Titolo: Regina del Popolo
Conteggio parole: 1.872
Personaggi: Gwen, Merlino,
Artù
Paring: Artù/Gwen
-Artù/Merlino (Impliciti?)
Trama :
Sono
passati due mesi dalla morte del Re del passato e del futuro, e la
Regina
decide di fare una chiacchierata con Merlin.
“No.”
Fu l’unica cosa che disse “Non puoi-”
“Non sto abdicando, Merlin.” Lo interruppe subito
lei con un mezzo sorriso “ E
non ti sto neanche chiedendo di sposarmi se è questo che
pensi.”
Note
inutili
pre-lettura: Teoricamente questa era la
quarta drabble di
“Re per Sempre” solo che poi è
inevitabilmente diventata una One Shot e ho
deciso di postarla a parte. Tuttavia è anche leggibile da
sola.
E’ dall’inizio della terza stagione che mi chiedo
quando e come Merlino sarebbe
diventato il ‘Mago di Corte’ (Perché sì,
lo deve diventare. Punto.), poi con la fine della serie e la tragica
5x13 sono
rimasta un po così.
Insomma. Ho amato il finale ma personalmente penso ci sia troppo distacco temporale dalla morte di Artù e l’invenzione dei camion.
Cos’è
successo dopo che il Re è morto? Cosa succede a
Camelot? Ok, Gwen unica regina.
Adorabile. Beh, non mi basta.
Voglio altro. Non me lo danno? Me lo scrivo da sola xD
Precisazioni
su
leggeri collegamenti a “Re per Sempre”: Nella
seconda drabble della raccolta, Merlin seppellisce Morgana accanto a
Mordred,
con l’aiuto di Athiusa.
Ve lo dico solo perché
qui troverete un
riferimento a questo fatto – non indispensabile certo, ma mi
piace essere
pignola xD
Besos!
© Il
babbeo Reale e l’Idiota sprovvisto di cappello a punta non mi
appartengono, non
scrivo a scopi di lucro, eccetera, eccetera, sia fatta lode al Grande
Drago e a
tutto il fandom.
Peace.
Regina
del Popolo
“Mia Signora! Cosa ci fate qui!?”
“Oh, andiamo Merlin. Non ci sono mai state queste convenzioni tra noi. Siamo amici.”
Il mago corrugò la fronte e si accinse a chiudere la porta della sua camera dietro sé; poi si voltò nuovamente verso la sua Regina, abbastanza confuso.
La Sovrana di Camelot accennò un sorriso gentile “Volevo parlare con te.”
“Potevate farmi chiamare.”
“Ci ho provato” Gli riferì lei, con uno sguardo consapevole e rimproverante allo stesso tempo “Ma sembra che fossi sparito nel nulla, ancora. Ho quindi preferito essere io ad aspettare te.”
Merlin strinse le labbra in una linea sottile, cercando di non scusarsi o provare a spiegare nulla. Sapeva che non sarebbe riuscito a fare nessuna delle due cose e, davvero, non voleva rischiare di peggiorare la sua situazione già instabile; era così da un paio di mesi, da quando era tornato e aveva dovuto affrontare gli sguardi della Regina e dei Cavalieri della Tavola Rotonda mentre annunciava nella Sala del Trono che il Re era morto. Non riusciva a restare tra le strade del regno, tra i corridoi del castello, in camera sua, persino nello studio di Gaius.. non riusciva a stare in nessun luogo per troppo tempo consecutivo e ad un certo punto, appena prima di superare il confine della pazzia, scappava via nella foresta e stava via per giorni in completo silenzio e da solo, con la sola magia attorno, dorata, densa, libera nell’aria a circondarlo.
Di
solito era a quel punto che gli piombava in testa
l’immagine del suo Re, a volte di reali episodi, altre
semplice frutto
d’immaginazione, ma – chissà
perchè- lo faceva sempre alzare da terra e
riprendere il cammino verso Camelot.
Alcune volte si era anche sorpreso a sbuffare un
‘E va bene, va bene! Adesso vado.
Che Asino’
E quando ci ripensava si sentiva spesso un idiota, perché
fare finta di averlo
davvero accanto, vivo e vegeto, era
una scemenza assurda. Assurda e velenosa. Dolente.
Il
sospiro pesante della Regina di Camelot lo riportò alla
realtà; con occhi vigili la vide sedersi sul suo umile letto
e lanciargli uno
sguardo significativo.
Fu allora che la vide: avvinghiata in un abito elegante, ancora nero
per il
lutto, con una tiara lucente sul capo e uno sguardo stanco e provato.
Si sentì tremendamente in colpa appena comprese che il
dolore di lei era simile
al suo e lui si era riguardato bene dal notarlo prima, dal pensarci prima. L’aveva
lasciata a governare il regno per cui si
era disperato veder nascere e che lo aveva tradito alle spalle,
richiedendo un
sacrificio troppo dilaniante per una medaglia appena congiunta. E, nonostante sapesse che le
capacità di
regnare di quella donna fossero eccellenti, nessuno avrebbe potuto
sopportare
la solitudine di un tale compito. Neanche Arthur ci era riuscito. E lui
era
così che l’aveva lasciata: sola. La sua
più cara amica.
“Gwen..”
Lei fece un cenno con la mano “Merlin.” Poi fece il sorriso che non sembrò proprio un sorriso, ma almeno sembrava che qualche raggio di sole fosse entrato nella stanza “Lo so. Ti capisco. Non hai nessun obbligo.”
Il mago si limitò ad abbassare lo sguardo, mordendosi un labbro. Voleva provare a ribattere di quanto non fosse vero perché, grazie tante, lui aveva dato sangue e cuore per quel regno e qualche obbligo ancora doveva averlo. Invece si sentì solo svuotato. Non c’era più nessun Destino: il legame che aveva avuto si era reciso nel più brutale dei modi e la scadenza era giunta al termine.
“Ciò non toglie un fatto di rilevante importanza.” Esordì lei, dopo qualche attimo, e dal tono che aveva usato, Merlin aveva capito che adesso parlava da Regina e non più d’amica di vecchia data “Ho ragione di credere che tu sia uno Stregone, Merlin.”
Il
silenzio che seguì fu totale, o forse era il suo cuore
che si era fermato, insieme al respiro, insieme alla mente, ai
pensieri, a
tutto.
Tuttavia lui non abbassò lo sguardo. Non ce la fece. Ormai
la magia era l’unica
cosa che gli rimaneva, era il suo ultimo appiglio , e
sebbene l’avesse odiata
nel profondo e qualche vota ancora gli capitava di detestarla,
aveva deciso che non l’avrebbe rinnegata. Non si sarebbe
più nascosto.
Sarebbe stato sempre chi era. {1} Niente più maschere.
Lo sguardo duro e pronto, che si era liberato da quelle perle di cielo, cadde improvvisamente sotto la carezza dolce degli occhi scuri della Sovrana.
Con voce calma lei domandò una conferma “E’ così Merlin? Eri tu lo Stregone che ha sconfitto i Sassoni, vero?”
“Ero io.” Quasi si stupì della fermezza che era riuscito a raggiungere nel tono di risposta, della fierezza che lo aveva investito.
“Perché Morgana non è più una minaccia?” Chiese lei, subito dopo, senza mostrare una reale reazione a quella conferma e cercandone immediatamente un'altra con quell’istanza.
Merlin chiuse gli occhi. La fierezza sparita nel nulla, il dolore dei ricordi mai svanito a scheggiare la mente come una freccia avvelenata “Morgana Pendragon è caduta. Il suo corpo è seppellito sulla collina più alta della radura a Nord dopo il campo di Camlann.”
“Sei stato tu ad ucciderla?”
Per un secondo Merlin si chiese dove la sua Sovrana volesse arrivare, poi scosse mentalmente la testa e decise di arrivare fino in fondo per capirlo “Sì.”
Poi lei si alzò e si avvicinò con un passo a lui “E ora rispondimi: hai fatto tutto il possibile per salvare il tuo Re, dopo la battaglia che lo ha visto perire con una ferita mortale? Merlin?”
E Merlin cercò di capire cosa diavolo stesse succedendo, che cosa lei stesse cercando di dimostrare, perché quello sguardo severo non gli rivelava altro che un’insistente ricerca della verità.
“Avrei
dato la mia vita per lui, se questo lo avesse
salvato.” E dagli occhi lucidi del mago non scese altro che
dolorosa sincerità
in parole asciutte che ferivano la colpa che sentiva gravargli sulle
spalle.
“Ma non ho fatto tutto il
possibile.”
La Regina sollevò lo sguardo di scatto e sbarrò
gli occhi ma stavolta era
Merlin a non aver finito di parlare “ Re Arthur è
morto sulle rive del lago di
Avalon. Se avessi raggiunto prima la destinazione, se fossi arrivato qualche minuto prima,lui sarebbe ancora
vivo.” Poi strinse la mascella
così duramente che sentì le ossa scricchiolare e
la voce si spezzò solo quando
la bocca era ormai chiusa.
Gli occhi scuri di Gwen erano specchio dei suoi, lucidi, consapevoli, dilaniati; poi, la Regina, come se fosse la cosa più naturale del mondo, gli cinse le spalle con le braccia avvicinandolo in una stretta calorosa e dolce “Grazie per essere sempre stato al suo fianco.” Sussurrò alla fine, con voce tremante, abbandonando il tono severo del ruolo di governatrice.
Merlin ormai sentiva forte e chiaro il suo cuore pompare furiosamente sangue, gli occhi sgranati e la vista opaca “Perché sei qui, Gwen?” Chiese con un mormorio serio e allo stesso tempo severo e deciso a capire.
Lei
si allontanò di mezzo passo senza lasciare
definitivamente il contatto con lui e gli rivolse un sorriso tra le
lacrime che
lo Stregone aveva deciso di ignorare per rispetto.
La Sovrana gli prese tra le proprie la mano destra “Volevo
essere sicura di poterti
dare questo. Per tale ragione ti ho fatto tutte queste
domande.”
Merlin
corrugò la fronte sentendo qualcosa di caldo sul
palmo della sua mano, appena l’amica gliela lasciò
chiudendogliela a pugno, lui
la riaprì e poco mancò che gli si fermasse il
cuore.
“No.” Fu l’unica cosa che disse
“Non puoi-”
“Non sto abdicando, Merlin.” Lo interruppe subito lei con un mezzo sorriso “ E non ti sto neanche chiedendo di sposarmi se è questo che pensi.”
Il mago si imbronciò per qualche secondo, perdendo lo sguardo vissuto e maturo che lo distingueva da un po’ di tempo dal vecchio Merlin che spesso veniva ritrovato alla gogna “E allora che diavolo vuol dire, Gwen?”
“Vorrei tu mi affiancassi. Mi farebbe piacere avere i tuoi consigli.”
Lui contrasse la mascella “Arthur ha dato questo anello a te perché sei tu la sua Regina, Guinevere.”
Il suo sguardo non cambiò minimamente mentre rispondeva in modo naturale con un “Sono sempre stata la Regina del Popolo, Merlin.”
“Cosa stai dicendo, Gwen? Che vuol dire ‘Regina del Popolo ’?” Chiese lui stremato; il mal di testa si era amplificato enormemente nei passati cinque minuti.
“Così offendi il mio acume, Merlin. Sappilo.”
Lui lei lanciò uno sguardo esasperato e totalmente all’oscuro dei suoi riferimenti; allora lei si dovette trattenere con sforzo enorme per non alzare gli occhi al cielo. Era una conversazione troppo importante per poter anche solo pensare di distogliere lo sguardo dall’altro.
“Parlo di te, Merlin. Di te e di Arthur, di voi due.”
La bocca del mago si seccò in un istante, il cuore rimbalzò dallo stomaco in cui era finito, e tornò su fino alla gola, incastrandosi lì – impedendogli di proferire verbo.
“Cos-..?”
“Solo un cieco non avrebbe visto cosa c’è sempre stato tra voi. E anche se non lo avesse visto, avrebbe potuto sentirlo a leghe di distanza.”
“Noi.. Noi non abbiamo mai-.. Arthur non ti ha mai-”
“Lo so. Non mi ha mai tradito. Ma questo non rende il vostro legame meno forte o reale.”
Merlin non rispose. Non sapeva cosa dirle. Non avrebbe potuto rinnegare nulla, soprattutto non Arthur, ma neppure avrebbe potuto raccontare cosa esattamente c’era ( c’era stato) tra lui e il Sovrano di Camelot. Nessuno dei due si meritava una simile agonia.
“Non sono arrabbiata, Merlin. Sono sempre stata a conoscenza di tutto questo. E quando ho accettato di essere la Regina al suo fianco, l’ho fatto perché l’amavo. Lo amo ancora. E anche lui mi amava. Solo.. non ero te.” Sospirò, ma non sembrava un sospiro tormentato, al contrario invece, uno pacifico e sereno “Non so neanche se il vostro fosse amore o che altro, sono però certa che era su tutt’altro livello. Non era un sentimento che poteva essere paragonato a nient’altro.”
Il mago era completamente ammutolito, ad ogni modo però si sentì di rispondere con un “Neanche noi.” Allo sguardo confuso della Regina, si affrettò a continuare “Neanche noi abbiamo mai saputo cosa fosse. E non abbiamo cercato di scoprirlo, in ogni caso. In realtà sei la prima ad aver verbalizzato ogni cosa.”
Ed era vero. Lui e Arthur avevano come stretto un tacito accordo; nessuno di loro due aveva realmente parlato di quello che stava succedendo ma entrambi avevano capito che non era un semplice legame, il loro.
Probabilmente sarebbe stato il filo della matassa più pesante, sul cuore del giovane mago. Una questione irrisolta che diventava un rimpianto ricolmo di ‘se’ quando si concedeva il gran lusso di sorvolarci con la mente durante le sue escursioni da eremita nella foresta.
Lei si concesse un sorriso “A quanto pare non era il vostro tempo.”
“Già.
Probabilmente hai ragione.” E all’improvviso Merlin
fu
di nuovo cosciente del peso che reggeva sul palmo della mano.
Si rigirò l’anello con il sigillo reale tra le
dita affusolate e bianche, poi,
senza staccare lo sguardo da quel gioiello “Cosa dovrei fare,
esattamente?”
Gwen sorrise ancora, ma questa volte il sorriso si rifletté anche sul volto del futuro Stregone di Corte.
Fin.
{1} Richiamo
alla battuta di Artù nell’ultima puntata. I want
you to always be you.
Oh, che colpo al cuore.