i corridoi del castello erano vuoti, silenziosi, bui. Nessun rumore, il silenzio padroneggiava su tutto il castello. Neanche uno spiffero, un cigolio.. nulla. Solo il rumore del silenzio. Il stressante rumore che provocava il silenzio. 

La ragazza camminava frettolosamente, quasi fluttuando sul gelido pavimento. Incappucciata da un lungo mantello in velluto color panna, finemente decorato, come quasi non volesse farsi vedere da quei muri, da quelle finestre che l'avevano sempre vista passare in altre, più felici, occasioni.

Svoltato l'angolo, la ragazza, si trovò di fronte alla grande porta finemente decorata in oro. Come una cascata non si ferma davanti ad una roccia, i ricordi non si fermarono davanti a un po' di autocontrollo che si era imposta. Ricordò quante volte aveva aperto quella porta per scagliarsi a letto tra le braccia di papà e mamma e, quando questa se ne era andata, quante notti aveva ascoltato il padre piangere, zitta, fuori da quella porta , quante notti si era addormentata su quella stessa portache tanto le ricordava la sua mamma... tante.... E adesso era li fuori, nel bel mezzo della notte e non sarebbe entrata urlando di paura per un brutto sogno, piangendo e correndo sotto le coperte per cercare, tra le braccia del papà, un po' di conforto.. no.. Sarebbe entrata silenziosamente, quasi come una ladra in casa sua. Con quella boccetta di veleno tra le mani. Aveva uno scopo. Il padre era diventato troppo vecchio, era assilante e non le permetteva di vivere con il suo troppo affetto. Quanto aveva combattuto nella sua mente con quel pensiero. E alla fine aveva deciso. Sentì dei passi arrivare nel corridoio alle sue spalle. Entrò frettolosamente nella stanza senza fare rumore. Mentre raggiungeva il tavolo dove era appoggiato la coppa dorata dove il padre era solito bere appena sveglio, pensò a quanto fosse facile per lei muoversi dentro quella stanza nella completa oscurità. Conosceva ogni singolo mobile, muro, spigolo e mattonella di quella stanza; sorrise a quel dolce pensiero, ma subito si ridestò pensando al suo non altrettanto dolce scopo.

Arrivò al tavolo, estrasse la boccetta, che aveva ottenuto scendendo a non difficoltosi patti, e ne versò il contenuto nella grande coppa appoggiata sul ripiano. 

Stava per uscire, quando i suoi occhi si posarono sul viso addormentato del padre, che mai più avrebbe rivisto la sua bambina di cui tanto andava fiero. Per un secondo anche lei si domandò dove fosse finita quella bambina. Era una donna ormai, ma non riusciva a spiegarsi da dove provenisse tutta quella sua cattiveria. Una lacrima bagnò la sua candida guancia quando vide il padre sorridere nel sonno. Stava sognando sua madre.. solo con lei sfoggiava quel sorriso. Si era detta di non piangere. Si asciugò quella lacrima, l'unica che versò davvero con il cuore. 

Affacciandosi sul corridoio si accertò che non ci fosse nessuno e ,mentre richiudeva quella porta silenziosamente, si voltò a guardare per l'ultima volta il padre.

-Ti voglio bene papà..-

Biancaneve chiuse la porta e ripercorse il corridoio, lasciandosi alle spalle la stanza del Re.

 

 

 

NOTE AUTRICE: ok ok.. è la prima fanfiction che scrivo, quindi siate clementi per piacere! :) commenti sono più che graditi.. spero tanto vi piaccia! è un po che penso di scriverne una perchè sono sempre stata presa da le storie che leggo qua!! questo capitolo è un po corto, ma dal prossimo iniziano ad essere un po' più lunghi! ah vabbe vi sto annoiando! spero di aggiornare il più costantemente possibile, scuola permettendo!! buona serata! xxx :)