‘And if I could
have just one
wish
I’d
have you by my side
Oooh
oh I miss you
Oooh
oh I need you’
Stay – Miley Cyrus
Stavo
urlando. Io giuro che stavo urlando: la mia bocca era spalancata in un
enorme O
sentivo l’aria uscire, ma nessun suono. Come poteva non
uscire nessun suono se
l’aria nei polmoni si stava consumando a poco a poco? come
poteva non sentirmi
nessuno? Dov’ero in quel momento?
E poi aprii gli occhi mi
guardai intorno e mi
resi conto che era tutto nero nessun punto di riferimento solo un
deserto di
colore nero. La paura s’impadronì di me e ripresi
fiato per urlare ancora una
volta più forte e poi… mi svegliai.
Dopo
quel terribile sogno il sabato era iniziato piuttosto male e
l’unica cosa che
volevo era un decente programma serale, dopo due settimane di scuola
piene di
verifiche avevo bisogno di rilassarmi non importava cosa
l’importante era
uscire di casa.
-Idea!Idea!Idea!-
Jen arrivò alle mie spalle saltellando proprio mentre
m’infilavo tra la ressa
di studenti che varcavano la soglia per andare in classe.
-
a proposito di…? – domandai riacquistando le
speranze.
-
Stasera! Allora andiamo a casa di Jake con i miei soliti amici e ci
scateniamo
tutta la sera a ritmo di Just Dance! – okey affermativo la
serata era rovinata,
mi sarei annoiata come sempre per poi addormentarmi come un idiota sul divano –
E non ti
puoi tirare indietro!- concluse correndo in classe.
Come
se avessi avuto scelta, se non fossi uscita con loro sarei dovuta
rimanere in
casa e non potevo tollerare un altro sabato sera coi nonni.
La
giornata passò più o meno in fretta e mi ritrovai
alle sette di sera davanti
all’armadio senza un briciolo d’inventiva. Tra una
cosa e l’altra finii per indossare
dei leggins neri con un paio di pantaloncini dello stesso colore di
pizzo, una
maglia d’oro e un coprispalle di paiette, col tempo che
faceva avrei
congelato, ma ero stanca e dieci minuti dopo sarei dovuta uscire.
Infatti
puntuale come sempre Jen suonò alla porta ed io ero in
ritardo.
«Arrivooo!
» Urlai dalla finestra della camera.
«Cacchio
Vì sei sempre in ritardo! »sbottò
quando mi catapultai in macchina.
«Scusami!
».
La
macchina scorreva fra le vie mentre alla radio Nelly
cantava just a dream ed
io pensavo che quasi quasi avrei preferito rimanere in casa a scorrere
al
computer le foto dei Ragazzi in giro per il mondo e perdermi nei
profondi occhi
azzurri di Niall e quelli di Louis, la dolcezza del sorriso di Liam, i
ricci di
Harry e il pazzo ciuffo di Zayn. Mi domandavo cosa mi aveva portato ad
uscire
quando sarei potuta rimanere in casa ad ascoltare per tutta la sera,
anzi la
notte, le loro canzoni e le loro voci che facevano vibrare
l’anima.
«Uff…
Jake mi ha appena mandato un messaggio dove dice che
c’è anche un suo nuovo
amico» sbuffò Jen, dal sedile anteriore, non le
piacevano i cambiamenti di
programma all’ultimo e soprattutto non le piaceva incontrare
nuova gente.
Arrivammo
che erano quasi le dieci, del resto le ragazze sono famose per farsi
aspettare
no?
Quando
entrai vidi i soliti amici con cui eravamo solite condividere il sabato
sera,
eravamo circa in dieci e quel numero di persone nel salotto di una casa
non è
certamente raccomandabile.
Ci
accomodammo sul divano, io in una specie di posa stravaccata della
serie,
lasciatemi qui a dormire mentre giocavo con Cest, il gatto killer, di
Jake.
Poi
la porta del bagno si aprì e ne uscì un ragazzo
piuttosto alto, riccioluto con
due occhi verdi che ci si si poteva scorgere l’infinito.
Rimasi incantata a
lungo a guardarlo a capire se effettivamente era un sogno o la
realtà.
«Jen
lui è Harry » disse Mark presentandoli, lei lo
salutò e poi disse qualcosa
come: «Hai un volto famigliare ». Non sapevo se
scoppiare a ridere o urlare,
avevo la camera tappezzata di sue foto certo che era un volto
familiare!
Ritornai
sul pianeta terra, sempre ammesso che lo fosse, quando Cest si
azzuffò contro
la mia mano perché avevo smesso di giocare con lui:
«ahio! » esclamai.
E
così lui si accorse della mia presenza e venne a sedersi di
fianco a me,
l’unico posto rimasto libero sui divani e si
presentò: «Io sono Harry ».
Io
annuì con la testa su e giù per un po’
finché mi resi conto che secondo le
buone maniere era il mio turno per presentarmi:
«Ehm… io sono Vì » mi
sorpresi
quando la voce che fuoriuscì era incredibilmente calma, Cest
si arrampicò sul
divano fino ad arrivarmi in braccio e iniziò a giocare con
me e Harry. Non so
se fu per scaricare le emozioni, che non riuscivo a controllare,
iniziammo a
ridere insieme ad ogni agguato del micio.
«Che
palle Josh mi hai ucciso di nuovo! » esclamò Mark
dopo un’ora che giocavano a
call of duty: «Troviamo qualcosa da fare perché io
con lui non ci gioco più ».
Tra
una discussione e l’altra decidemmo di andare in macchina ad
una discoteca lì
vicino.
«Io
monto davanti » decretai una volta raggiunte le macchine,
facendo a gara con
Jen.
Montai
e chiusi la portiera e dall’altra parte entrò
Harry, lo guardai malissimo: «Styles,
tu che guidi, c’è da fidarsi? ».
«Da
quand’è che sai il mio cognome? » disse
furbo ed io alzai gli occhi al cielo : «Non
hai risposto alla mia domanda ».
«Direi
che è tutto da vedere… ».
Arrivati
riuscimmo ad entrare immediatamente grazie alle conoscenze degli altri
ragazzi
e finalmente eravamo dentro. Rimasi seduta al nostro tavolo mentre gli
altri si
procuravano da bere ed Harry rimase con me.
«Ora
tocca a te
rispondere alla mia domanda »
disse inchiodandomi con lo sguardo.
«Può
darsi, solo se prima mi concedi un ballo » lo inchiodai a mia
volta, pensavo si
rifiutasse ed invece mi colse di sorpresa si alzò e mi porse
una mano: «come
vuole madame » disse trascinandomi al centro della pista
mentre una versione
remixata di The One that got away rimbombava nelle casse.
Ballammo
a lungo, amavo ballare, era la mia vita quanto lo era quel ragazzo ed il
tempo ci
sfuggì di mano. Quando tornammo al tavolo gli altri erano
spariti e sul
cellulare trovai un messaggio di Jen di quasi un’ora prima
che mi diceva che
era andata a casa.
«Sono
andati via » dissi ad Harry.
«Hai
bisogno di un passaggio a casa? » mi chiese ed io sorrisi
annuendo.
«Non
hai ancora risposto alla mia domanda » eravamo in macchina da
quasi un’ora a
parlare, semplicemente a parlare e ridere. Erano secoli che non mi
sentivo così
bene con qualcuno.
«Prenderesti
paura se ti dicessi tutte le cose che so su di te…
».
«Nah!
credo che ormai sono cose che non mi spaventano più!
» ridemmo insieme e poi i
nostri occhi s’incrociarono: «Sei stupenda
» lo disse tutto d’un fiato come
fosse qualcosa che aveva paura di dire, ma che non riusciva
più a tenersi
dentro e quella sua piccola confessione fu il mio mantra, per la prima
volta mi
fece sentire di valere qualcosa, per la prima volta mi sentii bella,
così
accese il motore della macchina e mi riaccompagnò a casa,
senza dire nulla
scesi e mia avviai al cancelletto, poi sentii la portiera sbattere e la
sua
mano mi afferò il polso fino a che i nostri volti non furono
ad un centimento
l’uno dall’altro e le nostre labbra
s’incontrarono mentre i
corpi aderirono l’uno all’altro.
Sinceramente avrei voluto che quel bacio fosse eterno, ma la
realtà avrebbe
dovuto prima o poi tornare a prendere il sopravvento.
«Vieni
con me » sospirò: «Vieni a Londra con
me, non voglio lasciarti ».
«Questa
cosa è folle! » ma andare via con lui e rifarmi
una vita lontana da questa
piccola città, dove ho perso i miei genitori, è
tutto ciò che desidero, mi
allontano a passo veloce e vedo i suoi occhi spegnersi, sono a un passo
dal
rientrare in casa, o meglio in quel posto in cui ho sempre odiato
tornare.
«Non
c’è più nulla che mi trattiene
qui.» sospiro e a passo deciso torno indietro,
in un attimo sono fra le sue braccia e sono illuminata dal suo
meraviglioso
sorriso che potrebbe portare luce negli angoli più bui della
terra, la verità è
che quella luce mi abbaglia davvero troppo e mi costringe ad aprire gli
occhi,
ma cosa dico io sono sveglia no?
Poi pian piano tutto svanisce il suo volto si allontana ed io sono
sdraiata nel
mio letto abbagliata dalla luce di un'altra giornata e con un immenso
vuoto
allo stomaco.
‘Così
ti ho sognato ancora una volta Harry Edward Styles’ penso
mentre mi vesto per
andare a scuola e per un istante mi sento felice e persa al contempo. I
sogni
sono così, soprattutto quelli belli, ti lasciano la bellezza
di momenti magici,
insieme all’amarezza di essere momenti mai vissuti.
Sto
camminando lungo la strada che mi porta a scuola, la testa bassa e il
volto un
po’ triste con la testa fra le nuvole, tanto per cambiare,
poi inciampo in
qualcuno e volo per terra.
«Scusa!
Tutto a posto?» avrei riconosciuto quella voce tra mille,
come i suoi occhi
verdi e i suoi buffi e dolcissimi ricci, mi allunga la mano per
aiutarmi e
quella stretta, quel contatto, è tutto il mio mondo:
«Sì, grazie».
Lui
sorride: «Ciao, io sono Harry».
«Vì»
dico stringendo ancora di più la sua mano che non ha ancora
lasciato la mia.
«allora…
Ci si vede in giro!» dice e si avvia lontano.
«Sicuro!»
e così torno per la mia strada, con un nuovo sorriso.
Diario
dell’autrice:
Allora
questa One shoot è nata da un momento di tristezza totale
in cui non sapevo cosa fare più o meno. Così
mentre ascoltavo quelle canzoni
che ho inserito, pensavo a quanto è bello sognare e quanto
spesso fa male il
risveglio e quanto a volte, non importa quanto fa male
perché ci sono sempre
nuove avventure da vivere e cose da fare e inventare!
Spero
di non avervi fatto addormentare e
spero che vi sia piaciuta e se è così vi prego
lasciate una recensione così
saprò che cosa posso migliorare!
Bacì