Ciao a tutte,
questo mio esperimento è frutto della carica che mi hanno dato le vostre storie.
Mi sto riferendo a tutte quelle autrici che mi hanno allietato, ispirato, commosso e divertito, in questo anno di lettura su Efp.
A chi si approcciasse dopo il 16 aprile 2013 vorrei far sapere che ho in corso una leggera revisione dei primi capitoli, (sia per quanto riguarda il testo che lo stile editoriale), per adeguarli a quelli più recenti. Quindi ringrazio da subito la cara Mikkiko78 che mi ha aiutato ad acquisire padronanza con l'editor, IsaMarie, Gaccia, Medeia per i preziosi suggerimenti.
Giova71, Perrypotter, Moon1977, Nihal93, DarkViolet92, Simo72, Piccolaluce, per essere state costanti nel dialogo con me.
Spero proprio che il risultato non vi faccia venir voglia di cambiate sito...
Aspetto i vostri commenti,
Teresa
Prologo
(Base
NASA,Cape Canaveral Florida, duecentottanta
giorni alla partenza)
«
Comandante? Comandante Swan?... »
Sto
camminando a passo spedito per il lungo corridoio illuminato da
lampade al neon, concentrata sui problemi che mi assillano la mente.
Quindi
mi accorgo, a malapena, del ticchettare di rapidi passi che mi
rincorrono.
«Comandante
Swan?»
Mi
fermo, finalmente e mi giro, aspettando con espressione scocciata il
Tenente
Weber della Divisione Logistica, che involontariamente rallenta
intimidita,
sotto il peso del mio sguardo.
Non
sono ancora abituata ad
essere
il capo qui, così la consapevolezza della
responsabilità che ne consegue, mi
opprime.
So
che il tempo è quasi al termine, il countdown per la
partenza è iniziato
ed io non ho ancora scelto il mio equipaggio.
Accidenti,
come se avessi solo quel pensiero in testa!
«Comandante
Swan, mi scusi, il Generale Rogers le ricorda che aspetta
la lista del suo equipaggio sulla sua scrivania per domani alle
cinque».
Ecco
appunto!
Sbuffo
e sto per andarmene senza rispondere. Chissà dove, invece,
trovo quel briciolo di
educazione per
accantonare un attimo il malumore.
Volto
appena il capo e le rispondo: «Dica al Generale che
è già cosa
fatta… », peccato
solo che non sia vero.
Giro
i
tacchi e mi allontano senza salutarla.
«
Comandante,
scusi ancora… il Maggiore Brandon la sta aspettando in
laboratorio ». La
vocetta acuta della Weber mi insegue con irritante insistenza lungo il
corridoio. Alzo, pigramente, una mano come per dirle che ho sentito e
mi dirigo
verso la destinazione che mi ha suggerito.
«Ciao
Alice. Cosa
c’è stavolta
di così urgente… sei indecisa sulla
tonalità delle tute spaziali?» Ironizzo
entrando.
Alice
mi guarda seria. « Veramente ti volevo parlare di un nuovo
sistema
per non far esplodere il combustibile durante il decollo»
risponde alzando leggermente il mento offesa.
« Ma in effetti
ci sarebbe ancora qualche dettaglio in sospeso riguardo al
vestiario…scegli tu
di cosa preferisci parlare
»
Chiudo la porta ridendo e mi
dirigo verso di lei, mentre cerco di svuotare
la mente con la seria intenzione di prestarle ascolto.
«
Ecco, guarda». Mi dice indicando lo schermo del suo pc.
« L’ho
progettato insieme all’equipe tecnica di Austin: E’
una versione riveduta e corretta
di quella istallata sulla sonda Curiosity. Si tratta di un generatore
di
energia termoelettrica a radioisotopi e ti assicuro che ci
farà risparmiare anche
sui costi.»
Mi
metto diligentemente ad analizzare i suoi algoritmi…
«Come
va?» Chiede dopo non so
quanto tempo, facendomi trasalire. «So che hai altre cose di
cui occuparti, in
questo momento, quindi non c’è bisogno che rimani
ancora qui. Mike e Tyler sono perfettamente
in grado d’aiutarmi» Mi dice con tono comprensivo.
«Bella?
Sei tra noi? Guarda che il tuo telefono è in preda ad una
crisi epilettica.»
Mi
sveglio dalla trance in cui ero
caduta e guardo nella direzione che mi sta indicando con un dito. Lo
vedo
appoggiato in un lato della scrivania che si contorce, ronzando, in una
danza
frenetica.
Cavolo. Due
chiamate non risposte ed un messaggio della tenace Weber mi ricordano
che ho
appuntamento con Parker dei Sistemi Elettronici.
Alice
mi appoggia una mano sulla spalla con
un gesto solidale. «Vedrai che ce la faremo», mi
sussurra dolcemente. Prendo un
bel respiro, la guardo e mi sento già meglio.
Alice
è così, ha sempre intuito il mio
umore fin dai tempi della scuola superiore. Già a
quell’epoca eravamo sempre
insieme, inseparabili. Dove era lei stavo anch’io e
viceversa. Molti pensavano
che fossimo una coppia e noi , ridendo, li lasciavamo nel loro errore per toglierci
dai piedi i
perditempo e poterci dedicare unicamente agli studi.
Mi
alzo rimuginando sulle sue parole «Sì,
ce la faremo… assolutamente».
Ma
sarà veramente così?
Come
un tarlo questa domanda mi riporta
alla vigilia dei test finali per il passaggio al grado di Comandante di
dodici
mesi prima…
«
…Non so se ce la farò….è
troppo per me
» piagnucolavo.
Ero
seduta sulla poltrona di pelle verde
posta di fronte alla scrivania del mio Maggiore Istruttore. Con le
braccia
incrociate sull’addome, la schiena flessa in avanti stavo
rannicchiata, come in
preda ad un intenso dolore allo stomaco.
«Ce la farai, ce la DEVI fare!» Sentivo il suo sguardo su di me e immaginavo le sue sopracciglia che si congiungevano tra loro creando quella fitta rete di rughe che erano solite increspargli la fronte. «Non puoi permettere che un assurdo attacco di panico precluda la tua carriera…Hai sudato tanto per arrivare dove sei.»
«
…Ma Signore… » gli avevo balbettato
con voce rotta.
« Niente ma, Swan».
Aveva
sbattuto con
forza le mani sulla scrivania e facendo leva sulle braccia, si era
alzato e
proteso verso di me, gli occhi scuri ancorati ai miei.
«Ora
vai, completi quel cazzo di test al
simulatore…e te ne esci vincente. E’ UN ORDINE! E
da domani, sarò io a doverti chiamare
SIGNORA »
C’ero
riuscita, promossa a pieni voti.
Io contro le mie paure: uno scontro tra titani…
Spero di avervi incuriosito a proseguire la lettura.
Volevo informarvi che le immagini chiaramente montate, sono mie
elaborazioni di photoshop, come anche i banner posti ad inizio
capitolo. Una gran fatica, vi assicuro!
Un abbraccio.