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Autore: Lena1897    22/01/2013    2 recensioni
Non è proprio una storia originale. E' la storia di Orfeo ed Euridice, dal punto di vista di lei.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La triste favola di Euridice

Sciocca dovrebbe essere il mio nome. 
Amavo di un amore indescrivibilmente languido, come il suono della sua lira, capace di quietare gli uomini e gli animali, capace di corrompere anche gli Dèi, come ho scoperto solo in seguito. 
Ero amata con passione e dolcezza, in un modo che nessuna donna saprebbe rifiutare, così puro era il suo affetto perché donato senza merito, per pura ispirazione. 
Non esisteva mondo al di fuori dei suoi occhi, né terra al di là del suo corpo, ogni necessità del mio essere colmata dalla sua sola esistenza. 
Una serpe trasse me a lui e lui a me. Vagai nell'Ade piangendo e gemendo con le altre anime. Non era la vita che rimpiangevo, ma lo sguardo trasognato del mio signore che mi carezzava dolce come la musica che Euterpe liberava attraverso le sue dita. 
Non c'è tempo nella morte, solo cordoglio. I miei patimenti durarono secondi o forse decenni, so solo che fui richiamata e consegnata a lui. 
Aveva pregato e sedotto Persefone e Ade. Solo lui avrebbe potuto. Solo il suo amore, il suo talento, la sua musica. Si era spinto nell'oltretomba per riavermi con sé. E io avrei dovuto, in virtù di questo, amarlo e seguirlo, dargli l'obbedienza che una sposa deve al marito. 
Ma l'amore delle donne è debole, insicuro, alla ricerca di conferme. 
Lui non si voltava, non mi guardava. Temetti che la permanenza in quegli antri bui avesse sfigurato la mia bellezza e che lo sposo, pentito, mi trascinasse fuori ormai solo per senso del dovere, privato dal desiderio della mia compagnia. 
Lo pregai di guardarmi e lui non seppe resistere. 
Oh, dannata questa mia voce che ha saputo vincere il tuo cuore. Le lusinghe delle armonie di parole supplichevoli furono la nostra condanna. 
Nell'attimo in cui mi guardasti, con gli occhi pieni di desiderio e tuttavia disperato, compresi che non saremmo mai più stati insieme. Insicurezza che ti nutri di vanità tu m'hai rubato al mio sposo.
Non più Euridice, ma sciocca. Ecco il nome che il fato ha designato per me.




Note dell'autrice: Questo pezzo nasce come un monologo da me scritto per un concorso sui personaggi mitologici. Non è niente di che, ma non pubblicavo da molto, così ho deciso di condividerlo. Se vi va di farmi sapere cosa ne pensate è un piacere confrontarmi.
   
 
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