Primo capitolo

Sakura era da sola vicino a un albero piangendo perché tutte le bambine la prendevano in giro.
Una ragazza bionda e sicura di sé si avvicinò.
Ino, era il suo nome e subito Sakura notò la sua indiscussa bellezza.
Ino la rimproverò di tenere la frangia con un viso cosi bello e poi si diedero appuntamento per il giorno dopo.
Ino regalò un fiocco a Sakura che lo tenne addosso tutte le sere, trovava rassicurante quel profumo, non la faceva sentire mai sola.
Ma presto le cose cambiarono, a causa di Sasuke Uchiha, un ragazzo popolare di cui entrambe si innamorarono.
Finirono ad essere rivali.
Dopo anni a Ino passò la cotta ma convinta che le cose non sarebbero mai tornate come prima continuò ad essere in competizione con Sakura solo per ammirarla nella sua perfezione.
Ino adorava tutto di Sakura, l’odore, i vestiti, il fisico, i suoi pregi e difetti.
Sakura era completamente ad insaputa dei sentimenti di Ino, credeva che la odiava e lei di certo non avrebbe chiesto scusa.
“Un mazzo di tulipani signora Yamanaka”. Disse Sakura.
Ino riconoscendo la voce corse nel negozio, cercando di trattenere il sorriso.
“Per chi sono?” Disse Ino con nonchalance.
“Come se non lo sapessi”.
“Davvero, non lo so.”
“Sasuke. Glieli porto all’ospedale.”
Ino restò paralizzata. Sasuke all’ospedale, da solo. Doveva impedire l’incontro. Lo sa Dio cosa sarebbe successo se sarebbero rimasti da soli.Forse era lei paranoica ma non voleva rischiare.
“Ti accompagno. Mamma anche io voglio un mazzo di tulipani.”
Sakura fece lo sguardo più glaciale che poteva.
Si incamminarono.
Ino cercava di non guardarla ma la tentazione era alta, voleva andare mano per mano, voleva che Sakura le ricominciasse a sorridere.
La voleva. Ne aveva bisogno.
“Devo andare in bagno a incipriarmi il naso, mi accompagni?” Disse con innocenza, mentre il cuore batteva a 1000.
“Ok”
Ino odiava l’ansia, doveva fare in fretta.
Guardò Sakura con il suo sguardo più sensuale.
“Ino, ti muovi?L’orario visite non è infinito.”
Non era quello che Ino voleva sentire, ma non riusciva più a muoversi e per l’ennesima volta cadde nella sua profonda timidezza.