Riluce del cielo il magico coro,
gloria e vanto d'ogni altra cosa mortal.
Non fu sì per Speranza, la dolce ed eterna fanciulla di bruciante speme,
ch'il mondo vide per la prima volta i suoi natali?
Non fu sperando che l'uomo si sollevò dalle brillanti ceneri,
vestigia di anime più alte e solenni?
Riluce nel baratro delle nostre coscienze
la più alta opera del miracoloso creato:
splende con foga senza pari,
ruggendo con grazia, sornione.
Eppur riposa dormiente, invisibile agli occhi:
suo è ogni merito, l'ardua fatica
del viver giorno dopo giorno.
Casta follia, sì ingenua e cocciuta!
Risona l'eco della tua lira, magnetico e sinuoso,
come le spire d'un crotalo:
e quando udiamo il tuo canto,
ecco per noi aperta ogni porta del cielo,
dischiusa ogni via sulla Terra.