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Autore: Carla24    23/01/2013    1 recensioni
''D'un tratto vidi le sue spalle, vestite de raggi del pianeta che mena dritta altrui per ogni calle''.
Ad Ashling questa frase gli si addiceva completamente.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Bondage
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PRIMO CAPITOLO.

Sento il fresco vento che scombina i miei capelli, sdraiata su questo prato verde, a rinfrescare i pensieri e far piangere l'anima.
Noto il semplice fatto che stamattina il cielo è più azzurro del solito, com'è possibile?
Com'è possibile che sia così azzurro nonostante l'enorme palla d'inchiostro nero che tengo dentro? Come può il mondo sorridermi quando tutto và a rotoli e le capovolte riescono a far cedere il cuore? Non ho risposte, almeno non per le domande infinite.
Sto solo a guardare il sole e le nuvole bianche, con tratti immaginabili. Penso a te. Sembra strano che ti pensi a quest'ora del giorno, quando invece dall'aria di ragazzina che ho, dovrei correre in mezzo al grano oppure studiare in una stanza vuota, o magari restare al computer o altri strumenti tecnologici. Tralasciamo il fatto che pensarti di giorno non è una novità visto che lo faccio anche di notte, quando il sole tramonta, quando l'alba spunta, io, non riesco a non pensarti. Sei come un chiodo fisso, ''come polvere sui quadri''- sospirai.
Durante questi due anni, sento ancora il rumore delle macchine capovolte e ferri sbattere l'uno contro l'altro. I vetri rotti, trafitti al cuore e la mancanza d'ossigeno che invadeva quel momento, che invadeva quella auto che nonostante quel momento così tragico, puzzava ancora di fumo e le tue sigarette. Parlo di te, papà. Parlo dell'ultimo insante, l'ultimo secondo in cui ho respirato la tua stessa area, il tuo stesso spazio, la tua stessa musica. E adesso che rimane del ''padre e figlia'' che avevamo costruito? cosa siamo? Alle volte ti vedo volare, so che sei quell'aquilone che va sospeso verso il cielo, libero. Una lucciola, che segue i miei stessi passi e poi sparisce in mezzo a quel blu della notte. Quel blu che adesso pare nero, senza te. Papà, ricordo ancora l'ultima volta in cui mi dicesti
''Al di là del muro''.
Io disperatamente non volevo lasciarti tra quelle macerie, tra quell'ondata di sangue e prigione che invadeva l'auto. Capii solamente quando mi facesti segno del muro che andava a pochi metri dalle auto. Scesi dalla macchina quandò sentì uno spece di ticchettìo che tormentava le mie orecchie e picchettiava i secondi. Solo dopo 5 secondi mi accorsi che la macchina stava per esplodere. Piangendo cercai di portarti via, ma eri incastrato ai freni, ormai con gli occhi chiusi. Spaccai il vetro del finestrino per via dello sportello che non s'apriva, vi uscì correndo, mentre i secondi scorrevano. Andai ''al di là del muro'', mi nascosi dietro e un frastuono così forte riuscì a farmi mettere le mani nei capelli, piangere con i singhiozzi sospesi a kilometri di distanza e la convinzione di averti perso, papà. Ti avevo perso, e se non sarebbe stato per quell'adolescente che guidava con massima velocità, forse, sarebbe arrivata molto più in ritardo, avrebbe fatto una curva e avrebbe colpito la prte destra dell'auto, cioè me. Adesso papà, io..sono ancora qui: a pensare al fuoco che bruciava quella strada e le mie urla, dannate urla. Non ricordo più nulla di quell'estate. Di quel mare che avevamo visitato poco prima. Ricordo solamente che dopo quella terribile tragedia, mi accasciai per terra a fissare le nuvole, come se tu fossi già su per lì, proprio come sto facendo adesso.


  
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