Videogiochi > Mass Effect
Ricorda la storia  |      
Autore: Johnee    25/01/2013    2 recensioni
Per un attimo, i loro sguardi si incrociarono nuovamente, stavolta posti sullo stesso piano, non più divisi da un vetro. E dopo essersi allacciati, non cercarono più altri soggetti da osservare, trovando reciprocamente magnetico il riflesso che le luci al neon proiettavano nell'iride dell'altro.
#MassEffect 3 #FemShep/James
Genere: Generale, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

Sic Volvere Parcas

-

Por lo que quiere la Suerte

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Gaia

La personificazione della Terra nella Mitologia Greca, la dea madre di tutti gli dei, ispiratrice e musa in poetica.
Spesso attribuiamo a un nome una valenza che lo supporti, come per accompagnare al suo proprietario un alone di leggenda.
L'anno è il 2186, la nave è sempre la stessa: SSV Normandy SR-2.
Gaia Shepard è una persona riservata, con un atteggiamento autoritario e senza alcun senso dell'umorismo, tende a prendere sul personale gli scherzi di Jeff e vive con indifferenza le relazioni interpersonali, anteponendo la Missione a quelle stupide “distrazioni”.
Essere un sottoposto di Shepard significava dover dare il massimo anche quando il massimo non veniva richiesto, prendere ogni sfida con decisione e contrastare qualsiasi nemico con una tattica superiore.
James Vega aveva sempre ammirato Gaia Shepard, reputandola un brillante esempio da seguire. Entrare a far parte della sua squadra significava entrare nei ranghi dell'eccellenza, raggiungere il vertice... e lui ne era entusiasta.
Sfortunatamente, stare a bordo della Normandy gli aveva fatto notare tanti piccoli dettagli che non quadravano nel contesto che aveva idealmente intessuto nelle sue fantasie di gloria. E di certo, Shepard non era l'eroina descritta dai rapporti militari... era un soldato ligio al dovere, con delle sfavorevoli eccezioni che facevano collassare l'insieme di ideali che James si era costruito anno dopo anno.
In combattimento, Shepard era una letale Vedova Nera che ordinava ai suoi compagni di attirare l'attenzione dei nemici mentre lei occupava le posizioni rialzate, attivando la Tactical Cloak per occultarsi e distruggere chiunque incontrasse il suo sguardo attraverso il mirino del suo M-98 Widow. Portava con orgoglio la divisa dell'Alleanza, il medagliere in bella vista appuntato sul petto assieme al nomignolo affibbiatole diversi anni prima per via della Strage di Torfan. G.B.S. Gaia “Butcher” Shepard.
James era perennemente in prima linea, assieme al compagno di turno. Shepard voleva così, e chi era lui per dissentire? 

 

Quel giorno, James Vega, il Soldato d'Acciaio stabile in avanscoperta ed esperto incursore, purtroppo aveva ceduto.
Un Cannibale si era avventato su di lui, strappandogli a morsi uno spallaccio e ustionandogli una discreta porzione del deltoide sinistro. A nulla erano valse le cure della dottoressa Michel per sistemare in fretta la ferita... la completa cauterizzazione avrebbe preso almeno tre giorni e Shepard si era dimostrata paurosamente incline alla rabbia per questo.
Era delusa, James l'aveva capito. Ma non aveva la minima idea di come rimediare se non ingollando regolarmente le pastiglie che il medico infilava in un bicchierino di carta e facendo degli esercizi da palestra quando Michel distoglieva lo sguardo. Ogni tanto doveva pure fare i conti con le smorfie assurde che Garrus gli rifilava al di là del vetro dell'Infermeria, quando si dirigeva al bagno tra una calibratura e l'altra.

 

L'orologio affisso alla parete ricordò al Tenente Vega che a Vancouver erano da poco passate le tre di notte e ancora Shepard non si era fatta viva per il suo solito giro d'ispezione.
Poco male. Vederlo inattivo l'avrebbe fatta senz'altro imbestialire! E così fu.
Shepard entrò nella stanza con un datapad alla mano, l'espressione indecifrabile -Come siamo messi?- aveva chiesto all'infermiera di turno mentre James ingollava delle pasticche di ibuprofene.
-E per una scottatura deve restare a letto per tre dannati giorni?- aveva domandanto, inarcando un sopracciglio, senza nemmeno aspettare che la ragazza avesse finito di recitare le indicazioni di Michel -I Razziatori non ci concederanno tre giorni, in un giorno solo hanno raso al suolo Vancouver!-
E James strinse i denti, mentre parole rabbiose si affaccendavano a tormentarlo, comprimendogli violentemente la gola pur di venire espresse.
-James, ti senti pronto a combattere? Fra tre ore saremo in prossimità di Benning e ho bisogno di una copertura solida per poter analizzare la situazione dall'alto- Shepard si mosse velocemente ai piedi del suo letto, lanciandogli il datapad senza aspettarsi che l'afferrasse al volo, data la bendatura. Difatti, l'oggetto centrò in pieno il bicipite sinistro del soldato, facendogli emettere un gemito sommesso.
-Hai sentito la dottoressa, Comandante, sono costretto a letto per altre 72 ore-
-Cazzate,- il braccio di Shepard sferzò l'aria mentre la sua espressione si induriva maggiormente -basta una mano per reggere una pistola!-
-Dispiace anche a me, Shepard-
-Non sono dispiaciuta, Tenente, sono delusa, è ben diverso!-
-Delusa per aver mancato il bersaglio e aver permesso a quel Cannibale di penetrare le difese?-
Ecco ciò che James non avrebbe mai dovuto dire, eppure la frase fluì limpida e sentita attraverso le sue corde vocali. La sua lingua assaporò il gusto di quella piccola ribellione, prima che si scatenasse ufficialmente il finimondo.
Shepard deglutì, irrigidendo la mascella prima di proferire parola, le sue mani erano aggrappate alla ringhiera di plastica che sorreggeva la cartella clinica.
L'infermiera si era appiattita alla parete, lo sguardo vitreo mentre il Comandante inclinava la testa con un'espressione terrificante dipinta sul volto.
-Tenente James Sanders, Vega, se non fossi il migliore soldato a mia disposizione ti avrei già buttato fuori a calci dalla mia squadra.- scandì parola per parola, gli occhi sgranati e le labbra tremanti.
James sostenne il suo sguardo, l'immagine di Shepard risultava lievemente sfocata dopo la quantità di farmaci ingerita e questo gli infuse una buona dose di coraggio per replicare.
-Se avessi saputo di prestare servizio sotto un despota non avrei mai lasciato Vancouver, Signora-
-Questo è troppo!- Shepard batté un pugno sul sostegno, facendo vibrare la branda dove James era steso -Non solo metti in dubbio le mie abilità, ma ti permetti addirittura di protrarre un comportamento insolente nei miei confronti! Dovrei gettarti nello spazio assieme ai rifiuti organici-
James sbuffò una risata, appoggiando la testa sul cuscino, decisamente assonnato. Chiudere gli occhi e cercare d'immaginarsi qualcun'altra al suo posto...
Se Shepard non avesse avuto una voce così ruvida e quell'aura così autoritaria avrebbe potuto sostituire la sua immagine con quella dell'archeologa Asari... avrebbe... dormito.
E così James Vega svenne, mentre Shepard continuava con quella sua ramanzina al limite del grottesco, davanti a un'infermiera allibita e all'immagine del suo soldato migliore che cadeva in catalessi.

 

 

Garrus sostituì James nei tre giorni successivi mentre Shepard diventava sempre più nervosa. Aveva compiuto delle scelte difficili, in quel periodo, con la sola consapevolezza di avere la fiducia dei suoi superiori, qualsiasi cosa sarebbe successa in futuro, a conseguenza delle sue azioni.
La tazza di caffè bollente appoggiata sul suo tavolo della Sala Comune emanava un profumo invitante, deciso. Le mani di Shepard indugiarono sui bordi dell'oggetto, sfiorandolo appena, cercando di non soffrire del troppo calore, profuso attraverso flebili condense.
Attraverso la vetrata dell'Infermeria, James e Garrus parlottavano animatamente, probabilmente era lei l'oggetto della discussione, poteva benissimo immaginarselo! Ormai, non ci faceva nemmeno più caso...
Si era comportata in maniera estrema, come al solito. Ma una donna del suo calibro non poteva, non doveva, cedere alle deboli richieste dei suoi sottoposti. Aveva a cuore la missione e James aveva un ruolo oltremodo importante in quella guerra.
Cloto aveva intessuto per lui un futuro radioso: soldato di rank N7, probabilmente con una preparazione superiore a quella di Shepard alla sua età. In lui, il Comandante riscontrava un idealismo quasi esilarante, un carattere impulsivo... ma le piaceva averlo d'intorno, con quella sua rude semplicità.
Si ritrovò a sorridere al pensiero della lieve insubordinazione di qualche giorno prima mentre i loro sguardi si incrociavano brevemente.
No, non si sarebbe lasciata distrarre da quel sorriso fugace che le stava rivolgendo. Avrebbe continuato a trattarlo come sempre aveva fatto, mantenendo le giuste distanze.

 

 

-Comandante, volevi vedermi?-
-Come stai, James?- Shepard si sporse dalla cabina adibita a bagno, la divisa estiva e i capelli neri sciolti e disordinati a coprirle la fronte -Non pensi di esserti riposato abbastanza?-
Il soldato si voltò a fissarla, indugiando sulle braccia scoperte, segnate da profonde cicatrici e dai lividi causati dal contatto prolungato con un fucile di precisione quale il Widow.
Gaia era una donna dalla bellezza particolare: le labbra sottili, gli occhi a mandorla e la mascella leggermente pronunciata... in più, era slanciata, un particolare che James aveva notato quasi immediatamente. Sovrastava facilmente l'interlocutore, mettendolo in soggezione.
-Sono pronto per combattere, Shepard, se è questo che vuoi sapere- replicò lui, spostando il peso da una gamba all'altra, il sorriso malizioso dipinto sulle labbra.
-Non sverrai, stavolta?-
-Puoi giurarci-
Si squadrarono a lungo, studiandosi accuratamente, mentre l'acquario emanava una tremolante luce azzurrina, alle loro spalle.
-Il prossimo obiettivo è Tuchanka, Tenente-
Shepard interruppe quel silenzio imbarazzante, voltandosi verso la scrivania per afferrare un datapad contenente numerose informazioni sulla missione. Con un movimento fluido del braccio, lo porse a James, in attesa di una risposta.
Dopo aver letto attentamente il contenuto del datapad, il soldato scosse la testa, perplesso -Perché sto leggendo informazioni strettamente riservate, Shepard? Nemmeno il tuo XO sarebbe autorizzato a tanto...-
Il Comandante poggiò la schiena alla parete, intrecciando le braccia -Mi sembra di avertelo già detto più volte, Tenente... sei il soldato migliore di cui io disponga e l'eccellenza merita fiducia. Hai qualcosa da ridire a tal proposito?-
James sbuffò una risata, esibendo uno dei sorrisi da repertorio che Shepard disprezzava fermamente -Ci stai provando, Shepard?-
-Devo rimangiarmi il tutto in virtù di questa tua considerazione infantile, Vega?- replicò velocemente il Comandante, lasciandosi sfuggire un sorrisetto compiaciuto -Non perdere tempo e illuminami con il tuo punto di vista... sei sotto la mia tutela, ora-
-Capito...- mormorò James, cercando di mascherare l'eccitazione grazie un'espressione stranamente accigliata. Passandosi il datapad tra le mani come se fosse una semplice pallina da baseball disse: -E va bene, ti dirò quello che penso a proposito di questa missione di recupero per il Primarca... le scansioni termiche mostrano un'area piuttosto vasta, molte gallerie ci dividono dall'obiettivo e avremo sicuramente un'alta componente di nemici. I Mutanti possono facilmente svincolare lungo le coperture e raggiungerti, quindi gli uomini in avanscoperta devono assolutamente concentrare le forze sulla loro eliminazione... questo significa che tu dovrai occuparti dei nemici più pericolosi mentre io e il mio compagno ci occuperemo dei Mutanti- fece una pausa, cercando di recuperare un concetto, poi si passò una mano sulle labbra, inspirando rumorosamente -Direi che è tutto, per ora... sperando che non si aggiungano ulteriori dettagli con il passare del tempo-
-In quel caso: comunicazioni attive e canovaccio pronto- intervenne Shepard, dando un colpo di spalle per allontanarsi dal muro -Dai per scontato che ti porterò con me, Tenente...-
James fece confluire la concentrazione finora ostentata in un sorriso -Sembra che tu soffra della mia mancanza, se mi è permesso esprimere un'opinione-
Shepard si lasciò sfuggire una risata sommessa, mentre si avvicinava a lui per prendergli il datapad dalle mani.
Per un attimo, i loro sguardi si incrociarono nuovamente, stavolta posti sullo stesso piano, non più divisi da un vetro. E dopo essersi allacciati, non cercarono più altri soggetti da osservare, trovando reciprocamente magnetico il riflesso che le luci al neon proiettavano nell'iride dell'altro.
La magia si ruppe improvvisamente, così com'era nata, a causa di un battito di ciglia; Shepard congedò James con un cenno della mano, profondamente turbata da quell'attimo di esitazione che si augurò non capitasse nuovamente in futuro.

 

 

L'atmosfera di Tuchanka era di per sé irrespirabile, notò James, ma la cosa che lo faceva andare su tutte le furie era che le truppe di Cerberus sembravano non notarlo.
Dopo il fortunato recupero del Tenente Victus e la conseguente scoperta che una bomba minacciava di fare terra arida su una discreta porzione di terreno, Shepard aveva deciso di proseguire nel disarmo dell'ordigno, facendo leva sul senso dell'onore Turian per terminare la missione con successo.
Se da una parte James adorava le sfide estreme, dall'altra odiava profondamente che Cerberus fosse sempre in agguato dietro l'angolo, pronto ad anticipare le mosse di Shepard e a superarla.
Il Tenente applicò la baionetta sulla canna del fucile a pompa e si gettò immediatamente contro un Centurione mentre Liara, alla sua sinistra, correggeva la legge di gravità sollevando i nemici da terra con delle potenti Singolarità, invidiabile potenziale biotico. Shepard, dal canto suo, restava alle loro spalle, la Tactical Cloak attiva, a giocare al tiro al bersaglio con Ingegneri e Truppe d'Assalto.
Quando apparve un Atlas, James cambiò rapidamente copertura, bersagliandolo con delle granate a frammentazione, mentre Liara si occupava dei nemici vulnerabili e Shepard imprecava sonoramente attraverso il comunicatore.
James si voltò momentaneamente, cercando di intuire le forme rigide dell'armatura N7 di Shepard dietro la classica trasparenza dell'Occultamento e quello che vide non gli piacque. Il Comandante era visibile e impugnava la pistola, procedendo verso di loro di riparo in riparo, in difficoltà. Cercava di arginare l'ondata mentre lui e Liara si occupavano dell'Atlas, con il risultato che ora un fianco era rimasto scoperto e lei era costretta ad attuare una strategia di contatto ravvicinato per attirare a sé nemici che confluivano sia da destra che da sinistra.
-Liara! Fuoco di copertura!- James impugnò saldamente il fucile a pompa, dirigendosi con una corsa a perdifiato verso l'Atlas, mirando al vetro della cabina di comando e concentrando il fuoco in un solo punto. Dopo aver aperto una breccia, caricò un altro colpo, si fermò per mirare ed infranse direttamente il vetro, colpendo a morte il pilota. Repentinamente prese il suo posto, gettando il corpo dall'abitacolo e poggiando il fucile accanto al seggiolino che vibrava: l'Atlas era ancora in funzione.
-Dunque... il manuale di pilotaggio per idioti recita...- commentò, muovendo le dita a farfalla, concentrato sui comandi -Accensione, inclinazione, virata e rotazione... no, non è un velivolo dannazione! Come diavolo si muove questo affare?!- James si portò le mani nei capelli, mentre una ventina di tasti luminosi lampeggiavano davanti ai suoi occhi. Si costrinse a fare qualcosa, afferrando due leve dall'impugnatura ergonomica e premendo uno dei pulsanti in cima ad esse.
Ne seguitò un rumore sordo, poi un'esplosione creò un buco fumante nel terreno, lasciando il soldato a bocca aperta.
Una volta compreso il meccanismo ed essersi orientato, James fece terra bruciata dei nemici attorno a lui, passando successivamente a quelli che si stavano occupando di Shepard, permettendole di arretrare e riprendere in mano il fucile di precisione e dare una copertura efficiente a Victus che stava attualmente disarmando la bomba.
Esaltato da quel nuovo giocattolo, per Vega i nemici non erano altro che formiche, pronte ad essere schiacciate e spinte a una ritirata precoce.
Fu quando gli ultimi nemici furono distrutti che vide Shepard sbiancare, lo sguardo fisso sulla bomba. James recuperò il fucile a pompa e la raggiunse, affiancato da Liara, ancora turbata per l'impresa con l'Atlas.
Tarquin Victus aveva disarmato la bomba che stava letteralmente collassando nel terreno, rimanendo schiacciato dall'ordigno, reso del tutto inoffensivo.
Shepard era in piedi sull'orlo del precipizio dove i resti del confronto con Cerberus avevano segnato ulteriormente il terreno con crepe e fenditure. I capelli che si muovevano scomposti al vento e l'espressione dura, incrinata leggermente dal classico tremore alle mani che consegue a uno scontro a fuoco di quella portata.
Anche a James tremavano le mani, principalmente perché, per una volta, si era guardato alle spalle e vedere il Comandante in pericolo l'aveva turbato profondamente. Non diede voce al pensiero, preferendo uscirsene con una battuta, cercando di risollevare il morale della squadra. Ma se Liara gli gettò un'occhiata rassegnata, Shepard non si degnò neppure di voltarsi, continuando ad osservare la bomba accartocciarsi su sé stessa sopra il corpo del Tenente Victus.

 

 

-Non ho alcuna intenzione di ascoltare altre scusanti a proposito del tuo comportamento, Tenente-
Shepard, distrutta fisicamente dagli avvenimenti della mattinata, aveva deciso di passare un paio d'ore in solitudine, per recuperare un po' di sonno e, in più, per fare ordine nei rapporti da inviare ad Hackett.
La situazione descritta è sempre la medesima, se non per il fatto che stavolta era stato James a presentarsi di sua spontanea volontà nella cabina del Comandante per assicurarsi del suo stato di salute, interrompendola dal compiere qualsiasi altra azione in programma nella sua scaletta.
-Eri in difficoltà,- ribatté James per l'ennesima volta -se non avessi fatto quello che ho fatto, ora saresti di sicuro ferita!-
-Mi ferisce il tuo comportamento, Tenente!- sbottò il Comandante, spostando i capelli dal viso -Ti ho dato fiducia e tu mi hai ripagato con un comportamento irresponsabile, non si tratta di un gioco, è la guerra!-
-Lo so, Shepard, cosa credi? C'era in ballo la tua vita in quel momento!-
-La mia vita è sempre in ballo, Tenente, senza eccezioni!- Shepard si portò a pochi centimetri di distanza da lui, l'espressione severa segnata da profonde occhiaie -Se io ti do un ordine mi aspetto un'esecuzione integra, non un'interpretazione e questo non ti è ancora chiaro!-
-Ti rode che ti abbia salvato il culo, Shepard? Perché quando Garrus o Javik prendono l'iniziativa tu non hai mai un rimprovero per loro e invece io mi devo subire una paternale?-
-Perché tu, al contrario degli altri, sei un mio sottoposto, James! E io pretendo il massimo da te: come soldato e come uomo! Se non sei in grado di recepire un ordine come potrai sopravvivere all'addestramento N7?- Shepard incurvò leggermente la schiena, esalando un respiro rassegnato -Hai la forza d'animo sufficiente per intraprendere missioni doppiamente rischiose, ma le tue azioni sono troppo avventate, devo importi un freno o non rischierai solo la tua di vita ma anche quella dei tuoi compagni...-
James la osservò con un'espressione ebete dipinta sul volto, cercando di assimilare quell'insegnamento e, al contempo, di comprendere il reale significato di quelle parole anche se, da una lettura sommaria, poteva benissimo trattarsi di una pillola comportamentale data da un maestro al suo allievo prediletto.
-Ti è chiaro questo, Tenente?- concluse Shepard, con una voce particolarmente ruvida, dettata dalla stanchezza.
James annuì. Abbassando poi lo sguardo, diede un respiro nervoso -Scusa Lola, d'ora in poi farò il bravo-
Il Comandante sorrise lievemente a quella resa così pacata, poi scosse la testa, rassegnata -La smetterai di chiamarmi Lola, prima o poi?-
-Solo se in privato continuerai a chiamarmi James e non “Tenente”- replicò lui, lanciandole un sorriso sghembo.
Shepard curvò maggiormente gli angoli della bocca, in un sorriso particolarmente gioviale, poi si voltò, sparendo dietro la montagna di datapad che si trovavano sopra la sua scrivania.

 

 

Fare sogni premonitori per Shepard era doloroso.
Il caffè della Sala Mensa, la mattina, sapeva di qualcosa di stantio, di sbagliato, mentre le immagini di quel bambino arso dalle fiamme come una torcia imbevuta di petrolio occupavano i suoi pensieri in maniera invadente. Si premurò di pensare a qualcosa di più costruttivo, ma per molto tempo, la sua mente fu un groviglio di pensieri turbolenti...
Su Tuchanka, il Comandante aveva ottenuto una vittoria schiacciante, nonostante avesse dovuto sacrificare la sua integrità per ottenere sia l'aiuto dei Krogan che quello dei Salarian. Aveva mandato a morte una popolazione, lo sapeva, ma era l'unico modo per sopravvivere a quella guerra. E si sa, in guerra tutto è lecito.
Shepard abbracciò l'idea di prendersi qualche ora per sé stessa, mandando in malora ogni tentativo di rivolta dei datapad che ancora giacevano non letti nella sua scrivania.
James si era comportato piuttosto bene, su Tuchanka. Aveva evitato ogni sbruffonata che Garrus gli proponeva, optando per mantenere un profilo basso... evidentemente il messaggio era stato recepito e Shepard si congratulò con sé stessa, ripromettendosi di fargli i complimenti, un giorno. Per ora si sarebbe accontentata di tenerlo sulle spine: si sa, più una persona è convinta di sbagliare, più forza ci mette nel migliorarsi...
E a Shepard piacevano le persone perseveranti.
Si morse un labbro, al pensiero di come l'aveva resa fiera su Tuchanka, eseguendo gli ordini in maniera eccellente! Non alla lettera, ma con lo spirito giusto per far funzionare bene la squadra...
Rise tra sé e sé quando ammise in cuor suo di averlo rimproverato fin troppo suadentemente a proposito della “faccenda Atlas”. Lei era effettivamente in difficoltà e lui le aveva dato respiro, anche se con mezzi inappropriati.

-Buongiorno, Lola!- esordì l'oggetto dei suoi pensieri mentre si affiancava a lei con una tazza di caffè tra le mani.
-Tenente-
-Ho come il sospetto che non ti dispiaccia questo nomignolo, dato che continui a chiamarmi con il mio grado anche quando siamo da soli...-
-Tenente, vacci piano con la confidenza se non sei sicuro di poter reggere il gioco- lo provocò lei, rizzando la schiena.
James arrossì violentemente, distogliendo lo sguardo mentre Shepard seguitava a ridacchiare, compiaciuta per aver affondato a dovere il coltello nella piaga. In compenso, James prese posto al suo fianco, appoggiando la tazza accanto alla sua -Hai provato a farti una dormita, ultimamente?- chiese poi, intrecciando le braccia sul tavolo -No, perché le tue occhiaie stanno toccando il pavimento-
Shepard scosse la testa, rassegnata -Insisti a mancarmi di rispetto, James...-
-HA!- il soldato puntò il dito verso il Comandante, un'espressione sorpresa dipinta sul viso -Mi hai chiamato per nome!-
Shepard prese un sorso di caffè, inarcando un sopracciglio, poi appoggiò la bevanda sul tavolo, rivolgendo al suo sottoposto uno sguardo d'indifferenza -Una semplice disattenzione...-
-Peor es nada*...- interloquì lui, sporgendosi verso il Comandante -Io ti rispetto, Lola, dentro e fuori il campo di battaglia...-
-Comandante Shepard, James, non è difficile!- lo incalzò lei, sospirando
-Lola è più breve...-
-Gaia è ancora più breve... no, non osare chiamarmi per nome, Tenente!-
-Gaia è un nome altisonante, Lola- commentò James, sorridendo -Sexy-
-Per te anche una roccia calcarea su Tuchanka sarebbe sexy. Perché insisti nel flirtare con me se poi non vuoi andare a fondo della faccenda, Vega?-
Era un modo per provocarlo, Shepard lo sapeva bene, eppure quel gioco iniziava a interessarla, come se quell'ora d'aria che si era concessa fosse indispensabile principiarla sentendosì ancora attraente agli occhi di qualcuno.
-Questo lo dici tu, mio caro Comandante Shepard-
E la risposta di James la elettrizzò, come se fosse rimasta ancora all'adolescenza, facendole provare sentimenti contrastanti. Da un lato, sperava fortemente in un Deus ex Machina a sollevarla da quella situazione e a riportare la sua attenzione sulla missione; dall'altro lato, si ritrovò a pensare ad un modo decisamente più interessante per passare il tempo lontana dal lavoro.
Riflettendoci attentamente, era sbagliato solo pensare di poter avere un rapporto carnale con il proprio allievo, una persona che pende letteralmente dalle labbra di Shepard. Ma, d'altro canto, quel ragazzo era stato capace di risvegliare la sua attenzione su argomenti umani, semplici che esulavano dal suo fardello di responsabilità.
-La mia porta è sempre aperta, James- rispose, ancor prima di completare il ragionamento -Devi solo capire come azionare la serratura-
E ritornò a cercare il riflesso azzurrino dell'acquario nel suo sguardo, mentre lui arrossiva nuovamente, cercando un modo calzante per replicare a tono e che, al contempo, arrischiasse maggiormente quella situazione di per sé sbagliata.

 

 

Leviatano.
Ecco una missione decisamente grottesca, a detta del Tenente James Vega.
Mentre Javik e James difendevano il Kodiak dall'assalto delle truppe dei Razziatori, l'Atlas con il quale Shepard aveva affrontato le profondità degli abissi di quel pianeta sconosciuto fece la sua apparizione, barcollando proprio in mezzo alla linea di fuoco e rischiando di venire assalito da un Bruto.
James trattenne il fiato quando il portellone si aprì e Shepard, stravolta, si lasciò cadere all'esterno, piombando a terra come un sacco di farina. Senza pensarci due volte, Vega affidò il fucile d'assalto a Cortez, poi scavalcò il muretto di copertura, correndo a perdifiato fino al Comandante per aiutarla a rialzarsi, noncurante del Bruto che stava per affondare i suoi artigli proprio sopra di loro. D'un tratto, una luce azzurra avviluppò il volto di quel nemico, mettendolo nella condizione di agire non per istinto ma per una volontà superiore, facendolo rivoltare contro i suoi stessi alleati; mentre James trascinava Shepard fino alla navetta, aiutato dal fuoco di copertura di Javik, le truppe di terra dei Razziatori si dispersero, dando tempo a Cortez di mettere in moto la navetta e di allontanarsi il più possibile da quel dannato posto!
Il Comandante restava attualmente privo di sensi. James la teneva in braccio, in un'inverosimile riproduzione della Pietà mentre Javik, il factotum attivo, cercava un modo per farla uscire da quello status a metà tra lo svenimento e l'arresto cardiaco, monitorando i valori segnalati dalla corazza e integrandoli con le attuali condizioni termiche del Kodiak, in un disperato tentativo di ricevere un segno di vita.
-Lola!- James le sollevò il capo e lo portò a pochi centimetri dal suo, in un vano tentativo di risvegliarla da quello stato comatoso -Non mollare ora, non abbandonarci, hai capito? Non farlo! Madre de Dios, è gelata!-
Ma Shepard seguitava a non rispondere, gli occhi schiusi appena e le labbra di un allarmante colorito bluastro. James digrignò i denti, all'ennesima risposta scontata del Prothean che ammetteva di essere inutile in quei frangenti e strinse maggiormente a sé il Comandante, sfregandole un braccio per permettere al suo corpo di riprendere un minimo di calore -Andiamo, Lola!- gemette, mentre Javik, scuotendo la testa, si allontanava verso il vano di pilotaggio, sconsolato.
James osservò il Prothean allontanarsi con una punta di rabbia, poi, sconfitto da quell'atteggiamento disfattista, strinse maggiormente a sé Shepard nell'appoggiare la schiena alla parete della navetta, le dita a sorreggerle il capo, poggiato sul suo collo.
-Ehi, Comandante Shepard... niente Lola, solo Shepard...- mormorò timidamente, avvolgendola in un abbraccio -Non è nel tuo stile farci preoccupare in questo modo... mi correggo: farmi preoccupare in questo modo, dato che quel Prothean sembra non curarsi delle tue condizioni. Sappi che è sbagliato, è profondamente sbagliato che tu debba morirmi tra le braccia in questo modo oltremodo stupido!- prese fiato, per dare uno sguardo attorno a sé, disperato -Abbiamo tante cose da fare, dobbiamo vincere una guerra e senza di te non c'è proprio storia, sarebbe tutto meno divertente- ridacchiò nervosamente, riavviandole i capelli -Non dargli questa soddisfazione, CO, non ora, quando la Galassia ha sempre più bisogno di qualcuno che la scuota... quando io... io ho bisogno di qualcuno che mi scuota, Shepard...-
Il disarmante silenzio che ne seguì, ebbe come risultato di farlo arrabbiare maggiormente, la fronte corrugata e il viso distorto dalla disperazione e dalla consapevolezza di essere effettivamente impotente di fronte al destino ineluttabile tessuto dalle figlie di Zeus per Shepard. Poteva distinguere chiaramente il rumore cadenzato dei passi che Atropo compiva nel attraversare il pavimento della navetta per raggiungere l'estremità del filo da recidere, mentre Shepard appoggiava l'ultima nota delicata del suo respiro sul collo del suo allievo.
Una nota di tosse.
James la lasciò andare immediatamente, mollando la presa sulla sua testa e permettendole di espellere l'acqua che si era infiltrata nei suoi polmoni, lo sguardo dal quale trasudava un senso innato di sollievo e le mani ancorate alle spalle del Comandante, a sorreggerla mentre tentava di recuperare affannosamente l'ossigeno per poter ridere in faccia ad Atropo che la fissava sorpresa attraverso le sue forbici acuminate.
Con un sorriso beffardo, Shepard scosse la testa, inspirando rumorosamente l'aria nei polmoni e trasformandola in un sospiro.
James scoppiò a ridere, rilasciando tutta la tensione accumulata in precedenza -E poi sono io l'incosciente, Lola...- disse solo, aiutandola a rialzarsi mentre Javik osservava la scena a bocca aperta, senza muovere un muscolo.
Shepard gli rivolse un sorriso stanco -Il successo di una missione richiede un prezzo, il Comandante agisce di conseguenza- recitò, sorreggendosi a una delle maniglie che pendevano dal soffitto -Ora anch'io potrò vantarmi di aver combinato un'impresa al limite dell'incoscienza...-
-O di aver lasciato che mi sputtanassi in modo becero-
-Soprattutto- sentenziò Shepard, rivolgendogli un'occhiata sorniona -Soprattutto...-

 

 

Il tempo scorse fluentementre tra una missione e l'altra, permettendo poche distrazioni al Comandante e al suo equipaggio.
Sembrava che le questioni personali avessero improvvisamente ceduto il loro meritato spazio all'arazzo che Cloto aveva tessuto unicamente per gli occupanti della Normandy SR-2, Shepard ne era certa.
La Cronos Station (neanche a farlo apposta) distava almeno qualche ora di tragitto da Sanctuary, ultima tappa della fregata dell'Alleanza prima dell'abisso della rivincita.
Shepard aspettava questo momento da mesi e finalmente la sua sete di vendetta poteva concretizzarsi nel modo migliore possibile: l'Uomo Misterioso avrebbe pagato per i suoi inganni e Shepard era impaziente di poterlo guardare negli occhi mentre l'indice premeva sul grilletto, ponendo la parola fine ai sabotaggi che Cerberus aveva protratto fin da quando l'aveva riportata in vita.
Un datapad tra le dita, Shepard camminava avanti e indietro lungo il perimetro della sua cabina, decisamente innervosita, figurandosi cos'avrebbe potuto trovare all'interno della Stazione: nemici, trappole, blocchi...
Sospirò sommessamente, lanciando l'oggetto sul tavolo da lavoro per poi appoggiare le mani e la fronte sulla parete. E poi?
Poi cosa sarebbe successo?
Di certo, con la caduta di Cerberus (perché, fondamentalmente, Shepard era consapevole che quella era la battaglia della resa dei conti) i Razziatori non si sarebbero fermati, anzi, avrebbero protratto la loro opera di distruzione, cercando in ogni modo di soggiogare ogni essere vivente nella Via Lattea. Questo pensiero la innervosì non poco, ma le cose andavano affrontate una per volta, secondo logica, e Shepard non poteva abbandonarsi di certo al destino segnato. No, lei avrebbe sbrogliato i fili che Cloto amorevolmente distribuisce in ordine sul suo telaio, avrebbe dato una forma diversa al disegno, scombinando la trama.
Eppure, continuava a sentire che qualcosa mancava. E si ritrovò a comporre il codice del comunicatore di James sull'interfono, mordendosi un labbro per l'impazienza, controllando nervosamente il suo aspetto attraverso lo specchio... insicura.
Vederlo varcare la soglia dell'ingresso la riempì di paura. Perché tra tutti aveva voluto lui al suo fianco prima che tutto finisse?
-Lola-
-Shepard, Tenente, quante volte dovrò ripetertelo?- sbottò lei, innervosita
-Te l'ho detto: io James- indicò sé stesso con il pollice -Tu Shepard- e liberò le braccia a indicarla con enfasi.
Shepard sorrise tristemente mentre il soldato si ricomponeva nell'affiancarsi a lei. E, di nuovo, i loro sguardi si appropriarono del tempo e dello spazio, intrecciandosi inevitabilmente.
-Grazie Shepard- mormorò James, raggiungendo la guancia di Shepard con le dita, sfiorandola appena -Grazie di tutto...-
-Il fiume più copioso non può aggiungere una goccia d'acqua a un vaso già pieno- replicò lei, sorridendo lievemente, mentre avvicinava le labbra alle sue.
-L'opera loda il maestro- aggiunse lui, sorridendo al contatto, senza distogliere lo sguardo.
E senza smettere di sorridere, le loro labbra si sovrapposero, rispondendo ad ogni domanda, esponendo chiaramente quello che era volutamente nascosto nell'animo di entrambi, così nascosti nella loro identità da dimenticarsi che non è un nome a fare di una persona un mito.
E nemmeno un ruolo, sia quello del maestro che quello dell'allievo. Perché, alla fine, non conta che l'affetto, anche se stabile come un filo sulla lama di un rasoio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*(lett.) “Meglio che niente”

 

 

Nota:

 

Inizio ringraziando chiunque sia arrivato fino a questo punto, seguendo questo vaneggio cosmico nato a mezzanotte e finito a mezzogiorno del 25 gennaio 2013. Nato per gioco, a dire il vero, grazie a una conversazione che ho avuto ieri notte con una certa A. (chissà chi sarà mai u.u) dove lamentavo la mancanza di una vera e propria romance con Vega. Strisciando supplicante davanti a immagini/santini e rompendo l'anima alla suddetta A., mi sono decisa a rendere poetica una relazione che, effettivamente, di poetico ha ben poco. Spero vivamente di essere riuscita nell'intento perché ci tengo particolarmente. Le mie qualità di scrittrice sono davvero infime, ma dovevo forzatamente concretizzare un'idea che mi frullava in testa da giorni.

Dei feedback sarebbero più che graditi, idem per le critiche (non mi scompongo, se costruttive, anzi, le apprezzo maggiormente).

Buona lettura

¡Vale!

 

 

J.

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Mass Effect / Vai alla pagina dell'autore: Johnee