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Autore: AlessiaS98    22/01/2013    1 recensioni
-Il sogno si fece confuso. Era stata ferita, una freccia, all'altezza della scapola destra, e poi una al polpaccio. Zoppicò verso un piccolo fossetto, nelle vicinaze. Riuscì solo a rompere l'estremità di una freccia e poi un senso di stanchezza la stava trascinando a se. Lottava. Lottava contro il pensiero di chiudere gli occhi, perchè avrebbe significato la fine.
Un altro sibilo. Una freccia è partita nella direzione di Johanna, ma non fece in tempo a ricordare altro.
Si svegliò di colpo e la consapevolezza la fece rabbrividire. Si toccò lascapola, poi il polpaccio. Niente. Era solo un sogno. Un sogno che preannunciava quel giorno.
La mietitura. Ecco il perchè dei suoi incubi.-
Genere: Azione, Malinconico, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Johanna Mason
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allungò la mano nella notte, in cerca della sua scure. Tutto a un tratto era di nuovo là. Catapultata nell'arena dove, solo qualche anno prima, si trovava. Si sentiva sommessa dalla notte. Non poteva urlare o chiedere aiuto. Un'imboscata l'aveva colta proprio in quel momento. I favoriti erano riusciti a stanare il rifugio che aveva cercato di imbastire. Lei lavorava da sola. per i primi tempi scappava. Per tenere alto il suo nome di frigniona e codarda e impaurita ragazzina.
Era notte fonda quando venne attaccata.
Un riflesso di Luna e un ramoscello spezzato. L'unico segnale di allerta che sveglio Johanna e la spinse a racogliere la sua scure che teneva a pochi centimetri da lei, non si è mai troppo previdenti. E meno male, si disse poi. Anche se in quel momento aveva paura, un moto di rabbia mista a nostalgia di casa e voglia di uscirne la scaraventò a forza contro quei quattro armadi. Gli altri due erano morti proprio quel giorno e, ben presto, altri quattro colpi di cannone sarannno sparati.
Tra loro c'era anche Tay, un ragazzo palestrato, distretto uno. Lo stesso ragazzo che la prendeva in giro e minacciava di ucciderla alla Cornocopia. Mentre gli tagliava la gola con affilato coltello che portava nella cintura le sue parole beffarde rieccheggiavano nelle orecchie di Johanna. Lei rideva. La sua paura era palpabile, e la sua risata fredda e vendicativa.

- Non ti diverti più, vero Tay?

Disse con un dardeggiare di soddisfazione negli occhi. Gli recise appena la carotide, non troppo in profondità, e lo lasciò morire lì, nella sua agonia, mentre cambiava apidamente postazione. Tra qualche minuto spareranno un'altro colpo. Non si sfida una Mason.
 
Il sogno si fece confuso. Era stata ferita, una freccia, all'altezza della scapola destra, e poi una al polpaccio. Zoppicò verso un piccolo fossetto, nelle vicinaze. Riuscì solo a rompere l'estremità di una freccia e poi un senso di stanchezza la stava trascinando a se. Lottava. Lottava contro il pensiero di chiudere gli occhi, perchè avrebbe significato la fine.
Un altro sibilo. Una freccia è partita nella direzione di Johanna, ma non fece in tempo a ricordare altro.
Si svegliò di colpo e la consapevolezza la fece rabbrividire. Si toccò lascapola, poi il polpaccio. Niente. Era solo un sogno. Un sogno che preannunciava quel giorno.
La mietitura. Ecco il perchè dei suoi incubi.
Si svegliò torsa di sudore. Per fortuna nella sua casa al villaggio dei vincitori c'erano tutte le comodità. Una doccia calda e scese a fare colazione. ma piu ci provava, piu le riaffioravano nella mente ricordi. Ormai non aveva piu niente da perdere, allora perchè lasciarla ancora così, a cercare di mettere fiducia in ragazzini come lei che saranno consegnati al massacro? Era troppo, persino per la freddezza di Johanna.
ogni singolo anno era costretta ad affrontare quest'agonia. Vedere ragazzi, con i quali all'inizio cercavi di creare legami, morire alla mercè di un sadico gruppo di pazzi.
Ma comunque, il momento era giunto, e in men che non si dica, radunati in piazza, i cittadini pregavano che il nome dei loro figli non venga pescato.
Stanno gia leggendo la lista dei vincitori del distretto 7, una non-celata fierezza le attraverso il volto quando le fecero segno di salire su un rialzo in legno al centro della piazza principale. I due nomi vennero estratti. Gli occhi di Johanna andarono a fissarsi sui due concorrenti. Rassegnazione aleggiava nell'aria, ma ehi, non si può essere sempre fortunati.
Gli stava scrutando avidamente. Il bla bla bla del sindaco intanto faceva da sfondo a un'accurata analisi dei due ragazzi. Forse avrebbero attratto abbastanza sponsor da sopravvivere, tutto si giocherà durante la sfilata... che di certo non promette molto bene, visto i costumi degli anni passati.

Per arrivare a Capitol il tragitto non era proprio brevissimo, anche se, in nemmeno 15h potevano essere arrivati. Era estenuante essere li su quel treno che ti sballottava da una parte all'altra. Questo treni veloci fischiavano quasi. Spezzavano il vento, molto silenziosamente.
Aveva la nausea. Era un'altro dei suoi viaggi da mentore, e la cosa di certo non la rassicurava molto. Anzi, portava spesso alla mente ricordi che avrebbe voluto soffocare. La sua vita era cambiata dal giorno che lei era entrata nell'arena, e adesso, con i suoi vent'anni circa, non ne trovava il vantaggio. Si, okay, le cospicue somme di denaro non guastavano, ma non sapeva come spenderlo. Era sola, e Capitol le aveva tolto tutto. Tratteneva a stento il suo disgusto verso quella schifosa dittatura. Ma cercava sempre un po' di speranza. Qualcosa sarebbe cambiato. Doveva cambiare. Ormai sono 74 anni che questa storia va avanti. Capitol infondo era fragile. Lo sapeva. Aveva bisogno della legna del distretto sette, delle pietre del due, del carbone del giacimento, della pesca, della frutta, del grano. Infondo non era poi tanto indipendente.
Rimuginava sempre dietro agli stessi pensieri. Avrebbero passato la notte sul treno, ma non riuscì a chiudere occhio. Riusciva a percepire anche lo stridolio che faceva il ferro contro altro ferro.
I suoi tributi erano in gamba. Almeno come prima impressione.
Ma erano sfinenti. Così preoccupati di morire che si lasciano scorrere questi giorni addosso, crogiolandosi nell'ansia.
Sollevo lo sguardo, sfinita da quelle chiacchiere.

-Ragazzi. È inutile che crediate di poter sopravvivere. Quella è una giungla, niente e a vostro favore! Nemmeno la fortuna. Sta tutto nella vostra abilità di sopravvivenza.
Sapete entrambi come vinsi gli Hunger Games, quindi sapete qual'e il mio consiglio? Fingete. Cercate di far credere che siete deboli. Siate furbi, non fatevi beccare, e tutto finirà bene.
Non cercate alleati. Si lavora meglio da soli. Toccata e fuga.

Disse, durante il pranzo. Fra quaranta minuti sarebbero arrivati nel regno dei pazzi.
Non si accorse di aver battuto le mani sul tavolo, sporgendosi pericolosamente verso il viso dei tributi.

-Mangiate tanto e riposate in questi giorni. Nell'arena dovrete essere attivi 24h su 24. Capito?

Disse senza aspettarsi una risposta, poggiando il tovagliolo che non si era nemmeno accorta di stringere tanto forte, lasciandolo cadere in malo modo sul tavolo e uscendo dal vagone.
Capitol City non era cambiata di una virgola. Tutti gli stessi volti si vedevano tra la folla. Con oscenità sempre più evidenti. Ridicoli.
I tributi vennero praticante rapiti dagli staff di preparatori. Divisi da tendine che nascondevano un po' di pudore. Cosa che, a Capitol City, era sconosciuto.
Giro per la stanza. Diede un'occhiata a diversi tributi. I favoriti, sempre muscolosi e ben disposti, i più deboli, i più furbi.
Aspetto il momento della sfilata, poco interessata a quello eh le succedeva intorno.
Ancora pochi secondi. Si era accomodata in posto dove poteva osservate meglio la scena.
I primi distretti passarono. Ma nel distretto tre, una ragazza attirò la sua attenzione. Proprio in quel momento si levarono grandi "Ohhhhh" fra la folla. Il dodici andava in fiamme. Wow. Impressionante, ma il suo sguardo tornò presto sul carro del tre. Solo per un secondo, poi varco le grandi porte dell'edificio dove si svolgeranno gli allenamenti.
Sapeva già cosa aspettarsi dal carro del sette. Come ogni anno portavano un vestito da albero.
"Originale..." Penso facendo una smorfia di disappunto.
Raggiunse poi i suoi tributi, affidandoli all'accompagnatrice. Non voleva parlare con loro. Avrebbe solo detto cose inutili e a questo già ci pensava la donna che presentava ogni mietitura nel suo distretto. 
  
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