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Autore: hermyDdC    23/01/2013    4 recensioni
Dopo tanti anni in cui era riuscito a tenerlo imprigionato in un angolo remoto della sua mente, Sirius aveva ripreso a insinuarsi nei suoi pensieri...
1 agosto 1993. Sirius Black è appena fuggito da Azkaban. Ma Remus Lupin ancora non lo sa...
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Escaped


Remus Lupin provò ad alzarsi dal letto: la testa non gli girava neanche tanto. Rispetto al giorno prima, quando era dovuto restare tappato in casa da mattina a sera perché non si reggeva in piedi, si sentiva decisamente meglio. Chissà cosa poteva mai essere. Strano periodo per beccarsi un’influenza, nel bel mezzo dell’estate… Che giorno era?

Lanciò un’occhiata al calendario: era il 1° agosto.


“1° agosto… Che dovevo fare oggi?” Quella data gli ricordava qualcosa…

“Certo che ti ricorda qualcosa…”insinuò una vocina dall’inconscio, e subito nella sua mente si formò, subdola, non richiesta, l’immagine di un Remus sedicenne, il 1° agosto di tanti anni prima. Era seduto a un tavolo, nel salone di una festa… seguiva con lo sguardo Sirius, che andava a salutare la sua ragazza… li vedeva baciarsi, si sentiva mancare… e capiva di non avere scampo: si era proprio innamorato del suo migliore amico…

“E basta…” disse Remus, esasperato. “Sono stufo.”

Era da un anno che andava avanti questa storia, da quando Silente era venuto a trovarlo per proporgli la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure. Remus aveva rifiutato: dopo tanti anni si sentiva fuori allenamento… ma soprattutto non se la sentiva di tornare a Hogwarts, un luogo così pieno di ricordi felici ma insopportabili, perché tutti legati a persone che non c’erano più.

Il vecchio Preside era stato comprensivo e non aveva insistito. Tuttavia, era come se la sua visita avesse sbloccato qualcosa nella mente del giovane uomo: come una porta che per tanti anni era rimasta chiusa a chiave, ma ora al primo soffio di vento si apriva, imprevedibile, lasciando fluire tanti, troppi ricordi… Ormai da un anno non riusciva a far passare un mese senza che qualcosa, qualche piccolo dettaglio insignificante, gli riportasse alla mente gli anni spensierati a Hogwarts, Lily e James, Peter Minus… ma soprattutto lui.

Sirius Black.

Il suo ricordo più felice e il suo dolore più atroce, inscindibili per l’eternità. Lui che era stato il suo Patronus, ma era anche il motivo per cui da dodici anni Remus non poteva più evocarne uno. Dopo tanti anni in cui era riuscito a tenerlo imprigionato in un angolo remoto della sua mente, Sirius aveva ripreso a insinuarsi nei suoi pensieri. Arrivava silenziosamente, senza preavviso, affacciandosi tra innocue memorie dei banchi di scuola, e, prima ancora di rendersene conto, Remus si ritrovava a meravigliarsi di quanto potesse essere nitido il ricordo di quelle mani forti che esploravano il suo corpo, di quelle labbra che sapevano essere così delicate sulla sua pelle e un minuto dopo infiammarlo con la loro furiosa passione…

Non serviva a nulla ripetersi che Sirius Black non era più il suo uomo: era un criminale, aveva tradito tutti loro. Da James e Lily, che aveva venduto senza rimorsi a Voldemort, al povero Peter, che aveva ucciso a sangue freddo facendo saltare in aria dodici Babbani innocenti, fino a lui, Remus, che da un giorno all’altro aveva visto la sua vita sgretolarsi in tanti piccoli frantumi.

Tutto ciò che c’era di bello nella sua vita era andato in fumo in una sola notte, a causa di Sirius Black. Remus se l’era ripetuto spesso, in quell’ultimo anno, e per qualche settimana sembrava anche funzionare… ma alla fine lui spuntava fuori di nuovo, imprevedibile, inarrestabile, invadendo la sua mente ed esasperandolo sempre di più. La parte razionale di lui non ne poteva davvero più di essere perseguitata da quei pensieri… perché, ogni volta che gli si presentavano, lui non riusciva a provare la rabbia, il rancore, che Sirius Black avrebbe meritato, e che un Remus a mente lucida poteva anche concepire. In quei momenti no, era più forte di lui: non poteva fare a meno di lasciarsi andare, e i suoi sentimenti erano quelli che credeva di aver sepolto insieme al ricordo di lui, quelli che riteneva ormai acqua passata pur sapendo che nell’inconscio sarebbero rimasti per sempre… quelli che non voleva nominare, per non soccombere completamente.

“Ecco che dovevo fare oggi!” rammentò improvvisamente. “I Boyd sono tornati dalle vacanze…”

I Boyd erano una coppia di Babbani, più o meno della sua età, che abitava a un paio di isolati da lui. Avevano un figlio, Tim, che frequentava la scuola media, e avevano chiesto a Remus di dargli una mano con i compiti anche durante l’estate. Niente di meglio di un po’ di aritmetica e grammatica per pensare ad altro…

Si vestì con calma, raccolse le sue cose e uscì di casa. Dopo pochi metri fece per svoltare l’angolo… e fu assalito dall’improvviso impulso di tirarsi un pugno in fronte.

“Eh no, Remus, adesso basta”, si disse in tono autoritario, serrando gli occhi per bloccare l’immagine che di certo gli stava facendo un brutto scherzo. “Se vedi Sirius Black anche sui manifesti per strada, devi farti curare al San Mungo…”

Tenne gli occhi chiusi ancora un paio di secondi, poi li riaprì… ma non era cambiato niente. Continuava a vederlo, dall’altra parte della strada. Attraversò per avvicinarsi al manifesto incriminato… Non era lui che aveva le allucinazioni. Quello era un poster da ricercato, e l’uomo che lo fissava da quella foto segnaletica era proprio Sirius Black.

Apparentemente, i suoi ricordi non erano l’unica prigione da cui Sirius era riuscito a evadere.

  
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