Fanfic su artisti musicali > Austin Mahone
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Autore: mahomie    24/01/2013    1 recensioni
"mirror mirror on the wall . . who's the biggest fool of all?" dissi con i polsi pieni di sangue che lentamente scendeva sul pavimento.
Con le ultime forze che mi restavano lanciai la lametta nello specchio, rompendolo in mille pezzi, equivalenti ai pezzi del mio cuore infranto.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Era il primo giorno nella clinica.
Ero in viaggio con mia madre, avrei dovuto viaggiare dalla california alla clinica psichiatrica di miami.
Non posso ancora credere di essere arrivata a questo punto, la depressione mi sta distruggendo.
Mia madre era la solita nervosa che con il suo nervosismo cronico innervosiva anche me e le persone che le stavano intorno.
" io ti avevo avvertito Carter, ma tu non mi hai mai ascoltato, non mi era restata nessuna scelta" mi ripeteva piu' volte, con la speranza che io sarei cambiata.
"il problema non sono io, ma il mondo e la gente" rispondevo sempre in questo modo.
"ti avevo avvisato, lo sto facendo ancora ora, non puoi vivere nel tuo mondo fatto della tua stanza, il computer e la tua chitarra" continuava a dirmi, convinta di sapere tutto della mia vita, ma non era così, era ben diverso, la gente mi respingeva per essere diversa, a scuola non avevo amici, al mondo ero completamente sola.
"Mamma, possiamo finirla per favore?" tanto sarei dovuta restare lì fino alla mia guarizione, cosa impossibile, non si puo' guarire una persona priva di malattie.
"Ah, tu dici a me di finirla? Va bene, tanto adesso andrai lì, e finchè non ti rimetterai in regola ci resterai"
tacqui imitandola e il silenzio' duro fino all'arrivo alla clinica.
"ti prego, non farmi fare brutte figure"
"no, mamma, tranquilla"
"aggiustati quei capelli"
"si mamma"
"perchè non potevo avere una figlia normale, una di quelle perfette e studiose, cos'ho fatto di male?" sussurrò tra se e se.
Quelle parole facevano male, in fondo non l'ho fatto apposta ad essere così!
Scendemmo dalla macchina e, prendendomi per il polso, mi portò nella clinica.
"Salve, lei è la signora..?" chiese l'infermiera a mia madre.
"Winter . .  Gwen Winter e lei è mia figlia, Carter"
"Ah, certo, ricordo, Carter, signora lei puo' andare, porterò Carter in camera sua a conoscere il suo compagno o compagna di stanza" disse l'infermiera
Mia madre mia abbracciò, un abbraccio freddo quello da parte mia, non dimostro affetto alle persone, ad esempio non abbraccio mio padre da due anni, proprio non ce la faccio.
Mia madre mi accennò un sorriso e lascio la clinica sempre parlando da sola chiedendosi dove aveva sbagliato con me.
L'infermiera, sempre con quel fastidioso sorriso sulla faccia, mi portò in una camera.
Mi spinse lì dentro e chiuse a chiave.
Mi girai per scrutare un ragazzo sul letto, anche lui apparentemente depresso.
"Così sei il mio compagno di stanza" dissi cercando di apparire amichevole, ma non ero brava a farlo.
"compagno di cella, vorrai dire, questo è un carcere" mi disse lui e sembrava essere sincero "sono Austin" constinuo'.
"Ah" l'unica cosa che mi uscì dalla bocca dopo la prima frase "Io sono Carter" dissi stringendogli la mano.
"Carter, eh?Mio padre si chiamava Carter" mi diss guardandomi negli occhi, aveva degli occhi stupendi, erano color nocciola ma sembravano verdi.
"perchè si chiamava?" chiesi.
"perchè è morto quando avevo sei mesi" disse smettendo di guardarmi negli occhi e il suo sguardo rivolse verso il pavimento.
"Oh, mi dispiace" 
"già ..  perchè ti hanno sbattuta dentro?" mi chiese, aveva un chiaro atteggiamento da texano e anche il suo accento lo era.
"depressione, non ho amici, non esco mai, non dimostro affetto, mi drogavo e continuo a tagliarmi, tu?" 
"stessa cosa, ma io non mi drogo ne mi taglio, non sono un'autolesionista, quanti anni hai'?"
"ho 16 anni" risposi cercando di non piangere, ma le lacrime cominciarono a rigarmi il viso copiosamente, piangevo, sì, perchè era la prima volta che parlavo del mio problema, non piangevo da anni.
"Ti prego non piangere, insultami, colpiscimi, ma non piangere . . . mi spezza il cuore" finalmente avevo trovato un amico, o almeno qualcosa che alludeva ad esserlo.
"cercherò di non piangere, ma io qui proprio non ci voglio stare, non capisco, non faccio niente di male, cosa c'è di strano nell'essere diversi?"
"il fatto che ti accorgi di essere diverso solo quando ti sbattono qui dentro, saremo insieme, diventerò il tuo migliore amico, troveremo il modo di divertirci, ok?" mi disse sorridendo, un sorriso forzato, perchè in quel posto era impossibile sorridere, una stanza piccolissima che consisteva in un bagno, due letti accostati, un lavandino e un mini bar.
"si" dissi abbracciandolo.
"Quindi che vogliamo fare?" mi chiese lui pensieroso.
"Non so, qualcosa di divertente, vuoi vedere un trucco?" già, in quell'ora avevo pensato alla mia evasione.
Presi la pinza che tenevo nei capelli.
"Si, perchè no" Rispose Austin.
Infilai la pinza nelle numerose serrature che c'erano all'esterno della porta, si, perchè la porta si apriva solo dall'esterno.
Infilai la mano nella finestrella che c'era sulla porta per poter inserire la pinza dalle serrature fuoristanti.
"No, Carter, non farlo" urlò, ma non capivo.
"Perchè non dovrei?Non vuoi uscire"
"Certo che voglio, ma tra poco ci sarà l'ora di libertà e potremmo uscire liberamente"
"ok, vabene, lo faremo stanotte,scapperemo"
"mi sembra un buon piano, e dove andremo?" bene, altro piccolo dettaglio, saremmo tornati in california, avevo comprato dei biglietti che avevo nascosto in valigia.
"Andremo in california . .solo, fidati di me, so quello che faccio"
"ok, oh, ecco sento dei passi, ci vengono ad aprire"
Austin si ristese a letto e così feci io, naturalmente su quello vicino al suo.
Sentii le serrature che scorrevano nelle fessure apposite.
"Ora di libertà, uscite"
Ci alzammo e uno dietro l'altro uscimmo dalla porta per andare in cortile.
"Brutto posto, vero?" mi disse, come dargli torto, quei ragazzi sembravano una comitiva di zombies.
"Già, non ci voglio restare un giorno di piu'"
Guardo' giu' nella mia tasca.
"ehi, che fai, mi guardi le parti basse" gli dissi "aspetta almeno fino a stasera" gli dissi ammiccando, ma scherzavo.
"Ma no, non approfitterei mai, non sono quel tipo di ragazzo, guardavo il tuo ipod, prendilo su"
presi l'ipod dalla tasca e presi una canzone a caso dalla playlist.
"Ah stronger, la amo"
Cominciammo a cantare.
"Hey, Austin, hai una splendida voce"
"Bhè, anche tu non scherzi"
"Grazie" 
...
"Ti posso fare una domanda un po' intima?" disse spezzando il silenzio.
"Certo, spara"
"Sei mai stata con un ragazzo?" wow, strana domanda.
"no, non sono mai stata con un ragazzo, nessuno si è mai interessato a me, tu?" già. perchè nessuno voleva stare con la strana.
"neanche io"
"bhè, c'e' sempre una prima volta, giusto?"
"Già"


DUN DUN DUUUUUUUUUUUUN.
AYE :) SONO CARTER, E HO DECISO DI CHIAMARE QUESTO SPAZIO "DUN DUN DUUUUUN" LOL.
LO METTERO' ALLA FINE DI OGNI CAPITOLO, SE NON MI SCORDO.
COMUNQUE HO DECISO DI FARE LA FF SU QUESTO ARGOMENTO PERCHE' NON SO, MI ISPIRAVA E MI ANDAVA DI TRATTARE DI QUEST'ARGOMENTO.
SPERO VI PIACCIA, CERCHERO' DI AGGIORNARE OGNI GIORNO O UNA VOLTA A SETTIMANA, DIPENDE DAL TEMPO CHE IMPIEGHERO' NEI COMPITI.
MI FAREBBE PIACERE UNA RECENSIONE C: GIUSTO PER SAPERE COSA NE PENSATE DELLA STORIA, SONO SEMPRE APERTA A CONSIGLI.
DETTO QUESTO, CIAO CIAO *waveshand*

 

  
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