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Autore: Nivees    24/01/2013    6 recensioni
{ Ib; Mary | Ib/Garry implicito | Alla mia figlioccia, scusa il ritardo! ♥ }
Mary la strinse stretta al petto, per trattenere le lacrime che, furiose, cominciarono a sgorgarle dagli occhi rossi e gonfi senza che lei potesse fare niente per fermarle. Affondò il viso bagnato nel suo petto, cercando in Mary quel calore che in quel momento tanto le mancava.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ib, Mary
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Oh? Che ci fa Niv qui? Lei ha da fare! Deve studiare, deve lavorare e fare qualcosa di utile per la società! Perché diavolo sta cazzeggiando su questo fandom?
Perché io amo Ib. Amo Ib, la mia figlioccia e le vacanze che mi da' il medico a causa dell'influenza. Sono quasi contenta di avere la febbre, pensate un po'! Btw, lasciamo perdere questi scleri che non hanno né capo né coda e via con delle note autore almeno decenti.
Innanzitutto: bambina mia! Ricordi per caso quella storia che ti ho promesso... l'anno scorso? Eccola. Nella stesura è un po' cambiata da come volevo dedicartela, ma una dolce e romantica è uscito questo obrobrio triste e da tagliarsi le vene. Sono a tema ormai. Gomenna! Spero ti piaccia anche solo un pochetto pochetto, perché è tutta dedicata a te. ♥
Bene, dopo la dedica alla mia figlioccia, dico solo che si basa dopo la fine Together Forever (finale dannato quello) che dunque spiega la presenza di Mary. Spero che questo scherzo della natura piaccia anche a tutti gli sfortunati lettori che passeranno di qui - ahivoi! - e si fermeranno addiritura a leggere. Have fun! And love Garry, of course.
Niv.





Incubo bianco
 

Nella notte, l'eco di un urlo echeggiò tra le mura della sua stanza, come ormai capitava veramente troppe volte da troppo tempo. Ib sbarrava gli occhi rossi, con la gola secca e bruciante, accorgendosi appena che quel grido che l'aveva svegliata era uscito proprio dalle sue labbra. Con il respiro accelerato e il petto che le faceva male - un male non fisico, di cui non conosceva né la causa né tantomeno la cura -, si mise seduta sul letto, tremando, trattenendo a stento i singhiozzi che le salivano su per la gola.
Continuava a sognare sempre la stessa cosa, ogni notte, ininterrottamente. Erano incubi senza colore, che la confondevano e la impaurivano, e peggio ancora le portavano via qualcosa - o meglio, qualcuno - che le era molto caro. Un qualcuno che somigliava ad uno strano ragazzo, un ragazzo che le mancava terribilmente, che nei suoi sogni chiudeva gli occhi e non li riapriva più nonostante lei continuasse a gridare e gridare senza ottenere risposta, che smetteva di respirare tra le sue braccia con un sorriso rivolto solo a lei e con delle dolci parole rassicuranti che non sortivano affatto l'effetto sperato.
La sensazione di vuoto la opprimeva. Quel ragazzo le mancava, e non poteva riaverlo indietro. Forse era questa la parte che le faceva più paura degli incubi astratti che la torturavano la notte, che con gli occhi chiusi ma già lacrimosi allungava una mano verso il vuoto alla ricerca della sua mano, che non sarebbe mai più riuscita stringere.
E sulla punta della lingua, un nome che le labbra screpolate dal pianto non riuscivano mai a pronunciare.
«Ib!». E come ogni notte, delle sottili braccia le strinsero il collo, quasi cullandola, «Ssh, stai calma, Ib. È tutto passato ora, non c'è più niente che può farti paura».
Mary, da quando erano iniziati gli incubi, dormiva sempre nella sua stanza, al suo fianco nel suo letto. Lo faceva per starle vicino quando si sentiva così vulnerabile e instabile, per darle una spalla su cui piangere quando le serviva, nonostante Ib non le raccontava mai cosa sognava - spesso, come scusa, usava che non ricordava -, ma la cosa più strana era che Mary non chiedeva spiegazioni, anzi sembrava che quasi sapesse cosa non andava e cosa la tormentava.
Mary la strinse stretta al petto, asciugandole le lacrime che, furiose, cominciarono a sgorgarle dagli occhi rossi e gonfi senza che lei potesse fare niente per fermarle. Affondò il viso bagnato nel suo petto, cercando in Mary quel calore che in quel momento tanto le mancava.
Ma non bastava. Non era quello, il calore che cercava.
«Non piangere più, Ib» continuò a sussurrare Mary al suo orecchio, accarezzandole dolcemente i lunghi capelli scuri, «Ci sono io con te. Starò sempre accanto a te, qualunque cosa accada, e ti proteggerò» aggiunse, baciandole la fronte come farebbe una mamma per consolare la sua bambina.
Ma Ib non smise di piangere. Né quella notte né quelle seguenti, perché l'unica cosa che poteva fermare quelle lacrime non erano le parole di Mary, e nemmeno le sue carezze; le sarebbe bastata una caramella trovata per sbaglio in una tasca a farle rispuntare il sorriso, e rivedere quegli occhi blu con cui sarebbe stata bene persino se si fosse trovata in un mondo alterato con mostri di ogni genere a darle la caccia. Avrebbe sorriso anche in quel momento, Ib, perché quel ragazzo era insieme a lei e le stringeva forte una mano per non perderla.
E fu in quel momento, stringendo le dita attorno alla stoffa del pigiama di Mary, che con voce roca mormorò tra le lacrime quel nome, sperando che ovunque fosse potesse sentirla e la potesse raggiungere, per poterle dare un'altra caramella per farle dimenticare di tutti gli incubi che aveva fatto.
«Garry...».

  
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