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Autore: Kick_ass    22/01/2013    7 recensioni
 Louis Tomlinson non era uno skater normale, non portava pantaloni larghi e con il cavallo alle ginocchia, non aveva piercing e le sue felpe erano sempre della sua misura. Non gli piacevano i polsini di pelle troppo duri per la sua di pelle, odiava le catene e soprattutto, non portava quei ridicoli cappellini a preservativo fin sopra gli occhi. E, forse, era proprio questo che affascinava Harry Styles, questo e il rumore quasi rilassante delle rotelle sull'asfalto.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Allora, lo giuro, di solito io le penso le storie prima di scriverle, però questa é una storia talmente non-sense che non ce n'é stato bisogno. Se fa schifo lo so, non é una storia normale, e mi scuso per quello che sto postando. Non volevo!  
Ricordo a tutti 'Cinquanta sterline' http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1414996
E ovviamente il mio Twitter: @IShipBullshit__
Grazie a tutti quelli che leggeranno e mi scuso ancora per l'obrobrio! Un bacione!



Sk8ter boy

  Louis Tomlinson non era uno skater normale, non portava pantaloni larghi e con il cavallo alle ginocchia, non aveva piercing e le sue felpe erano sempre della sua misura. Non gli piacevano i polsini di pelle troppo duri per la sua di pelle, odiava le catene e soprattutto, non portava quei ridicoli cappellini a preservativo fin sopra gli occhi. E, forse, era proprio questo che affascinava Harry Styles, questo e il rumore quasi rilassante delle rotelle sull'asfalto.
Il riccio era affascinato dal modo elegante con cui Louis spostava il peso sulla tavola perfettamente tenuta. Era affascinato dal movimento del suo ciuffo castano al vento e dal modo in cui l'aria faceva aderire perfettamente i vestiti di Louis sul suo corpo mentre sfrecciava per la rampa dietro il campo da calcio. Campo sul quale Harry si allenava tre volte a settimana. E, mentre Harry calciava un pallone, poteva sentire distintamente il rumore di ogni singola rotella di plastica sul cemento liscio della rampa. 
E forse era proprio a causa sua, di quel ragazzo dagli occhi azzurri, che Harry andava così male in campo. Era distratto, forse troppo, da quel rumore strascicato e rilassante. 
Louis Tomlinson poche volte aveva sentito parlare male di Harry Styles, l'aveva visto ogni tanto a qualche festa e una volta si ricordava anche di avergli pestato un piede mentre ballava. Quella volta aveva percepito gli occhi dell'altro su di sé e l'avevano fatto sentire così strano e scombussolato che Louis aveva dovuto distogliere lo sguardo. Quella era stata l'unica volta che i due avevano avuto un contatto ravvicinato.

Louis era là, nel parco con la rampa di cemento, i jeans stretti arrotolati sulle caviglie, le vans scure e una maglietta bianca che gli si appiccicava al corpo quando andava veloce sullo skate.
Harry salì i gradini degli spalti del campo da calcio e, libro alla mano, si era seduto su quello più in alto. In pole-position. Da lassù poteva scorgere ogni particolare delle acrobazie di Louis. Poteva percepire perfettamente il contrasto tra i suoi lineamenti fini, quasi femminili e le parole oscene che gli uscivano dalla bocca ogniqualvolta rovinava a terra sgualcendosi i jeans. Era una settimana ormai che il riccio andava a vederlo sfrecciare sulla tavola.

Louis Tomlinson non andava alle partite di calcio ma, si sapeva, non era una persona molto coerente. Difatti quel giorno era seduto sugli spalti del campo di calcio della scuola. Il sole fendeva il cielo e il caldo di metà aprile si faceva ormai sentire. Zayn Malik, migliore amico del castano, l'aveva liberamente obbligato a fare il tifo per la squadra della scuola. Cosa che, ovviamente, Louis non avrebbe fatto, si sarebbe invece limitato a fissare insistentemente quell'Harry Styles in divisa bianca e blu, e a ridere del fatto che, di solito, era il riccio a fissarlo dall'alto in basso proprio su quegli spalti.

Harry era consapevole di non reggere affatto quei giochi di sguardi bollenti, quelle occhiatine languide e quei sorrisetti a mezza bocca. Infatti non si stupì affatto di ritrovarsi schiacciato contro la parete umida della doccia sporca dal corpo abbronzato di uno stranissimo Louis Tomlinson. Stesso Louis Tomlinson che non si era fatto scrupoli a seguirlo negli spogliatoi, ad aspettare che fossero finalmente soli e a spingerlo con violenza contro il muro non appena Harry avesse abbassato la guardia.
Ecco spiegato dunque il motivo per il quale due ragazzi, apparentemente distaccati, si fossero ritrovati in quella calda situazione. 
Louis muoveva convulso le mani sul petto nudo del riccio che, i capelli schiacciati sulla fronte per la doccia, lo teneva per i bicipiti definiti e ansimava in ogni suo bacio anche se non vi era apparente motivo. Louis perse il conto delle volte in cui diede mentalmente della puttana a quel ragazzino che gli lasciava baci osceni su tutto il viso. 
Aveva fatto letteralmente schifo in campo, Louis non avrebbe salvato nulla a parte il suo fisico scolpito in divisa. Harry sapeva che lui lo guardava, era andato in panico e non era più riuscito a controllare il proprio corpo. Era stato un corteggiamento lungo il loro, iniziato mentre Harry era ancora sul campo e Louis lo guardava dagli spalti. 
Harry non avrebbe cambiato nulla, il viso schiacciato contro la panca di legno degli spogliatoi, il corpo nudo completamente alla mercé dell'altro e soprattutto non avrebbe cambiato il fatto che Louis, pantaloni abbassati e voce arrochita per l'eccitazione, si stesse spingendo lentamente dentro di lui. Allora Harry urlò e Louis di nuovo gli diede della puttana per poi soffocare un gemito nelle labbra rossissime del riccio. E quando ebbero finito, prima che Louis fuggisse ancora con la patta aperta, Harry poté giurare di averlo visto sorridere.

La scuola non faceva proprio per lui, era una cosa che non sopportava e che non avrebbe mai sopportato, ecco perché, infilato lo skateboard nell'armadietto di metallo, prese una sigaretta rollata dal suo amico Zayn, un paio di birre irlandesi del suo amico altrettanto irlandese Niall Horan e, senza pensarci, seguì Harry Styles fuori dalle mura scolastiche.
Harry quel giorno non aveva assolutamente voglia di sorbirsi sue ore di trigonometria quindi, zaino in spalla e pallone alla mano, aveva segato. Quello che non si sarebbe mai aspettato però era la faccia sorridente di Louis Tomlinson che gli offriva una sigaretta fatta in casa con chissà quale erba.
"Ciao." Gli disse il castano senza distogliere lo sguardo dalla strada davanti a loro. Era la prima volta, quella, in cui Harry sentiva la sua voce. Non contando i gemiti e l'urlo di piacere del giorno prima ovviamente.
"Ciao." Harry non lo guardava, non ne vedeva il motivo e non ne trovava la forza. Si stava ricordando, proprio in quel momento, del modo in cui Louis l'avesse fatto suo nemmeno due giorni prima.
E Louis trovava dannatamente eccitante e inopportuno il modo in cui Harry Styles stesse arrossendo sulle guance. Eccitante perché, arrossendo, gli aveva fatto ricordare della loro prima, splendida aggiungerebbe Louis, volta e inopportuno perché Harry Styles non poteva arrossire come un verginello dopo quello che avevano fatto negli spogliatoi. Non era umanamente possibile.
Louis fissava la strada mentre imprecava a bassa voce per il semplice fatto che quel fottuto accendino si era andato o ficcare nei posti meno opportuni. Trovato finalmente l'oggetto, si accese la sigaretta fatta in casa tenendola tra indice e pollice, aspirò una lunga boccata e la porse al riccio.
Harry sorrise e usufruì della gentilezza del castano. Prese la sigaretta e i due la finirono dopo qualche minuto.
"Quindi sei uno skater." E quella non era una domanda, era uno stupidissimo tentativo di fare conversazione, pensò Louis che di parlare con lui non aveva la minima voglia. Avrebbe usato quella bocca in ben altri modi, ma non per parlare.
"Già." Lo assecondò nonostante tutto Louis, trovando stranamente sensuale il timbro della sua voce.
Harry Styles annuì piano, cadenzando sul movimento del capo. Esibizionista, pensò all'istante il castano scuotendo la testa.
E fu proprio strano il modo in cui si ritrovarono a discutere degli amici in comune. Fu davvero, davvero strano.

"No lui non é gay non provarci nemmeno." Ad Harry non dava fastidio il fatto che Louis Tomlinson pensasse che il suo migliore amico fosse gay, che Liam Payne fosse di larghe vedute ne era al corrente mezzo liceo, no. A Harry dava fastidio il fatto che Louis pensasse a Liam con uno come lui davanti. Era un po' egoistico come pensiero e forse si, anche un po' egocentrico. 
"Geloso?" Azzardò Louis guardandolo di sbieco, con una punta di malizia nello sguardo limpido.
Harry a quel punto avrebbe voluto dirgli tante cose, che gli piaceva il movimento delle sue labbra, che amava il fatto che fosse lì con lui in quel momento. Ma rimase zitto. Sorrise leggermente arrossendo ancora di più. E questo Louis proprio non riusciva a capirlo. Il castano sbuffò sonoramente e rubò la palla dalle mani del riccio sfiorandogli, non proprio accidentalmente, le dita pallide.
"Quindi dovresti essere un calciatore." E quel 'dovresti essere' stava a significare che, secondo Louis, Harry non era proprio portato per il calcio. Il riccio scosse i capelli al venticello fresco di primavera e riportò su la testa nel giro di pochi secondi.
"Dovrei ma, non sono molto bravo." Harry rise di se stesso e della propria incapacità nel gioco del calcio poi arrossì di nuovo perché sapeva che quello dava fastidio al maggiore.
"Me ne sono accorto." Rispose Louis con un ruggito accorgendosi delle guance rossastre dell'altro. Harry sorrise leccandosi le labbra.

Il fatto che Louis gli fosse così vicino non era né ben voluto da parte riccio né tantomeno un fatto accidentale. Louis strusciava il ginocchio contro quello del riccio. E non erano da soli, erano a mensa, davanti a tutto il liceo. Ed era quello che a Harry dava più fastidio perché se lo sarebbe sbattuto molto volentieri su quel tavolo lurido se solo ci fosse stata meno gente. Louis parlava con il suo amico del penultimo anno, Zayn Malik si chiamava, o almeno così Harry si ricordava. Ed erano, inspiegabilmente, seduti entrambi al suo tavolo. Liam non osava nemmeno farsi vedere quel giorno, ed Harry gliene avrebbe dette quattro non appena l'avesse visto.
Zayn parlava con un marcato, e alquanto fastidioso a detta del riccio, accento arabo, e soprattutto, parlava di cose assurde di cui Harry ignorava persino l'esistenza.
"Blue Exorcist?" Harry ne aveva abbastanza, non stava capendo nulla e trovava imbarazzante il fatto di arrossire ogniqualvolta che Louis sfiorava il suo ginocchio. 
Zayn, alla domanda del riccio strabuzzò gli occhi come se trovasse assurdo il fatto che Harry non conoscesse quel manga. Ma Harry di manga non ne capiva proprio nulla.
Allora, senza nemmeno chiedere il permesso, sorrise in direzione del castano e si alzò dal tavolo uscendo dalla mensa. Louis lo squadrò finché non sparì dietro la porta di vetro della grande stanza. Zayn ridacchiò e riprese a parlare di Blue Exorcist come se l'avesse disegnato lui stesso. 

Niall Horan non era un buon organizzatore di feste e, solitamente, Harry le evitava senza nemmeno pensarci. Ma ormai era entrato nella sua crew, e un po' gli dispiaceva mancare. Niall Horan era anche il capitano della squadra di calcio e, da membro più scarso della sua squadra, non presentarsi a una sua festa era visto come affronto personale e irreparabile.
Questo il motivo per cui Harry si trovava, spalle dritte e camicia bianca nuova, sull'uscio della porta della casa di periferia di Niall Horan l'irlandese.
Ovviamente Harry arrossì non appena vide che il ragazzo che gli aveva aperto la porta era Louis, nonché sexy, Tomlinson, con indosso dei jeans rossi che gli strizzavano le gambe e una maglietta blu dalle maniche arrotolate che gli mettevano in evidenza i bicipiti scolpiti.
Louis Tomlinson, prima di baciarlo sulle labbra lasciandolo spiazzato, lo salutò con un sonoro sbuffo. 
Harry, con ancora il sapore leggero di birra dell'altro sulle labbra, sorrise ed entrò in casa. Lasciò il cappotto all'entrata e cercò con lo sguardo Liam Payne lo stronzo. Louis era sparito tra la folla e ormai Harry l'aveva perso di vista.
Il suo, ormai ex, migliore amico Liam, sedeva sul divano con la testa tra le mani e una bottiglia di birra tra le gambe. Harry, intenerito dalla poche capacità di Liam di reggere l'alcool, gli si avvicinò di scatto e, scansando una ragazza, gli si sedette di fianco abbracciandolo. Liam gli sorrise e lo baciò a labbra spalancate sulla bocca. Era decisamente ubriaco, ed ad Harry dispiaceva aver perso il sapore di Louis dalle labbra, sostituito da quello dell'amico che ora stava ridendo. Liam affondò una mano tra i suoi capelli ricci e Harry si lasciò coccolare dal ragazzo. 
Louis Tomlinson, che aveva assistito alla scena, non era tanto arrabbiato, no. Di più. Ovviamente il ricciolino non era di sua proprietà e, ovviamente, prima di farsi coinvolgere più di quanto avesse davvero voluto, avrebbe dovuto accertarsi che non avesse già un ragazzo. Così, deluso e un po' amareggiato, si allontanò dal salotto gremito di gente della casa del suo amico irlandese e andò in garage a fare rifornimento di birra rigorosamente irlandese.
Ma qualcosa andò storto, o dritto dipendeva dai punti di vista.
Harry Styles, che l'aveva seguito con un grosso sorriso stampato in faccia, lo stava schiacciando contro la parete fredda del garage. Louis non riesce a fare a meno di sentirsi lusingato del fatto che Harry avesse abbandonato il suo ragazzo per andare da lui, ma allo stesso tempo non riusciva a non sentirsi in colpa. Ed era strano. Molto strano, lui non si sentiva mai in colpa. Era stato tradito si, ma aveva tradito anche lui nonostante il dolore che avesse provato scoprendo di essere stato tradito. Ma in colpa Louis Tomlinson non si era mai sentito. Fino a quel momento.
Ma gli ormoni erano ormai un fiume in piena, il caldo era soffocante e le loro pelli a contatto facevano scintille. Per cui era scientificamente impossibile per Louis interrompere quello che stava facendo con Harry, nonostante il suo ragazzo.
Harry lo prese per i fianchi, ritrovando i segni che gli aveva fatto lui stesso qualche giorno prima negli spogliatoi. Gli lasciò ovunque segni del proprio passaggio, marchiandolo con la bocca e con i denti. E quando entrò in lui, Louis giurò di non sentire alcun dolore. Harry, nonostante la passione e il fuoco che l'accendeva, aveva fatto piano, tremendamente piano. Talmente piano che ora stava digrignando i denti per il piacere.
Si mossero scoordinati, non si conoscevano e non avevano ancora imparato a conoscere l'uno il corpo dell'altro, ma era bello, straordinariamente bello. E, quando Louis venne sul muro sul quale stava schiacciato, tirò un urlo liberatorio. E stavolta fu il turno di Harry a dare della puttana all'altro. 
Poi, sorridendo come se nulla fosse successo, Louis si tirò su i pantaloni, rimasti dimenticati attorno alle sue caviglie, e si spazzolò la maglietta. Si girò verso il riccio e lo baciò sulle labbra chiuse sistemandogli con le dita lunghe e affusolate il colletto della camicia.  

Alla fine Louis smise di pensare al ragazzo di Harry e cominciò invece ad andare ad ogni sua partita, e si scopriva ad essere dispiaciuto quando il riccio rimaneva in panchina a guardare. Harry però quando giocava non mancava mai di fargli un cenno con la mano, o un sorrise sinceramente contento. Louis aveva smesso persino di sentirsi stupido per quello che stava facendo e aveva smesso di dare peso a quello che gli diceva Zayn.
"Sta diventando una cosa seria?" Gli chiese una volta, dopo che il pakistano ebbe notato il sorriso enorme del riccio e quello altrettanto enorme del castano seduto al suo fianco.
"No." Si ostinò a mentire Louis che abbassò la testa sentendosi di nuovo in colpa per il ragazzo di Harry.

Louis, come dopo ogni partita, aspettò Harry negli spogliatoi. Quando lo vide non poté fare a meno di sorridere e andargli in contro. Ma Liam Payne lo precedette.
"Hai fatto meno cagare del solito oggi!" Ridacchiò seriamente divertito il ragazzo alto dalle folte sopracciglia castane. 
"'Fanculo!" Rispose a tono il riccio prendendo Louis per i fianchi e baciandolo sulle labbra teneramente. Louis, che non aveva chiuso gli occhi, si sentì avvampare e aumentare il battito in maniera spropositata. Un po' perché era la prima volta che Harry lo baciava in quel modo, un po' perché era presente anche il su ragazzo. 
Liam però, sconvolgendo le predizioni del castano, non fece una piega, anzi fischiò di approvazione e sorrise lasciando i due soli.
"Credevo fosse il tuo ragazzo, pensavo mi avrebbe ucciso." Louis si portò una mano in fronte tentando di regolarizzare il respiro. Harry rise di gusto tenendosi la pancia con le mani grandissime e strizzando gli occhi verdi in due piccole fessure.
"Cazzo ridi stronzo! Mi sta venendo un infarto!" Louis lo colpì con un pugno sul braccio, Harry lo prese di nuovo tra le braccia e lo baciò dolcemente. Louis schiuse le labbra e si lasciò completamente andare, sciogliendosi nell'abbraccio e nel bacio. 
Louis si staccò, prese lo skateboard che aveva precedentemente appoggiato a terra in una mano, e la mano del riccio nell'altra e si trascinò il ragazzo appresso. 
"Dai che ti devo insegnare come si vola sulla tavola!" Disse ridacchiando.
Harry allora se lo ritirò di nuovo contro e sulle sue labbra disse: "Sei il mio ragazzo adesso?"
Questa volta quello che arrossì fu solo Louis, che annuendo cautamente e timidamente, si lasciò stringere di nuovo da quelle braccia pallide e forti. 
Louis non era fatto per le relazioni, così come Harry non era fatto per il calcio. Eppure uno giocava nella squadra della scuola e l'altro era il suo ragazzo.
   
 
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