Un rumore di passi, fuori dalla mia camera. Tanto so che non sei tu, neanche stavolta.

Ancora passi. E' una tortura, perhè ogni volta penso che sia tu quello che vaga su e giù, anche se è notte, anche se so benissimo che stai dormendo. Eppure, ogni notte nel mio cuore si accende una piccola, stupida scintilla di speranza.

Mi metto a sedere sul letto, tentando di frenare il mio cuore impazzito, che pensa a te. Al solito. E quand'è che non ti penso? Perfino le cose più stupide mi fanno venire in mente il tuo broncio, la tua testardaggine, la tua strafottenza. Che nascondono il bambino che sei.

Continua a camminare, quello là fuori. Non ho il coraggio di alzarmi e vedere se sei davvero tu. Mi dondolo, aspettando che il rumore dei passi si affievolisca. Che se ne vadano. Tanto per lasciarmi un'incertezza in più, un altro punto di domanda.

Basta, non ne posso più, non ce la faccio. Mi alzo e apro la porta. Potrò pur sempre dire che stavo andando in bagno. Oppure che stavo scendendo perchè non avevo sonno. Tanto non ammetterò mai che ti amo, almeno non a te. Io ho dovuto accettarlo tempo fa.

Sono piacevolmente sorpresa. Il cuore prende a martellare, di nuovo, più forte di prima. Ho paura che lo senta battere, visto che siamo uno di fronte all'altra.

«Ahem... Winry, pensavo tu stessi dormendo...»

Sì, so che lo pensavi. Invece non dormivo, perchè pensavo a te, che ora hai la faccia di un bambino che è stato scoperto mentre apriva prima del tempo il suo regalo di Natale. Hai un'espressione colpevole ed imbarazzata.

Che sia io il tuo regalo che ti accingevi ad aprire? Vorrei che fosse così. Vorrei davvero essere quel fiocco mezzo slacciato.

«Stavo andando a prendere un pò d'acqua, visto che non riesco a prendere sonno.»

Che scusa banale. Davvero una cavolata, Winry. Ma lui farà finta di non capire, oppure non capirà davvero. Però stava passeggiando fuori dalla tua stanza... mi sto illudendo di nuovo?

«Neanche io...»

Perchè tu non riesci a dormire? Io non ci riesco perchè ho paura di sognare. Sognare un mondo troppo bello, un mondo dove ci apparteniamo, un mondo dove noi siamo felici. Tu sei felice, finalmente. E sereno. Quant'è che non vedo la serenità disegnata sul tuo volto? Penso... Penso molto prima di quella notte.

Ma non riesco a non aver paura di un sogno tanto bello, perchè so che poi, quando mi sveglierò, la tua espressione sarà colta da un velo di malinconia, come sempre. E le mie parole ti ferirebbero di più, e basta. Non voglio.

Non voglio che un'altra ferita laceri il tuo cuore.

Per questo non posso concedermi il lusso di amarti apertamente, per questo piango anche per te. Ed è anche per questo che ti aspetterò per sempre: per curare il tuo cuore lacerato, fatto a brandelli da sfide, da situazioni che per te sono troppo grandi. Lo sarebbero perfino per un adulto.

«Ed...»

Il suo nome esce dalle mie labbra come una preghiera, come un sussurro. Vorrei chiedergli di restare, ma non voglio legarlo. Non voglio incatenarlo. So che non tornerà da me finchè non avrà raggiunto il suo obiettivo, o forse non tornerà mai più. Mi fa male il cuore Ed. Tanto. E capisco il tuo, è per questo che non ti chiederò di restare. Ma i miei occhi devono avertelo già chiesto un miliardo di volte.

«Partiamo domani pomeriggio. Devo tornare a Central City per una questione.»

Crack. Il mio cuore si spezza. Di nuovo. L'ennesima crepa su un muro pericolante. Non so quanto ancora resisterò in silenzio. Era questo, forse, che voleva dirmi? Se era così, poteva farlo meno direttamente, con più delicatezza. Ma la delicatezza non è mai stata il suo forte...

«Capisco. Badate di non mettervi troppo nei guai.»

Mi accenna un sorriso. Poi, per la prima volòta dopo tanto tempo, mi avvicina a sè e mi scompiglia i capelli. Non appena la sua mano scende sul mio viso, un brivido mi coglie la schiena. Se ne accorgerà, di questo passo. E io non voglio.

Non voglio che si senta legato a me, tanto da non poter più viaggiare liberamente. Non voglio che vada via nolente, anche se lo spero. Perchè almeno, saprei che gli manco. E che non servo soltanto quando rompe l'automail. Quello che ci lega. Quello che è di entrambi. Nostro.

«Winry, grazie.»

Cerco di trattenere ancora una volta le lacrime e sorrido, sforzandomi un pò. Mi abbraccia. Sento l'odore dei suoi capelli. Non hanno un odore di frutta, come quelli che ora vanno tanto di moda, no. Sanno semplicemente di pulito, e vorrei perdermi in quell'oro e svegliarmi tra le sue braccia. E non staccarmene più. Vorrei che fosse mio, lo desidero e lo bramo. Il suo cuore.

«Se ti riferisci all'automail, sai che...»

Lui mi tappa la bocca con una mano e scuote la testa, un pò imbarazzato. Mi tuffo nel miele dei suoi occhi e rischio di perdermi per sempre. Tsk, come se non fossi già abbastanza persa.

«Grazie per essere sempre qui, per me e per Al.»