Questi personaggi non mi appartengono,
ma sono proprietà di Stephenie Meyer. Questa storia è stata scritta senza alcun
scopo di lucro.
Ed ecco un nuovo capitolo. Ho visto che in molti vi siete
lamentati per il ritardo, ma purtroppo non ho molto tempo libero per postare,
quindi non so davvero come fare. Appena ho un attimo libero lo dedico alla
storia, ma più di questo non posso fare. Non vuole essere una giustificazione,
ma ovviamente nella mia vita ci sono delle priorità e prima di pensare alla
storia devo pensare a queste. Mi scuso comunque e mi auguro di essere più
veloce per il seguito. Un bacione e buona lettura.
Capitolo 53
Possibilità
POV BELLA
La
vigilia di Natale era iniziata nel migliore dei modi.
Il
mio risveglio era stato colorato dall’arrivo frenetico dei miei bambini che
erano venuti a svegliarmi ringraziandomi come solo loro sapevano fare per
avergli concesso la possibilità di trascorrere il Natale insieme a tutta la
famiglia.
Il
giorno prima dopo il mio ritorno dal cimitero avevo cercato di evitare Edward
dopo che anche lui era tornato e cercai di non badare troppo agli sguardi di
tutti gli altri soprattutto a quelli di Alice.
A
fine serata, però, non riuscii a sfuggirle più considerato che dopo cena quando
mi decisi a correre in camera per mettermi a dormire vidi comparire sulla soglia
proprio il folletto insieme a Rose.
INIZIO FLASHBACK
“Allora?” mi chiese
Alice non appena si sedette sul letto seguita a ruota da Rose.
“Allora cosa?” le chiesi
facendo finta di nulla.
Non ero certa di quanto
e cosa loro sapessero, ma da come mi avevano guardato tutti quando ero tornata
a casa non mi fu difficile supporre che forse Edward prima di raggiungermi al
cimitero aveva detto loro qualcosa.
Forse tutti in quella
casa sapevano, o forse no.
“Cosa è successo con
Edward prima?” intervenne Rose curiosa.
Come avevo immaginato
non mi ero affatto sbagliata. Ormai lì dentro conoscevo troppo bene tutti.
“Niente, abbiamo
semplicemente parlato” risposi loro consapevole che negare non sarebbe servito
a niente e poi sinceramente non ne avevo neppure voglia.
“E...?” mi esortò a
continuare Alice.
“E niente. Ha riconosciuto i suoi errori, mi ha detto che mi ama ancora e che
vuole che torniamo insieme” riassunsi io.
Le vidi entrambi
sorridere, poi Rose riprese a parlare.
“E tu cosa gli hai
detto?”
“Cosa volete che gli
abbia detto. Non mi importa. Cioè ho sofferto troppo, un’altra delusione non la
sopporterei”.
“E chi ti dice che
riceveresti un’altra delusione?” mi domandò Alice.
“Ma tu non sei quella
che c’è l’ha a morte con suo fratello?” le domandai retorica.
Non mi piaceva affatto
il fatto che quei due non avessero ancora chiarito, ma Alice era davvero ancora
troppo arrabbiata con Edward e io non me la sentivo di forzarle la mano per la
riappacificazione, non al momento almeno.
“È così infatti, ma
questo non cambia i dati di fatto. Mio fratello è un cazzone e ha fatto errori
che non voglio nemmeno commentare, ma ti ama sul serio anche se ha dei modi
contorti di dimostrartelo” mi spiegò lei.
“Lo so e ci credo che mi
ama, ma ci siamo fatti troppo male. Non posso scegliere di tornare con lui, non
posso anche se lo vorrei”.
“L’amore non si sceglie
mica, Bella. Le scarpe si scelgono, le auto si scelgono, il profumo con cui
conquisteresti un ragazzo si sceglie. Si scelgono tante cose, le cose che fanno
meno male, le cose che ci divertono, che ci fanno dormire più tranquilli. Gli
amici, al massimo. Ma l’amore no, l’amore non è una scelta. Ti sfonda la porta
di casa e pretende di dormire con te” mi disse Rose.
“Certo, peccato, però,
che questo amore poi una mattina si alza e se ne va” le risposi.
“È vero, non posso darti
torto. L’hai vissuto sulla tua pelle questo e credo che non ci sia niente di
peggio di un abbandono, ma lui ti ama ancora e tu pure. Vi siete fatti male a
vicenda, ma se volete, se lo volete
davvero potete superarlo”.
“Non posso rischiare. Il
mio cuore stavolta non c’è la farebbe”.
“Il cuore? Vuoi dare
davvero la colpa a lui? Non ti conviene Bella perché il cuore è solo un
simbolo. Ha le dimensioni di un pugno chiuso e una forma
simile ad una pera con la punta rivolta verso il basso. Il cuore è l'organo
simbolo dell'amore, segue il ritmo delle emozioni. Normalmente in una persona
adulta il cuore si contrae 60-70 volte al minuto, in una persona innamorata
molte di più. A volte si arriva a 100 senza rendersene conto. Il cuore è
l'ultimo ad andarsene, anche quando la persona amata ti abbandona. Anche quando
tu non vuoi più soffrire, non sei più tu che comandi. Quando sei innamorata,
quando il tuo cuore batte forte per un'altra persona, non sei più tu che comandi,
è lui” continuò a dirmi Rose.
“Sentite ragazze, smettetela. Ho finalmente
allontanato Edward, non confondetemi le idee. Sono sicura della scelta che ho
fatto. Voglio la felicità, ma non con lui, non più”.
“Allontanerai davvero Edward solo nel momento in cui
smetterai di amarlo, non quando continuando ad amarlo gli dirai che non potete
stare insieme. Ascolta Bella io, noi non vogliamo convincere nessuno e se
proprio devo dirlo non credo neppure che Edward si meriti una persona come te visto
come ti ha trattata e credimi non ti sto dicendo queste cose per lui. Te le sto
dicendo solo per te, perché voglio vederti felice e per quanto assurdo mi
sembra visto tutto quello che è successo mi rendo conto che solo con lui potrai
essere felice. Nella vita arriva un giorno in cui tiri le somme, conti le
lacrime e valuti bene il dolore ricevuto. È in quel giorno interminabile di
nebbia, di freddo e di lucidità, in cui dopo una lunga meditazione, mentre le
lacrime affogano la tua anima e ogni verità viene a galla, che tutto ti
apparirà così limpido e chiaro e mentre ogni domanda troverà la sua risposta
prenderai l'unica giusta decisione. Una giusta straziante decisione, ma l'unica
che ti permetterà di respirare di nuovo la vita. Quindi guardati dentro e
capisci se vale la pena oppure no rischiare, rischiare per l’ultima volta. Non
hai più nulla da perdere, solo da guadagnare, ma non voglio convincerti. Voglio
solo che tu sia felice e se credi che lo sarai senza di lui allora lascialo
perdere” mi disse Alice prendendomi una mano e stringendola nelle sue.
La guardai e le sorrisi senza dire nulla. Le volevo
bene, lei sapeva sempre cosa dire, sapeva anche trovare il momento giusto.
La abbracciai stringendola più che potei, poi feci
lo stesso con Rose e alla fine ci ritrovammo in un abbraccio collettivo.
FINE FLASHBACK
Erano le mie migliori
amiche, erano le sorelle che non avevo avuto e Dio solo sapeva quanto io gli
volevo bene, ma questa volta non le avrei ascoltate perché ero certa di star
facendo la scelta giusta.
Non avrei rischiato, non
stavolta. Il “noi” tra me ed Edward apparteneva, ormai al passato.
La giornata passò
abbastanza in fretta e per fortuna non vidi neppure Edward in giro per casa.
A quanto avevo capito aveva
il turno in ospedale e a causa di un’emergenza era dovuto restare lì più del
necessario anche se ero certa che non avrebbe mancato la cena della vigilia e
in qualche modo lo speravo visto che i bambini ci tenevano un sacco a
trascorrerla con il papà.
Controllai l’orologio e
notando che erano già le sette e mezzo mi infilai sotto il getto della doccia.
La cena della vigilia sarebbe iniziata tra poco.
Restai lì dentro un po’,
poi uscii e mi preparai e quando fui pronta mi
diedi un’ultima occhiata allo specchio e poi scesi giù certa che fossero già
arrivati tutti.
Fui felicissima nel vedere Victoria
sorridere allegramente in salone insieme agli altri, mentre Riley la osservava
con sguardo innamorato.
Non poteva non farmi
piacere il fatto che lei avesse trovato qualcuno capace di amarla
completamente, ma soprattutto il fatto che lei stessa fosse tornata ad amare.
Dopo la morte di James questa scena mi sarebbe parsa un’utopia, eppure il tempo
l’aveva aiutata.
Non appena mi vide mi corse
incontro stritolandomi in un abbraccio che io non potei fare a meno di
ricambiare. Ci eravamo persi nel corso di quegli anni, ma non era detto che non
potevamo ritrovarci. In fondo il bene che mi legava a lei era sempre lo stesso
di un tempo e poi era stata mia complice in tante cose, cose che non avrei mai
potuto dimenticare nemmeno se avessi voluto.
“I piccoli hanno legato
tantissimo” mi disse quando ci staccammo indicandomeli poco lontano da noi.
Mi voltai ad osservarli e
li trovai tutti insieme che ridevano e giocavano più felici che mai.
“Assolutamente si” fu la
mia unica risposta.
“Mi sembra quasi un sogno”
aggiunse poi lei e non mi fu difficile capire a cosa si riferisse.
Il fatto che suo figlio, il
figlio di James e i figli di Edward andavano così d’amore e d’accordo era
davvero come un sogno. Guardando i nostri figli era come rivedere quei due
testoni che erano stati i nostri fidanzati e chissà che loro sarebbe stati più
fortunati. Forse la loro amicizia, se qualcuno lassù avrebbe permesso che
succedesse, sarebbe potuta durare davvero una vita.
“Non poteva non essere
così. In fondo sono i loro figli” le risposi riferendomi a James ed Edward.
Restammo lì in salotto a
confabulare per un po’ e poco dopo a noi si aggiunsero tutti gli altri, anche
Riley che iniziai a conoscere meglio. Era davvero una persona fantastica e
Victoria era stata molto fortunata ad averlo incontrato nella sua strada.
Poco dopo sentimmo un boato
e non fu difficile a nessuno capire che era appena entrato in stanza Edward.
Era lui la causa di quelle urla visto che i bambini, compresi Lucas e Sarah
sembravano adorarlo. Gli si buttarono addosso e solo in un secondo momento
riuscii a vederlo bene.
Era bellissimo
in quella sua tenuta casual, ma al tempo stesso non sportiva. E non mi fu
difficile capire che era tornato da lavoro da un po’ di tempo visto che aveva
avuto il tempo di lavarsi e cambiarsi.
Mi soffermai a guardarlo un
po’ e troppo e quando sentii i suoi occhi puntati nei miei dovetti diventare
rossa dall’imbarazzo. Mi aveva appena beccato a fissarlo. Distolsi lo sguardo
facendo finta di nulla permettendomi solo un ultimo fugace sguardo verso di
lui.
Quando i bambini lo
lasciarono in pace si avvicinò a noi e l’abbraccio che Victoria riservò a lui
quasi mi fece venire le lacrime agli occhi. Quei due nel corso di quegli anni
avevano instaurato un rapporto che andava al di là di tante cose. Edward era
stato per Victoria il mezzo per andare avanti. Era soprattutto grazie a lui che
si era rialzata dal brutto periodo che aveva dovuto affrontare e nel suo
sguardo le si leggeva perfettamente quanto lei fosse grata ad Edward.
Si sedette sul divano a
parlare con noi per un po’ e io non vedevo l’ora che la cena fosse pronta considerato
che sentivo gli occhi di Edward continuamente puntati su di me.
Una decina di minuti dopo
fu Esme a salvarmi informandoci che la cena era pronta.
Ci alzammo tutti per
sederci a tavola e fu in quel momento che Edward ne approfitto per avvicinarsi
a me senza farsi notare da nessuno.
“Sei bellissima stasera” mi
sussurrò all’orecchio allontanandosi subito senza permettermi nemmeno di
rispondergli.
La cena trascorse
tranquilla e giocosa anche se lo sguardo di Edward era sempre puntata sul mio
quasi per tutto il tempo e quelle rare volte che mi concedevo il lusso di
guardarlo quasi mi sembrava di vederlo sorridere sotto i baffi anche se non me
ne spiegavo il motivo. Eppure mentre lo guardavo non potevo non notare che era
parecchio tempo che non gli vedevo quell’espressione stesa sul volto, era
tranquillo, quasi sereno.
Quando la cena terminò
andammo tutti in salotto e mentre i bambini presero a giocare per i fatti loro,
noi grandi ci sedemmo attorno al tavolo e prendemmo a giocare a carte.
Restai lì per un po’, poi assorta
da troppi pensieri afferrai una coperta dal divano e mi diressi fuori. Avevo
voglia di restare un po’ da sola e poi adoravo la sera trascorrere dei momenti
all’aria aperta nel portico di casa Cullen. Era sempre stato distensivo per me,
tranquillizzante.
Uscii fuori e mi avvolsi la
coperta sulle spalle, poi mi misi a guardare il cielo annusando l’aria fredda
di Dicembre.
Con la mente non potei fare
a meno che ricordare tutte le volte che a farmi compagnia mentre guardavo
quelle milioni di stelle c’era Edward.
Adoravamo guardare il cielo
insieme anche perché io appollaiata tra le sue braccia mi divertivo a collegare
quei punti luminosi distanti nel cielo formando nella mia testa disegni
immaginari.
Mi piaceva un sacco e
Edward si divertiva perché mi trovava buffa perché a suo dire tutte le immagini
che io vedevo lassù erano frutto di una fervida immaginazione perché pur unendo
quei punti con delle rette non sarebbe mai uscito fuori nessuno dei disegni che
ci vedevo io.
Mi scappò un sorriso e in
quello stesso istante il vento gelido portò sotto il mio naso un profumo che
conoscevo molto bene, quello stesso profumo che avrei riconosciuto fra un
milione.
Anche se stava in silenzio
sapevo che Edward era dietro di me, ma non dissi nulla.
“Sai perché non mi
arrenderò stavolta?” mi chiese, ma vedendo che io non accennavo a rispondere
continuò “perché tu mi sei entrata dentro dal primo momento. Mi sei entrata
nella pelle, nelle ossa, perfino nel sangue e qualunque cosa io faccia non
riesco a liberarmi di te”.
Restai in silenzio, senza
dire nulla e sentii lui fare qualche passo verso di me. Si stava avvicinando,
potevo sentirlo senza prestare nemmeno troppa attenzione.
“Non sono stato uno stinco
di santo da quando ci siamo lasciati. Il mio corpo ha incontrato altre donne,
ma sai la verità? Ogni sconosciuta che ha voluto conoscermi, anche se solo per
una notte, ha dovuto conoscere anche te, si è dovuta sorbire la nostra storia
anche se questa non le veniva raccontata. Non appena entravo in contatto con
altre mani, con nuovi nomi, con nuovi odori c’eri sempre tu pronta a salarmi
all’occhio. C’eri perfino mentre facevo sesso perché ti cercavo in ogni respiro
dopo averlo fatto. Diventavi la frase evidenziata in mezzo alla pagina, quella
talmente importante che non ti limiti a sottolineare con l’evidenziatore, ma che
sottolinei centinaia di volte anche con la matita, talmente tante volte da
strappare perfino il foglio. Non voglio che tu continui ad apparirmi nella
mente, voglio vederti davvero..viverti davvero” continuò a dirmi lui sempre più
sicuro di sé mentre io mi strinsi più forte nella coperta.
Il freddo sembrava
intensificarsi e il gelo che c’era sembrava tagliare l’aria con un coltello.
Edward intanto mi si
avvicinava sempre di più fino a quando fu così vicino che seppur non mi stesse
toccando potevo sentire il suo respiro quasi sul mio collo. Era dietro di me a
pochi centimetri di distanza. Lo percepivo chiaramente eppure il mio corpo non
sembrava intenzionato a muoversi di un millimetro.
“Scheggia lo sai meglio di
me come stanno le cose. Tra noi sono sempre stati brividi racchiusi in attimi a
dir poco meravigliosi e non importavano neppure tutti i litigi. Noi potevamo
anche litigare per ore, ferire l’uno i sentimenti dell’altra, ma la mattina
dopo ci svegliavamo sempre abbracciati. Non è cambiato niente da allora. Siamo
sempre noi: Edward e Bella, siamo sempre quelle due persone che si sono
dichiarati il loro amore sul terrazzo di una scuola, siamo sempre quelli che
hanno deciso di stare insieme pur sapendo che non sarebbe stato facile, siamo
quelli che si sopportano, quelli che spesso maledicono il giorno in cui si sono
incontrati, siamo quelli che a volte si odiano, ma si amano allo stesso tempo,
siamo quelli che hanno passato l’inferno, ma si amano ancora più del primo
giorno, quelli che si amano in quel modo che nessuno sa”.
Restammo un attimo in
silenzio, poi le parole mi uscirono di bocca senza che io riuscissi a
controllarle.
“Non me ne dovrebbe
importare niente di tutto questo, né di queste tue parole. Ma me ne importa
ancora e tanto anche”.
Fu al suono di quelle mie
parole che lo sentii avvicinarsi ancora di più, così tanto che la sua testa si
incastonò perfettamente nell’incavo del mio collo e le sue braccia mi avvolsero
da dietro in uno di quegli abbracci capaci di lasciarti senza fiato, uno di
quegli abbracci che per anni non ci eravamo concessi di avere.
Era un abbraccio che non
assomigliava a nessun altro abbraccio della mia vita, anche se avessi potuto
sforzarmi di ricordare. Era come uno sbadiglio di tutta l’aria respirabile del
mondo, come un terremoto o un maremoto che ci toglieva l’appoggio da sotto e ci
sommergeva, che ci portava molto in alto e molto in basso e poi ci lasciava
dove eravamo. Mi sentii così a casa
stretta tra quelle braccia che mi venne istintivo chiudere gli occhi e per un
attimo lasciare che tutti i pensieri e le preoccupazioni svanissero via.
Era così che mi ero sempre
sentita quando stavo tra le braccia di Edward. Mi sentivo semplicemente
protetta, come se niente e nessuno avrebbe potuto farmi del male.
“Non sei stato corretto”
dissi dopo qualche attimo di silenzio in cui il suo respiro mi solleticava il
collo.
“Perché?” mi sussurrò
appena quasi spaventato che quella magia potesse spezzarsi da un momento
all’altro.
“Quando una persona se ne
va dovrebbe portare via con sé tutto quanto, anche i ricordi. Soprattutto i
ricordi” gli feci notare e lo sentii sorridere impercettibilmente mentre la
stretta su di me si faceva più intensa, quasi possessiva.
Stringendomi in quel modo
sembrava come se volesse dirmi “non ti
lascerò mai più”, ma non sapevo fino a che punto avrei potuto credere a ciò
che sentivo anche se, improvvisamente, ci volevo credere, ci volevo credere con
ogni fibra del mio essere.
E lui sembrò leggermi
dentro perché riprese a parlare.
“Scheggia credimi ti prego,
dammi una sola possibilità. Non ti chiedo altro. Io so di non meritarla, ma tu
sei sempre stata migliore di me. Per favore..io, io ho bisogno di te” mi disse
e quelle parole erano una novità per me perché Edward non ammetteva mai di aver
bisogno di qualcosa anche se, invece, ne aveva un’assoluta necessità.
“Edward ti prego...” provai
a dire consapevole che se stavo resistendo era solo per volere della mia testa
visto che cuore e corpo mi indicavano la strada opposta da seguire.
“Ti amo scheggia, ok? Sei
stata l’unica donna che abbia mai amato. Ti amo, ti amo, ti amo, ti amo...”
prese a dire lui stringendomi sempre di più.
“Smettila Edward” lo pregai
quasi sussurrando e fu allora che lui comprese che stava vincendo.
“La smetterò solo se mi
dirai che per te non è lo stesso. Smetterò solo quando mi dirai che tu non mi
ami più” mi sussurrò all’orecchio e fu allora che non resistetti più.
Mi liberai bruscamente
dalla sua presa allontanandomi passo sempre dandogli le spalle e lasciai che le
parole uscissero senza controllarle, non avevo più voglia di restare in
silenzio.
“Non ti amo più? E questo
che dovrei dirti per farti smettere?” dissi quasi urlando, ma poi mi corressi e
abbassai il tono di voce considerato che non volevo che da dentro qualcuno ci
sentisse “vuoi la verità Edward? Eccotela. Questa stupida” ripresi indicando me
stessa “ti ha amato dalla prima parola, dal primo sguardo, dalla prima bugia.
Mi sono innamorata di te come i bambini si innamorano dei giocattoli, a prima
vista. Mi sono innamorata di te pur sapendo che era sbagliato, pur sapendo che
eri solo il mio migliore amico, pur sapendo che avrei sofferto. Mi sono
innamorata di te perchè semplicemente, anche se tu non lo sapevi ancora, mi
appartenevi, come la luna appartiene al cielo. E ti ho amato tutte le volte che
mi hai mandata via, ti ho amato tutte le volte che sei tornato. Ti ho amato
perchè tu amavi me, in silenzio, ma amavi me. Ti ho amato anche quando sei
scappato, anche quando mi hai cacciata via. Ti ho amato perfino quando avrei
dovuto odiarti. Ti ho amato sempre e ti amo..ti amo anche adesso” mi lasciai
scappare smettendo di dargli le spalle e guardandolo negli occhi nonostante
fosse abbastanza buio, ma non così tanto da non riuscire a vederlo considerato
che il giardino della casa era ricoperto di luci tutto l’anno, ma a maggior
ragione in quel periodo che c’erano lucette di Natale da tutte le parti.
Edward mi guardò
intensamente e sorrise delle mie ultime parole, mentre io colpita nel segno
abbassai la testa non riuscendo a reggere quello sguardo e quel sorriso sghembo
che tanto amavo.
Lo vidi avvicinarsi sempre
di più a me fino a quando mi fu talmente vicino che i nostri respiri quasi si
confondevano. Con l’indice mi sollevò lo sguardo facendo incatenare i nostri
sguardi mentre non smetteva di sorridere sghembo.
“Io e te ora e per sempre.
Ci stai?” mi disse convinto molto di più di quanto lo ero io.
Lui ci stava credendo in
noi. E io, invece? Io ci credevo ancora? Potevo davvero prendermi il lusso di
rischiare una possibile nuova delusione?
Alzai gli occhi al cielo
non sapevo bene nemmeno io per quale motivo e fu allora che sentii qualcosa di
freddo bagnarmi una guancia.
Abbassai lo sguardo e mi
toccai il viso e un fioco di neve comparve sul mio dito sciogliendosi pochi
secondi dopo. Mi bastò tornare a guardare il cielo per rendermi conto che
aveva iniziato a nevicare come se qualcuno avesse mandato quei fiocchi di neve
per indicarmi qualcosa e non potei non pensare a James in quel momento.
Coincidenza
o no, stava nevicando esattamente in quel momento e soprattutto stava nevicando
quando in realtà secondo quanto aveva detto alla tv la prima neve sarebbe
dovuta arrivare solo con l’arrivo del nuovo anno.
“Nevica”
riuscii solamente a dire incastonando il mio sguardo in quello di Edward.
“Si
amore mio, nonostante tutti i meteo del mondo sta nevicando” mi rispose e fu
allora che una lacrima uscii dai miei occhi seguita da tante altre.
Stavo
piangendo, ma erano lacrime di gioia, lacrime che sapevano di felicità, quella
che forse stavo iniziando a sfiorare in quel momento.
Non
sapevo se quella neve fosse stato un segno o se stesse cadendo perché era
naturale che succedesse, ma io volli interpretarla come un segno di buon
augurio e dopo sei anni di lotte, di sofferenza decisi che, forse, valeva la
pena rischiare un’ultima volta.
Chissà
magari quella sarebbe stata la volta buona, del resto avevo capito senza troppo
indugi che arrivata al punto in cui ero non avevo più nulla da perdere. Al
massimo ci avrei solo potuto guadagnare qualcosa.
La
felicità, forse.
Guardai
Edward sempre più intensamente e fui certa che lui stesso guardando i miei
occhi avesse già compreso tutto. Del resto lui era sempre stato l’unico capace
di leggermi anche l’anima.
Una
volta, da qualche parte avevo letto una cosa: “Se due persone sono destinate a
stare insieme, alla fine si ritroveranno sempre”.
Era
forse questo che stava succedendo a noi due? Era certa di si e stavolta avrei
fatto qualunque cosa per far andare le cose nel modo giusto. Non avrei mai più
permesso a niente e nessuno di separarmi dall’uomo che amavo..a niente e
nessuno, nemmeno a lui.
Fu
questione di istanti e, mentre riflettevo su quanto mi piacesse sentirgli
pronunciare le parole “amore mio”
riferite a me, i nostri volti si avvicinarono sempre di più. In
pochi istanti le nostre labbra si sfiorarono unendosi poi in un bacio, un bacio
che sapeva di amore, di desiderio, di casa, di pace e fu proprio mentre la mia
lingua giocava con la sua che mi sentii improvvisamente felice, felice come non
lo ero mai stata in tutta la mia vita.
Restammo
lì a baciarci sotto la neve per minuti interminabili, interrompendoci solo per
brevi istanti solo per guardarci negli occhi e sorriderci complici come non
facevamo da troppo tempo.
“Ci
sto” dissi poi io quando sazi di baci, almeno per quel momento, ci stringemmo
in un abbraccio.
Edward
mi sorrise e mi strinse più forte segno che aveva capito a cosa mi riferissi.
Poco
prima mi aveva chiesto se ci stavo ad essere io e lui ora e per sempre e io gli
avevo appena risposto e mentre le sue braccia mi stringevano forte una parte di
me sapeva che non ci saremmo mai più lasciati, non dopo aver visto com’era la
vita l’uno senza l’altra.
All’improvviso
la magia venne spezzata dalle urla, provenienti da dentro, dei bambini e non mi
fu difficile capire che si erano appena accorti che aveva preso a nevicare.
Mi
staccai bruscamente da Edward e lui restò quasi stupito, ma non disse nulla
visto che qualche secondo dopo uscirono tutti fuori. Sperai solo che se ne
stesse fermo senza dire o fare nulla.
Gli
lanciai uno sguardo e lui credo comprese il comportamento che avrebbe dovuto
attuare perché non fece assolutamente nulla.
“Mamma,
mamma, hai visto la neve? Dicevano che non avrebbe nevicato e, invece, eccola.
Non è un miracolo?” mi chiese la mia piccola Lizzie tutta euforica mentre Ej e
Lucas guardavano incantati i fiocchi di neve che cadevano fitti al suolo.
“Lo
è tesoro, lo è” le risposi sorridendole lanciando uno sguardo a Edward che lui
colse subito.
Non
era la neve ad essere un miracolo, forse il vero miracolo era che quei due
piccoli angioletti avevano appena acquistato una famiglia, una vera famiglia.
Lizzie
mi sorrise poi si avvicinò a Sarah e mano nella mano guardarono la neve che
scendendo copiosa iniziava a creare uno strato bianco sul terreno.
Senza
che nessuno si accorgesse di nulla, aiutata anche dal fatto che tutti, anche i
grandi, erano intenti a guardare lo spettacolo della neve mi avvicinai a
Edward. Sapevo di dovergli delle spiegazioni.
“Ho
frainteso prima o mi sembrava che fossimo tornati insieme?” mi disse a voce
bassissima, così bassa che a malapena riuscii a sentirlo io.
“Ovvio
che no” gli risposi con lo stesso tono.
“E
allora che significa?” continuò.
“Noi
due insieme è il loro sogno e voglio che sia il loro regalo di Natale” gli
spiegai.
Lui
mi guardò e sorrise impercettibilmente senza dare nell’occhio.
“Quindi
siamo in incognito?” mi domandò sarcastico.
“Scemo”
mi lasciai scappare “dobbiamo far finta che non sia cambiato nulla solo fino a
domani mattina. Solo qualche ora e poi non dovremmo più nasconderci. Voglio che
questo sia un Natale magico per loro”.
“In
effetti credo che sia il migliore regalo sotto l’albero che potremmo fare loro”
concordò lui.
“Grazie.
Ti darei un bacio, ma non posso”.
“Ti
rifarai” mi rispose furbo prima di continuare “dov’è che dormono i bambini
stasera?”
“Nella
mia camera”.
“Benissimo”.
“Che
hai in mente?” gli chiesi alzando un sopracciglio.
“Niente,
la camera degli ospiti, quella dove dormi tu, non è stata ancora inaugurata. Voglio
solo provvedere” mi spiegò con fare prettamente malizioso.
Scossi
la testa e sorrisi, mentre lui mi dedicò un sorriso sghembo, uno di quelli che
non mi faceva da tanto, troppo tempo, poi entrambi in silenzio ci godemmo la prima
nevicata di quello che aveva tutti i presupposti per essere il Natale migliore
della storia.
…Adry91…
SPOILER:
“Sarà difficile lo sai? Viviamo in città diverse e distanti e
abbiamo intrapreso ognuno una vita diversa”.
“Supereremo tutto insieme. Scheggia io ti amo, ti amo da impazzire
e non ti libererai più di me. Non sarai per me solo una telefonata, solo un
caffè o un aperitivo, non sarai solo una cena. Tu sei tutto per me, capisci? Tu
mi resti dentro anche quando non ti vedo. Saremo quello che avremmo dovuto
essere tanto tempo fa”.
“Me lo prometti?” gli domandai speranzosa.
“Certo che te lo prometto. Saremo felici”.
“Io sono già felice adesso, qui con te” mi lasciai scappare.
Un grazie a tutti voi
che avete recensito, a quelli che hanno messo la mia storia tra i preferiti e
nelle seguite. Un altro grazie di cuore anche a coloro che mi hanno inserita
tra gli autori preferiti. Spero che anche questo capitolo sia di vostro
gradimento e recensite. Un bacio.