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Autore: Della    15/08/2007    2 recensioni
E' una sera come tante altre al tempio Hakurei. Tranne che non è vero.
Ora, solo una miko volante ed una strega spara-laser possono salvare il mondo di Gensokyo dalle tenebre. Letteralmente.
Un racconto tratto dal sesto gioco della bellissima serie di sparatutto giapponesi "Touhou".
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Finalmente potevano vedere l'interno della villa: era sicuramente più grande dentro che fuori.

Si trovavano in un vasto salone d'ingresso, allungato e simile ad un corridoio. Un bellissimo tappeto rosso era steso per terra, sopra ad un parquet di legno rossiccio. Appese alle pareti c'erano quadri in stile europeo: Alcuni erano paesaggi, ma solo notturni. Altri rappresentavano scene religiose cristiane, non di rado quelle più cruente, o erano i classici "quadri degli antenati": uomini e donne in abito medievale. Quei quadri che sembra ti seguano con lo sguardo.

Il posto era illuminato da un grande lampadario di cristallo ben fornito di candele e ornato di raffinato mobilio, come tavoli e comodi divani (in velluto rosso), ed armature decorative lungo i muri, di tanto in tanto.

Meirin, in effetti, aveva passato da parte a parte un paio di divani ed un tavolo, poi era cappottata di lato ed aveva "raccolto" tre armature, oltre a scrostare un pò l'intonaco del muro e a rovinare tutto il tappeto.

Reimu depositò Marisa vicino alla cosa verde e rossa che una volta era Hong Meirin e toccò terra. Un essere umano sarebbe morto dieci volte, ad incassare quello che lei ha incassato. osservò. Anche se era stupida, era forte, e il fatto che sembrasse così spaventata dal suo boss significa che questo dev'essere MOLTO più forte di lei.

"La prendiamo come ostaggio, ze?" Chiese Marisa, raccogliendo da terra l'asta di un'alabarda decorativa spaccata in due e punzecchiandola per vedere se si svegliava.

"Dubito che il boss di questo posto sia un tipo da preoccuparsi degli ostaggi, ma questo posto sembra assurdamente grande e una guida ci farebbe comodo." Commentò Reimu dandole una solida pedata. "Oi. Cina. Svegliati."

"M-m-mi chia-mo... Hong... M-meirin..." Balbettò la youkai, cercando di riprendersi. Si mosse un poco, rotolandosi sul pavimento, dolorante... poi stese lentamente un braccio, una gamba, l'altro braccio, l'altra gamba... e, molto piano, si girò sulla schiena. Era ridotta in uno stato pietoso, che avrebbe intenerito i cuori di chiunque non fosse uno sterminatore di youkai del calibro di Reimu o Marisa.

Era tutta pesta, bruciata, tagliata, insanguinata, vestiti strappati, capelli arruffati, sguardo sconfitto. Sicuramente aveva perso la voglia di ostacolarle.

"Chi ha creato la nebbia scarlatta che copre il sole?" La interrogò Reimu.

Meirin alzò lentamente lo sguardo su di lei. "La mia padrona..." Disse esitante. Era chiaro che voleva parlare senza dire troppo.

"Dove si trova, ze?" Marisa arrivò subito al punto.

La youkai si guardò in giro. Ci pensò un attimo. "...ci sono due strade per arrivarci... una è attraverso quel corridoio." ed indicò una grande porta vicina. Era socchiusa, e dava effettivamente su un corridoio che correva lungo il lato dell'edificio, con finestre da un lato e porte dall'altro.

Ed era tanto lungo che sembrava perdersi oltre la curvatura dell'orizzonte, notò Reimu sbirciando. "...in fondo?" chiese, preoccupata dall'idea di farsela tutta.

Meirin annuì. "In fondo. Oppure... si passa dalla biblioteca..."

Marisa la interruppe con violenza, saltandole sopra. "BIBLIOTECA?! Avete una biblioteca qui, allora?!"

"Gak." Rispose Meirin, cercando di togliersi la strega dallo stomaco.

"Scommetto che sarà piena di libri di magia occidentale!" Esclamò entusiasta. Stavolta non lo stava nemmeno chiedendo a Meirin: aveva DECISO che una villa europea non poteva non avere una moltitudine di libri di magia nera, astrologia ed alchimia, esotici e misteriosi, e pronti a finire nella sua collezione privata senza ovviamente che nessuno potesse dirle alcunchè. Tranne forse "Sì, certo, li prenda pure, oh bella e potente Marisa Kirisame, sono suoi di diritto".

Sempre stando seduta sopra Meirin, Marisa la prese per il colletto della sua giacca cinese e la scosse su e giù, facendole battere la testa per terra in modo ritmico. "DOV'E'?!"

La povera guardia cinese rispose "Ackh" ed indicò un'altra porta, un solido portone di quercia, immenso, rinforzato, e dall'aria abbastanza chiusa. Sopra vi era scritto qualcosa, su una targhetta di bronzo, in un elegante corsivo svolazzante.

Marisa non aveva voglia di decifrarlo. Si alzò in piedi e smontò dalla youkai, marciando allegramente, scopa in spalla, in quella direzione. "Andiamo, Reimu! Forza! Da questa parte!"

Reimu lanciò un'ultima occhiata allo sterminato corridoio. In effetti una biblioteca sembrava almeno più interessante. E probabilmente più breve. "Beh, ci vediamo!" sorrise alla dolorante Meirin, e si incamminò dietro a Marisa.

La porta, prevedibilmente, era ben chiusa.

Reimu provò a spingerla, poi a tirarla, ma non dava segno di muoversi. "Uffa. Sembra che dovremo sfondarla."

"Che ne è stato dell'idea di non attirare l'attenzione, ze?" chiese Marisa. E la cosa sconvolgente è che non era ironica o sarcastica.

"...proprio tu me lo vieni a dire?" Commentò acidamente Reimu, tirando fuori un sigillo dalla manica dell'abito da sacerdotessa, una larga striscia di carta gialla recante una serie di artistici ideogrammi dipinti sopra in inchiostro rosso. Lo appoggiò distrattamente sopra alla porta, dove aderì come se fosse un adesivo, e fece un passo indietro, imitata da Marisa.

La porta esplose con un violento *CRACK* e le due ante si aprirono con forza verso l'interno.

Le due amiche si trovarono a fissare una biblioteca di dimensioni tali da essere quasi inconcepibile. Le pareti erano interamente coperte di scaffali di libri che arrivavano fino al soffitto, che era alto almeno quindici metri. In quanto alle altre dimensioni, si stendeva in larghezza tanto da non poter distinguere nemmeno i volumi più grossi sugli scaffali, e in lunghezza tanto da non vederne il fondo.

I libri erano dovunque. Gli scaffali erano completamente pieni, senza quasi spazi vuoti. C'erano disordinati cumuli di libri sparsi per terra dovunque, alcuni alti quanto loro. C'erano libri sui tavoli di legno che intervallavano di tanto in tanto la biblioteca, sulle scrivanie, pile di libri sulle sedie, libri dappertutto.

C'erano anche una mezza dozzina di fate dall'aria spaventata, e con indosso... uniformi da cameriera francese? Da maid? Proprio quelle blu e bianche con gli orli di pizzo e la gonna a campana e la fascia di pizzo bianco in testa.

Erano pateticamente nascoste dietro una gran ammucchiata di libri, ma si vedevano benissimo.

Reimu prese in mano un altro amuleto e avanzò verso la pila. Poteva sentirle sussurrare.

"Oddio oddio oddio, e adesso che facciamo?"

"Non le sento più, prova a guardare se se ne sono andate!"

"Cosa? Perchè io? Guardaci tu!"

Reimu sospirò, poi prese un libro dal fondo della pila e lo tirò fuori. Il resto della pila, diventato instabile, ondeggiò e crollò addosso alle fate.

"AAAH! GLI INTRUSI! SONO ARRIVATI QUI!" gridò una, facendosi venire quasi un infarto.

Reimu le spalmò il talismano in faccia e lei si disintegrò in una piccola esplosione. Le altre fatine spiccarono immediatamente il volo gridando come forsennate.

"Tengono della carne da cannone come cameriere in questo posto, ze?" chiese Marisa, sparando distrattamente un laser da una mano ed incenerendone un'altra a mezz'aria.

"Le fate sono inutili per i lavori domestici." Osservò Reimu. "In effetti sono inutili per tutto quello che non è mangiare e fare dispetti. Significa che ci deve essere qualcuno che le tiene in riga."

"Prima Cina ha parlato di una certa Sakuya. Pare sia il suo capo, ze."

Reimu fece spallucce, scavalcando la fila di libri. "Un nome come un altro. Forse, andando avanti la incontreremo." Poi guardò meglio la sua amica. "Marisa?"

"Sì, ze?"

"Da dove hai preso quell'enorme sacco di tela?"

"Sempre avuto, ze. Mi piace essere sempre pronta ad ogni evenienza."

"E di cosa è pieno?"

"Libri, ze." La strega raccolse un grosso tomo rilegato in cuoio da terra e ne lesse il titolo. "Oh! 'La teoria dei cinque elementi e le sue applicazioni in campo alchemico', una copia del 1699. Questo è interessante." Commentò, cacciandoselo nel grosso sacco a tracolla e continuando la sua ricerca.

"EHI! TU! LASCIA IMMEDIATAMENTE GIU' QUEI LIBRI!" gridò una voce acuta ma minacciosa, proveniente dall'alto.

Reimu alzò lo sguardo (facendo una faccia da "ecco, lo sapevo"), e trovandosi davanti, mimetizzata nell'oscurità della parte più alta della biblioteca... la bibliotecaria.

Era il solo modo di descriverla: alta e snella, lunghi capelli rossicci, camicia bianca sotto un lungo abito nero con gonna, e cravatta dall'aria formale. Aveva un paio di alucce da diavolo che le spuntavano dalla schiena, ma non sembrava avesse bisogno di batterle per restare in volo. Ne aveva anche un paio più piccolo ai lati della testa.

"Un... diavoletto?" Fece Reimu, confusa.

"Lasciate immediatamente i libri della mia padrona e andatevene!" Ingiunse la bibliotecaria. "O sarò costretta ad usare le maniere forti!"

Marisa non la stava neanche ascoltando.

Reimu, invece, aggiunse divertita: "Ah, ecco, mi sembrava. Sei chiaramente il famiglio di qualunque maga sia la proprietaria di questa biblioteca. Beh, ho una notizia per te: siamo qui per fermare la nebbia, quindi portaci subito da chi comanda qui o la tua padrona dovrà cercarsi un'altro famiglio."

Aveva detto tu Ma aveva sottovalutato la fedeltà della diavoletta. Alzò una mano, ed una dozzina di libri neri volarono fuori dagli scaffali e si disposero attorno a lei, aperti e puntati contro Reimu e Marisa (che stava continuando a raccogliere libri come se stesse andando a funghi, intanto).

"Non vi permetterò di infastidire la mia padrona!!" gridò, abbassando la mano. Grosse sfere di energia violetta emersero dai libri, che le spararono violentemente verso di loro, rinculando vistosamente.

Reimu sospirò. I suoi colpi erano lenti e seguivano una schema molto ordinato e prevedibile. Fece un passo di lato schivando il primo proiettile, e poi si alzò in volo, evitandone altri due, che esplosero a terra. Tirò fuori dalla tasca altri quattro talismani, tenendoli a raggiera, e li lanciò.

I talismani volarono come aeroplanini di carta, se gli aeroplanini di carta potessero essere radiocomandati. La bibliotecaria provò ad abbatterli, ma quelli schivarono i suoi colpi. Provò a gettarsi di lato, ma quelli la inseguirono. Infine, colpirono il bersaglio in una raffica di quattro fragorose esplosioni.

"Eh?" Fece Marisa, alzando la testa da terra come se solo in quel momento si fosse accorta di qualcosa che non andava.

"Niente." Rispose Reimu con aria di sufficenza. "Una seccatura."

La bibliotecaria, sparata via dall'esplosione, volò in un largo arco attraverso la biblioteca...

Reimu si rese conto che c'era qualcosa di strano quando non la sentì colpire il pavimento.

I suoi sospetti furono ulteriormente confermati quando il suo sesto senso la avvertì di una forte pressione magica, di una presenza che si stava avvicinando.

A quanto pare avevano trovato la padrona del famiglio.

E in effetti, la bibliotecaria diavoletta, tutta pesta e lacera, era aggrappata (con una strana espressione felice) ad una ragazza pallidissima dai lunghi capelli viola legati da un numero di nastri e fiocchi.

Indossava... beh, una vestaglia da camera rosa. Ed una cuffia da notte dello stesso colore. Sembrava appena uscita dal letto, ma visto che non sembravano esserci letti, e che i suoi vestiti non erano affatto spiegazzati ma anzi molto ben tenuti e che, beh, era impossibile dormire tenendo i capelli arrangiati così, voleva probabilmente dire che lei girava per casa abitualmente in vestaglia.

Stringeva in mano un grosso libro nero, uno di quelli veramente massicci, ma senza nessun titolo visibile nè sulla copertina nè sul dorso.

"Koakuma." Fece, con voce piatta, al diavoletto, che era aggrappato a lei. (E con la faccia profondamente piantata tra le sue tette. Forse era questa la causa dell'espressione felice.)

"Sì, Patchouli-sama?" Fu la gioiosa risposta.

"Stai bene ora?"

"Sì, Patchouli-sama! Grazie per avermi salvato!"

"...mi puoi lasciare ora?"

"Credo di stare ancora un pò male, Patch-"

Patchouli la colpì ripetutamente in testa con lo spigolo del libro (tutto questo senza assolutamente cambiare espressione, che era come congelata su un "apatico-annoiato" persistente) fino a scrostarsela di dosso.

"Waaah, Patchouli-sama è cattiva con me..." frignò.

"Torna al tuo lavoro, Koakuma. Degli intrusi mi occupo io." Fece lei, voltandosi verso Marisa e Reimu.

Marisa aveva ancora il sacco strapieno di libri in spalla. Era sgamata in partenza.

"Tu. Non prendere i miei libri."

"Li prendo, ze."

Patchouli aprì il libro. "Mhh, vediamo. Come Liberarsi dalle Infestazioni di Fastidiosi Scarafaggi Ruba-Libri Neri-e-Bianchi..." fece, sfogliando le pagine.

"C'è veramente scritta una cosa simile?" Chiese Marisa, sorpresa.

Reimu avanzò di un passo verso Patchouli, calpestando inavvertitamente un libro posato in terra.

"Ehi, tu, rossa-e-bianca, stai attenta." Fece. Reimu istintivamente fece un passo indietro accennando un inchino di scuse. ("Rossa-e-bianca?") "Ci sono libri qui che sono così preziosi da valere, da soli, quanto tutte le donazioni fatte al tuo tempio negli ultimi cinque anni."

Reimu sospirò tristemente. "Il mio tempio non ha quasi mai visitatori per tutto l'anno."

"Oh." La maga chiuse il libro che stava leggendo. "Allora immagino che non valgano nulla." Si sfregò gli occhi. "Uhm, sembra che la mia vista stia peggiorando."

"Troppo buio." Commentò Marisa.

Patchouli scosse la testa. "Forse ho una carenza di ferro."

"Credo che tu voglia dire vitamina A." Rispose la strega, tempestiva.

La maga in vestaglia fece spallucce. "E te?"

"Io ne ho da vendere. Di un sacco di cose."

"Credo che assaggerò."

"Sono veramente deliziosa, ze." fece Marisa, sollevando gli angoli della gonna ed accennando un inchino alla maga.

La quale riaprì il libro, mormorando e sfogliando. "Vediamo... Come Liberarsi degli Avanzi di Cibo..."

"Per me è semplicemente troppo buio." Fece Reimu, sollevando il libro che aveva calpestato e spolverandolo. Era intitolato "Introduzione ai sistemi geometrici non-euclidei".

"Diversamente da te, ci vedo bene al buio, io."

"Ecco, un'altra che lo pensa." Commentò Marisa.

"Ehi, piantatela, tutte e due. Io ci vedo ben-" Si interruppe, posando il libro su una vicina pila. "Sei la proprietaria di questa casa, comunque?"

La maga fece un cenno di diniego. "Cosa volete dalla signora?"

"Che faccia smettere la nebbia." Spiegò Reimu. Finalmente avevano trovato una persona ragionevole.

"Allora non posso assolutamente permettervi di raggiungerla."

Al diavolo la ragionevolezza. "Non ci fermerai."

"...Comunque, chi diavolo siete?" La maga le squadrò da cima a piedi.

Marisa saltò sulla scopa, reggendosi con una sola mano. Reimu spiccò il volo e tirò fuori un pacco di talismani di carta. Patchouli aprì ancora una volta il suo libro, e si circondò di un luccicante cerchio magico.

Tutte e tre estrassero una spellcard con la mano libera. Ciascuna dichiarò il proprio incantesimo.

"Segno Magico, STARDUST REVERIE!!"

"Segno Spirituale, SIGILLO FANTASTICO!!"

"Segno di Metallo, METAL FATIGUE!!"

La battaglia era iniziata.

Marisa si scagliò frontalmente contro Patchouli, con tutta la velocità, lo splendore e la furia di una stella cadente, lasciandosi dietro una scia di intensissima luce azzurra. Patchouli alzò una mano nella sua direzione, e dal nulla apparvero dei dischi dorati, fluttuando attorno a lei, larghi due metri, simili quasi a monete d'oro esageratamente grandi. Danzando ai suoi ordini, i dischi si allinearono ed intercettarono il volo folle di Marisa. Ne sfondò uno, due, tre come se fossero di latta, ma perdendo sempre più energia, e infine si sfracellò pesantemente sul quarto. La sua spellcard si spense in un lampo di luce, mentre gli altri dischi dorati ruotavano rapidamente a intercettare l'attacco di Reimu.

Sparata da quella distanza, Sigillo Fantastico appariva come una veloce raffica di globi di luce colorata, vaghi ed immateriali quanto un arcobaleno e più o meno con le stesse sfumature di colore. Tuttavia, per quanto fosse una forma di energia insostanziale, era comunque magia, e i dischi metallici, a loro volta chiaramente frutto di un incantesimo, poterono intercettarli uno per uno. Una raffica di esplosioni squarciò lo spazio tra la maga e la sacerdotessa man mano che i suoi dischi esplodevano fragorosamente sotto la pressione dell'attacco di Reimu.

Infine, il fumo della battaglia si diradò.

"...Un'elementalista?" Mormorò Marisa. I suoi attacchi non erano di pura energia magica come quelli di un mago qualsiasi... ma aveva evocato dal nulla e plasmato con grande abilità uno dei cinque elementi. Non era cosa da poco.

Inoltre, aveva dichiarato come prima spellcard una magia molto difensiva. A quanto pare avevano davanti un'avversaria abile e prudente.

Patchouli richiuse il libro e lo lasciò. Questo prese a levitare al suo fianco, fluttuando dolcemente e seguendola nei suoi movimenti. "Esatto. Il mio nome è Patchouli Knowledge." Si presentò.

Schioccò le dita, e il libro si aprì e prese a sfogliarsi da solo. Dalle pagine emerse uno sciame di carte magiche: su ciascuna di esse era dipinto un ideogramma, uno dei cinque elementi: Terra, Acqua, Fuoco, Metallo e Legno. Le carte fluttuarono attorno a lei per poi disporsi in cerchio, in un anello con lei al centro, che ruotava lentamente.

"La mia specialità è la manipolazione degli elementi... e la loro combinazione." Spiegò placidamente. Dal libro emerse un'enormità di altre spellcard, almeno cinque volte tanto quanto erano quelle di prima... e queste avevano non uno, ma due idogrammi elementali ciascuna. Si disposero in una vasta spirale attorno a lei, appena più ampia dell'anello di prima, ruotando lentamente in senso opposto.

Marisa le stava contando. Aveva gli occhi fuori dalle orbite. "C-c-come può una persona avere COSI' TANTE spellcard diverse?!" Riuscì infine a balbettare.

"Mi annoio facilmente." Fece lei, con faccia annoiata. "E ho avuto molto tempo libero negli ultimi cento anni."

"S... sono cento anni che sei in questa biblioteca?" Chiese Marisa, sconvolta.

"Più o meno. Mi piace leggere, ma a volte mi viene voglia di mettere anche un pò in pratica." Per la prima volta la sua faccia inespressiva cambiò, diventando un sogghigno vagamente inquietante. "Fortuna che delle cavie sono venute a trovarmi."

Reimu Indietreggiò leggermente. "Beh, Marisa, visto che ti diverti ti lascio con Patchu... io torno indietro e provo l'altra strada." Fece, con noncuranza.

Un dardo magico di Patchouli tagliò l'aria tra lei e la porta della biblioteca. "Dove credi di andare?"

Reimu si voltò verso di lei. "Io vado dal capo di questo posto. E tu non puoi impedirmi di provarci. Non sei in grado di reggere una battaglia due contro uno." Fece, con un mezzo sorriso.

"Perchè devo restare io e non tu, ze?" Protestò Marisa.

Reimu sorrise. "Se la sconfiggi, potrai prendere tutti i libri che vuoi, no?"

La strega tornò a fissare Patchouli con sguardo di fuoco ed un ghigno preoccupante in faccia. "Hai ragione." Marisa era facile da convincere.

Patchu la fissò di rimando. "E' vero, non posso combattervi tutti e due contemporaneamente. Ma in fondo di cavia me ne basta una."

Le due amiche si scambiarono un cenno d'assenso, e partirono improvvisamente in direzioni opposte: Reimu saettò verso la porta, Marisa schizzò verso Patchouli. "ROUND DUE, ZE!!"

"Laser Non-direzionale." Disse semplicemente la maga. Un dedalo spiraleggiante di raggi magici esplose da lei in tutte le direzioni, rastrellando l'aria attorno a lei.

Marisa fece appena in tempo a schivarlo, sterzando la scopa e quasi cappottandosi ed andando a finire contro una libreria. Più si avvicinava a lei, più i laser erano fitti: si trovò costretta a tornare sui suoi passi ed indietreggiare.

"Visto che oggi non mi sento molto bene, non credo di aver voglia di vedermela con te in corpo a corpo." Affermò Patchouli, calmissima, mentre i suoi laser scatenavano l'inferno e Marisa era costretta a schivare ed indietreggiare sempre di più. "Così ti terrò a bada con questo intanto che scelgo che spellcard provare su di te."

Marisa si riparò nella nicchia tra il lato di due grosse librerie a muro per sfuggire ai laser incrociati. "Vuoi dire che questa non è una spellcard?!" Chiese. Sbirciò appena oltre l'angolo: Patchouli in effetti non aveva dichiarato nessuna spellcard: semplicemente sprigionava laser.

"Non dire idiozie, questo è soltanto un trucchetto da quattro soldi." Fece. E, in effetti, non aveva visto carta, nè dichiarazione, e il mantenerlo attivo non sembrava richiedere a Patchouli alcuno sforzo.

"Non ti si rovinano i libri, ze?" Chiese Marisa, sporgendosi quel tanto che bastava da raccogliere un libro dallo scaffale e dargli un'occhiata. "La Pietra Filosofale: Tra Alchimia ed Elementalismo", un'edizione in cinese del 1804. Questo sarebbe stato una buona aggiunta alla sua collezione. Era anche assolutamente intatto anche dopo essere stato attraversato da uno dei fasci di energia che Patchouli emanava.

"Sigilli anti-magia, protezioni anti-incendio, incantesimi idrorepellenti, benedizioni anti-infestazione... Ho buona cura dei miei libri."

Come ogni collezionista decente, notò Marisa. Questa ragazza stava iniziando a piacerle.

"Ah, ecco. Proviamo questa, a proposito. Segno di Fuoco, AGNI SHINE!"

Marisa, dal suo nascondiglio, avvertì la temperatura salire. Sbirciò oltre, e vide uno sciame di sfere di fiamme liquide avanzare verso di lei.

"Uh-oh."

Afferrò la sua scopa, e saettò fuori dal suo nascondiglio un attimo dopo che questo venisse investito dalle fiamme magiche.

Lasciandosi alle spalle la libreria ingolfata dal fuoco (e sperando che quelli di Patchu fossero degli incantesimi protettivi davvero BUONI), Marisa cercò di sfruttare il momento di ritardo che inevitabilmente deve passare tra una spellcard e un'altra per-

Si abbassò improvvisamente, ed un laser passò dove la sua testa si trovava fino ad un attimo prima, bruciacchiandole la punta del cappello.

Non le stava dando neanche il tempo di dichiarare la sua spellcard!

Come se stesse giocando a carte in un pacifico casinò, Patchouli prese tranquillamente un'altra spellcard tra quelle che le stavano orbitando intorno, e la puntò ancora contro Marisa. "Segno di Legno, SYLPHAE HORN!"

Ed uno sterminato arsenale di lunghe, contorte spine verdastre si materializzò attorno alla maga, esitò per un secondo, e poi si abbattè su Marisa come un immenso nugolo di frecce.

Patchouli sollevò un sopracciglio quando, dopo la tempesta, si trovò ancora davanti Marisa, ansimante ma sana come un pesce, anche se i suoi vestiti avevano qualche buco in più. (ed una grossa spina era piantata di traverso nel suo cappello. Le dava un look un pò alternativo, di sicuro)

"Oh? Leonida sarebbe stato orgoglioso di te." Fece, pescando un'altra carta "Proviamo questa, allora. Segno di Terra, RAGE TRILITHION!"

Marisa stavolta non aveva neanche bisogno di guardare per capire cosa sarebbe successo: un milione di sassi si materializzarono tutto intorno a lei, e presero a volare in tutte le direzioni in un inferno di pietra.

"Perchè non muori?!" Esclamò improvvisamente Patchouli, afferrando un'altra carta. Il suo specchio si impassibilità si stava incrinando. "Segno d'Acqua, PRINCESS UNDINE!"

Tre gigantesche punte di ghiaccio trasparentissimo apparvero davanti alla maga, la quale quindi puntò la mano e le investì con un violento getto d'acqua da dietro, sparandole via contro il cumulo di pietre, dove si frantumarono. Marisa, nel frattempo, era già balzata via, agile come un gatto e veloce come un razzo ubriaco (descrizione che rende bene l'idea delle manovre necessarie per sopravvivere in un duello di Danmaku). Patchouli la seguì con lo spruzzo di acqua, ma la strega fu più veloce, riuscendo a tenersi davanti al getto ad alta pressione ed a gettarsi dietro una solida libreria.

"Adesso ti faccio vedere io perchè una umana che ha imparato la magia per conto suo..." Patchouli concentrò il getto sulla libreria dietro alla quale si era nascosta Marisa, intensificandolo. "...non può neanche essere paragonata ad una Youkai nata col dono della stregoneria!"

La libreria, spinta dall'immensa forza del getto d'acqua, si cappottò e cadde, sfracellandosi a terra. Un millisecondo prima, qualcosa di nero e bianco sgattaiolò via, saettando verso un altro riparo.

"SEI MIA! SEGNO DI TERRA E FUOCO, LAVA CROMLECH!!"

Un brillante, violento getto di incandescente roccia fusa si spiattellò sul pavimento della biblioteca, bruciando e tracciando una lunga linea dalla libreria crollata ad un'altra dall'altro lato della stanza.

Nel mezzo, un tavolo e tre sedie vennero incenerite, e numerosi libri completamente coperti. L'incantesimo protettivo sembrava a malapena sufficente ad impedire che prendessero fuoco... e comunque, una volta raffreddatasi la lava, sarebbero stati comunque incastrati in un blocco di roccia.

Ma Patchouli era ormai partita. "SEGNO DI ACQUA E LEGNO! WATER ELF!"

Un'altra ondata d'acqua si abbattè sulla libreria dietro alla quale si era nascosta la sua avversaria, incilnandola paurosamente. Alcuni libri caddero.

Poi, improvvisamente, il legno di cui era fatta la libreria SI PIEGO', come se fosse un essere vivente e non un semplice blocco unico di materia inerte, e si protese verso il basso, ad ingabbiare Marisa e schiacciarla sotto il suo peso.

"Stavolta non riuscirai ad uscirne, piccolo scarafaggio nero-bianco!" Fece gioiosa Patchouli. La libreria, spalmata a terra, sussultò mentre il suo legno germogliava, cresceva e si ramificava e si contorceva, improvvisamente riportato alla vita dall'incantesimo.

"Stai parlando di me, ze?" Fece un'ormai familiare voce strafottente (ed un pò ansimante) alle sue spalle.

Patchouli si girò di scatto, riportando in azione istintivamente il suo Laser Non-Direzionale, e lanciando qualcosa alla cieca. "SEGNO DI METALLO E ACQUA! MERCURY POISON!!"

Una lunga scia di metallo liquido argentato investì il punto da dove era venuta la voce, ma Marisa...

"Calmati, ze. Una persona nelle tue condizioni di salute non dovrebbe sforzarsi tanto."

Stava ansimando. Stava tremando.

Ma stava anche ribollendo d'ira.

"SEGNO DI TERRA E METALLO! EMERALD MEGALITH!"

Uno sciame di cristalli verdi le apparve intorno e si disperse subito, esplodendo in tutte le direzioni, sfondando tavoli e sedie, crivellando il pavimento, abbattendo librerie, spaccando scaffali, e rovinando tutto il soffitto e i lucernari...

Era lì! Quella maledetta strega nera e bianca! Era lì davanti a lei, la stava prendendo in giro... ma non riusciva a colpirla! Non riusciva a prenderla!

Senza riflettere, si infilò una mano in tasca, e ne estrasse una spellcard che non aveva tirato fuori prima. Tutte le altre carte che orbitavano attorno a lei caddero a terra.

"SEGNO DI FUOCO, ACQUA, LEGNO, METALLO E TERRA!!!" Gridò al colmo dei suoi polmoni. L'aria tremò. La poca luce della biblioteca divenne ancora più offuscata. Ogni cosa fremette ai suoi ordini, in attesa di scatenare una violenza senza fine. "PIETRA FILOSOF-blarg."

E tutto, improvvisamente, si fermò. Patchouli inciampò sulle parole, la sua magia esitò, ed un singhiozzo sconnesso ed uno spruzzo di sangue le uscirono dalla bocca. Da pallida che era, divenne assolutamente bianca. I laser che la proteggevano si spensero. La luce tornò.

"Ti avevo avvisato." Fece Marisa. La sua voce non era beffarda, nè trionfale. Aveva uno strano tono di rispetto, di ammirazione per quella maga così capace.

Anche le parole che seguirono ce l'avevano.

"SEGNO D'AMORE, MASTER SPARK!!!"

Kaboom.

Patchouli riaprì gli occhi.

"Mukyuu." Disse. Non era esattamente nelle sue intenzioni, ma quello fu l'unico suono che riuscì a produrre.

Marisa era lì a due passi. Stava raccogliendo libri e cacciandoseli nel sacco. "Oh, ti sei ripresa, ze." Fece, notando che sembrava aver ricominciato a respirare. Posò il sacco e trotterellò da lei. "Ancora viva?"

"Ack. Sput. Bleah."

Che schifo. Aveva tutta la camicia da notte impastata di sangue e saliva.

"Te la cavi bene con la magia." Osservò Marisa, come se fosse un tentativo di fare della conversazione spicciola. Inutile dirlo, la conversazione spicciola non era una cosa alta nella lista delle priorità di patchouli. Non dopo aver appena rischiato la morte per eccessivo sforzo magico.

Finalmente riuscì a pulirsi la bocca abbastanza da parlare. "S...sono così anemica da non... riuscire neanche a lanciare... i miei incantesimi..."

"Beh, quello era bello grosso, ze." Marisa si tolse il cappello, rendendosi conto di avere ancora una spina piantata lì. La tirò fuori con attenzione, guardandola con aria incuriosita. "Non pensavo che fosse possibile fondere tutti e cinque gli elementi in una singola spellcard. Funziona?"

"Non sai un tubo... di magia elmentale... certo che è possibile... è la pietra filosofale... l'equilibrio perfetto di tutte le forze del cosmo... è... il santo graal... dell'elementalismo..." Fece.

"Ah, a proposito di pietra filosofale." Marisa le mostrò il libro che aveva raccolto prima. "Prendo in prestito anche questo, ti dispiace?"

Patchouli la guardò senza capire. "Prestito?"

Marisa si grattò la testa. "Beh, mi sembra che tu ci tenga molto ai tuoi libri, ze. Quindi... insomma, non preoccuparti. Te li restituirò. Un giorno. Ah!" Tirò fuori dal suo sacco un'altro libro. "Questo invece te lo rubo. Consideralo parte della mia collezione adesso. Sembra molto interessante." Si intitolava "Laser Non-Direzionale: Un Approccio Innovativo alla Difesa Personale nei Duelli di Magia, di Knowledge P."

"Aaah, no, quello no!" Patchouli agitò le bracia cercando di prenderlo, ma veniva tenuta a distanza da Marisa. "E' mio, è il mio libro!! Non lo leggere!! E' mio!!"

"Ora è mio, ze." Fece Marisa, spietata, tirandosi il sacco di nuovo in spalla. "Ora vado a raggiungere Reimu. Riguardati, ze."

E, detto questo, prese la scopa e decollò.

"Patchouli-sama?" Fece la timida, impaurita voce di Koakuma da dietro una libreria. La diavoletta saltò fuori, correndo ad abbracciare la sua padrona, incurante di tutto il sangue di cui si sporcò. "PATCHOULI-SAMAAAAAAAAA!! NON MI LASCIATE SOLAAAAAAAAA!!!" Frignò.

"Non sto per morire, idiota." La rimproverò Patchu, senza girarsi verso di lei. Era rimasta a fissare la porta della biblioteca, da cui Marisa era appena uscita.

"Patchouli-sama? State veramente bene? Sono così felice di sapere che state bene! Oh, pensavo che aveste avuto un'altra crisi anemica o di bassa pressione, ma mi sembrate tutta ben colorita e con le guanciotte arrossate!" Fece la diavoletta, strizzandola adorabilmente come una vecchia zia farebbe con la nipotina. Ovviamente, nessuna reazione se non lo sguardo fisso sulla porta.

"...Marisa..." Mormorò Patchouli. Il nome le rimase sulle labbra.

  
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