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Autore: telesette    24/01/2013    4 recensioni
Giorgio le accarezzò la nuca, abbracciandola il più possibile a sé, e fece il possibile per rassicurarla.
Tutto quello che desiderava era il bene di Chiara, nient'altro.
Purtroppo nessuno dei due poteva illudersi di cambiare il mondo, specie davanti a simili esempi di "civiltà" e sensibilità verso i propri simili, ma stando assieme potevano farsi forza a vicenda e superare la cattiveria che il mondo intendeva rovesciare loro addosso...
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Un passo dal cielo è una serie televisiva italiana trasmessa su Rai 1 e su Rai HD dal 2011, incentrata sulla vita di un comandante di squadra del Corpo Forestale della Provincia Autonoma di Bolzano di San Candido, comune che fa parte del Parco Naturale delle Tre Cime in Alta Val Pusteria, Trentino-Alto Adige.
Il protagonista, Pietro, è una guardia forestale che lavora nel paese alpino di San Candido assieme al collega "Roccia", collaborando inoltre con il commissario Nappi, appena arrivato in paese, per risolvere delitti o misteri. Pietro ha una grande conoscenza della natura e delle montagne ed è un esperto scalatore, ma si porta dentro il lutto per la morte della moglie, avvenuta durante una scalata.

Un passo dal cielo (sigla in Full HD nativo)

Stammi vicino almeno tu

 

 

 

- Ecco così, attenta...
- Lo so, guarda che non sono scema!
- Intendevo "attenta-alla-valigia" - sottolineò Giorgio, mettendo la piccola borsa da viaggio nelle mani di Chiara.

La ragazza sospirò.
L'idea di venire a Milano, per trascorrere qualche giorno assieme ai genitori di Giorgio, non la entusiasmava particolarmente.
Già all'arrivo in stazione, molto più grande e rumorosa della stazioncina di San Candido, la poverina si sentiva un po' disorientata. Scendere dal treno non era un problema, da anni era abituata a salire e scendere servendosi del tatto, tuttavia i suoni amplificati della gigantesca stazione le rimbombarono in testa non appena poggiò il piede per terra.
Chiara vacillò, il rumore era assordante, tuttavia Giorgio se ne avvide e la sorresse prontamente affinché non cadesse.
D'istinto Chiara fece per ringraziarlo ma, sentendosi profondamente a disagio in quella situazione, si staccò da lui bruscamente.
Doveva farcela da sola, senza dare spettacolo di sé stessa al giudizio degli altri.
Voleva passare inosservata, come chiunque in mezzo alla folla, e non come una povera cieca da sostenere ad ogni passo.

- Chiara...
- Va bene - tagliò corto lei. - Va tutto bene, ce la faccio!

Giorgio non disse nulla.
Il suo amore per Chiara gli suggeriva istintivamente di preoccuparsi ma, ogniqualvolta le attenzioni del ragazzo rischiavano di minare la sua difficile e limitata indipendenza, lei si sentiva in un certo senso "costretta" ad allontanarlo in quel modo.
Era la sua difesa.
Non voleva che Giorgio la trattasse in modo speciale, non come una handicappata almeno, e di fatto il giovane accettava pazientemente di non andare oltre lei non voleva che andasse.
Allontanatisi dai binari, i due si ritrovarono all'ingresso della stazione.
La mamma di Giorgio non era ancora arrivata, probabilmente perché era rimasta bloccata nel traffico, ed entrambi non potevano fare altro che sedersi e aspettarla. Subito Giorgio provò a telefonarle, così da farsi un'idea del tempo che avrebbe impiegato per venire a prenderli in stazione, ma il messaggio registrato della segreteria rimandava di fatto entrambi alla beata ignoranza.

- Ti pareva - sottolineò il giovane con una smorfia. - Oh, sono appena arrivato, e già tiene il telefono staccato...
- Eh, si vede che starà guidando - ribatté Chiara.
- Vabbé - fece Giorgio, rimettendo in tasca il cellulare. - Vuoi qualcosa da bere, da mangiare?
- No dai, siediti, sennò poi magari arriva e non ti trova!

Giorgio sorrise.
In fin dei conti, non tutto il male veniva per nuocere: potevano stare seduti ancora un po', a coccolarsi l'un l'altra, senza controllori rompiscatole a chiedere loro il biglietto ogni fermata.
Accostandole il volto sui capelli sciolti, Giorgio si mise a stuzzicare l'orecchio di Chiara, come un cagnolino dispettoso. La ragazza sulle prime sembrò infastidita ma, dal momento che l'altro la conosceva ormai fin troppo bene, il giochetto riuscì a sortire l'effetto desiderato... ovvero farla sorridere.
Vederla sorridere era senza dubbio la gioia più grande di Giorgio.
Il sorriso di Chiara era più allegro del sole d'estate sui verdi prati di San Candido; e la sua risata era fresca e spontanea, come il gorgogliare dell'acqua sorgìva fra le rocce. Anche in mezzo allo smog e al frastuono di una metropoli affollata come Milano, Giorgio sentiva che una piccola parte di San Candido viveva con lei ovunque... la più affascinante, per l'esattezza!
Proprio mentre si stavano per baciare, qualcuno interruppe l'incanto del momento con una risatina volgare e sguaiata.
Giorgio sollevò lo sguardo e vide un gruppetto di trentenni, con delle facce che non lasciavano dubbi circa la loro intelligenza, e costoro stavano ridacchiando proprio all'indirizzo di Chiara e della sua condizione. Da che si era messa a sedere infatti, il modo in cui stava ritta con la schiena e l'espressione fissa nel vuoto lasciava intendere il fatto che fosse cieca.
Una persona normale non ci avrebbe trovato assolutamente nulla da ridere, una persona "normale" appunto, ma gli stupidi non si lasciano mai sfuggire l'occasione per dare sfoggio della propria stupidità ( altrimenti detta "stronzàggine" e basta! ).

- Poverina - ridacchiò uno dei cretini. - Ha dimenticato il bastone a casa...
- No, forse c'ha il cane - fece eco un altro, fischiando e battendo le mani. - Fido... Vieni bello, vieni... Fidooo!

Chiara non poteva vedere, ma ci sentiva fin troppo bene.
Le risate di quei dementi, capaci di ridere nella loro idiozìa o in quella dei compagni, erano la parte più orribile del cinismo e dell'inciviltà umana. A San Candido nessuno si sarebbe certo sognato di prenderla in giro, in un modo così viscido e schifoso oltretutto, e solo il constatare con le proprie orecchie tanta e tale imbecillità le fece salire addosso un forte senso di amarezza e disgusto.
Lo sguardo di Giorgio passò rapidamente dagli idioti che ridevano, poi alle gocce di pianto negli occhi di Chiara, poi nuovamente agli idioti. D'istinto fece per alzarsi, carico e pronto per spaccare la faccia a tutti, ma Chiara lo trattenne forte per il polso con entrambe le mani.

- Giorgio - mormorò lei sottovoce. - Giorgio, ti prego... Lascia perdere!

Il ragazzo ebbe un fremito di collera indescrivibile, ancora più accentuato dalle risate ininterrotte di quel branco di disgraziati, tuttavia Chiara lo supplicò letteralmente di far finta di niente.

- Ti prego, andiamo via - sussurrò ancora Chiara.

Sforzandosi di reprimere la propria rabbia, stringendo le dita a pugno fino quasi a farlo sanguinare, Giorgio si costrinse ad accontentarla.
Entrambi si alzarono dalla panchina e fecero per allontanarsi, allorché gli idioti pensarono bene di salutarli con un'altra "fischiatina" di gruppo.

- FIDOOO !!!
- Fiii... Fiii... Fiii...

Di nuovo Giorgio si ritrovò sul punto di esplodere.
Chiara si aggrappò alle sue spalle, nel vano tentativo di trattenerlo, temendo più che altro che si cacciasse nei guai per colpa sua.

- Giorgio, non ne vale la pena...
- Lasciami fare - rispose il ragazzo tra i denti, con le fiamme che sembravano uscirgli dagli occhi.
- T'ho detto che non ne vale la pena... Diosanto, ascoltami !!!

Ora Chiara era veramente disperata, ma per lui.
Era una ragazza forte, capace di sopportare molte cose; poteva incassare colpi perfino più duri di quanto lui potesse anche solo immaginare, ma non poteva farlo da sola.
Giorgio si fermò.
Sul volto di lei poteva leggere tutta la sua ansia e preoccupazione.
Prima d'ora non le aveva mai dato retta, cacciandosi sempre e deliberatamente nei guai per fare il "figo", ma stavolta pareva comprendere.
Chiara si allontanò da sola per qualche passo, senza nemmeno sapere dove stava andando, e Giorgio le corse dietro per fermarla. Come lui provò a trattenerla, lei si alterò: gli disse di lasciarla, di starle lontano, o comunque di non toccarla...
Poi però, tra le lacrime e i singhiozzi, il bisogno di lui fu più forte di tutto il resto.

- Stammi vicino - mormorò lei, abbracciandolo forte e appoggiando il volto contro la sua spalla. - Stammi vicino almeno tu, ti prego!

Giorgio le accarezzò la nuca, stringendola il più possibile a sé, e le baciò più volte la fronte per rassicurarla.
Tutto quello che desiderava era il bene di Chiara, nient'altro.
Purtroppo nessuno dei due poteva illudersi di cambiare il mondo, specie davanti a simili esempi di "civiltà" e "sensibilità" verso i propri simili, ma stando assieme potevano farsi forza a vicenda e superare la cattiveria che il mondo intendeva rovesciare loro addosso.

 

FotoFoto

 

FINE

 

   
 
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