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Autore: IrishBreeze    12/08/2007    2 recensioni
Seduti compostamente sul divano, i due uomini brindano l’uno al successo dell’altro.
Finalmente Peter è infermiere, ma non riesce comunque ad apparire felice. E Nathan lo nota.
Warning! accenno ad incesto gay
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Nathan Petrelli, Peter Petrelli
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Heroes

Con: Nathan e Peter Petrelli

Timeline: Non appena Peter diventa infermiere

Spoiler: -

Avvertenze: Sì u.u Incesto gay, accennato. Se la cosa non vi va bene per favore non leggete.

Perfect and Oscene (and everytime I rise I see you falling)

Chiaro di luna scendi in fondo al mare
e arriva dove il vento non può arrivare
e trova le parole per calmare
quest'acqua che si mescola col mare
quest'onda sulla riva della ciglia
Che un po' t'incanta e un po' ti meraviglia
Che un po' t'incanta e un po' ti meraviglia

F. De Gregari

Seduti compostamente sul divano, i due uomini brindano l’uno al successo dell’altro.

Nathan ha un sorriso educato, politicamente corretto, e Peter un sorriso imbarazzato, perché non è abituato a brindare ad uno dei suoi successi.

“Allora! Ora che farai? Quando comincerai a salvare il mondo?”

Nathan era esageratamente su di giri.

“Beh… Devo aspettare che mi chiamino…”

Nathan appoggiò il bicchiere al tavolo e sorrise. Ancora. Sorrideva sempre così tanto?

“Quindi tu staresti sperando negli improvvisi malori del mio elettorato, eh?”

Peter sentì un brivido percorrergli la schiena.

“E dai, Nathan, messa così sembra orribile.”

Non era a suo agio.

Nathan l’aveva notato. Aveva un Peter seduto sull’orlo della poltrona, intento a fissare il contenuto del suo bicchiere. L’analcolico contenuto del suo bicchiere.

“Peter… che c’è?”

Non fu perché si sentì chiamato in causa. Non fu per il tono di voce. Non fu per l’atmosfera intima che si stava instaurando nella stanza. Fu per la sorpresa.

“Mh?”

“Mi sembri poco presente, Peter. Sei tu l’infermiere, hai passato tu l’esame, dovresti essere contento.”

“Sono contento…”

“E allora che c’è?”

Peter guardò bene in faccia suo fratello. Un viso severo, ma rassicurante, con occhi vivi e la mascella che rinforza. Un volto che tutta l’America sogna per raddrizzare questi figli. Un volto da pugno di ferro.

“Non lo so cosa c’è Nathan, sinceramente. Io… Guardo me, e poi vedo te e..”

Non avrebbe finito la frase e Nathan lo sapeva.

Superò l’ostacolo fisico del tavolino fra di loro e gli poggiò le mani sulle spalle. Un semplice gesto rassicurante. Il suo elettorato si aspettava che lo facesse. Ma non stava pensando all’elettorato, in quel momento. No.

“Peter… Ascoltami.”

Peter si chiese se fosse possibile non sentirlo, col suo volto a cinque centimetri dal suo.

“Ogni volta che vinco, che guadagno qualcosa… Ti vedo cadere. Tu non sei me, lo sai no? Hai la tua vita, la…”

“Oh, lo so Nate, lo so benissimo.”

“Ecco. Tu non devi pensare… Tu… Sei perfetto così, eh?”

Un sorriso mezzo storto e il ponte fra di loro che torna a posto. Nathan che si versa un liquido marroncino nel bicchiere e Peter che lo osserva, incuriosito. Questa era la scena.

Nathan è umano, Nathan ogni tanto lo dimostra. Nathan mi vuole bene. Questi erano i suoi pensieri.

Ed era vero che ogni volta che Nathan ce la faceva, lui cadeva. Ai suoi, piedi letteralmente. Ai piedi dell’uomo che avrebbe voluto emulare, ai piedi dell’uomo che avrebbe voluto essere, ai piedi dell’uomo che avrebbe voluto. Totalmente e incondizionatamente.

Le labbra appoggiate al bicchiere e i pensieri in libertà.

E ora Nathan lo accusa. Lo accusa di essere perfetto. Ma lui non sapeva.

Voleva guardarlo negli occhi per calmare quell’onda sulla riva delle ciglia. Arsi abbracciare per dimenticare qualunque cosa non avesse ancora dimenticato.

Ma sapeva di non poterlo guardare negli occhi, di non poterlo guardare in faccia, senza stare male.

Senza pensare a tutto ciò che Nathan non sapeva e che ora era il suo mondo, il suo unico e speciale modo di voler bene al fratello. E quanto amore. Quanto.

Ma tu non conosci il mio orrore, Nathan, non conosci la ima oscenità e il crepaccio sul mio muro. Perché cerco di nasconderlo vedendoti, ma è vedendoti che nasce. E per questo non sono perfetto. Il muro, è crepato, è sfatto, mancano i mattoni, non completo. E per questo non sono completo.

E se essere completi e perfetti significa rinunciare a tutto questo, rinunciare al mal di pancia che mi preannuncia ogni tua visita, allora possa non essere mai completo. Possa non essere mai perfetto. Liberami, Nathan, dall’essere completo e perfetto.

E il silenzio si stava prolungando, e nessuno dei due voleva rimediare.

Nathan beveva e fingeva di non vedere la lacrima e l’imbarazzo del fratello.

Del suo fratello perfetto. Del suo fratello che sarebbe rimasto sempre e comunque perfetto.

Decise che un abbraccio sarebbe stato avventato. Dopo, forse. Dopo.

Allora, alcuni crediti sono necessari…

Prima di tutto: questa fic è nata per essere il terzo tema di una Writing Community improvvisata da me, Eide e Leannel su Herpes. Il terzo tema era appunto "Possa non essere mai completo. Possa non essere mai perfetto; Liberami Tyler dall'essere completo e perfetto", citazione che arriva diretta da Chuck Palahniuk, in Fight Club *-*

Gli altri miei musi (XD) ispiratori sono stati: i Placebo, che mi hanno donato la seconda parte del titolo della canzone, e Francesco De Gregari, vedasi citazione più in alto, che non c’entra molto con la fic in se’ ma è stato avvero ispirante.

Per il resto, è una FanFiction decisamente “mio stile” un po’ mattone e con poca azione xD

Spero vi sia piaciuta comunque!

IrishBreeze

  
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