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Autore: dis0bey    22/01/2013    10 recensioni
Correva l'anno 2010, Justin e Miranda, 10 e 11 anni, sono amici per la pelle, legati dai loro sorrisi e dalla loro voglia di vivere, il primo è testardo, la seconda è permissiva.
Si trovano un giorno a vivere un'esperienza tragica, un'incidente, dove il primo resta illeso e la seconda finisce in coma vegetativo.
Non saranno anni facili quelli successivi all'incidente, Justin vittima dei suoi sensi di colpa finisce per diventare un ragazzo pericoloso, mentre Miranda continua a dormire, finchè in una calda giornata del luglio 2012 la ragazza si sveglia, ma non trova ciò che si aspettava: la madre pronta ad abbracciarla e Justin pronto ad amarla come solo lui faceva, bensì trova invece un Justin cambiato e una madre ormai defunta, ma trova aiuto nella compagnia dell'ex migliore amico di Justin, finchè i due amici finiranno per incontrarsi, in una situazione a dir poco assurda per Miranda, e cosa si diranno i due?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.





7 aprile 2004, miranda’s pov.

“Justin! Miranda! Non allontanatevi, lì passano le auto!” la giovane mamma di Justin, era seduta in compagnia della mia su una panchina a chiacchierare delle solite cose da donne mamme, mentre io e Justin ci rincorrevamo nel parco, ormai persi nel boschetto adiacente ad esso.

“Sei una frana, non riesci nemmeno a correre!” ero piegata in due su me stessa, quella corsa mi aveva stancato, con la lingua a penzoloni seguì Justin che non si stancava mai, e mi dava della frana nonostante lo seguissi dappetutto... quella specie babbuino con un casco di banane.

“Non sono una frana! Sei tu che sembri uscito da Dragon Ball e non ti stanchi mai, idiota!” gli urlai contro sfinita.

“Come mi hai chiamato? Stupida bambina, me la paghi!” si voltò e mi venne contro, si gettò letteralmente su di me, e cominciammo a rotolare per picchiarci, quando finimmo in una siepe e ci ritrovammo fuori dal parco, sul marciapiede.

“Vedi cosa hai fatto? Justin hai 10 anni, non 5!” mi alzai cercando di mettermi in ordine il vestitino, ormai completamente segnato da macchie di fango.

“Oddio Miranda, guarda!” alzai lo sguardo e notai che Justin indicava un negozio di giocattoli, misi a fuoco l'immagine di quel grande edificio dalle mura colorate, e ricordai che era il più grande negozio di giocattoli del Canada, vetrine enormi che contenevano piccole città, aerei, treni, robot, bambole, una cosa pazzesca!

“Andiamo?” mi rivolse uno di quegli sguardi che avrebbe convinto anche il diavolo.

“Ma non sappiamo attraversare da soli Justin, dai torniamo indietro e ci facciamo portare dalla mamma!” lo presi per la manica del maglioncino blu che indossava e cercai di trascinarlo indietro, ma lui essendo più forte di me, e anche più testardo, mi tirò con lui per strada.

“JUSTIN! MIRANDA! ATTENTI! UNA…”  le ultime parole che le mie orecchie sentirono, la mano di Justin stretta alla mia fu l’ultima cosa che i miei occhi videro e poi notte..buio e silenzio.

1 marzo 2010, justin’s pov.


“Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanto auguri a Justin, tanti auguri a te!” partì un’applauso generale, e io spensi quelle stupide candele, su quella stupida torta, durante quella stupida festa, di quello stupido compleanno, dell'anno duemila-schifo-e-qualcosa.

“E la torta a me!” il mio migliore amico venne vicino a me, e mi tirò la guancia per prendermi in giro, probabilmente, poichè mia madre lo faceva in continuazione..quel bastardo coglione.

“Come è cresciuto il mio piccolino! Sedici anni, non ci credo!” fulminai mia madre, che si avvicinava a me per rendermi partecipe ad una delle sue stupide inutili prove d'affetto.

“Mamma non chiamarmi piccolino, ho 16 anni cazzo!” mi allontanai da lei che continuava spinta dall'amore, e dalla testardaggine, a provare ad abbracciarmi, mentre notai Chaz Somers ridere come una foca per la scenetta a cui assisteva.

“Ehi, ehi niente dimostrazioni di affetto!” indietreggiai ancora, fino ad incontrare il muro.

“Non sei più il mio piccolino, ok lo capisco!” balbettò qualcos’altro molto simile ad un 'Scusa, non lo faccio più' e andò dai miei zii che stavano bevendo qualcosa di forte e..canadese.

“Chaz, pensi che possiamo scappare di nascosto e andare da Miranda?” guardai il mio amico di soppiatto da sotto il ciuffo biondo che ormai mi copriva persino gli occhi.

“E lo chiedi anche? Andiamo brò!” ecco perchè amavo volevo bene a Chaz, mi capiva sempre, e mi supportava ogni cosa facessi, anche se era una grande cazzata, quindi nemmeno il tempo di dirlo, che eravamo già sulle nostre biciclette pedalando come due coglioni che cercavano di scappare dalla morte, e da lei era difficile scappare, e io lo sapevo bene..

*


“Siamo arrivati!” lasciammo le biciclette vicino le siepi adiacenti all'entrata, e accedemmo all'interno il grande palazzo.

“Justin! Non mi aspettavo di vederti anche oggi, proprio il giorno del tuo compleanno, auguri!” la vecchia signora in bianco, che sedeva sempre su quella sedia, e che sembrava non muoversi mai, si alzò e mi abbracciò, per poi baciarmi la fronte dolcemente, come solo una 'nonna' sapeva fare, e a lei non vietavo queste dimostrazioni, non meritava di conoscere l'aspetto di me bastardo, stronzo e cinico, assieme a Chaz in questi anni mi era stata a fianco, ed era l'unica che aveva assistito ai miei sfoghi, quelli peggiori, quelli che finivano silenziosamente, con il viso bagnato.

“Grazie signora Reece, ora vado da Miranda, scusatemi!” le feci un gran sorriso, e trovando una scusa velocemente, mi liberai dal suo abbraccio e percorsi il lungo corridoio vuoto, con Chaz alle spalle che non proferiva parola, sapeva che non amavo essere interrotto quando pensavo, quindi terminai fuori ad una porta bianca, come il resto del palazzo del resto, e fissai la targa dorata che era stata appesa tempo fa.

‘Stanza 109, Miranda Acacia Lewis.’

Abbassai la maniglia della porta e la aprì lentamente per non far troppo rumore, era strano essere premuroso, io ero un tipo casa, piazza Kennedy, casa, piazza Kennedy, e raramente ci capitava in mezzo la scuola, quindi non ero per niente un tipo premuroso, o affettuoso.

“Brò, ti aspetto qui!” Chaz si stese sulle poltroncine di fronte la stanza 109, e come sempre non mi negò quella poca intimità che potevo avere con la mia biondina, quando chiusi la porta e mi voltai verso Miranda la trovai beatamente addormentata, ormai era inutile sperare di trovarla sveglia la mia principessa, era una dormigliona, ormai erano 6 anni che dormiva







~ writer's corner ~

potrei scrivere chilometri nel mio spazio, ma non voglio rovinarvi niente, 
questa ff è diversa dalle altre, non lo dico con tono di presunzione o superiorità, ma come dato di fatto
per quanto l'inizio sia banale, tutta questa 'banalità' la perderemo andando avanti nella storia,
quindi vi lascio con il dubbio.
inoltre spero vi piaccia leggere, perchè i successivi capitoli saranno DANNATAMENTE lunghi,
vorrei dividerli, ma per far apprezzare meglio l'intera ff ho deciso di lasciarli immutati, sperando che a voi mie piccole bambine piaccia.
E' a raiting rosso, per alcune scene spinte, e per altre cose che vedrete col passare dei capitoli, per ora
vi lascio davvero.
xx

 

  
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