allora comincia a correre
    arriva al torrente, si butta dentro e torna da Aran, si sdraia sopra di lui con il pelo tutto bagnato,
    Aran apre gli occhi e dice: grazie amico mio grazie,
    Bertold allora capisce che se vuole che il suo amico continui a vivere, deve lasciarlo tornare
    al polo nord.
    Bertold prende Aran per la pelliccia e lo trascina fino ad un villaggio pieno di uomini bravi che
    aiutavano tutti gli animali della foresta.
    Bertold comincia a fare un gra fracasso per attirare l'attenzione degli uomini; finalmente lo sentono
    e cominciano ad avvicinarsi; Bertold si nasconde e vede che quegli uomini  rimangono di stucco
    trovandosi davanti quell'orso polare moribondo.
    Mentre lo caricano in un grosso camion, bertold si arrampica su un albero, arrivato in cima
    vede che il camion si allontana con il suo migliore amico.
    I giorni passano e Bertold è sempre più triste, non lo consola nemmeno il sapere di essere
    ancora lui l'animale più grande della foresta; tutte le mattine va a torrente e pensa a quanto
    si era divertito con Aran.
    Bertold si sente solo, troppo solo e allora prende la decisione di partire per il polo nord, anche
    se sa bene di dover affrontare un viaggio lunghissimo e pieno di pericoli.
    Dopo un lungo camminare Bertold ormai lontano dalla sua foresta, vede un paese, decide di
    entrarci per cercare qualche cosa da mangiare.
    Nella piazza del paese vede un grande circo, incuriosito si avvicina piano piano; vede delle gabbie
    con molte speci di animali, ad un certo punto sente una voce: _ciao chi sei?
    Bertold si gira e vede un grosso grizzly, lo guarda con stupore e gli dice: _ciao sono Bertold, ma
    sei un orso anche tu? possibile che siete tutti più grandi di me! e perchè sei in gabbia?
    _io sono un grizzly, sono un orso femmina e mi chiamo Roma; mi hanno dato questo nome perchè
    il circo si trovava a Roma quando sono nata; questa che tu chiami gabbia, io la chiamo casa, qui
    mi danno da mangiare tre volte al giorno, non devo fare fatica a cercarmelo e poi sono una grande
    artista, tutti vengono a vedere il mio spettacolo, ma tu non puoi capire, sei un selvaggio.
    (Bertold)_scusa Roma potresti aiutarmi? sono affamato, stò facendo un lungo viaggio per
    rivedere il mio migliore amico che vive al polo nord,
    (Roma)_ allora sei l'orso più fortunato del mondo, perchè questo circo va in un paese vicino alla
    foresta nera, poi fa un viaggio lungo fino in Alaska e la saresti molto più vicino al polo nord;
    (Bertold)_ma tu sei chiusa in gabbia, hooo scusa volevo dire casa, come posso entrare?
    (Roma)_lascia fare a me; Roma comincia a battere forte nella gabbia attirando l'attenzione di
    tutti gli uomini del circo, Bertold impaurito si nasconde dietro a un camion e vede tutti questi
    uomini che cercano di tranquillizzare Roma accarezzandola, la fanno uscire balla gabbia e la
    mettono in un grande recinto, portandole dei secchi pieni di pesci e altri con molta frutta.
    (Roma)_Bertold è il momento, vieni fuori e fatti vedere da questi uomini, fidati di me; Bertold
    si avvicina piano piano al recinto, gli uomini vedendolo si spaventano, prendono una grossa rete
    e lo immobilizzano; Bertold pensa che sia giunta la sua fine, ma Roma comincia ad agitarsi
    sempre di più, allora gli uomini sorpresi decidono di provare a mettere Bertold dentro al recinto
    e rimangono stupefatti appena vedono che Roma gli porta un secchio di frutta e si sdraia vicino
    a lui.
    Capiscono che Roma ha bisogno di compagnia e decidono di tenerlo; non avendo altre gabbie
    disponibili, lo mettono nella stessa gabbia con Roma.
    Passano i giorni e ogni volta che c'è lo spettacolo, Bertold (che a quell'ora è sempre nel recinto)
    infila la testa sotto il telone del circo per vedere Roma che si esibisce e capisce che Roma la è
    proprio felice.
    Il circo si mette in viaggio ed è diretto in Germania vicino alla foresta nera.
    Appena arrivati Bertold e Roma vengono messi nel recinto, e cominciano a correre e a giocare
    insieme.
    Arriva la notte e Bertold non riesce a dormire e si accorge che la porta della gabbia è socchiusa
    _si saranno dimenticati di chiuderla a chiave, pensò; Bertold esce e vede in lontananza tantissimi
    alberi, è la foresta nera e decide di andare a visitarla, mentre corre pensa: _se mi sbrigo riesco a
    visitare un pò di questa foresta e prima che spunta il sole torno alla gabbia da Roma.
    Bertold si innoltra nella foresta, quando dietro di lui sente un rumore strano, si volta e vede un
    lupo che lo fissa con aria minacciosa; Bertold si alza in piedi mostrando i denti, ma il lupo non scappa
    anzi si avvicina sempre di più, Bertold allora tira fuori gli artigli, ma dai cespugli spuntano fuori molti
    lupi.
    Bertold si sente circondato da quel branco di lupi affamati e sono troppo vicini per potersi arrampicare
    in un albero, allora decide di attaccare; prende il lupo più vicino e con una zampata lo scaraventa via,
    ma gli altri lupi gli saltano sulla schiena mordendolo ripetutamente; Bertold chiude gli occhi e si butta a
    terra, ma tutto ad un tratto i lupi smettono di morderlo, apre gli occhi e vede Roma che li colpisce
    con un grosso tronco, i lupi scappano, Roma si avvicina a Bertold e gli dice _perchè sei uscito?
    ti manca così tanto la foresta? vieni ti riporto al circo, orso testardo.
    Bertold viene curato dagli uomini, ma la cura migliore sono tutte le coccole di Roma.
    IL circo parte e dopo un lungo viaggio arriva finalmente in Alaska,
    Roma_eccoci Bertold, è arrivato il momento di continuare il tuo viaggio.
    Arriva la notte e Roma riesce ad aprire la gabbia, i due orsi escono,
    (Roma)_ mi raccomando stai attento,sei stato il mio compagno di gabbia preferito, non ti dimenticherò
    mai.
    Bertold comincia a correre senza girarsi, perchè non vuole farsi vedere da Roma che sta piangendo.
    Mentre continua il suo viaggio pensa _ecco sono di nuovo solo, ma sono vicino al polo nord e stò
    per rivedere il mio amico Aran, allora non capisco perchè sono così triste.
    Bertold cammina in mezzo alla neve e comincia a tremare dal freddo: ad un certo punto vede una
    fattoria piena di pecore e vede che ci sono anche degli alveari,  ecco che gli viene un idea
    fantastica; prima si divora tantissimo miele e quello che rimane se lo spalma in tutto il corpo, poi
    piano piano si avvicina alle pecore e con gli artigli taglienti e le tosa senza ferirle, prende tutta la
    lana e se la attacca adosso.
    Bertold con tutta quella lana di pecora addosso sembra diventato un piccolo orso bianco.
    I giorni passano, Bertold arriva vicino a dei grossi ghiacciai,quando all'improvviso vede un grosso
    orso bianco che scava dei buchi nel ghiaccio; lentamente si avvicina e con voce timida dice _Aran
    sei tu? l'orso bianco si gira e dice _e tu chi sei? come sai il mio nome?
    (Bertold)_Aran finalmente ti ho trovato sono io Bertold, questo non è il mio pelo ma lana di pecora;
    Aran non dice niente lo guarda, una lacrima gli esce dagi occhi, poi lo abbraccia talmente forte
    che Bertold non riesce quasi a respirare,
    (Aran)_tu sei matto, tutta questa strada solo per venirmi a trovare, mi devi raccontare tutto il tuo
    viaggio, ma desso vieni ti devo far conoscere qualcuno.
    Aran accompagna Bertold in una grotta dove ci sono altri tre orsi,
    (Aran)_ecco questa è la mia compagna e quelli sono i miei due figli.
    Bertold comprende che in questo viaggio è passato molto tempo e Aran si è creato una famiglia.
    Passa una settimana e Aran ha insegnato a Bertold come pescare i pesci dal ghiaccio;
    Bertold gioca molto con i figli di Aran ma ogni giorno che passa sente che quache cosa manca
    e tutto quel ghiaccio senza nemmeno un albero non lo incoraggia.
    Aran si avvicina a Bertold e gli dice _amico mio, sono contentissimo che tu sia quì con me, è stato
    bello sentirti raccontare il tuo viaggio e sono contento che venendo qui hai conosciuto qulcun altro,
    si chiama Roma se non mi sbaglio,insomma quello che ti voglio dire è che devi andare non
    sopravviveresti molto quì, non è il tuo ambiente,
    (Bertold)_che stai dicendo tu sei il mio migliore amico
    (Aran)_si e lo sarò per sempre, perchè anche se i miei occhi non potranno vederti mai più,
    il mio cuore ti vedrà per sempre, vai amico mio e per non sentirti solo crea una famiglia.
    
    Bertold partì, ritonò in Alaska ritrovò il circo e la sua amata Roma, divenne anche lui
    un grande artista e assieme fecero un figlio,
    lo chiamarono Aran.
   
  
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