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Autore: _N_    22/01/2013    0 recensioni
Questa è una storia su cui sto lavorando da un po', nasce come storia romantica, ma conoscendomi ci scapperà il morto ^^'
Detto questo una giovane e ricca figlia di industriale viene punita ed è costretta a vivere come una persona normale, quindi in parte si dovrà orientare nel mondo delle persone comuni (scoprendo che alcune di queste non lo sono affatto), in parte dovrà avere a che fare con l'altro mondo di cui fa parte.
Come finirà? Scopritelo con noi!
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono contenta che qualcuno legga!
Questa storia è originale, me la sono inventata poco tempo fa e ci sto ragionando; il primo capitolo è più che altro una prefazione,
poi il tutto entrerà nel vivo, sia parlando di cose che succedono normalmente agli studenti sia delle cose più assurde.
Il raiting resterà arancione, ci potrebbe essere qualche scena di violenza, e magari di sensuale, ma nulla di spinto (non salirà sicuramente a rosso).
Sperò ti piaccia!



Angel dormiva beata nel grande letto a baldacchino, nella sua stanza rivestita di marmo bianco; sembrava un angelo con la
camicetta da notte di seta bianca, visibile dato che le lenzuola erano state gentilmente scaraventate sul pavimento per difendersi
dal caldo. I lunghi capelli castani si erano sparsi su tutto il cuscino, tanto lunghi che se fosse stata in piedi le sarebbero arrivati
almeno fino alla vita.
Ebbe un sussulto, poi si svegliò di scatto.
-Ahi, ahi, ahi, giuro che prima o poi li taglio sti capelli- Disse massaggiandosi la testa dove era attaccata l’impertinente ciocca che
le era rimasta incastrata sotto la schiena.
“Maledizione, ma che ore sono?” pensò poi accendendo la luce e guardando un piccolo orologio sul comodino incastrato in monte
d’argento su cui alcuni unicorni si arrampicavano intrepidi.
“Wow, le undici e mezza, il mio record di quest’estate!” si disse pensando a quanti pranzi avesse saltato per la sua pigrizia.
Si alzò traballante, e a piedi nudi si diresse verso la portafinestra, aprì le persiano e si affacciò sulla parte del giardino che si vedeva
dal suo terrazzo personale: guardò la grande piscina completamente vuota, un piccolo canotto galleggiava solitario. Gli uccellini cantavano
tutt’attorno.
Prese una grossa boccata d’aria e rientrò in camera.
Dopo essersi vestita, un costume rosa confetto con un grande fiocco al centro del reggiseno , un paio di pantaloncini Jeans e una maglia
larga gialla infilò un paio di infradito e si precipitò fuori di casa.
Non incontrò nessuno, né per le scale, né per i lunghi corridoi, corse velocemente e non si fermò prima di aver attenuato il grande calore
con l’acqua fresca.
Nuotò per alcune ore, guardando il cielo, e le nuvole mentre passavano lente, in quel modo metteva in risalto il suo fisico perfetto dovuto alle
incessanti diete organizzatele da sua madre e dalle varie attività sportive da lei praticate.
-Piccola mia- le diceva sempre- sei così fortunata, sei bella e ricca, e per fortuna, almeno non devi usare quel tuo piccolo cervellino contorto!-
Certo, stupida, ecco come la definivano, avrebbe dovuto passare tutta la vita a sorridere accanto ad un ricchissimo industriale, magari molto
più grande di lei,senza poter far mai nulla.
Ma Angel, non era una stupida, incredibilmente brava con i soldi e intuitiva negli affari, aveva però un difetto, che la faceva sempre infervorare
col padre e bollare come piccola bambina ingenua.
La ragazza era incredibilmente onesta, difetto insormontabile per le persone che lei frequentava: non riuscivano a capacitarsi delle sue ferree
posizioni contro il buttar le scorie nel mare, che problema ci sarebbe stato? Non se ne sarebbero mai accorti, tanto più che di solito questo
accadeva in acque internazionali.
Fu percossa da un brivido “Questa volta me la fanno pagare cara”, si, quella volta l’aveva combinata assai grossa, aveva fatto una soffiata anonima
alla polizia, il padre non avrebbe avuto alcun problema direttamente, quello mai, ma i suoi affari poco puliti avrebbero ricevuto seri ritardi.
Chiuse gli occhi per molto tempo, come per cancellare tutto il resto del mondo e galleggiare in quel piccolo angolo di paradiso per l’eternità, poi
però fu bruscamente riscossa.
-Signorina Angel! Venga fuori, si sbrighi- Disse Dora, una formosa cameriera sulla ventina con in mano un accappatoio bianco.
-Ci sono ospiti a pranzo e vostro padre è furioso, non è il caso di peggiorare le cose, no?
-Arrivo, grazie! – rispose e le si precipitò incontro, poi insieme rientrarono nell’enorme casa.

Dieci minuti dopo Dora era in piedi alla spalle della sua padrona asciugandole i capelli.
-Siete stata davvero coraggiosa.-
-Grazie, e grazie anche per i capelli- disse, sottintendendo la sua totale inettitudine per le acconciature.
-Si figuri, vorrei evitare che assomigliate a Naruto!- ridacchiò l’altra.
-Grazie-

Angel scese le scale fasciata da un comodo abitino azzurro che le arrivava poco sopra il ginocchio,
dello stesso colore erano le scarpe che si allacciavano con un fiocco alla caviglia.
Le spalline erano sottile al collo portava una sottile catenina d’oro con un’ paio di ali d’angelo. Due ciocche di capelli erano legate dietro la testa.
-Salve figliola- Disse sua madre, alta, con i capelli a boccoli larghi, portava un vestito rosa fino ai piedi. Dai suoi gelidi occhi azzurri non proveniva
il minimo sentimento.
Entrarono in un grande terrazzo dove, da una parte alcuni uomini parlavano concitatamente dei loro affari, dall’altro le mogli si divertivano a spettegolare
su questo e su quest’altro.
Salutò gentilmente e inaspettatamente suo padre le fece un sorriso e cenno di avvicinarsi.
Angel trovò la cosa molto strana perché i suoi genitori non avevano mai voluto far sapere nulla di quella strana figlia al resto del mondo e la tenevano
lontana il più possibile da discorsi che avrebbero potuto minimamente interessarla o stimolarla, intimandole continuamente di comportarsi in modo
conveniente.
- Ciao Angel- rispose il padre guardando quegli occhi marroni così uguali ai suoi, poi girandosi verso i suoi amici- ecco la mia bambina, il mio angelo,
che presto sarà incoronata “La più bella di tutte”- solo la ragazza riuscì a vedere un lampo di cattiveria attraversare il volto dell’uomo.
Sorrise dolcemente, poi rispose
- Oh caro padre, non ci potrebbe essere nulla di più bello, sempre che tu abbia buttato via la vasca con gli squali- con tono innocente.
Uno scoppio di risa dilagò fra gli uomini e il padre avvampò, senza aver la minima idea di come rispondere.
La fortuna volle che uno dei camerieri li chiamasse all’interno per consumare il pranzo.

-Sei una donna morta- le urlò contro il padre quel pomeriggio.
-Dai, forza, non ti sei mai fatto problemi ad eliminare le persone scomode- lo provocò la figlia, per nulla spaventata dalle minacce del genitore.-
-Come ti permetti? Io che ti do da mangiare. Ma ora vedrai, riceverai una punizione che non ti scorderai molto presto!-

Fu così che Angel si ritrovò spedita in un piccolo appartamento nella città di Nestville, a vivere da sola, come una persona normale, avendo solo
pochi soldi rispetto a ciò a cui era abituata, avendo a che fare con la gente, senza essere più servita e riverita.

Angel dormiva beata nel piccolo letto dell’Ikea, portava un pigiama arancione con tanti soli gialli formato da un paio di pantaloncini e una canottiera,
le lenzuola erano tragicamente a terra sulla moquette verde chiaro. La piccola sveglia di plastica segnava le sei e mezzo quando iniziò a suonare
incessantemente. “Maledetto aggeggio” pensò nel dormiveglia, era il primo giorno che la usava e già provava un profondo odio per quell’oggetto inventato
sicuramente dal demonio.
Si trascinò a fatica nel piccolo salotto con cucina all’americana, ma recuperò le forze quasi all’istante, quello sarebbe stato il suo primo giorno di
scuola in una scuola normale.
Il cambiamento rispetto a quella che frequentava prima era facilmente notabile ragionò mentre ingoiava voracemente una quantità eccessiva di biscotti,
le bastò soffermarsi sull’uniforme: formata da una polo azzurra con lo stemma dell’istituto (a maniche corte o lunghe a seconda della stagione) e una
gonna a pieghe blu e bianca, Per quando sarebbe arrivato il freddo una giacca blu, niente a che fare col mantello nero cinto da bottoni d’oro che aveva
prima.
Si infilò tutto in fretta, completando con delle ballerine bianche.
“Perfetta” si disse osservandosi alla specchio e passandosi una mano fra i capelli.
Alle sette e un quarto prese la sacca coi suoi libri e scese sotto casa, in giro c’era poca gente, tutta indaffarata a camminare velocemente; andò davanti
al parco e si mise ad aspettare l’autobus. Lo prendeva per la prima volta.
Arrivò al grande istituto giallognolo prima che se ne rendesse conto, scese, anzi fu spinta giù in malo modo da alcuni ragazzi evidentemente suoi compagni,
dati gli indumenti.
Si fermò spaesata alcuni attimi fuori dal cancello, per poi entrare ed essere assorbita delle chicchere degli studenti che entravano per accaparrarsi i
posti migliori.
Segui il fiume cercando disperatamente la sua sezione, 4A Dopo diversi piani di scale entrò finalmente nella spoglia aula bianca, l’unica fonte di
colore era una penzolante cartina della stato che faceva una discreta figura coi banchi tagliuzzati dal taglierino. Appena mise il piede dentro una
ventata gelida e ostile gli arrivò addosso, Angel entrò a testa alta ignorando tutti e si sedette vicino all’unica persona che non aveva avuto alcun
cambiamento e stava china su un libro.
-Posso sedermi?-
L’altra di voltò spaesata, poi annuì –Certo-  e le sorrise calorosamente.
  
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