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Autore: EsseEffe    24/01/2013    0 recensioni
La storia complicata, ma nel contempo struggente, di due ragazzi adolescenti, Greta e Alessandro, impiantata su una semplice, ma essenziale, data: il 6 novembre.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CINQUE

 

8 gennaio 2013
sì ma basta così, così, scendiamo qui, qui,
che senza di noi c'è la libertà,
sì ma basta così, così,
e tu baciami qui, qui,
che l'ultimo sia e poi che senso avrà?
tanto basta così, così,

fermiamoci qui. 

 
“ ‘Essere più liberi’, vuoi essere più libera, senza sapere dove andare, cosa fare, con chi, come? Lo vuoi essere con me?” «Sì, lo voglio. Quando partiamo?» rispose a bassa voce, sorridendo, Greta, dopo aver trovato un biglietto di Alessandro sotto la cover del cellulare. Quest’ultimo si era bloccato, lo sfondo con lei e Alessandro era bello che stampato e non permetteva nessun’altra azione, come se quell’immagine dovesse rimanere per sempre così, lì, immutata. Tolse la cover, intenzionata a levare la batteria, e facendolo cadde sul letto questo bigliettino. Allora Greta rimise in funzione il cellulare, andò in ‘Invia sms’, ad ‘Ale’ e gli scrisse le stesse cose che aveva pronunciato qualche istante prima. Lui non rispose direttamente, ma aggiornò il suo stato in “Essere più liberi”.
“ ‘Parole per noi due’, mmm, ci sono? Ci sono parole per descriverci, per descrivere noi due? Oppure parole da dirci? Ma noi, abbiam bisogno di parole, se con un solo sguardo ci siamo già detti tutto?” «Che sono le parole?!» rispose, ironica, dopo che la mamma per lavarle i pantaloni aveva controllato se ci fosse stato qualcosa e lei gliel’aveva strappato di mano. «Greta, ho trovato un biglietto nei tuoi pantaloni neri.» disse la mamma.
«Ma non avevo biglietti nei pantaloni. Però, ferma, non ti azzardare a leggerlo.»
«Sto per farlo.» scherzò la mamma.
«Mammaaa!» urlò Greta alzandosi velocemente dalla sedia, correndo e strappando il biglietto dalle mani della madre.
“ ‘Vederti ridere’, ridi, Greta! Ridi senza smettere, tanto da non riuscir a respirare, tanto da aver dolore alla pancia! Sei sempre bellissima, ma quando ridi, beh, anche in questo caso, non ci sono parole.” Greta rise, dopo aver trovato un altro biglietto nel diario durante una pallosissima ora di filosofia.
«Che te ridi?» le chiese Alice. Greta le mostrò il biglietto, sorridendo. L’amica lesse e disse: «Ma non stai ridendo come una forsennata, però! Su, forza, ridi!» sorrise.
«Hahah, Ali, ma non riesco a ridere tanto.» rise ma non eccessivamente come diceva il biglietto.
«Allora ti faccio ridere io.» detto ciò, iniziò a farle il solletico e Greta, di conseguenza, cominciò a ridere a crepapelle. Soltanto quando la professoressa se ne accorse, la fragorosa risata della ragazza si trasformò in una frenetica tosse per mascherare ciò che aveva appena fatto.
 “ ‘Sarà facile’, sì, lo sarà, te l’assicuro, sarà facile perché saremo insieme, sempre, comunque, dovunque, in un modo o nell’altro. Quindi anche se le cose saranno difficili, complicate, tortuose, impossibili, tutto sarà facile perché anche solo guardandoci riusciremo a risolverle. Siamo una forza, io e te.” «Siamo una forza, io e te.» ripeté, confermando, Greta dopo aver trovato l’ennesimo biglietto nel portafoglio. Anche questa volta gli inviò un sms, scrivendo ciò che aveva detto. Dopo un’oretta, Greta cercava di studiare per un’importante interrogazione di fine quadrimestre di fisica. Cercava perché in quel periodo le risultava difficile concentrarsi poiché non faceva altro che pensare a lui. Bip bip. La vibrazione del cellulare: sms. Alessandro. ‘Ehi, darling, voltati.’
Greta, sorridendo, si voltò e notò dalla finestra una frase scritta sulla parete opposta a casa sua.
‘ SIAMO UNA FORZA, IO E TE.’
“ ‘Averti ancora qui’, ti ho, e lo so, lo so bene. Ma io ti voglio sempre, per sempre. E sono anche un coglione, lo so. Perché io ti ho, ma tu non hai me.” Dopo aver letto l’ennesimo biglietto, trovato nella tasca del giubbino mentre era in treno, a Greta scese una lacrima, che le attraversò tutto il viso fino a superare il collo largo del maglione e raggiungere l’incavo della clavicola.
«Che succede, piccola?» chiese un’anziana signora, seduta di fronte.
«Niente, signora, grazie.» rispose.
Io non ho lui’, pensava Greta nella sua testa.
Era passato un altro mese. Io penso che un mese è un tempo abbastanza lungo perché alla fin fine in trenta giorni possono accadere una miriade di cose, ma in quel mese non era cambiato nulla, ed era come se fosse passato un secondo. Sì, certo, il sentimento si era rafforzato inevitabilmente, il weekend passato in montagna era stato a dir poco indimenticabile, il Natale il più bello, ma in fin dei conti, di concreto, non era accaduto un bel niente. E quando dico concreto si sa benissimo che voglio dire: lui non si era ancora deciso a lasciare la tipa. E Greta continuava a frequentarlo solo perché non riusciva in nessun modo a fare il contrario. Prima di Natale aveva anche provato a chiudere definitivamente quella storia, ma era stato solo un buco nell’acqua.
“ ‘Portami altrove’, leggila al contrario. Sono io che ti porto altrove. Ti porto nel mio, anzi nel nostro, mondo. Cosa c’è? Nulla, se non, io e te.” «Portami altrove, Ale.» chiese Greta, quando trovò e poi lesse un biglietto che Alessandro le aveva nascosto nello stivale e che lei aveva trovato solo una volta tornata a casa, mentre si toglieva le scarpe. Aveva appena pranzato, studiò quanto bastava e poi si catapultò sul primo treno per Milano. Doveva esser in duomo per le 16 e 45, orario e luogo nei quali si incontrarono per la prima volta due mesi prima.
Fiatone, capelli spettinati che le si infilavano in bocca, giubbino sbottonato, matita colata: non le importava come stesse messa ad aspetto; voleva vederlo. In quel momento più di ogni altro. Non sapeva perché. Non se lo spiegava.
Lui era appoggiato alla famosa colonna al lato del duomo, distolse lo sguardo dal monumento, e vide la ragazza di cui, era sicuro, si era innamorato.
Le andò incontro, e lei fece lo stesso. Una volta a pochi centimetri l’uno dall’altro, lui le sorrise e le disse, sarcastico: «Tu sai che non mi piacciono le regole, ed io sono una persona coerente. Tu mi avevi dato una regola ed io l’ho trasgredita. Come la mettiamo?» sorrise Alessandro.
«La mettiamo che io ho fatto lo stesso.» sorrise Greta.
«Sono innamorato di te, Greta.»
«Ed io di te, Alessandro.»
«Questo è il nostro ‘altrove’, ma il nostro ‘altrove’ è ovunque. Ti va di cercarne un altro?» le propose.
«Certo.» sorrise lei.
Le prese la mano e la condusse verso il motorino. Le porse un semplice casco nero, sorrisero. Dopo qualche secondo erano in giro per Milano, le braccia di Greta allacciate al busto di Alessandro come fossero una cintura di sicurezza, lui che attraverso lo specchietto le faceva facce buffe, e lei che gli ripeteva nell’orecchio le frasi che lui nei giorni precedenti le aveva scritto.
Dopo qualche minuto, lui si fermò, scese, l’aiutò a scendere e a togliere il casco, che si tolse anche lui. Erano in un parco e lui la portò sotto un enorme magnolia.
«Adoro questo posto. Ci vengo da quando sono bambino. Mi aiuta a riflettere, a pensare, a trovare le parole giuste da dire, le cose giuste da fare, le decisioni giuste da prendere. Non sai quante volte ci sono venuto nell’ultimo periodo, ma fino ad ora è servito a poco. Anche se quel poco equivarrebbe ad esprimerti i miei sentimenti.
Non riesco a farlo, non riesco a lasciarla. E tu, se non volessi più vedermi, avresti tutte le ragioni di questo mondo. Perché sono un coglione, perché io posso averti e tu no.»
Greta stava cercando di trattenere il più possibile le lacrime. Era una ragazza a cui non piaceva, nei pochi momenti in cui accadeva, farsi vedere piangere, o comunque triste. Era una ragazza solare, col sorriso costantemente stampato in faccia. Una ragazza positiva, che cercava in ogni cosa, seppur brutta, di trovarci qualcosa di bello, interessante. Ma stava cercando, appunto. Cercando. Infatti, ad un tratto le scivolarono tutte, impetuosamente, senza che lei potesse fare qualcosa, senza che lei potesse fermarle, senza che lei potesse convincerle a restare ancora un po’ lì dentro. In un secondo, le si bagnò l’intera faccia. Si voltò e, mentre si asciugava le lacrime, diceva: «Non preoccuparti, sto bene. Solo un momento di sfogo.»
«Greta, mi dispiace, ma ti prometto che le cose cambieranno, a partire da ora.»
Si rivoltò verso di lui con aria interrogativa.
«Ho una sorpresa per te. E’ nel cruscotto del motorino.» le comunicò, sorridendo.
Lei gli sorrise, gli prese la mano e lo portò con lei al motorino. Aprì il cruscotto: sotto al casco spuntava qualcosa di giallo. Un biglietto. Alzò il casco e ne vide due, gialli e rettangolari. Ma non dei semplici biglietti.
I biglietti.
Greta lo abbracciò, e avrebbe voluto non lasciarlo più. E non sciogliendo quell’abbraccio, urlò: «NEGRAMARO, ARRIVIAMO!»
 
 
 
Ragazzi, salve a tutti (:
Scusate l’assenza, ma ho avuto vari problemi in famiglia e non ho avuto modo di mettermi all’opera. Ma finalmente ci sono riuscita, ed ecco a voi il sesto capitolo della mia storia, il Cinque.
Come avete potuto leggere, Alessandro non riesce a fare quello che deve, e Greta non riesce a rompere con lui. In ogni caso il loro rapporto e i loro sentimenti si consolidano sempre di più J
Beh, non ho più nulla da dire, se non che vorrei vedere qualche recensione, siccome non so che ne pensate!!! Hahah
Alla prossima, bacione, Esse<3
  
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