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Autore: gealach    16/08/2007    5 recensioni
SPOILER VII LIBRO. ATTENZIONE.
- Pensavo... che dovesse... tenerla... al sicuro...
Genere: Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Professore… Come fa a essere sicuro che Piton stia con noi?

Ah, Harry… Tante volte me l’hai chiesto, tante volte mi sono rifiutato di risponderti… Cercando di tener fede alla promessa fatta a Severus.
Eppure… A cosa è servito tutto ciò? Ci ha portati ad una situazione senza ritorno. Ora sei qui, Harry, seduto di fronte a me, con la rabbia che ti ribolle in corpo per la scoperta che hai fatto… che fu proprio Severus ad origliare la profezia e riferirla a Voldemort. Che fu colpa sua se i tuoi genitori morirono.
Colpa sua.
E tu urli, e mi chiedi perché io mi fidi di lui, perché gli permetto di insegnare qui, dopo quello che ti ha fatto…
Ed io te l’ho detto; perché è amaramente pentito di quello che è successo. Ma tu non capisci, Harry, non puoi capire a cosa mi riferisco; perché Severus mi ha implorato di tenere fra noi la misteriosa ragione della mia incondizionata fiducia nei suoi confronti, tanto spesso criticata dai membri dell’Ordine… e da te.
Harry, sei ancora giovane. Non posso posarti sulle spalle un altro peso del genere.
Eppure… Forse potresti capire. E forse, se capissi, smetteresti di odiare Severus…
Ma lui mi ha implorato di non farlo. La sua ferita è ancora talmente fresca… I suoi sentimenti non sono mutati affatto in tutti questi anni. Dopo quindici anni, ancora lui…
E questo è meraviglioso, meraviglioso e toccante, struggente; ma al tempo stesso sarebbe profondamente sconvolgente per te. Tu non capiresti, Harry. Vedresti solo quello che vuoi vedere…
Tu non capiresti. Tu non c’eri, quella notte… La notte in cui i tuoi genitori morirono.
Stavo tornando nel mio ufficio dopo aver passato delle ore in compagnia del Ministro e di vari Auror a Goldric’s Hollow. Il mio cervello si era già messo in moto per capire come fossi riuscito a salvarti, Harry.
Era stato uno spettacolo macabro e orribile. Il Marchio Nero splendeva sopra la vostra casetta, James giaceva sulla soglia di casa, e Lily stava riversa sul pavimento della tua cameretta… E tu eri lì, Harry, nel tuo lettino, e piangevi a pieni polmoni. Non sapevi bene cosa fosse successo, eri troppo piccolo, ma sono certo che a livello inconscio capivi che qualcosa non andava.
Era stata una vista terribile. Mentre eravamo lì avevamo saputo della morte di Peter Minus, assassinato da Sirius Black, e dell’arresto di quest’ultimo. Naturalmente ora sappiamo che era tutto inganno, ma allora, Harry, provai un moto d’odio verso quello che si professava essere il migliore amico di tuo padre. Odio puro, maniacale.
Ad ogni modo, quando raggiunsi il mio ufficio vidi che Severus mi attendeva vicino al gargoyle di pietra. Sembrava estremamente agitato, e immensamente sollevato quando mi vide.
- Silente!- esclamò venendomi incontro,- Ma dov’è stato? Sono ore che la cerco. Le devo dire una cosa importante- e detto questo, alzò il braccio su cui stava il Marchio.
Annuii secco. Sembrava non sapere nulla di quanto fosse accaduto. Avevo sempre avuto dei dubbi sul motivo che l’aveva spinto a passare dalla mia parte, avevo sempre pensato che fosse un gioco di Voldemort. Dovevo scoprirlo al più presto, e dovevo farlo quella notte. Appena avesse scoperto della caduta del suo padrone avrebbe benissimo potuto dire di essere stato sotto Imperius… a meno che il motivo fosse vero. Ma avrei dovuto essere duro, quella notte. Molto duro, per avere la verità. E a volte, ora, sapendo tutti i fatti, mi dolgo di quello che dissi e feci quella notte. Ma allora eravamo in guerra.
- Vieni, mi dirai di sopra- dissi.
Rimanemmo zitti per tutto il tragitto sulla scala a chiocciola: pensavo ad un modo per strappargli la verità.
Arrivati in ufficio non gli rivolsi subito la parola, ma andai alla finestra. Dopo lunghi istanti di silenzio, parlai.
-Dimmi.
- Si tratta del Marchio Nero- disse lui con voce roca,- Alcune ore fa ha bruciato più dolorosamente e più a lungo del solito. Quando è terminato, ho controllato e…- udii un fruscio di manica sollevata,- Stava sbiadendo. Ora è scomparso quasi del tutto, ne rimane solo una labile impronta. Credo che sia successo qualcosa all’Oscuro Signore.
Certo che era successo qualcosa a Voldemort. Era prudente parlargliene? Cosa sarebbe accaduto se l’avessi fatto? Potevo davvero fidarmi di lui, o attendermi una reazione violenta? Non sapevo esattamente cosa dirgli. Potevo essere brutale o gentile. La scelta migliore era essere brutale, per accertarmi con sicurezza della veridicità delle sue affermazioni. Ma non volevo esserlo. Se fosse stato tutto vero, l’avrei trascinato in un baratro di disperazione.
Eppure non c’era altro modo…
- Silente!- me lo ritrovai alle spalle senza preavviso e mi voltai di scatto, trovandomi a pochi centimetri dal suo volto. Le narici, dilatate, fremevano di rabbia.
- Cosa c’è, Severus?
- Lei non mi sta ascoltando! Non ha nessuna considerazione per quello che le sto dicendo! Avrei potuto dirle che la spio per ordine dell’Oscuro Signore e lei non avrebbe fatto una piega, troppo immerso nei suoi stessi pensieri! Mi pare di averle ampiamente dimostrato che può fidarsi di me… allora mi accordi almeno un po’ di accesso a quello che sa! Non le ho mai chiesto niente, comprendendo la sua diffidenza… Ma ora sta succedendo qualcosa, lei lo sa ed io voglio esserne informato!
Lo scostai da me. Lo vidi tornare, ansante, dietro la scrivania, afferrare uno dei ninnoli di vetro che vi stavano sopra e rigirarselo nervosamente tra le mani. Mi girai nuovamente verso la finestra.
- Certo, Severus, che so qualcosa. Tu vuoi che te lo dica, e va bene. Alcune ore fa, Voldemort si è introdotto in una casa a Goldric’s Hollow…
- E allora?- mi interruppe lui.
- Fammi finire- dissi, freddo,- Era la casa dei Potter, e loro sono morti.
Un rumore di qualcosa che cadeva a terra frantumandosi ed un silenzio spaventoso seguirono la mia affermazione. I quadri alle pareti, che avevano seguito il nostro breve alterco senza curarsi di essere discreti o meno, stavano trattenendo il loro metaforico fiato. Io, che avevo programmato di terminare la mia sceneggiata con un annuncio della caduta di Voldemort per osservare le reazioni di Severus, rabbrividii. Rabbrividii perché… Severus non stava dicendo niente. E questo mi raggelava, perché poteva significare solo una cosa…che lui non mi aveva mai mentito. Ed io ero stato… oltremodo brutale.
- Severus?
Nessuna risposta. Mi girai.
Mi pentii immediatamente di quello che avevo appena fatto.
Severus stava in piedi, dritto come un fuso; una gran quantità di minuscoli pezzi di vetro stava a terra, vicino a lui. Il suo viso sembrava una maschera mortuaria dell’antichità, bianco come marmo e rigido. Mentre le mani… le mani, serrate convulsamente sullo schienale della sedia che si trovava di fronte a lui, stavano tremando irrefrenabilmente.
- Severus?
Mi avvicinai, temendo che fosse prossimo ad un infarto. Era troppo bianco, troppo immobile.
- Severus, rispo…
Non terminai la frase; Severus si voltò talmente di scatto da farmi trasalire e infilò la porta velocemente.
Lo seguii, temendo che stesse per fare qualcosa di molto sconsiderato e molto pericoloso. Lo seguii urlando il suo nome per tutto il castello; lo seguii sul prato, cercando di raggiungerlo; finché non raggiunse il cancello e si Smaterializzò.
Avevo una vaga idea di dove fosse andato, così appena oltrepassato a mia volta il cancello mi Materializzai a Goldric’s Hollow appena in tempo per afferrarlo per la manica.
Annaspò.
- Mi lasci!
- No, Severus, non ti lascio- dissi calmo,- Ora torniamo a Hogwarts.
- Mi lasci! Non capisce… Devo… Mi lasci!!!
Si liberò con uno strattone e mi fissò, livido in volto. Ma le mani ancora tremavano. Anzi, mi resi conto in quel momento, tremava tutto. Tutto il suo corpo pareva vibrare.
- Severus…- cominciai, ma mi interruppe.
- Senta… Lei non capisce. Mi lasci stare. Mi dica solo dove… dov’è la casa.
Lo guardai.
- Severus…
- La smetta. Mi dica dov’è… dov’è la casa… la prego…- chinò la testa.
- Severus… Non mi sembra il caso. Sei sconvolto…- dissi lentamente.
Alzò il volto verso di me, ed io lo vidi: il volto di un uomo disperato, il volto di un uomo pronto a tutto.
- D’accordo, allora- sospirai,- Ma ti accompagno. Metti un cappuccio, questa zona brulica di Auror e potrebbe essere pericoloso per te.
Annuì e si coprì la testa con il mantello, silenzioso. Lo presi per un braccio e lo condussi attraverso le fiocamente illuminate vie di Goldric’s Hollow più in fretta che potei. Data l’ora tarda, mi auguravo che non ci fossero più tanti Auror di guardia, o sarebbe stato difficoltoso far avvicinare Severus alla casa.
Infine la raggiungemmo; c’era un solo Auror di fronte al cancelletto che portava al giardino. Appena mi vide mi si avvicinò.
- Professor Silente! Come mai è qui? Il Ministro se n’è già andato, lo troverà al Ministero…
- No, non voglio parlare con lui. Dobbiamo entrare.
- Entrare?- ripeté,- Ma… Signore, glielo sconsiglio. Non abbiamo ancora…- esitò, cercando forse di trovare la parola adatta,- ripulito- storse la bocca.
- Non importa; dobbiamo entrare- replicai calmo.
Era giovane, ma non inesperto. Lo vidi lanciare un lungo sguardo dubbioso all’immobile sagoma incappucciata di Severus che tenevo per il braccio.
- Chi è?- mi chiese.
- Non ha importanza- dissi sbrigativamente.
- Professore, non posso farvi entrare se non so chi sia…
- Garantisco io per lui. O forse credi che io sia sotto Imperius, e che lui sia un Mangiamorte?
Lo vidi arrossire violentemente.
- Certo che no, ma… Ho l’ordine di controllare chiunque voglia entrare in questa casa. Mi dispiace, signore, ma se non vuole darmi il nome del suo accompagnatore…- un’altra lunga occhiata all’uomo al mio fianco,- … temo che non potrete passare.
Sospirai. La cosa stava andando troppo per le lunghe.
- Senti, ragazzo…
- Lightwood.
- Lightwood. Dobbiamo entrare, capisci?
- Ho capito, signore, ma…- si interruppe ed annuì. Aveva lo sguardo vuoto,- Prego, entrate.
E detto questo, ci aprì il cancelletto e si fece da parte per farci passare.
Severus scivolò silenzioso accanto a me e mise piede sul vialetto.
- Severus!- lo chiamai,- Gli hai fatto un Imperius!
Lui non si fermò a rispondermi, ma procedette risoluto. Capii che non si sarebbe fermato, che avrebbe fatto tutto ciò che fosse stato necessario per entrare nella casa- avrei dovuto capirlo subito- e gli andai dietro, temendo la reazione che avrebbe avuto una volta entrato.
- Severus…- sbuffai quando l’ebbi raggiunto,- Trovo tutto questo ridicolo e masochistico. Dovremmo tornare a scuola.
Non si degnò nemmeno di rispondermi, ma con un colpetto alla serratura aprì la porta.
E lì si fermò. Io, che ben sapevo quale sorta di raccapricciante scena si era trovato davanti, attesi in silenzio la sua reazione.
Non disse nulla. Almeno, non subito.
Scavalcò con un po’ d’impaccio il corpo senza vita di James Potter che giaceva a pochi passi dalla porta. La bacchetta, abbandonata, si trovava sul divano: James non aveva fatto in tempo ad afferrarla. E i suoi occhi erano spalancati, colmi d’orrore.
Era una cosa che avevo già visto poche ore prima e distolsi lo sguardo, concentrandomi sulla schiena di Severus, che stava davanti a me. Rimase immobile e in silenzio per il tempo necessario a farmi temere che non si sarebbe mosso mai più; poi lo udii mormorare qualcosa, con una voce che non avevo mai udito prima dalle sue labbra, nemmeno quando era venuto a supplicarmi per la salvezza di Lily, nemmeno quando lo interrogavo sugli affari di Voldemort obbligandolo a rivivere ogni singolo, angoscioso istante passato sotto gli occhi rossi- o sotto gli ordini- dell’Oscuro Signore.
Era una voce terribile. Sembrava tesa, quasi sul punto di incrinarsi, spezzarsi del tutto.
- Bè… Il ragazzo ha pur detto che non avevano ripulito…
E poi vacillò e cadde in ginocchio aggrappandosi ad un mobiletto lì vicino e poi chinò la testa e vomitò, vomitò talmente forte che ebbi paura che sarebbe soffocato, vomitò sul lucido parquet di legno che Lily doveva aver amorevolmente pulito appena poche ore prima, vomitò a lungo, troppo a lungo, oh dio sa se non rimasi a fissarlo allucinato, sconvolto dalla sua reazione, incapace di muovermi.
Infine smise. Ancora qualche piccolo conato e poi si fermò, sudato e tremante.
Puntò la bacchetta sull’ammasso informe che stava di fronte a sé e sussurrò:- Gratta e netta.
Non accadde nulla.
- Gratta e netta!
Ancora non accadde niente. Severus schizzò in piedi, e cominciò ad urlare, isterico:
- Gratta e netta! Gratta e netta!
- Gratta e netta- dissi, tranquillo, e la pozza di vomito sparì immediatamente.
Lo fissai. Se questa era stata la sua reazione alla vista del cadavere di James, suo detestato nemico ai tempi della scuola, cosa avrebbe fatto quando avesse visto Lily?
Gli posai la mano sulla spalla, ma lui si scostò.
- Severus… stai…
- Sto bene- mi interruppe, secco.
- Dovremmo… Dovremmo tornare a scuola. Severus. Ti prego- aggiunsi.
- No.
- Severus…
- No! Mi ha sentito? Ho detto di no!- si girò ad affrontarmi, ma nel farlo si trovò a fissare il corpo di James alle mie spalle; lo vidi sbarrare gli occhi e voltarsi, molto velocemente, mentre si portava la mano alla bocca dello stomaco.
- Mi dica dov’è lei- mormorò, molto piano, stancamente.
- Severus…
- Me lo dica. Per favore- stava supplicando? Possibile?
Allungai la mano, ma rifuggì il contatto, indietreggiando a testa china. I capelli unti, alcuni parzialmente sporchi del suo stesso vomito, ricadevano come cortine ai lati del suo viso marmoreo e rigido.
Una maschera. Una maschera mortuaria stava posata sul suo viso, una maschera spaventosa.
- La prego… Dov’è? Io… Io ho bisogno di vederla…- mormorò ancora.
A quel punto non ressi più. Volevo solo che ce ne andassimo, avevo un furioso istinto di protezione nei confronti di Severus, volevo portarlo via di lì. Volevo che fosse tutto il più rapido possibile.
- Di sopra- dissi,- Al piano di sopra.
Alzò la testa- un lampo risoluto negli occhi- e si diresse alle scale. Io gli andai dietro. Quando raggiungemmo il pianerottolo, si voltò a guardarmi.
- Ed ora?
- In fondo al corridoio. La stanza a sinistra- rimasi dov’ero mentre si avvicinava alla porta che gli avevo indicato,- La stanza del bambino- aggiunsi.
Lo vidi bloccarsi sulla porta, la mano aggrappata convulsamente allo stipite. Lo vidi stringere gli occhi e la mano tremò, le unghie si conficcarono nel legno.
- Lily- disse, a fior di labbra. Piano, come ad un’amante.
Poi entrò nella stanza e scomparve alla mia vista. Ed udii un tonfo. Mi precipitai alla porta: Lily era come me la ricordavo, morta di fronte alla culla, una mano stretta su una delle sbarre.
Il suo volto, che ricordavo pieno d’orrore come quello di James, in quel momento era parzialmente coperto dai capelli di Severus: era crollato in ginocchio accanto al corpo di lei e teneva la faccia affondata sul suo ventre, le mani strette alle sue vesti. Il nero si mischiava al rosso fuoco mentre le spalle sussultavano.
Un gemito, lungo, terribile, come di animale ferito.
- Lily… Lily…
Stava piangendo. Piangeva come un bambino, il nome di lei inframmezzato da singhiozzi affannosi, violenti. Piangeva come uno che piange per la prima volta nella sua vita- questo pensiero mi attraversò di sfuggita la mente ma non esitai a reputarlo veritiero, perché era esattamente quella la sensazione che provavo fermo sulla porta a guardare Severus abbandonato sul cadavere di Lily Evans Potter, una donna coraggiosa che lui amava più della sua stessa vita, tanto da correre dei rischi terribili chiedendone la salvezza a Voldemort e a me.
Aspettai dieci minuti- dieci minuti durante i quali Severus non fece altro che tremare e piangere, aggrappato al corpo di Lily come se non volesse lasciarla andare per nessuna ragione al mondo- ma ora era tempo di andare, prima che qualcuno arrivasse e trovasse l’Auror sotto Imperio e salisse a controllare.
- Severus- dissi, dolcemente.
Parve bastare. Non smise di singhiozzare e oscillare, ma smise di ripetere in quel modo ossessivo il nome di Lily. Non si staccò dal corpo di lei, ma sollevò il busto e si girò a guardarmi.
Aveva gli occhi gonfi e rossi, in contrasto con il pallore mortale del volto. Anche le labbra erano bianche, ma quello inferiore tremava. Per il resto, però avrebbe potuto essere morto: il volto permaneva nel suo terribile stato di immobilità.
- Severus, dobbiamo andare via.
Annuì piano. Le mani si mossero leggere sul corpo di lei- una lieve carezza al viso, i capelli fuori posto furono sistemati affettuosamente dietro le sue orecchie, la veste lisciata con cura. Poi abbassò il volto contro quello di Lily e premette la fronte sulla sua, con gli occhi chiusi. Un movimento della testa, una lieve esitazione, un momento in cui le labbra di lui quasi toccarono quelle di lei; ma come se fosse stata un santuario inviolabile, rinunciò e le posò invece un bacio sulla fronte.
Poi si alzò; tenne per un attimo la mano di Lily tra le proprie per poi baciarle il palmo, le dita, una ad una, e poi rimettere il braccio esattamente dove l’aveva trovato, a pochi centimetri dalla bacchetta.
- Sono pronto- disse, con la voce roca.
Lo presi per un braccio.
- Severus, devi sciacquarti il viso. Ti accompagno in bagno, vieni.
Eseguì meccanicamente i passi che lo portarono fuori dalla stanza, seguendomi come un bambino che sta imparando a camminare, ma gli occhi furono gli ultimi a lasciare Lily.
In bagno, si lavò la faccia e, sotto mio consiglio- perché non vi stava facendo caso, non pareva importargliene- eliminò i residui di vomito dai capelli. Stava per andarsene, quando notò la spazzola che si trovava proprio di fronte a lui, sul ripiano dello specchio.
I suoi occhi diventarono tondi come piattini, afferrò la spazzola e cominciò a sfilarne dai denti, uno ad uno, fili e fili rosso scuro dai riflessi ramati.
- Severus…- cominciai, ma desistetti e lo lasciai fare, perché vidi nei suoi occhi una luce profondamente maniacale. Sentii che se non gli avessi permesso di appropriarsi di quel ricordo, avrebbe potuto aggredirmi. Percepivo il suo dolore tutt’attorno a lui, si propagava ad ondate verso di me, scuotendomi profondamente.
Infine terminò la sua operazione: si infilò reverente i capelli in tasca e pose la spazzola dove l’aveva trovata. Poi si girò verso di me.
- Andiamo- disse.
Quando tornammo ad Hogwarts parve crollare del tutto. Era rimasto parzialmente calmo durante tutto il tragitto per le strade di Goldric’s Hollow, per il parco e per il castello, ma una volta raggiunta quella piccola isola che era il mio ufficio schiantò su una sedia e ricominciò ad emettere quel suono che aveva accompagnato il suo pianto nella stanza di Harry. Quel suono terribile, di animale ferito. Il suo volto, incassato tra le scapole, pareva quello di un uomo che ha vissuto cent’anni di dolore. Non era più marmoreo, almeno.
Lasciai che si sfogasse; ad un certo punto alzò la testa verso di me e pronunciò le prime parole realmente coerenti da quando gli avevo detto della morte dei Potter.
- Pensavo… che la dovesse… tenere… al sicuro…
Quelle parole suonavano come un atto d’accusa e reagii con forza. Ero addolorato per la morte dei Potter, ma ora la cosa più importante era tenere al sicuro e con una freddezza, una spietatezza di cui mi vergogno pensai che proprio Severus potesse aiutarmi in questo. Mi accinsi così a scuoterlo.
- Lei e James hanno dato la loro fiducia alla persona sbagliata. Come te, Severus. Non speravi forse che Voldemort la risparmiasse?
Severus respirò piano, molto piano.
- Suo figlio vive- dissi,- Ha i suoi occhi, esattamente i suoi occhi. Sono sicuro che ti ricordi la tonalità degli occhi di Lily Evans, vero?
- La smetta! Andata… Morta…
- E’ rimorso, Severus?- continuai, spietato.
- Vorrei… Oh, vorrei essere morto
- E a chi servirebbe la tua morte?
Trattenne bruscamente il respiro e mi fissò.
- Se amavi Lily Evans, se la amavi davvero, allora la via che si spiana di fronte a te è chiara.
Le mie parole ci misero molto, davvero molto a penetrare la sua mente sconvolta. Poi disse:
- Cosa… Cosa intende dire?
- Sai come e perché è morta. Assicurati che non sia stato invano. Aiutami a proteggere il figlio di Lily.
- Non gli serve protezione. L’Oscuro Signore se n’è andato…
- L’Oscuro Signore tornerà, e Harry Potter sarà in terribile pericolo quando accadrà.
Gli diedi tempo per riflettere. Il silenzio fu lungo, lunghissimo. Lentamente parve riprendere il controllo di sé, regolarizzò il proprio respiro ed infine disse:
- Molto bene. Molto bene. Ma mai… Non lo dica mai, Silente! Questo deve rimanere tra noi! Lo giuri! Non posso sopportare… Soprattutto il figlio di Potter… Voglio la sua parola!
- La mia parola, Severus, che non rivelerò mai il meglio di te?- sospirai, fissando il suo volto feroce ed angosciato,- Se insisti…
Ma vidi bene che la sua mano era infilata nella tasca in cui aveva riposto i capelli di Lily, e che teneva la mano chiusa a pugno, certamente stretta intorno ad essi; e non cercai di fargli cambiare idea. Né allora ne in seguito.

Perciò, Harry, perdonami se continuo a mentirti, ma è una promessa che ho fatto, una cosa che ho giurato di tacerti- di tacere a tutti. Se Severus troverà il coraggio- non so quando accadrà, non so se accadrà…- ne parlerà lui stesso.
E allora sii comprensivo con lui Harry, perché talvolta, ad anni ed anni di distanza da quella notte, io vedo Severus infilare una mano in tasca e stringere convulsamente la mano attorno a qualcosa che si trova al suo interno. E so che, se mi prendessi la briga di controllare cosa cela in quella tasca, vi troverei un groviglio di capelli rosso scuro, ormai opachi.

- Ne sono sicuro. Ho piena fiducia in Severus Piton.

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Allora...
La frase iniziale e quella finale sono prese dal sesto libro, dalla crisi isterica "Quel bastardo ha fatto ammazzare i miei genitori" di Harry.
Il secondo dialogo tra Severus e Silente nell'ufficio è preso invece dal settimo libro, dal capitolo 33, Il racconto del Principe. Il dialogo l'ho tradotto io.
Tutto il resto è farina del mio sacco, anche se amo pensare che una visitina a Goldric's Hollow Severus l'abbia fatta davvero.
Temo che Silente sia venuto fuori un pizzico OOC. Fatemi sapere.

Che dite, me lo lasciate un commento? n.n
gealach

  
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