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Autore: Neverlethimgo    24/01/2013    16 recensioni
“Voglio sentirti dire che mi ami” mi disse con un filo di voce, ma totalmente sicuro di sé.
Non presi tempo per pensare, sapevo con certezza ciò che sentivo e, in quel momento, non avevo paura di ammetterlo.
“Ti amo, più di tutte quelle puttane che hai conosciuto prima di me.”
“Come puoi essere così sicura che nessun’altra mi abbia amato come dici di fare tu?”
“Perché nessuna è in grado di toccarti nel modo in cui lo faccio io, nessun’altra puttana sa quello che vuoi e quando lo vuoi. So per certo che ciò che dico è la verità.”
'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.'
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: AU, Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta, PWP
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'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.'





Vi consiglio di ascoltare questa canzone mentre leggete.






Blue Jeans.

 
Lo sentii entrare in casa mia, ormai era in possesso delle chiavi, sarebbe potuto entrare ogni volta che lo desiderava, non mi ero mai nemmeno preoccupata di impedirglielo.
 
Di punto in bianco, quando meno me lo aspettavo, udivo i suoi passi riecheggiare nel corridoio e mi ritrovavo la sua figura accanto, sentivo le sue braccia stringermi la vita in modo così protettivo che talvolta riuscivo persino a spaventarmene.
Quella nostra strana storia d’amore, sempre se si potesse definire amore il fatto che io, inizialmente, fossi solo lo svago fisso dalla sua fidanzata di turno, era cominciata circa due mesi fa quando, una fredda notte di dicembre, lo vidi all’uscita di un night club, appoggiato al muro di quel locale mentre reggeva tra le mani l’ennesima bottiglia di alcool. Mi bastò una sola notte per apprendere tutto di lui, tutta la sua vita raccontata in quattro ore, o forse cinque. Da come parlava, sentivo che di me si fidava e continua a farlo tutt’ora. Non ho mai pensato che, prima o poi, sarei finita con l’innamorarmi di lui, lui che non ha mai nemmeno accennato, o anche solo sussurrato, la parola ‘amore’.
Che cos’era l’amore per noi? Condividere quasi ogni sera lo stesso letto e finire col fare sesso sino allo sfinimento? Se questo era amore, allora sì, lo amavo.
 
La prima cosa che notai di lui, quella notte, sdraiata sul letto di camera mia in cui la visuale era incentrata in un campo visivo limitato avanti a me, furono i suoi blue jeans. Man mano che si avvicinava a me, mi concedetti il privilegio di alzare lo sguardo, sorpassando lentamente la camicia bianca lasciata aperta che faceva intravedere i suoi addominali lievemente scolpiti, sino ad incontrare il suo sguardo assente e vuoto.
Era più sobrio del solito, di questo me ne rallegrai.
Il primo suono che udivo, ogniqualvolta che varcava la soglia della mia abitazione, erano tonfi sordi, provocati da lui che sbatteva contro alle varie pareti, a stento riusciva a reggersi in piedi.
Lo vedevo giungere davanti a me, il capo abbassato ed i suoi occhi pieni di vergogna puntati su di me. Lo squadravo da capo a piedi, dedicandogli compassione e facendogli intendere che poteva tranquillamente gettarsi alle spalle la notte brava che aveva appena trascorso. Non ero mai stata capace di proporgli un’infinita paternale su quanti errori stesse commettendo, non mi avrebbe comunque ascoltato e di questo io non me ne preoccupavo mai: era la sua vita, io ne facevo parte solo occasionalmente.
Continuammo a guardarci negli occhi per interi secondi, la stanza in cui ero rintanata era ben poco illuminata, ma non avrei acceso la luce. Ricordo le prime notti in cui si presentava a casa mia, ogni qualsiasi fonte di luce era veleno per i suoi occhi, tutto ciò di cui aveva bisogno ce lo aveva davanti ed io, puntualmente, lo accontentavo, concedendogli tutta me stessa.
 
Dovresti essere fiera di me” mi disse in un sussurro, afferrandomi per un braccio e attirandomi a sé, lasciandomi poi un bacio sul collo.
Lo guardai senza di rispondere, aspettando che continuasse, mentre con lo sguardo gli penetravo l’anima, arrivando a conoscere la risposta prima che lui la esternasse.
Non ho bevuto quasi niente questa sera e, cosa più importante, ho chiuso definitivamente con… Con…
Non aveva bevuto, ma ero più che certa che nel suo corpo fossero entrate altre sostanze molto più nocive dell’alcool.
Megan?” gli suggerii. Avevo sentito parlare di lei, e di quanto Justin la reputasse un peso, così tante volte che ormai mi sembrava persino di conoscerla.
Lui annuì, facendo terminare così la conversazione e prendendosi la libertà di sdraiarsi sul mio letto. Lo guardai, delineando perfettamente i suoi lineamenti da eterno ragazzino e non comprendendo a pieno come potesse celarsi una tale anima tormentata dentro di esso.
Mi guardò, affondando quei suoi ammalianti occhi color nocciola. Lasciavano trapelare desiderio, tristezza e senso di potere, ovviamente verso di me. Tutte quelle emozioni mescolate in un’unica, grande voglia di strapparmi di dosso la leggera sottoveste che indossavo.
Non avevo paura di lui, non l’ho mai temuto, ho sempre pensato che fosse giusto che lui mi trattasse come il suo giocattolo, non avevo mai pianto per lui, mai.
Lui poteva entrare in casa mia e poteva andarsene quando lo desiderava, non l’avevo mai fermato, né invitato a rimanere.
Non avevo paura di perderlo, non avevo paura di essere tradita, perché ero io che l’avevo portato a tradire le sue tante fidanzate.
Ero cresciuta tanto e troppo in fretta, avevo imparato a conoscere l’animo interno della gente, quello vero, quello che mi aveva portato a capire che chiunque mente, che le parole sono solo lo scudo di un’infondata bugia. Come chi diceva di amarmi e puntualmente dimostrava il contrario.
Justin non aveva mai pronunciato quelle parole, così come non lo avevo mai fatto io, ecco perché lo reputavo vero.
 
Improvvisamente, come solitamente accadeva, si alzò dal letto, liberandosi completamente della camicia bianca che indossava e sfilandosi i jeans, accartocciandoli sotto ai piedi poco prima di prendermi la mano e costringendomi a raggiungerlo.
Mi sfilò la sottoveste con velocità fulminea, tanto che a stento sentii la stoffa abbandonare la mia pelle. Gli risparmiai la fatica di dovermi slacciare il reggiseno, sapevo per certo che sarebbe arrivato, così mi feci trovare pronta.
Avvolsi entrambe le braccia attorno al suo collo e, con un rapido balzo, allacciai le gambe attorno alla sua vita, mentre le sue mani stringevano saldamente i miei glutei, provocandomi un leggero dolore che immediatamente repressi, affondando le dita tra i suoi capelli ed attirandolo a me, baciandogli con foga le labbra.
Mi morse il labbro inferiore, segno che avrei dovuto lasciare a lui l’opportunità del primo bacio della serata, come sempre, ma quella sera sarebbe stato diverso.
Sentii per la prima volta il mio cuore palpitare così velocemente, giurando di sentirlo sbattere contro la gabbia toracica fino a che, se non si fosse fermato, l’avrebbe sfondata.
Interruppi quel bacio in modo brusco, guardandolo dritto negli occhi in maniera fredda, accertandomi di non lasciar trapelare nulla. E così fu fino a che non rilasciai la presa dai suoi capelli color del grano, riportando le braccia avvolte attorno al suo collo, esattamente dove dovevano stare.
Accennò un sorriso, passandosi poi la lingua sopra al labbro inferiore ed iniziando a compiere quei due passi che ci distanziavano dal letto.
Mi poggiò quasi con delicatezza su di esso e gli lanciai un’occhiata stupita, solitamente non si preoccupava di adagiarmi con grazia.
Mi raggiunse, sistemandosi sopra di me e lasciandomi un bacio casto sulle labbra, per poi scendere perpendicolarmente lungo tutto il mio petto, fino a che non incontrò l’ostacolo della mia biancheria intima. L’afferrò con i denti, facendola scivolare lungo le gambe, senza intralciarsi o lasciarla andare. Quelle mutande mi scivolarono via così come faceva l’acqua quando ero sotto la doccia.
Mi stupì di tutti quegli atteggiamenti e non avevo intenzione di interromperlo, ero curiosa di sapere che cos’aveva in mente e, soprattutto, lo volevo. Desideravo a pieno che il suo corpo si unisse al mio, desideravo sentire la sua pelle calda sulla mia, le sue labbra che mordevano e baciavano le mie, la sua intimità dentro la mia.
Le posizioni si ribaltarono ed io agii esattamente come aveva fatto lui, liberandolo di quell’inutile pezzo di stoffa e lasciando che la sua erezione potesse essere visibile ad entrambi.
Così come facevo ogni volta, l’afferrai saldamente, facendo scorrere dal basso verso l’alto la mia mano e, quando ero ormai pronta per andare oltre, lui mi fermò, ponendo due dita sotto al mio mento e scuotendo la testa, mostrandomi compiaciuto quel sorriso che gli aleggiava in volto.
Costrinse il mio viso ad avvicinarsi al suo e mi baciò ancora, affondando la sua lingua nella mia bocca e pretendendo che io facessi lo stesso.
Non glielo negai.
Sentii la sua mano scorrere tra i nostri petti, sino a raggiungere ciò che i nostri indumenti intimi avevano appena lasciato scoperto. Sollevai di poco il bacino sapendo le sue intenzioni, permettendogli così di riempirmi e, questa volta, accadde lentamente, tanto che potei sentire a pieno la sua erezione crescere sempre più dentro di me. Ed era piacevole. Non desideravo altro che sentirlo gemere sotto di me e, soprattutto, essere consapevole che la causa del suo continuo eccitamento  ero io. Io e non quelle povere puttanelle che credevano ancora nell’amore eterno. Io, solamente io.
Mi presi la libertà di accentuare le spinte, dandogli una ragione in più per farlo ansimare e lui fece esattamente come me. I momenti si velocizzarono sempre di più, diventando sinuosi e complementari, tanto che l’uno senza l’altra sarebbero risultati inutili ed impercettibili. Ed io non volevo che ciò accadesse.
Non persi, nemmeno per un istante, l’occasione di baciare quelle sue labbra, per me erano una vera e propria droga. Sentivo di non poterne fare a meno quando lui era con me.
Improvvisamente lo sentii irrigidirsi sotto di me, velocizzò tutto d’un tratto i movimenti sino a che, ormai in preda a raggiungere l’apice del piacere, lo sentii esplodere dentro di me ed io scoppiai pochi istanti dopo di lui.
Feci per scostarmi, ma lui mi trattenne a sé, dandomi appena la possibilità di dividere le nostre intimità, e così feci.
 
Voglio sentirti dire che mi ami” mi disse con un filo di voce, ma totalmente sicuro di sé.
Non presi tempo per pensare, sapevo con certezza ciò che sentivo e, in quel momento, non avevo paura di ammetterlo.
 “Ti amo, più di tutte quelle puttane che hai conosciuto prima di me.
Come puoi essere così sicura che nessun’altra mi abbia amato come dici di fare tu?
Perché nessuna è in grado di toccarti nel modo in cui lo faccio io, nessun’altra puttana sa quello che vuoi e quando lo vuoi. So per certo che ciò che dico è la verità.
La convinzione fotte, piccola” ridacchiò e fu solo allora che dedicai la mia attenzione sul suono della sua risata.
Non è me che fotte, ma te e tutte le volte in cui eri ubriaco fradicio e ti presentavi quasi ogni sera, puntualmente a mezzanotte e venti, davanti alla porta di casa mia e sai perché?
Lui rimase in silenzio, volgendo lo sguardo al soffitto.
Perché la ragazza con cui stavi non era in grado di darti niente, di non farti provare la benché minima emozione, non era in grado di darti nemmeno la metà di quanto ti ho dato io.
Ti aspetti che ti dica la stessa cosa?” mi domandò con amarezza ed io scossi il capo.
No, non ti ho mai chiesto niente del genere.
E se, invece, ti dicessi che sento la stessa cosa verso di te?
Ne sarei felice, ma non pensare che io possa cambiare se mai, io e te, dovessimo avere un futuro.
Piombò il silenzio ed io sorrisi compiaciuta, ogni volta che riuscivo a zittirlo era come se vincessi una competizione, lui era la mia gara ed il mio premio allo stesso tempo. Dovevo lottare per riceverlo e lo avevo sempre fatto.
Mi stai dicendo che potrei continuare a vedere altre ragazze e tornare da te quando ne ho voglia?
Questa volta fui io a rimanere in silenzio, mi aspettavo quella sua frase, ma la cosa, stranamente, mi ferì.
Posso prometterti che proverò a restarti fedele, ma so anche che tu saprai riconoscere quando mento e quando dico la verità, ho ragione?
Conosco cose di te cose che tu nemmeno sogni nelle tue notti più tormentate.
Non ti mentirei” mi disse poi, lasciando trapelare volontariamente la sua sincerità.
Non riusciresti” conclusi io.





Spazio Autrice
Siate clementi, non ho mai pubblicato nulla di rosso, o che si avvicinasse a tali scene, perciò lo capisco se non è il massimo, ma una mia cara amica mi ha detto di provarci e così ho fatto.
Sono in fissa con questa canzone da due giorni e mi ha dato l'ispirazione per questa one shot, perciò spero possa almeno lontanamente piacere.
A differenza di quanto avevo pensato prima, ne ho fatto un seguito, vi lascio il link se vi va di saper di più. 
Aspetto i vostri pareri :)

Alla prossima!
Much Love,
Giulia
@Belieber4choice
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