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Autore: Crichiola    22/01/2013    1 recensioni
Molte persone trovano la loro consolazione nelle cose più strane, c’è chi si perde nel fumo, nell’alcol, nello shopping compulsivo, chi piange per ore e ore con la testa stretta nel cuscino e chi mangia come il giorno di natale… Angelica trovava pace nei suoi sogni…
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Molte persone trovano la loro consolazione nelle cose più strane, c’è chi si perde nel fumo, nell’alcol, nello shopping compulsivo, chi piange per ore e ore con la testa stretta nel cuscino e chi mangia come il giorno di natale… Angelica trovava pace nei suoi sogni…
Quelle sera era andata un po’ come tutte le sere e Angelica si stava preparando per andare a dormire. Dopo essersi spazzolata i capelli puntò la sveglia per il giorno seguente e spegnando la luce si avvolse le coperte fino a sotto il mento, non era stanca ma sapeva che per quel giorno era finita e che doveva dormire.
Rimase qualche minuto ad osservare le lettere fosforescenti che brillavano sul muro della sua stanza, si era scritta con l’inchiostro fluorescente che le avevano regalato per natale un sacco di frasi della walt Disney e quando non riusciva a prendere sonno si metteva a leggerle fino a quando gli occhi, stanchi, non le si chiudevano.

Aprii gli occhi in una luminosa stanza d’albergo erano appena le 8 del mattino ma avevo fretta… ero andata ad ascoltare il concerto di Andrew la scorsa serata e le guardie per precauzione mi avevano fatto depositare il computer portatile all’ingresso così elettrizzata per la musica alla fine della serata me lo ero dimenticata! Avevo fretta di recuperarlo o i miei appunti per il test d’ammissione all’università sarebbero finiti molto male! Indossai un paio di jeans che avevo fuori e una maglietta rossa, presi la tracolla anche se era piena di oggetti per la presentazione del progetto della scuola e mi infilai un paio di ballerine alla svelta, come tutte le volte osservai i miei capelli con fare spazientito appuntandoli con una spilla giusto per lasciarli tranquilli, quindi con un taxi raggiunsi lo stadio dove si era svolto il concerto. Dopo vari minuti di trafile riuscii ad individuare la guardia dell’altra sera per farmi ridare il mio maledetto computer! Dopo lunghi tira e molla riuscii ad impietosirlo e mi disse di seguirlo all’interno, non vedevo l’ora! Tra appena un mese avrei dovuto dare l’esame per l’ammissione a Logopedia e dovevo ancora studiare varie cosucce! Sentii che c’era un gran trambusto e dei ragazzi stavano provando sul palco, non ero mai stata un’appassionata di musica, anzi! Ero andata a vedere Andrew solo perché era un mio compagno di classe e sapevo che ci teneva molto! Ad un certo punto Mario, così disse di chiamarsi il tizio della sicurezza mi disse di aspettare lì fuori mentre mi cercava lui il computer dentro. Mi sedetti su una sedia che non so perché era lì e mi misi ad osservare come facevo sempre le nuvole… ad un certo punto mi squillò il telefono: era Dario, il mio ragazzo. Ero contenta che mi avesse chiamato! Risposi felice alla sua telefonata quando scoprii che invece la chiamata era partita per caso e che lui era comodo a casa sua con un’altra ragazza. Con le lacrime agli occhi e rosse per l’imbarazzo strappai di mano il computer a Mario e corsi fuori prima che qualcuno potesse chiedermi come stessi … Mi sedetti su una panchina e appoggiata la testa sulle mani iniziai a piangere. Ad un certo punto qualcuno si sedette accanto a me alzai appena lo sguardo per osservare il ragazzo che aveva lo sguardo fisso verso un punto dell’infinito che solo lui poteva vedere mentre balbettava parole sconnesse con aria molto shoccata. Osservai i bei lineamenti del ragazzo e capii che anche lui era finito nella mia stessa barca  aprii la mia borsa e tirai fuori due fazzoletti di carta che avevo sempre con me e ne porsi uno al ragazzo con un mezzo sorriso triste, di più non potevo fare… almeno per ora… Il ragazzo mi guardò come se gli stessi offrendo  un lingotto d’oro e prendendo il fazzoletto mi ringraziò con un altro mezzo sorriso. Quindi dopo essersi asciugato gli occhi si voltò nuovamente a guardarmi. “ Mi chiamo Lucas”  disse solo. Sapevo che era la sola cosa che potesse dire in quel momento e così dissi solo il mio nome in risposta, solo il mio nome anche se provavo un profondo impulso di abbracciarlo stretto e non mollarlo mai più, avevo bisogno di affetto ora più che mai. Tornai però a guardare la strada con la gente che passava con i suoi problemi e che probabilmente non avrebbe capito cosa stavamo facendo. Avevo imparato che dall’esterno si percepisce solo il 17 percento delle emozioni che si vogliono trasmettere e la cosa mi fece rimanere molto male all’epoca. Osservavo la gente che passava piena dei loro pensieri sentendomi sempre più un rifiuto della società fino a quando un bambino piccolo, avrà avuto si e no 4 anni, lasciò la mano della nonna e mi venne vicino con un grande sorriso, di quelli che solo l’innaturale serenità di quegli anni poteva darti e mi fece ciao con la mano. Istintivamente gli sorrisi a sua volta stupendomi di quanto un sorriso potesse cambiare la situazione così aprii la mia tracolla e con fare ingegnoso estrassi un grosso foglio da disegno bianco e vi disegnai un enorme sorriso. Quindi presa da una forza che non sapevo neanche da dove venisse salii sulla panchina mentre Luca continuava a guardarmi con fare incuriosito. Mi avevano sempre insegnato a guardare il mondo da un’altra angolazione quando proprio non sapevo cosa fare e da lassù tutto sembrava chiaro, come un enorme arcobaleno che sbucava dalle nuvole. La gente camminava per la strada con le loro facce pensierose troppo concentrate sui loro interessi per badare a chi incontrasse o cosa questi stessero per fare. Con tutta la voce che avevo dentro di me e iniziai a parlare.
“Sorridete” dissi con la mia voce squillante, alcuni passanti si voltarono incuriositi a guardarmi per poi passare oltre, altri ignorarono la mia voce mentre pochi rimasero lì in attesa del mio continuo. “Sorridete” ripetei con voce più dolce e solare “Il mondo sta diventando sempre più egoista, nessun osi ferma davvero per capire i bisogni del prossimo, nessuno vuole davvero fare la differenza! Tutti si credono delle piccola formiche che non potranno mai spostare una montagna. Beh, signori, questo non è vero! Le guerre, le morti, la tristezza ci accompagna sempre! Ai telegiornali, sui quotidiano, persino sui nostri telefoni! Noi possiamo davvero fare la differenza! Il mondo è un posto stupendo e la vita lo è ancora di più! Sorridiamo! E la gente sorriderà a noi, un sorriso non ci costa niente ma più davvero fare la differenza! Mi credete? Mettete in pratica questo consiglio, non volete credermi? Provate e ne rimarrete sbalorditi!Non vi chiedo la luna, è solo un sorriso… uno che però varrà come oro! Se il le sorrido, cara signora, a lei verrà spontaneo farlo! Tutti sanno che la risata è contagiosa! Se saremo bravi creeremo una rete di sorrisi che ci avvolgerà tutti come un abbraccio! Un sorriso può cambiare il mondo! Una risata più davvero fermare la guerra!”
Continuai a parlare e per la prima volta in vita mia la gente si fermava ad ascoltarmi e iniziava a sorridere, a far ridere il vicino e piano piano la strada diventava sempre più solare, la gente si fermava a guardarsi intorno. Il barbone ricevette molte monetine e la vecchia signora col deambulatore potè fermarsi e raccontare le sue storie ai bambini. Tutti erano felici, tutti tranne Lucas. Lui non capiva! Mi sedetti sulla strada davanti a lui e lo guardai con una dolce espressione, era davvero bellissimo! “Vuoi farmi un sorriso?” gli dissi stringendogli la mano, lui per un attimo mi guardò negli occhi come per cercare un appiglio a cui aggrapparsi per poter finalmente tornare in superficie. Improvvisamente mi abbracciò come avevo desiderato prima ma in cuor mio era ormai tutto diverso, Lui aveva capito e era riuscito a dimenticare… era finalmente libero di essere chi voleva! Una voce da lontano richiamò il ragazzo “Muoviti Don Giovanni! Dobbiamo ricominciare le prove!”


Le coperte ruvide grattarono la pelle liscia di Angelica mentre la svegli suonava fastidiosamente… La mano destra della ragazza cercò a tentoni il pulsante per spegnare quel frastuono.
Lucas se ne era andato, il suo viso stava svanendo negli occhi scuri della ragazza.
Un’altra giornata cominciava!




Un angolino per me
Beh intanto grazie se hai letto questa mia storiella...
diciamo che è un esperimento pubblicarla qui dopo che ho avuto dei pareri positivi da parte di mie amiche...
quindi beh spero vi piaccia e non siate troppo crudeli con me, in fondo è sempre una mia prima volta!
Un bacio
Crichiola
  
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