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Autore: Deb    22/01/2013    9 recensioni
{Post 5x13! | (B)romance Merthur}
"Svegliati, per favore", pensò Merlin stringendo le ginocchia tra le braccia. "Svegliati, e chiamami idiota, dai, Arthur".
«Emrys».
«Fallo risvegliare», disse soltanto, tornando ad osservare Arthur.
«Guardarlo così intensamente non lo farà tornare da te».[...]
«Desidero soltanto una cosa, chiunque tu sia, voglio che Arthur si salvi perché non può essere il suo destino quello di morire così, oggi. Mi rifiuto di crederci, mi rifiuto»[...]
«Lo puoi salvare?», domandò poi, stufo.
Era arrivato fin là, dopo il fascio di luce, proprio per cercare di riportarlo indietro e, fosse stata l’ultima cosa che avesse fatto, Arthur sarebbe ritornato.
«Una vita per una vita, lo sai bene, Emrys».

--- {Dal secondo capitolo}
Dopo essere riuscito ad idratarlo, Merlin non riuscì più a trattenersi e, di slancio, l'abbracciò.
«Staccati, idiota».
Avrebbe voluto baciarlo tanta era la felicità di rivederlo, di ricevere nuovamente i suoi insulti.
«Arthur».
«Sono qui, Merlin», ricambiò l’abbraccio, infine. Erano stretti l'uno nell'altro, vivi.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gaius, Gwen, Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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A Ili91
Che ha sognato e pianto con me la fine di Merlin.


Così sia
Capitolo I


Teneva ancora tra le sue braccia il corpo ormai senza vita del suo re.
Il drago era stato chiaro: non c'era più nulla da fare per lui, il suo destino era compiuto.
Merlin non poteva credere a ciò che stava succedendo, non poteva perderlo, soprattutto dopo che finalmente Arthur l'aveva accettato per quello che era.
Era uno stregone ed andava bene così, anzi, l'aveva perfino ringraziato.
No.
Merlin non si voleva arrendere, ma cos’altro avrebbe potuto fare? Nessuno aveva il potere di riportare in vita i morti, nemmeno lui.
Con le lacrime agli occhi, gettò, in un impeto di rabbia, la spada nel lago e lo vide.
Era Arthur. Il suo migliore amico aveva preso l'arma e l'aveva portata con sé, sotto le acque.
Da quel momento, Merlin cercò di trovare un po’ di pace nel suo cuore, non poteva continuare a versare tutte quelle lacrime. Era arrivato il tempo di dare ad Arthur l'ultimo saluto, di vedere il suo corpo allontanarsi per sempre da lui.
Era come se il suo cuore si fosse rotto in mille pezzi, non sentiva più nulla se non il dolore per la perdita e la rabbia verso se stesso.
Non era riuscito a salvarlo, fino all’ultimo aveva creduto di farcela.
Merlin l’aveva sempre salvato, l'aveva sempre protetto, anche quella volta ci sarebbe riuscito.
Perché, allora, non c’era più nulla da fare? Perché Arthur non era riuscito a lottare con il male che aveva dentro di lui?
Se solo fosse stato più veloce. Se fossero partiti prima, se non si fossero fermati a riposare, allora forse Arthur sarebbe ancora vivo, vicino a lui, pronti a ritornare a Camelot ed a fondare la terra di cui aveva sentito tanto parlare: Albion.
In quel momento, invece, con il cuore spezzato, osservava la barca che avrebbe dovuto condurli nell’isola di Avalon con a bordo il corpo senza vita dell’altra faccia della sua medaglia.
Era come se, su quella barca, ci fosse anche lui.
Si sentiva svuotato, morto anch’esso.
Cosa avrebbe fatto nel futuro? Come avrebbe mai potuto trovare la pace?
Per una frazione di secondo desiderò distruggere il mondo.
Che senso aveva Albion se a governare quel mitico regno non c’era Arthur, non c’era colui che meritava di regnare?
Non gli era mai stato detto di proteggere Gwen, eppure ora sarebbe stata lei la sovrana.
Merlin doveva salvare Arthur perché era colui che avrebbe dato vita ad un regno giusto e in pace.
Osservò la barca allontanarsi fino a che non si perse nell’orizzonte, per diventare un misero puntino nero.
Le lacrime ricominciarono a scendere sulle sue guance quando si rese conto che non l’avrebbe più rivisto, che non avrebbe più scherzato con lui perché la sua anima aveva lasciato - prematuramente - quelle terre.
Pregò i quattro elementi, pregò gli Dei dell’antica religione, ma sapeva che niente e nessuno sarebbe venuto in suo soccorso, in fondo, la Dea aveva già deciso il destino e la morte di Arthur.
Che senso aveva la vita di Merlin se non aveva il suo amico da proteggere? Il suo Arthur?
Doveva morire lui, doveva essere lui a donare la vita ad un Arthur morente.
Merlin non aveva più uno scopo, Arthur sarebbe stato un grande e giusto re, quindi perché non aveva perso la vita un misero servo anziché Arthur?
Il suo destino non si era effettivamente compiuto, no. Arthur doveva ancora crescere, doveva creare la sua leggenda.
Che cosa aveva lasciato? Una moglie e un regno senza il suo re.
Merlin non avrebbe mai trovato la pace senza Arthur e, per un attimo, avrebbe voluto distruggere davvero tutta Camelot o Albion, voleva disintegrare tutto quello che aveva protetto perché colui che doveva salvare primariamente se ne era andato.
Con questi pensieri in mente, Merlin vide un bagliore di luce.
Sgranò gli occhi e prese a correre verso la riva, all’interno del lago e, quando l'acqua fu troppo alta per poter camminare, cominciò a nuotare. Dapprima lentamente, poi sempre con più foga.
La luce continuava a risplendere in tutto il lago e Merlin sperò che qualcuno dal buon cuore l’avesse ascoltato e l’avesse salvato.
Con il fiato corto, arrivò alla barca. Se non avesse avuto la magia dalla sua parte sarebbe annegato prima. Si issò, ma la delusione tornò ad offuscargli la vista.
Arthur non si muoveva.
Poi la notò, Excalibur al fianco del re.
«A... Arthur», provò a chiamarlo, con difficoltà, come se solo pronunciare il suo nome fosse dannatamente difficile.
Non ricevette alcuna risposta, ma continuava a credere che qualcosa fosse accaduto, era impossibile che Excalibur fosse lì, vicino a lui.
Doveva soltanto attendere. Il re si sarebbe risvegliato.
Merlin prese la decisione di continuare a nuotare, spingendo l'imbarcazione fino alle sponde dell’isola. Forse, per poter riaprire gli occhi, Arthur doveva appoggiare il suo corpo in quella terra. Allora sarebbe tornato. Doveva per forza essere così.
Una volta giunti sulla riva, Merlin si guardò intorno.
Non vi era nessuno, all'infuori dei due, e per una frazione di secondo la sua fiducia vacillò.
Svegliati, per favore, pensò Merlin stringendo le ginocchia tra le braccia. Svegliati, e chiamami idiota, dai, Arthur.
«Emrys».
«Fallo risvegliare», disse soltanto, tornando ad osservare Arthur.
«Guardarlo così intensamente non lo farà tornare da te».
«Mi hai chiamato tu, qui? Con la luce, mi hai fatto venire tu?».
«Vorresti che fosse così?».
«Desidero soltanto una cosa, chiunque tu sia, voglio che Arthur si salvi perché non può essere il suo destino quello di morire così, oggi. Mi rifiuto di crederci, mi rifiuto», Merlin la guardò negli occhi che non avevano pupille, erano completamente bianchi, i capelli rossi fuoco le cadevano sulle spalle fino ad arrivare ai fianchi in modo disordinato.
«Chi sei?», chiese infine il mago.
«Non ti è dato saperlo, Emrys».
Merlin sospirò, stufo di incontrare sempre persone che non avevano pienamente il dono della parola. Perché, tra gli essere magici, non ve ne era uno che potesse parlare normalmente?
«Lo puoi salvare?», domandò poi, stufo.
Era arrivato fin là, dopo il fascio di luce, proprio per cercare di riportarlo indietro e, fosse stata l’ultima cosa che avesse fatto, Arthur sarebbe ritornato.
«Una vita per una vita, lo sai bene, Emrys».
La voce della donna era senza intonazione, come se non le interessasse veramente ciò di cui stavano parlando. Probabilmente, era effettivamente così. A lei non interessava niente di Arthur.
«Darò la mia», non ci dovette pensare nemmeno per un secondo, Merlin. Era un gesto che avrebbe fatto volentieri.
«La tua è una vita preziosa. Non hai il diritto di morire».
Sospirò, «Dimmi tu cosa vuoi in cambio».
«La tua eternità».
Merlin sgranò gli occhi, non comprendeva appieno ciò che gli era appena stato detto. Voleva la sua eternità, la sua anima, forse?
«Sei disposto a donarmi la tua eternità in cambio della vita del re di Camelot?».
«Sì», rispose supplichevole, abbassando lo sguardo verso il terreno, «sì, ma fallo tornare. Ti prego».
«Così sia»

---


Ho cominciato a scrivere questa fanfiction poco dopo la fine della serie, il 29 Dicembre mi sembra. La mia idea iniziale era di scrivere una oneshot, ma c’erano troppe cose da dire, troppe cose da raccontare, quindi non riuscivo più a fermarmi.
Questo primo capitolo è parecchio introduttivo e molto introspettivo.
Scrivevo con impeto, osservando le scene nella mia testa. Spero di essere riuscita a focalizzare tutto sui punti che volevo fossero approfonditi. Non ho modificato il finale perché Merlin è davvero finito in quella maniera, diciamo che è una sorta di seguito quindi...
Non scriverò troppo su questo finale, ho già detto molto in altri lidi, ma spero che la mia versione vi piaccia.
Ringrazio Ili91 che l’ha seguita praticamente in diretta e che poi l’ha betata.
Questa serie tv rimarrà sempre nel mio cuore, ma gli ultimi cinque minuti sarebbero dovuti essere diversi. Arthur non doveva morire perché non era ancora compiuto il suo destino, in quanto per cinque stagioni ci avevano detto che avrebbe regnato su Albion, cosa che non potrà mai fare.
Grazie mille per aver letto *v*

Spoiler prossimo capitolo:
Dopo essere riuscito ad idratarlo, Merlin non riuscì più a trattenersi e, di slancio, l'abbracciò.
«Staccati, idiota».
Avrebbe voluto baciarlo tanta era la felicità di rivederlo, di ricevere nuovamente i suoi insulti.
«Arthur».
«Sono qui, Merlin», ricambiò l’abbraccio, infine. Erano stretti l'uno nell'altro, vivi.
   
 
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