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Autore: ginny090    22/01/2013    2 recensioni
Momento, a mio avviso mancante, tra Harry e Ginny la sera prima del matrimonio di Bill e Fleur. Avevo in mente qualcosa di divertente, ma poi la storia ha preso tutta un'altra piega, diventando più sul romantico/sentimentale.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Molly Weasley | Coppie: Harry/Ginny
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Chiedimi di aspettare
 

Era la sera prima del matrimonio di Bill e Fleur e per la prima volta, da quando Harry era tornato dai Weasley. L’atmosfera in casa era serena, ma ora che, anche la famiglia della sposa era arrivata, la casa era decisamente troppo affollata, così Harry, aveva deciso di uscire a prendere una boccata d’aria. Camminò per un tratto lungo il giardino della Tana, finché non arrivò ad un piccolo ruscello, o meglio ad un minuscolo rigagnolo. Fece per sedersi, quando qualcuno dall’oscurità lo chiamò, facendolo sussultare. Improvvisamente nell’aria, si sentì un famigliare profumo di fuori, che il ragazzo avrebbe riconosciuto tra mille.
“Harry sei tu?”
“Ginny.” La ragazza era seduta poco più in la di dove si trovava lui, con i piedi immersi nell’acqua. “Non mi aspettavo di trovare qualcuno qui. Scusami, ora me ne vado.”
“Oh andiamo, sei appena arrivato. Me ne vado io!” Rispose lei infilandosi le scarpe e alzandosi. Ma Harry avvicinatosi la fermò trattenendola per un braccio. L'aria della sera stava cominciando a farsi più fresca, ma egli sapeva che il brividò che provò, aveva ben poco a che fare con quello.
“Non dire sciocchezze Ginny, questo è chiaramente il tuo posto, me ne vado io!” Ginny alzò un sopracciglio, prendendosi gioco di lui.

“Da quando sei diventato così cavalleresco?” Chiese sarcastica.
“E con questo che cosa vorresti dire? Io lo sono sempre. E poi parli proprio tu. Da quand'è che hai ripreso ad evitarmi? Credevo che ormai avessi superato quella fase.” Rispose quest’ultimo.
“Senti chi parla! é da quanto ti ho baciato, che non mi rivolgi più una sola parola. Questa è la prima conversazione che abbiamo avuto da quando hai lasciato la mia camera per seguire mio fratello.” “Mi dispiace.” Egli non sapeva davvero che cos'altro dire. Ginny sospirò prima di continuare. “Sai, io capisco il motivo per cui non possiamo stare insieme, ma questo non significa, che io e te non possiamo quanto meno restare amici.” Harry la guardò sorpreso. Sapeva che Ginny aveva ragione, ma come si poteva rimanere amici di una persona dalla quale si voleva di più?

“Ginny io…” Cominciò Harry, ma poi scosse la testa rassegnato. “La verità è che è complicato.”
“Davvero? Eppure mi sembra di ricordare che le parole non ti mancassero quel giorno al lago.” Questo era un colpo basso. Com'erano arrivati fino a quel punto?
“Io..” Ma ancora una volta il ragazzo si bloccò, abbassò la testa guardando i fili d’erba davanti a lui. “Non Posso.”
“Ok, questa volta me ne vado davvero. Addio Harry.”

“Non posso essere tuo amico perché io non voglio essere solo un tuo amico. Voglio di più e non posso starti vicino, perché ogni volta che ti vedo, tutto ciò che vorrei è prenderti tra le braccia, sussurrarti che andrà tutto bene. Dirti che noi due staremo insieme per sempre. Vorrei baciarti, non pensando che quella potrebbe essere l’ultima volta che le mie labbra sfiorano le tue.” Poi prendendo coraggio, alzò gli occhi sostenendo il suo sguardo. “E vorrei poter sussurrare il tuo nome tra le lenzuola, dimenticandomi di tutto il resto, diventando una cosa sola con te.” Impulsivamente Ginny gli si avvicinò e prendendogli la mano, ne accarezzò il dorso con il pollice. Harry si schiari la gola, come a voler camuffare il rumore del mostro che sentiva risvegliarsi dentro di se.
“Grazie, per tutto quello che hai detto. Sono contenta che tu lo abbia fatto, nonostante tutto! E credi non è facile nemmeno per me.” La ragazza si sporse in avanti verso di lui, ma Harry intuendo le sue intenzioni si ritrasse, voltandosi indietro.
“Sarà meglio rientrare, prima che tua madre venga a cercarci!”

“Allora quand’è che parti?” Camminavano l’uno di fianco all’altro, ma distanti tra loro.
“Dopo il matrimonio!”
“Sai ci sono dei ragazzi che forse potrebbero domandarsi, se la ragazza li aspetterà!”
“Beh.. io non sono così, non potrei mai chiederti una cosa del genere, non sarebbe giusto!” Continuarono a camminare verso la tana in silenzio, persi ognuno nel propri pensieri, quando sentirono della musica arrivare dalla cucina, probabilmente proveniente da una vecchia radio piena di polvere, che qualcuno aveva deciso di accendere. La rossa lo fermò, trattenendo per un braccio. Una canzone era appena cominciata.

“Harry, balla con me ti prego!”
“Ginny io non credo che…” cominciò Harry.
“Ti prego, solo una canzone, poi ti lascerò andare!” lo supplicò lei. Il moro scosse la testa, ma invece di andarsene l’attirò deciso verso di se, allacciò un braccio intorno alla vita e la strinse. Cominciarono a volteggiare lentamente al ritmo di quella musica soffusa.

“Solo una canzone!” Gli sussurrò lui all’orecchio, mentre lei appoggiava la sua testa contro la sua spalla. Sentì il suo corpo premere contro il suo, ma non gli importava, e a canzone finita i due restarono abbracciati, riluttanti all’idea di doversi separare, in attesa che un’altra melodia proveniente dalla casa, si diffondesse nell’aria.
“Sono io quello che non crede di riuscirti a lasciar andare!” disse Harry, sospirando.

“Io ti amo!” Ginny sapeva che non c’era momento peggiore, per dire una cosa del genere e anche Harry lo sapeva, ma questo non lo rendeva meno vero.
“Anche io, ma questo non cambia le cose!” disse Harry dolcemente.

“Lo so! Tu rimarrai sempre Harry Potter, colui che deve trovare Voldemort, salvare il mondo e tutto il resto!” rispose mesta lei.
“Credi che sia facile per me, che sia un gioco…” cominciò lui, ma Ginny lo zitti coprendogli la bocca con una mano.
“Lo so!” sussurrò lei, alzando lo sguardo. “E lo capisco!” Qualsiasi ragazza normale, in un momento del genere, si sarebbe messa a piangere, ma non Ginny.  La canzone terminò e i due si separarono, riprendendo a camminare verso casa, come se nulla fosse successo.

“Sai non credevo fossi così bravo a ballare.” Harry rise a quella affermazione.
“Beh… Ci vuole poco a superare Neville. Non faceva che calpestarti i piedi!” rispose lui, ricordando il Ballo del Ceppo.
“Allora qualche volta mi hai guardato quella sera!” Esclamò la rossa.
“Certo. Ti ho tenuto d’occhio tutto il tempo!”

“Ma per favore! E che mi dici di una ragazza di nome Cho?” Chiese lei.
“Cho? Non so proprio a chi ti stai riferendo!” Disse Harry con espressione da finto tonto, poi come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa aggiunse: “Aspetta è mica quella ragazza alta, capelli neri lucenti belle tet… Ahio!” Disse Harry massaggiandosi le costole, Ginny lo aveva appena colpito con una gomitata. I due si guardarono, era convinto che la ragazza sarebbe stata imbronciata, ma non sapeva quanto si sbagliava.

Ginny, aveva la stesse espressione, dura e ardente, di quando l’aveva abbracciato, dopo aver vinto la coppa di Quidditch e come in quella volta nella sala comune, in cui l’aveva baciata, o quella al lago in cui l’aveva lasciata, sapeva esattamente che cosa dire.
“Ginny io non ho idea di quanto starò via, e mentirei se ti dicesso che andrà tutto bene, perché non posso esserne sicuro, ma se mai tu volessi aspettarmi!”
“Lo voglio. Chiedimelo Harry!”
“Ginny tu mi aspetterai?”
“Certo!”

“Eccovi grazie al cielo, ma che fine avevate fatto!” Urlò la signora Weasley venendogli in contro, con le braccia incrociate.
“Arthur li ho trovati sono qui!” Gridò ancora. “Ma si può sapere che cosa vi passa per la testa? Andare in giro di notte di questi tempi!”
“Hai ragione mamma, ci dispiace, ma stai tranquilla non succederà mai più.” disse Ginny.
“Per ora.” aggiunse Harry.  Molly scosse veemente la testa, trascinando la figlia dentro.
“Voi ragazzi mi farete diventare matta! Ah.. ma vi giuro che un giorno ve le metto le sbarre alle finestre e allora vedrete!” Harry rise, era bello sapere che certe cose non cambiavano mai.
 
  
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